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ELENA LIVERANI Università di Trento La lessicografia bilingue di derivazione nebrisense: il dizionario di Landucci Come ebbe modo di affermare Manuel Alvar Ezquerra pochi anni fa, «hoy ya resulta un lugar común afirmar que los dos principales repertorios de Nebrija, el Diccionario latino español y el Vocabulario de romance en latín, son obras nuevas en el panorama europeo de finales del siglo XV y que además son diferentes entre sí» 1 . La concezione moderna di questi dizionari - che hanno anche indotto a parlare di Nebrija quale padre ante litteram della lessi- cologia strutturale di derivazione coseriana 2 - alla ricerca di tradu- centi a scapito delle abbondanti glosse delle compilazioni medie- vali, li renderà punto di riferimento obbligato nello sviluppo di tut- ta la lessicografia successiva. E, prima ancora di quella monolingue spagnola, di quella bilingue. Tanto da poter sostenere - altro luogo comune ormai - che il Vocabulario de romance en latín rappresentò la fonte a cui gli autori di dizionari bilingue attinsero; secondo Glo- ria Guerrero, infatti, «el procedimento que estos siguieron fue el de adaptar, o incluso copiar las entradas hispanas contenidas en la obra lexicográfica de Nebrija y sustituir las equivalencias latinas por las correspondientes inglesas, francesas, italianas, etc.» 3 . E 1 M. Alvar Ezquerra, Nebrija ¿comprendido?, in W . AA. Estudios de lin- güística y filología española: homenaje a Germán Colón, a cura di J. Andrés-Suá- rez e L. López Molina, Madrid, Gredos, 1998, p. 29. Vedi anche, dello stesso auto- re, Nebrija, autor de diccionarios, in «Cuadernos de historia moderna», 13, 1992, pp. 199-209. 2 Vedi A. Escobedo Rodríguez, Nebrija lexicógrafo y lexicólogo, in Estudios de lexicología y lexicografía, Almería, Universidad de Almería, 1994, pp. 215-244. 3 G. Guerrero Ramos, El léxico en el Diccionario (1492) y en el Vocabolario (¿1495?) de Nebrija, Sevilla, Universidad de Sevilla y Ayuntamiento de Lebrija, 1995, p. 99.

ELENA LIVERANI Università di Trento · 138 Elena Liverani certamente seguirono questo criterio, in ordine cronologico, Pedro de Alcalá nel suo Vocabulista aravigo en letra castellana

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ELENA LIVERANI

Università di Trento

La lessicografia bilingue di derivazione nebrisense:il dizionario di Landucci

Come ebbe modo di affermare Manuel Alvar Ezquerra pochianni fa, «hoy ya resulta un lugar común afirmar que los dosprincipales repertorios de Nebrija, el Diccionario latino español y elVocabulario de romance en latín, son obras nuevas en el panoramaeuropeo de finales del siglo XV y que además son diferentes entresí»1. La concezione moderna di questi dizionari - che hanno ancheindotto a parlare di Nebrija quale padre ante litteram della lessi-cologia strutturale di derivazione coseriana2 - alla ricerca di tradu-centi a scapito delle abbondanti glosse delle compilazioni medie-vali, li renderà punto di riferimento obbligato nello sviluppo di tut-ta la lessicografia successiva. E, prima ancora di quella monolinguespagnola, di quella bilingue. Tanto da poter sostenere - altro luogocomune ormai - che il Vocabulario de romance en latín rappresentòla fonte a cui gli autori di dizionari bilingue attinsero; secondo Glo-ria Guerrero, infatti, «el procedimento que estos siguieron fue el deadaptar, o incluso copiar las entradas hispanas contenidas en laobra lexicográfica de Nebrija y sustituir las equivalencias latinaspor las correspondientes inglesas, francesas, italianas, etc.»3. E

1 M. Alvar Ezquerra, Nebrija ¿comprendido?, in W . AA. Estudios de lin-güística y filología española: homenaje a Germán Colón, a cura di J. Andrés-Suá-rez e L. López Molina, Madrid, Gredos, 1998, p. 29. Vedi anche, dello stesso auto-re, Nebrija, autor de diccionarios, in «Cuadernos de historia moderna», 13, 1992,pp. 199-209.

2 Vedi A. Escobedo Rodríguez, Nebrija lexicógrafo y lexicólogo, in Estudiosde lexicología y lexicografía, Almería, Universidad de Almería, 1994, pp. 215-244.

3 G. Guerrero Ramos, El léxico en el Diccionario (1492) y en el Vocabolario(¿1495?) de Nebrija, Sevilla, Universidad de Sevilla y Ayuntamiento de Lebrija,1995, p. 99.

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certamente seguirono questo criterio, in ordine cronologico, Pedrode Alcalá nel suo Vocabulista aravigo en letra castellana (Granada,1505), Cristóbal de Las Casas nel Vocabulario de las dos lenguastoscana y castellana (Sevilla, 1570), Richard Percyvall nel Dictio-narie in Spanish, English and Latín (Londra, 1591)4 e loan Paletnel Diccionario muy copioso de la lengua española y francesa (Pa-rigi, 1604)5.

