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Sped. in abb. postale 45% / Art.2 comma 20/b L.662/96 / Filiale di Terni / Contiene I.P. in questo numero anno XII | numero 36 | novembre 2007 The italian journal of Classical Homeopathy www.fiamo.it ssical italian nal o QUANTE OMEOPATIE? La voce del Presidente di A. Ronchi STORIE OMEOPATICHE Cronaca della riesumazione di M. Buttignol OMEOPATIA CLINICA Reflusso esofageo di G. Fagone Epatite C: 16 casi clinici di S. Coco Un caso di Filariasi di P. Gulia Polmonite Atipica Primaria di G. Dominici SCUOLA DI CORTONA Sotto il sole della Toscana di F. Del Francia Veterinaria e servizio pubblico di P. Rossetti Il rimedio costituzionale di M. C. Stocchino e A. Brancalion Vaccinazione Bluetongue in Sardegna di M. C. Stocchino Allevamento cunicolo di D. Deni e F. Del Francia LA RIVISTA ITALIANA DI OMEOPATIA CLASSICA

in questo numero - Il Medico Omeopata€¦ · Via Ugo Bassi, 20 – 00152 Roma tel./fax: 06.5812492 [email protected] ASSOCIAZIONE GRUPPO OMEOPATICO DULCAMARA CENTRO ACCREDITATO

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Sped. in abb. postale 45% / Art.2 comma 20/b L.662/96 / Filiale di Terni / Contiene I.P.

in questo numero

anno XII | numero 36 | novembre 2007

T h e i t a l i a n j o u r n a l o f C l a s s i c a l H o m e o p a t h y

www.fiamo.it

s s i c a l i t a l i a n n a l o

QUANTE OMEOPATIE?• La voce del Presidente di A. Ronchi

STORIE OMEOPATICHE• Cronaca della riesumazione di M. Buttignol

OMEOPATIA CLINICA• Reflusso esofageo di G. Fagone• Epatite C: 16 casi clinici di S. Coco• Un caso di Filariasi di P. Gulia• Polmonite Atipica Primaria di G. Dominici

SCUOLA DI CORTONA• Sotto il sole della Toscana di F. Del Francia• Veterinaria e servizio pubblico di P. Rossetti• Il rimedio costituzionale di M. C. Stocchino e A. Brancalion• Vaccinazione Bluetongue in Sardegna di M. C. Stocchino• Allevamento cunicolo di D. Deni e F. Del Francia

L A R I V I S T A I T A L I A N A D I O M E O P A T I A C L A S S I C A

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direttore responsabileGustavo Dominici

vice direttorePietro Gulia

segretaria di redazioneGiovanna Giorgetti

redazioneCentro Omeopatico Vescoviopiazza Vescovio, 700199 Romatel/fax +39.06.86208145email [email protected]

redattoriMario ButtignolRenata CalieriMauro DodesiniAnna FontebuoniGiandomenico LusiPaolo RobertiAntonella Ronchi

redazione veterinariacapo redattoreDavid Bettio

redattoriRoberto Rizza

comitato scientificoPaolo BellaviteAndrea BrancalionNicola Del GiudicePaola LandiGiusi Pitari

amministrazione e pubblicitàFIAMO – sede amministrativavia C. Beccaria, 22 – 05100 Ternitel/fax +39.0744.429900e-mail [email protected]

progetto grafico e impaginazione B&M-Design, via Leopardi, 26 – 05100 Terni

stampaTipografia Economica Modernavia I° Maggio, 15 – 05022 Amelia (TR)

hanno collaborato alla realizzazionedi questo numero:A. Brancalion – M. Buttignol – G. Brocherel – S. CocoD. Deni – F. Del Francia – G. Dominici – G. Fagone P. Gulia – G. Lusi – A. Ronchi– P. Rossetti M.C. Stocchino

Sped. in abb. postale 45% / Art.2 comma 20/b L.662/96 / Filiale di Terni / Contiene I.P.

anno XII | numero 36 | novembre 2007

The i ta l ian journa l of Class ica l Homeopathy

LA RIVISTA ITALIANA DI OMEOPATIA CLASSICA

SommarioSommarioEDITORIALE | G. DominiciFarmaco o medico omeopatico? 5

NORME PER GLI AUTORI 6

LA VOCE DEL PRESIDENTE | A. RonchiQuante omeopatie? 7

CONVEGNI E SEMINARIDalla ricerca alla pratica clinica omeopatica 10

LETTERE AL GIORNALE Intervista a Christian Boiron – Commenti e risposte 13

NOTIZIE DALLA FIAMO Officina Homeopathica Internationalis 21

RECENSIONI | G. LusiLa prescrizione ginecologica e pediatrica 22

STORIE | M. ButtignolCronaca della riesumazione del corpo di Hahnemann 23

SCUOLA DI OMEOPATIA DI CORTONAIntervista a Franco Del Francia | A. Brancalion 29Omeopatia veterinaria nel servizio pubblico | R. Rossetti 34Un modo speciale di agire, sentire, reagire | M.C. Stocchino, A. Brancalion 36Bluetongue in Sardegna. I danni della vaccinazione | M.C. Stocchino 39Performance riproduttive nell’allevamento cunicolo intensivo, attraverso l’impiego di farmaci omeopatici | D. Deni, G. Brocherel, F. Del Francia 42

OMEOPATIA CLINICAUn caso di reflusso gastroesofageo curato con Mezereum | G. Fagone 45Epatite C. Studio retrospettivo di 16 casi clinici | S. Coco 48Un caso di Filariasi da Mansonella perstans | P. Gulia 51Polmonite atipica primaria | G. Dominici 58

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ACCADEMIA OMEOPATICAHAHNEMANNIANA MARCHIGIANADir. Acc.: Dr. Renzo GalassiVia Urbino, 41/F – 62100 Maceratatel.: 0733.233762 – fax: [email protected]

ACCADEMIA OMEOPATICA SARDASCUOLA DI MEDICINA OMEOPATICADir. Acc.: Dr. Antonio AbbateVia Santa Anania, 2 – 09129 Cagliaritel.: 06.70490243 – [email protected]

C.D.O. – CENTRO DI OMEOPATIADir. Acc.: Dr. Roberto PetrucciViale Ca' Granda, 2 – 20162 Milanotel.: 02.64746477 – fax: [email protected] – www.centrodiomeopatia.it

CENTRO DI OMEOPATIA DI CATANIADir. Acc.: Dr. Roberto PetrucciVia Re Martino,169 – 95125 Cataniatel.: 095.7137121Dr. A. Avolio 392.7817962 - [email protected]

C.I.M.I. – CENTRO ITALIANODI MEDICINA INTEGRATADir. Acc.: Dr. Giovanni MarottaVia Ugo Bassi, 20 – 00152 Romatel./fax: [email protected]

ASSOCIAZIONE GRUPPO OMEOPATICO DULCAMARACENTRO ACCREDITATO DALLA FACULTY OF HOMEOPATHY OF UKDir. Acc.: Dr. Flavio TonelloVia Corsica, 19A – 16128 Genovatel.: 010.565458 – 010.5702988fax: [email protected][email protected]

I.R.M.S.O. – ISTITUTO RICERCAMEDICO SCIENTIFICA OMEOPATICADir. Acc.: Dr. Pietro FedericoVia Paolo Emilio, 32 – 00192 Romatel.: 06.3242843 (r.a.) – fax: [email protected] – www.irmso.it

KAOSDir. Acc.: Dr. Giacomo MerialdoVia Casaregis, 19/16 – 16129 Genovatel.: 010.3106210 – fax: [email protected]–omeopatia.org

KOINÈ – SCUOLA ITALIANAOMEOPATIA CLASSICADir. Acc.: Dr. Massimo MangialavoriVia Rolda, 91 – 41050 Solignano Nuovo (MO)tel.:/fax: [email protected] DI OMEOPATICACLASSICA MARIO GARLASCODir. Acc.: Dr. Simona MezzeraVia Locatelli, 71 – 50134 Firenzetel.: 055.482795 – 667137 [email protected] – www.lycopodium.it