A fianco di questi testi di ampio respiro, nel XVI secolo ven-gono redatte molte altre compilazioni lessicografiche. Non tutte,naturalmente, sono ascrivibili rigidamente al termine "dizionariobilingue" nella sua accezione odierna: spesso non presentano un or-dine alfabetico, quasi sempre sono prive di indicazioni grammati-cali e non offrono dei veri e propri traducenti. In sostanza, rivelanoun impianto microstrutturale piuttosto semplice, come è evidentenelle opere plurilingui dove si trovano incolonnate le equivalenze,nel caso di una fortunata edizione del Calepino - anch'esso, é benericordarlo, nato come dizionario dal latino - in ben 11 idiomi diver-si6. Il ruolo che attualmente svolgono i Learners - strumenti glotto-didattici fondamentali nell'insegnamento/apprendimento della L2,nati solo negli ultimi decenni — ai tempi era affidato a queste com-pilazioni che, insieme alle grammatiche e ai dialoghi, costituivanol'arsenale di chi si accingeva ad apprendere un idioma. La necessi-tà di consentire il contatto tra due lingue, anche per ragioni politi-che ed economiche, oltre che letterarie7, era molto sentita, ma la

4 A questo proposito vedi anche il recente M. Alvar Ezquerra, El diccionariode Richard Percyvall, in Pulchre, bene, recte. Estudios en homenaje al prof. Fer-nando González Olle, a cura di C. Saralegui Platero e M. Casado Velarde, Pam-plona, Eunsa, 2002, pp. 49-71.

5 Annamaria Gallina cita anche un testo del 1565, «il primo vocabolariobilingue dedicato a una lingua europea: il Vocabulario de los vocablos qua máscomúnmente se suelen usar di Jacques de Liaño, stampato in Alcalá. È un brevelessico francese-spagnolo evidentemente destinato all'insegnamento del franceseagli spagnoli» (A. Gallina, Contributi alla storia della lessicografia italo-spagnoladei secoli XVI e XVII, Firenze, Olschki, 1959, p. 13).

6 Si fa riferimento alle edizioni pubblicate tra il 1588 e il 1681 a Basilea.(Ibidem, p.110).

7 Cfr. L. Nieto, Repertorios lexicográficos españoles menores en el siglo XVI,in W . AA., Cinco siglos de lexicografía española, a cura di I. Ahumada Lara, Jaén,Universidad de Jaén, 2000, pp. 203-223.

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lessicografia bilingue prese tuttavia l'avvio grazie allo studio di unalingua morta, il latino, che per la prima volta - se si fa eccezioneper l'opera di Esteve pubblicata a Venezia nel 14898 -, nel Diccio-nario del 1492, Nebrija mette in contatto con una lingua viva perprocedere poi, presumibilmente dopo tre anni9, nella direzione in-versa nel Vocabulario. Lo sviluppo e il consolidamento di quellalingua nazionale compañera del imperio prenderanno dunquel'abbrivio grazie all'appassionato proposito, squisitamente umani-stico, di riformare l'insegnamento del latino. Infatti, sebbene Ne-brija lavorò ai due testi intendendoli come progetti diversi, e nonl'uno come frutto del meccanico travaso dell'altro - pensando dun-que sempre nella lingua in cui lemmatizzava -, entrambi i volumierano finalizzati all'apprendimento della lingua classica10. Come sidiceva, è impensabile ipotizzare di analizzare la lessicografia bilin-gue successiva a Nebrija prescindendo dal suo Vocabulario, ma èaltrettanto fondamentale tenere presente quali finalità avesse taleopera: solo così si comprenderà il motivo per cui la macrostrutturadel Vocabulario, all'incirca 20.000 entrate, risulterà sempre e co-munque più corposa rispetto ai successivi tentativi di colmare le la-cune lasciate dal maestro. Il Vocabulario, infatti, raccoglie anchemolte espressioni multiverbali o accezioni che assurgono alla digni-tà di lemma solo in virtù dell'esistenza, nella lingua latina, di equi-

8 Liber elegantiarum, Venezia, 1489. Il testo raccoglie locuzioni catalanecon il traducente latino.

9 Per i problemi relativi alla datazione, vd. Guerrero Ramos, op. cit.10 Come l'autore stesso ricorda nel Prologo al Diccionario, il volume era

destinato agli studenti progrediti, che già leggevano in tale lingua, e volevanodedicarsi a più impegnative attività di decodifica, mentre il Vocabulario era rivoltoai principianti. In altri termini, e utilizzando la terminologia corrente, il Diccio-nario si configurava come strumento traduttivo, che offriva un ampio numero dilemmi con la chiave di decodifica, mentre il Vocabulario si prestava anche a unuso attivo, cioè alla produzione. «I due volumi sono dunque rivolti a un doppiopubblico, ma solo nel senso di due diversi livelli, iniziale e progredito, di discentidi latino» (M. Tavoni, Osservazioni sulle prime grammatiche dell'italiano e dellospagnolo, in AA.W., Italia ed Europa nella linguistica del Rinascimento, Atti delconvegno internazionale Ferrara, Palazzo Paradiso 20-24 marzo 1991, a cura diMirko Tavoni et al., Modena, Panini, 1996, p. 336. Vd. anche D. Azorín Fernández,Los diccionarios del español en su perspectiva histórica, Alicante, Universidad deAlicante, 2000, p. 37 e ss.

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valenti monolessematici, e solo ricordando che negli altri dizionaritali entrate non trovano ragione di comparire si potranno corretta-mente apprezzare a livello qualitativo i contributi dei lessicografi alui successivi.

Per quanto riguarda la storia dei dizionari italiano-spagnolo espagnolo-italiano, un posto di rilievo è sempre stato riservato a LasCasas, autore, come suggerisce Juan Lope Blanch, non solo del«primer diccionario italiano-español conocido, y el único publicadodurante todo el siglo XVI, sino también del primer diccionario dig-no de este nombre en que la lengua española se ponía en relacióncon cualquier otro idioma románico, excepción hecha del diccionarioplurilingüe de Ambrosio Calepino»11. Ed effettivamente, se si esclu-dono i calepini, i testi che Lidio Nieto preferisce denominare «re-pertori lessicografici»12 e i dizionari plurilingui, l'opera di Las Ca-sas è cronologicamente anteriore rispetto a quelle omologhe in lin-gua francese o inglese. Ciò nonostante non sono certo privi di in-teresse gli esordi della lessicografia italo-spagnola, studiati conprecisione in una monografia da Annamaria Gallina una quaranti-na di anni fa; anche perché, indubbiamente, rivelano il forte inte-resse da parte degli italiani per l'apprendimento del castigliano,dato che si suole ricordare evocando le parole di Juan de Valdés13.E una conferma indiretta a questo dato ritengo ci venga propriodalle vicende editoriali del testo di Las Casas. Nel prologo a donAntonio de Guzmán, l'autore sevillano, a proposito della lingua to-scana, afferma che «ya no hay hombre que no pretenda o desee a lomenos aprenderla; y cierto con muy gran razón»14 Perché di fatto,imparando l'italiano si avrà accesso a molte altre lingue che attra-verso questa sono state mediate. Solo alla fine dell'appassionato

11 J. Lope Blanch, El Vocabolario de las dos lenguas toscana y castellana deCristóbal de Las Casas, in Estudios de historia lingüística hispánica, Madrid, ArcoLibros, 1990, p. 118.

12 L. Nieto Jiménez, Repertorios lexicográficos..., art. cit.13 «En Italia, así entre damas como entre caballeros, se tiene por gentileza y

galanía saber hablar castellano» (J. De Valdés, Diálogo de la lengua, ed. C. Bar-bolani, Madrid, Castalia, 1982, p. 119).

14 C. De Las Casas, Vocabulario de las dos lenguas toscana y castellana,Francisco Aguilar, Sevilla, 1570.

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elogio dirá, «y ofrecemos también fácil comodidad a la nación ita-liana para que también puedan aprender nuestra lengua». Benchépensato dunque come strumento per ispanofoni, le edizioni dell'ope-ra, 3 in Spagna contro le 12 in Italia in 46 anni, sembrano smentirele sue parole e corroborare l'ipotesi di una grande curiosità da par-te degli italiani per il castigliano.

Come si diceva, anche nella storia dei repertori minori il Vo-cabulario di Nebrija è quasi sempre presente15. Direttamente mu-tuato da esso è il Vocabolarium ex latino sermone in siciliensem ethispaniensem denuo traductum del 1520 di Scobar, che mette incontatto latino, siciliano e spagnolo, con qualche variante rispettoalla fonte. Oltre alla prima edizione del Quinqué linguarum, stam-pata a Venezia 6 anni dopo, ove compaiono contemporaneamenteitaliano e spagnolo16 ricordiamo che nel 1551 a Lovanio veniva in-vece data alle stampa l'edizione quadrilingue comprensiva di ita-liano e spagnolo di una fortunata famiglia di dizionari, quella ini-ziata da Noel de Berlaimont nel 1536, ad Anversa, per il fiammingoe il francese. L'altra notissima serie di dizionari, quella derivantedal Calepino, originariamente, nella stampa del 1502 di Reggio, undizionario latino con corrispondenze in greco a cui a mano a manosi aggiungono altre lingue, prima fra tutte l'italiano, già dal 1550vede la comparsa dello spagnolo. E anche in questo caso, lo spa-gnolo si fonda su Nebrija. Recentemente Gallina ha ridotto le di-stinzioni tra i contributi lessicografici cinquecenteschi di Alfonso deUlloa e Francesco Alunno17 definendoli meri elenchi di parole, e hasottolineato invece il maggior interesse che suscita l'ultimo dei re-pertori precedenti a Las Casas, il Dictionarium Linguae Toscanaedi Niccolo Landucci, che è oggetto ora della nostra attenzione18. Si

15 Vedi anche F. M. Carriscondo, N.M. Contreras, L. Ruiz, I. Sánchez e M.I.Sancho, La lexicografía bilingüe del español y las lenguas románicas, in AA.W.,Cinco siglos de lexicografía..., cit., pp. 269-275.