SCUOLA MEDICA OMEOPATICA HAHNEMANNIANA DI TORINODir. Acc.: Dr. Alberto MagnettiCorso Belgio, 124 – 10153 Torinotel.:/fax: 011.8994552Informazioni: Dr. Cristina Jemmatel.:[email protected] – www.omeoto.it

SCUOLA SUPERIORE INTERNAZIONALEdI OMEOPATIA VETERINARIA RITA ZANCHIDir. Acc.: Dr. Franco Del FranciaPiazza Alfieri, 1 – 52044 Cortona (AR)tel.:/fax: [email protected] – www.omeovet.net

SCUOLA DI MEDICINAOMEOPATICA DI VERONADir. Acc.: Dr. Raffaella PomposelliVia B.Bacilieri, 1A – 37139 Veronatel.: 045.8905600 – fax: 045.8901817cell.:/ [email protected] – www.omeopatia.org

SEDI SCUOLE

CORSI DI MEDICINA OMEOPATICADipartimento Scuola Formazione Insegnamento Anno Accademico 2007/2008

Il programmaunificato del Dipartimento Scuola Formazioneinsegnamentodella F.I.A.M.O. è adottatoda 13 Scuole di medicina omeopaticadistribuite su tutto il territorio nazionale.I corsi hanno la durata minima di tre anniper un totale di almeno 600 ore di lezionicomprendenti: teoria, pratica clinica,seminari e supervisioni. Il programmae la struttura del corso unificato sonoallineati agli standard stabiliti dagli statimembri dell’Unione Europea ove è praticatae insegnata la medicina omeopatica.

I requisiti dei docenti e dei tutor sono a norma con quelli indicatidall’E.C.H. (European Committee for Homoeopathy);la preparazione del corpo docente è il risultatodi anni di attività didattica e di esperienza clinica.

Il corso è destinatoai medici, chirurghi e odontoiatri, ai mediciveterinari, agli studenti degli ultimi due annidi corso in regola con gli esami.

Il diplomarilasciato permette l’iscrizione al registrodei “Medici esperti in Omeopatia”presso gli Ordini dei Medici che ne abbianodeliberato l’istituzione.

La FIAMO è un’associazione senza fini di lucro fondata da 220medici omeopati nel 1990. Attualmente conta come soci circa400 medici omeopati italiani. Ha lo scopo di conservaree tramandare la tradizione omeopatica italiana e di diffonderel’omeopatia. Tramite la Liga Medicorum Homeopathica Internationalisdi cui è membro istituzionale, opera in stretto rapportocon la comunità omeopatica di tutto il mondo.

F.I.A.M.O.FEDERAZIONE ITALIANAASSOCIAZIONIE MEDICI OMEOPATI

L.M.H.ILIGA MEDICORUMHOMEOPATHICAINTERNATIONALIS

LA TRADIZIONEOMEOPATICAITALIANA...La qualità dell’insegnamento

PER INFORMAZIONI E SEGRETERIASede Amm/va: via C. Beccaria, 22 – 05100 Terni

tel./fax: 0744 429900 – www.fiamo.itDirettore del Dipartimento: Dr. Armida [email protected][email protected]

b&m

–design, terni

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Gustavo Dominici Medico chirurgo – Omeopata ROMA

Farmacoo medico omeopatico?

Editoriale

Direttore de “Il Medico Omeopata”[email protected] | www.omeopatia-roma.it

L a Medicina Omeopatica è unsistema elaborato e coerente.Queste qualità intrinseche impe-