16 Si tratta di una nomenclatura la cui prima edizione, del 1477, metteva acontatto italiano e tedesco, cui si aggiunsero poi latino e francese, e poi, comedetto, lo spagnolo, o, in sostituzione di esso, il boemo.

17 A proposito di tali opere vedi le sezioni ad essi dedicate da A. Gallina,Contributi..., cit.

18 Vedi A. Gallina, La lexicographie bilingue espagnol-italien, italien-

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tratta di un manoscritto, datato 1562, conservato presso la Biblio-teca Nacional di Madrid, che contiene 3 piccoli dizionari unipartiti,cioè esclusivamente nella direzione spagnolo-lingua d'arrivo, in cuisi avvicendano tre idiomi, trattati separatamente, l'italiano, ilfrancese e il basco. Fatta eccezione per la sezione basca, pubblicatanel 1958 da Manuel Agud e Luis Michelena19, la parte francese equella italiana sono ancora inedite. Il manoscritto, dalle particolaridimensioni (220 mm per 78 mm) è rilegato in pelle rossa, reca fregidorati ed è costituito da 328 fogli suddivisi centralmente in due co-lonne di modo che ogni foglio contiene una media scarsa di un'ot-tantina di entrate. La sezione italiana occupa i primi 107 fogli ed èpoi seguita da un elenco dei grafemi dell'alfabeto italiano e da unalista delle più comuni abbreviazioni. A un primo calcolo appros-simativo, sembra si possa dire che il segmento maggiormente svi-luppato sia proprio il primo, quello italiano, con un totale di entratecertamente non inferiore a 7.000, ipotesi ragionevole, consideratala provenienza dell'autore indicata nel frontespizio: «Nicholao Lan-duchio, civitatis Lucae regionis Toscaniae, suae vernaculae linguaeperitissimo»20. Scarsissime sono le indicazioni biografiche relativeall'autore: Annamaria Gallina, l'unica ad aver descritto il testo, in-dica che «in un documento lucchese nel 1571 è data notizia di unNicolao Landuccio, del quale però si sa troppo poco per poterloidentificare con l'autore del dizionario, tanto più che tale nomericorre con frequenza tra i membri della famiglia Landucci diLucca»21. Presumibilmente dunque si tratta di un toscano trasferi-tosi in Spagna visto che il testo è conservato a Madrid e la lingua dipartenza è quella spagnola. Peraltro anche la storia del manoscrit-to ci è ignota; sugli ultimi fogli si ritrovano annotazioni di vario ge-

espagnol, in AA.W., Wórterbiicher, Dictionaries, Dictionnaires (F.J. Hausmann,O. Reichmann, H.W. Wiegand, L. Zgusta eds.) Berlin-New York, Walter deGruyter, 1991, voi. 3, pp. 2991-7. Della stessa autrice vedi anche Un anticodizionarietto spagnuolo-italiano, in «Quaderni Ibero Americani», n. 24, 1956, pp.601-604 in cui viene offerta la trascrizione dei lemmi raccolti sotto la lettera N.

19 N. Landuchio, Dictionarium Linguae Cantabricae (1562), ed. di M. Agude L. Michelena, San Sebastián, Impenta de la Diputación de Guipúzcoa, 1958.

20 Fol. 121 A. Gallina, Contributi..., cit., p. 123

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nere in una grafia diversa da quella di Landucci, ma è impossibilerisalire anche al nome di chi possedette il dizionario in esame al-l'inizio del XVII secolo. Nelle cinque pagine dedicate all'opera, gra-zie a una serie di esemplificazioni, Gallina giunge a conclusionipiuttosto severe: si tratterebbe di un testo che deriva fin troppochiaramente da Nebrija, privo di valore dal punto di vista lessico-grafico, vuoi perché rimase manoscritto e non poté essere fonte peri lavori successivi, vuoi per il grande numero di errori e inesattezzepresenti nella traduzione italiana, senz'altro originale. E tale giu-dizio viene puntualmente ribadito da chiunque si trovi nell'occa-sione di doverlo citare. Per quanto riguarda la sezione basca, in unprimo tempo Landucci non ebbe miglior fortuna: nel 1745 Manuelde Larramendi, autore di un dizionario spagnolo basco, si espressecon parole dure22 e, come affermano i suoi editori moderni, questacensura ritardò la pubblicazione di un testo, che anche solo per lasua datazione, avrebbe meritato di essere conosciuto prima. Anchel'anonimo autore del commento paleografico del ms. non fu più be-nevolo. Nel penultimo foglio si trova infatti vergata la seguente an-notazione: «Este librejo vale bien poco». Vale la pena di ricordareche recentemente è stato aggiunto a seguire un significativo «TieneUsted razón» che certo non ne avrà incoraggiato lo studio. Circal'ingiusto oblio patito da Landucci si è recentemente espresso ancheLidio Nieto: «La deuda de Landuchio con Nebrija parece evidente,pero no existe hasta la fecha un estudio definitivo que nos permitavalorar en su justa medida la mencionada deuda»23, ragione per cuici pare interessante lo studio della natura di tale derivazione nelmanoscritto che precede di 8 anni il Diccionario di las Casa.

Iniziamo col fornire qualche dato indicativo: la lettera A inNebrija prevede 2413 entrate, in Las Casas 1301 e in Landucci1018. Per la B, la situazione è piuttosto simile: 752 in Nebrija, 385in Las Casas e 367 in Landucci. Lo scarto dunque tra Landucci eLas Casas è minimo, mentre decisamente significativo è quello con

22 Vedi M. C u n d í n San tos , A. Líbano Zumalaca r regu i , La lexicografía bilin-güe euskera-castellano, castellano-euskera: aproximación historiográfica, in W .AA., Cinco siglos de lexicografía, cit., p. 311.

23 L. Nie to , Repertorios lexicográficos..., cit., p . 212.

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Nebrija. Come è stato recentemente dimostrato, in un primo tenta-tivo di messa in relazione sistematica tra Nebrija e Las Casas24, lamaggior ampiezza macrostrutturale della fonte non implica neces-sariamente una maggior ricchezza lessicale: come accennavamoprima, infatti, Nebrija, che deve fondamentalmente dar conto divoci latine, della lingua d'uscita e non di quella di partenza, dedicasingole voci per ogni discriminazione di tipo semantico. Per fare unesempio, Nebrija dedica al lemma viento, ben 34 entrate distin-guendo tra: viento liviano, viento recio, viento con agua a refriega,viento en popa, viento en prora, viento de tierra en la mar, vientoque atrae las nubes, viento en los dios caniculares, viento deloriente verdadero, ecc. Las Casas si limita a 1 (viento= fiato, vento)e Landucci a 3: viento, viento en popa, viento en prora. E' dunqueprevedibile, come dicevamo, che i dizionari successivi a Nebrija pre-sentino significative riduzioni microstrutturali. Il dato più interes-sante è certamente quello offerto dalle entrate nuove che non sitrovano nelle due edizioni di Nebrija, quella salmantina e la sivi-gliana del 1516 che presenta molte modifiche25, secondo l'autore,l'aggiunta di 10.000 vocaboli, «artículos nuevos así como glosasensanchadas, y nuevas calificaciones y definiciones»26. Stando aidati forniti da Nieto, in Las Casas, per la lettera A ammonte-rebbero addirittura a 461 e per la B a 120. Il numero è certamenteimpressionante proporzionalmente, anche se il suo commento ri-chiede qualche precisazione: Nebrija ad esempio, propone le vociabatirse, abatimiento, abatir derribando e abatimiento, ma non il

24 L. Nieto Jiménez, Coincidenias y divergencias entre los diccionarios deNebrija, las Casas y Percyvall, in W . AA., Actas del Congreso Internacional deHistoriografía Lingüística. Nebrija V Centenario, a cura di R. Escary e J. M.Hernández Terrés, Murcia, El Taller, Murcia, 1994, voi. Ili, pp. 351-365.

25 Vd. M. L. García Macho, Nombres propios y derivados de éstos omitidosen la edición de 1516 del «Vocabulario español-latino» de Elio Antonio de Nebrija,in W . AA., Estudios de lingüística y filología española, cit., pp. 197-215.

26 G. Macdonald, Introducción a A. de Nebrija, Vocabulario de romance enlatín, Madrid, Castalia, 1973, p. V. La Real Academia aveva invece pubblicato nel1951 il facsimile di quella salmantina. Nel caso di Landucci sono convinta che lafonte sia stata quest'ultima, sia per alcune soluzioni testuali (quali la divisioneinterna delle lettere) sia perché in Landucci sono presenti lemmi assenti nellasivigliana, ma presenti in quella del 1495 quali, ad esempio, vihuela e victoria.

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participio abatido, che costituisce dunque una entrata originale inLas Casas, pur rappresentando un semplice derivato. Nebrijariporta le voci ahondar, abondoso, abundosamente, ahondamiento eabundancia e dunque le entrate di Las Casas citate da Nieto,abundar, abundante, abundosamente e abundoso, vengonoconsiderate nuove. Ciò non toglie che il tentativo di sistematizzarela macrostruttura di Nebrija al servizio della lingua spagnola e ita-liana, come pure la tendenza a creare raggruppamenti derivativi,siano certamente tra le caratteristiche che fanno del dizionario diLas Casas un'opera ricca ed intelligentemente meditata. Sottoquesto profilo, invece, il testo di Landucci è certamente poco signi-ficativo e si ha l'impressione che la macrostruttura non sia quasimai stata modificata: oltre alle consistenti espunzioni, è raro cheLanducci intervenga sull'impianto, anche solo modificando la ca-tegoria grammaticale dell'entrata proposta da Nebrija, o che intro-duca lemmi nuovi. Per la lettera A risultano solo le seguenti nuoveentrate: a la sazón, alimentar, andar en corro e ansia (presenti suc-cessivamente anche in Las Casas) e a buen tiempo, a empujones,agujerada, a mano derecha, a mano izquierda, anclar de convite enconvite, aunque te pese, aver mucha vergüenza, aver miedo e avermisericordia, presentí solo nel dizionario di Landucci e non in LasCasas. Si tratta certo di un numero davvero esiguo, ma che è spiaprecisa, insieme all'analisi delle espunzioni, della volontà di Lan-ducci di offrire uno strumento agile, poco libresco, a chi desideravaimparare l'italiano della lingua della comunicazione quotidiana Almomento, non trascurerei nemmeno l'ipotesi che Landucci, a manoa mano che procedeva nella compilazione, si affrancasse maggior-mente dalla fonte e mi pare interessante fornire il seguente dato: lasezione del Diccionario di Nebrija relativa alla lettera V offre 554entrate, contro le 186 di Landucci e le 266 di Las Casas. Un nu-mero di lemmi globalmente molto inferiore a quelli della lettera A,in cui tuttavia Landucci introduce un numero di voci di una certaimportanza assenti in Nebrija, simile a quello già indicato per laprima lettera dell'alfabeto. Non mi riferisco tanto alla presenza dellemma varandas de corredor, il cui traducente peraltro è di difficiledecifrazione, in luogo del semplice varanda (menianum; tabulatum)

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bensì a quella di entrate quali venido, ma soprattutto di vaporosa,vientre, virtud, virtuoso e vituperio, successivamente presenti an-che in Las Casas.

L'analisi dettagliata della lettera A del dizionario di Landuccimette certamente in evidenza molte delle imprecisioni segnalate daGallina, probabilmente dovute anche al fatto che l'opera non erastata portata a termine, né rivista, come si evince dall'alto numerodi traducenti mancanti nella terza sezione. Per quanto riguarda in-vece la sezione di nostro interesse, segnaliamo che nel primo foglio,compilato nel recto, mancano le traduzioni a due lemmi, ma per laverità, in seguito, Landucci, all'interno della lettera A lascerà soloaltri due spazi bianchi. I lemmi sono alcohol e alcoholar (vediAppendice), termini che, nell'accezione indicata da Nebrija (piedraconocida, antimonium) non è escluso che fossero ignoti al lucchesetrapiantato a Madrid che, come è stato indicato, poteva non padro-neggiare pienamente la lingua spagnola; manca anche il traducentedi abadejo, lemma peraltro assente in Las Casas, ma va notato cheNebrija offriva il traducente latino per cantaride e non per bacalao,accezione già in uso e che ritroviamo nella prima parte del DonQuijote27. Il quarto caso di assenza di traduzione sui 1018 articolidella lettera A, è l'entrata abarcada Nell'ordine Nebrija, come sivede in Appendice, riporta le seguenti entrate: «abarca suela decuero rudo pero-onis»; «abarcado calzado con ella peronatus-a-um»;«abarca calzado de madera soccus-i»; «abarcado calzado con ellasoccipes-edis» e due entrate per abarcar: «casi abrazar complector»e «como tierra o onra ambio». Nelle 6 entrate trascritte, Nebrija di-stingue dunque due tipi di calzature, con i relativi derivati, e dueaccezioni del verbo abarcar. Landucci tralascia il lessema verbale eriporta i seguenti lemmi: abarca, tradotto con scarpe grosse, abar-cado, privo come si diceva di traducente, abarca de madera scarpedi legno e l'articolo originale abarcado abrazo - con grafia di dif-ficile lettura - tradotto con una abraciata, ricorretto con l'aggiuntadella consonante in abracciata. Le voci appena trascritte sono

27 M. de Cervantes, Don Quijote de la Mancha, ed. a cura di F. Rico, Barce-lona, Crítica, 1998,1, cap. 2, p. 53.

La lessicografia bilingue di derivazione nebrisense: il dizionario di Landucci 147

altamente esemplificative del modo di procedere di Landucci. Oltrealla tendenza a offrire spesso traduzioni iperonimiche o piuttostogeneriche (per ragioni di spazio citerò solo il caso di bodas = feste eabominar e aborrecer tradotti con aborrire, rispetto alla maggiorricchezza lessicale offerta da Las Casas) o eccessivamente vicineallo spagnolo (mi limito al caso di «Abuelos dende arriba, mayores-um» tradotto con los maiores, dove ci si sarebbe potuti ancheaspettare i maggiori, come attestato nella Divina Commedia, Infer-no, 10-42) nel suo testo è evidente una forte dipendenza dalla fonte.Il dato più interessante è tuttavia il seguente. Nel Vocabulario, esoprattutto nella seconda edizione, Nebrija si premura sempre dioffrire il maggior numero di informazioni lessicografiche, vale adire sinonimi, dati esplicativi o indicazioni, quelli che Mcdonalddefinisce cualificadores e che, nell'edizione moderna non facsimile,sono chiaramente distinti graficamente sia dal lemma, sia daltraducente. Questa sorta di discriminazioni di significato o disemplici informazioni sulla categoria della parola, da Landuccivengono spesso affiancate al lemma, o riportate nella traduzioneitaliana. Per maggior chiarezza, ricordiamo, a titolo di esempio, cheNebrija inserì sigle quali avv. conj. e prep. ma molto raramenteutilizzò adj. La soluzione più ricorrente per gli aggettivi è trovare illemma seguito dal cualificador cosa (per esempio: addentai cosaaccidentalis-e). Landucci usa il medesimo sistema e quindi, dove inNebrija troviamo «assada cosa assus-a-um» in Landucci rileviamo«assada cosa cosa arrostita», come anche «abil cosa cosa abile». Ilmeccanismo è ancora più evidente qualora si scelga un lemmamaschile: per alvo in Nebrija troviamo «cosa blanca requiere blan-co», dove «requiere» sta per «véase»; Landucci offre l'anomala entra-ta alvo cosa bianca, dove i generi si mescolano, e la prevedibiletraduzione cosa bianca. E anche nel caso di un lemma nuovo ilprocedimento è fedele allo schema indicato: vaporosa cosa cosavaporosa

Per tornare all'esempio di abarca, si nota chiaramente cheLanducci tende a usare la glossa di Nebrija, che ovviamente è nellalingua di lemmatizazione, cioè in spagnolo, per costruire la tradu-zione italiana, come è evidente nel caso di abarca de madera. La

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corrispondenza offerta per «abarca pero peronis» presenta un tra-ducente assai generico, ma l'informazione piuttosto vaga offerta daNebrija nella glossa probabilmente indusse Landucci a offrire que-sta traduzione ad sensum. Più singolare è tuttavia il caso di abar-cado abrazo: qui Landucci utilizza il discriminante di significato diun verbo, che peraltro non riporta, lo affianca alla voce e a questopunto offre la traduzione.

Come dicevo, tale modo di procedere caratterizza tutto il te-sto, così da configurare il vocabolario quale strumento che nellalingua di partenza offre anche un sinonimo o un iperonimo, prati-camente sempre desunto dalle glosse di Nebrija, se non addiritturaun definente. A un primo e più semplice livello troviamo «abril mesaprilis». Può darsi che con l'indicazione "mes" Nebrija volesse di-stinguere dalla voce abril con uso metaforico («está hecho un abril»esempio riportato dal Diccionario de Autoridades28, che rimanda auna precedente attestazione in latino) che diventa abril mes con laridondante traduzione mese di aprile. Dove in Nebrija troviamo«abrigo viento lluvioso africus-i. Carbinus-i» e una seconda entrata«abrigo este mesmo en griego libs.Lybis» in Landucci troviamoabrigo viento tradotto in vento di levante, soluzione che indica laprovenienza del vento di sudest; il lemma di Nebrija «adufero elque los tañe tympanistes-ae» — chiaramente riferito all'entrata pre-cedente che è adufe - diventa in Landucci adufero o el que los tañe,tradotto con il generico sonatore, difetto compensato dalla doppiatraduzione per adufe: ciembalo, tamburo.

È stato sottolineato come la conoscenza dello spagnolo daparte di Landucci fosse piuttosto difettosa, come si evince da unaserie di traduzioni piuttosto infelici se non errate. A dimostrazionedello scarso valore del testo, Gallina cita sei esempi di errori, macredo che un'analisi più dettagliata induca a essere più benevoli. Ilemmi sono i seguenti: 1. «alfalfa gramigna», voce peraltro assenteLas Casas; più che di un errore riteniamo si tratti di un traducenteiperonimo visto che l'erba appartiene alle graminacee; 2. «anochealla notte»; 3. «añadir mettere». Las Casas traduce con soggiun-

28 Diccionario de autoridades (1726-1739), Madrid, Gredos, 1976.

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gere. Anche in questo caso, mi pare che la traduzione offerta siamolto generica, ma non del tutto errata. 4. «arrancar scavare». 5.«bispera vespro». In realtà l'entrata di Landucci è vísperas, che ètradotto correttamente con vespro, come fa anche Las Casas. Sem-mai è errata l'entrata successiva dove per víspera de fiesta tro-viamo la traduzione vespro de festa in luogo di vigilia. 6. «callarestar cheto». Las Casas traduce con tacere, ma nella sezione ita-liano-spagnolo propone due entrate per cheto, la prima delle quali ècallado (la seconda quieto), circostanza che fa pensare alla legit-timità della traduzione di Landucci.

Ciò non toglie che nel testo siano davvero presenti errori, al-cuni dei quali molto evidenti29 . Il caso di abeja è particolarmentechiaro: Nebrija, che ha a disposizione due voci in latino, inseriscedue entrate: «abeja volatile ceñido apes apis» e «abeja pequeñaapicula-ae» e poi a seguire «abejón falsa abeja pseudomelissa-ae».In Las Casas le tre voci sono assenti. Landucci riduce a un' unicaentrata abeja, traducendo però erroneamente con vespa, scelta chelo obbliga successivamente a non riportare la voce abispa nel suodizionario, presente correttamente in Las Casas. Per quanto ri-guarda abejón Landucci offre una traduzione a prima vista oscura,cioè alla civetta, in luogo di calabrone, che tuttavia non va ritenutaerrata; Las Casas per la voce civetta della parte italiana offre juegodel abejón ed effettivamente la locuzione «fare civetta/giocare allacivetta» significa «abbassare prontamente il capo, scansandosi conprestezza, per evitare il colpo»30. A prima vista potrebbe sembrareun errore anche la traduzione di azulejos con matone azzurro, ma

29 «abarrar como a la pa red allido-is.Illido-is» nel senso di «hacer pedazosa lguna cosa con t ra la pared» (Diccionario de Autoridades) in Nebri ja , t r ado t t o connettare un muro, voce invece assente in Las Casas.

30 «Gioco di ragazzi ove uno dei giocatori cerca di far cadere agli altri ilberretto dal capo con una percossa» (S. Battaglia, Grande dizionario della linguaitaliana, Torino, Editrice Torinese, 1971). José María Iribarren rimanda al Diccio-nario de Autoridades e al Tesoro di Covarrubias per trovare una descrizione delgioco ricca di dettagli e con qualche variante (J. M. Iribarren, El porqué de los di-chos (1954), Pamplona, Gobierno de Navarra, 19947, p. 145).

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sia Covarrubias31, sia Terreros y Pando32 giustificano questa resaetimologica in italiano.

Certamente, in alcune occasioni, è difficile comprendere sefosse la lingua spagnola a non essere dominata perfettamente, o sefosse quella italiana ad essere arrugginita. O ancora, se non fossepiù padroneggiata a livello scritto, ma praticata solo oralmente; nu-merose sono infatti le imprecisioni e gli errori nella trascrizionedella sua lingua d'origine su cui non mi soffermo.

Per concludere, come già detto, concordo con l'ipotesi secondola quale il dizionario fu «composto ad uso degli spagnoli che per mo-tivi di commercio od altro, dovessero recarsi in Italia, in Francia onelle regioni di lingua basca»33 Nel testo infatti prevale largamentel'uso della lingua del lemma, anche nelle indicazioni relative ai tra-ducenti, a dimostrazione che la direzione d'uso probabilmente eraproprio quella indicata. Così, ad esempio, quando Landucci si trovaa dover offrire equivalenze italiane per verbi e sostantivi derivatidalla stessa radice, che in latino avevano esiti diversi, semplifiche-rà utilizzando la sigla «lo mismo»: «acatar en derredor guardarsi alintorno» e «acatamiento en derredor lo mismo»; «acatar adelanteguardarsi davanti» e «acatamiento adelante lo mismo».

Nonostante i limiti indicati, la tendenza alla semplificazione elo scarso rigore, di cui peraltro non sono scevri molti dei repertori alui coevi, ritengo che questo dizionario (che magari Landucci potevavoler perfezionare e correggere) avrebbe potuto rappresentare unostrumento efficace per gli utenti a cui ipotizziamo fosse diretto. Eche in ogni caso meriti di essere studiato in modo più approfondito,non solo in relazione con Nebrija, ma anche con il successivo LasCasas perché restituisce uno spaccato certo non privo di interessedella storia delle relazioni lessicali tra Italia e Spagna.

31 S. de Covarrubias, Tesoro de la lengua castellana o española (1611), Ma-drid, Castalia, 1995.

32 E. de Terreros y Pando (1786), Diccionario castellano, Madrid, Arco Li-bros, 1987.

33 A. Gallina, Contributi..., cit, p. 130.

La lessicografia bilingue di derivazione nebrisense: il dizionario di Landucci 151

Appendice

NEBRIJASalamanca ¿1495?

Sevilla 1516alcohol

alcoholar

abadejo

abarca

abarcado

abarca

abarcado

abarcar

abarcar

abril

adufe

adufero

abeja

abeja pequeñaabejón

abispa

Piedra conocida, an-timonium-iiFuligine tingo

Escaravajo poncoñ-oso, cantharis-idis

Suela de cuero rudopero-onisCalcado con ellaperonatus-a-umCalcado de maderasoccus-iCalcado con ellasoccipes-edisCasi abracar com-plector. AmplectorComo tierra o onrraambio-is-ivi

Mes aprilis

0 atabal o panderotympanum-iEl que los tañetympanistes-ae

Volatile ceñido apesapisApicula-aeFalsa abeja pseudo-melissa-aeVolatile ceñido vespa-ae

LANDUCCI, 1562

Alcohol

Alcoholar

Abadejo

abarca scarpegrosseAbarcado

abarca de maderascarpe di legno

abarcado abracouna abracciata

abril mes mese diaprile

adufe ciembalo,tamburoadufero o el quelos tañe sonatore

abeja vespa

abejón alla civetta

LAS CASAS,Sevilla, 1570

Alcohor stibio stirlicaro

Alcoholar stibiarestirlicare

Abarca Buossega, ca-landre lio

Abarcar Abbracciare,suffarcinare

Abril aprile

Adufe cembalo

Adufero cembalaro

Abispa vespa