discono la sua pacifica integrazione conla Medicina Convenzionale. SeHahnemann avesse avuto il buon senso difermarsi dopo aver scoperto laDinamizzazione di una sostanza e laLegge dei Simili, le cose ora sarebberopiù semplici. In verità già la dinamizza-zione (diluizione + succussione) qualcheproblemino lo crea: quelle cento scossenon fanno stare tranquilli, ma si puòbleffare e parlare solo di sostanze alta-mente diluite, ben sapendo che quest’ul-time, da sole, non potrebbero guarirenessuno. C’è poi tutto il resto che crearilevanti problemi: l’individualità mor-bosa e medicamentosa (in sostanza laconcezione olistica dell’individuo), la VisMedicatrix Naturae (l’energia vitale),per non parlare poi delle MalattieCroniche, vero rompicapo, che andreb-bero inserite nelle pseudo-intuizionidell’Hahnemann senile (che dovrebberoincludere, per coerenza cronologica,anche le diluizioni LM). Non bastasse,Constantino Hering ha complicato lecose con la sua Legge, che dà una chiavedi lettura del dinamismo di guarigione,che esula di gran lunga dalle correlazionifisio-patologiche di organi ed apparati.Se non fosse per tutta questa elaborazio-ne potremmo affermare con determina-zione che: La Medicina Omeopatica non esi-ste! Esiste solo il farmaco omeopatico. Ogniostacolo sarebbe risolto. Il problema siridurrebbe nel fornire a Medici normalile prove (secondo l’Evidence BasedMedicine) che i farmaci omeopatici in un

certo numero di situazioni funzionano. E’evidente che non esisterebbe nemmeno ilMedico Omeopatico, quanto un Medicoche sa di Omeopatia quel tanto che serveper poterla prescrivere in un certonumero di casi. Questa legittima posizio-ne risulta ottimale dal punto di vista poli-tico (nei riguardi di una legge ad hoc),farmaceutico, persino di ricerca. Non loè dal punto di vista clinico, ed è proprioper questo che ne sto trattando.

Prendiamo il caso, assai comune, di unproblema asmatico che stiamo affrontan-do con la terapia omeopatica. Poniamodi riuscire a risolvere la condizione delPaziente, che ora respira normalmente,ma che è affetto da una fastidiosa derma-tite, che lo aveva afflitto sin dall’adole-scenza e che era scomparsa grazie allaterapia, aggressiva ma efficace, di un col-lega dermatologo. Come agiremo? Che

tipo di scelta terapeutica faremo?Proveremo ancora con la terapia omeo-patica, usando i farmaci più accreditatinelle dermatiti, ma senza successo.Siamo terapeuti pragmatici, abbiamofatto il possibile, abbiamo oggettivamen-te compreso che in questi casil’Omeopatia non funziona ed alloraaffronteremo il caso con farmaci classici.Non sarà semplice, ma ce la faremo.Purtroppo, dopo poco, il nostro ricono-scente Paziente ricomincerà a soffrire dicrisi asmatiche. Saremo costretti a con-cludere che l’Omeopatia nell’asma puòfunzionare, ma non fornisce risultati nellungo periodo. Prescriveremo i farmaciclassici, appronteremo un vaccino.Rivedremo poi con cura tutti gli elemen-ti del caso, i problemi, le nostre scelte; loinseriremo in un fascicolo con altri 10casi simili e scriveremo un lavoro peruna importante rivista. Porteremo inostri dati ad un Congresso e verremoanche premiati per il nostro contributonel chiarire possibilità e limiti di unanuova terapia. Già, faremo tutto questo,senza mai minimamente sospettare cheabbiamo ingannato il Paziente e noi stes-si, che esiste un dinamismo intrinseconell’individuo che esige un orizzonte piùampio che lo includa. Esiste una terapeu-tica che chiede di essere compresa intoto e non smembrata ed inserita in spazidisponibili, dove non arrechi disturbo. Inattesa che ciò avvenga noi, MediciOmeopatici, continuiamo ad esserci ead agire in quanto tali, anche in contra-sto con le più raccomandabili usanze diconvivenza pacifica.

anno XII numero 36 novembre 2007 5

La tentazione riduzionistica in Omeopatia

Nel n. 1 de Il Medico Omeopatatroviamo scritto:“Siamo Medici, poiMedici Omeopati, figli di Esculapio

e non di un Dio minore. (…) Lenostre scelte partono da una criticaprofonda e sofferta al metodo che cihanno insegnato, che non abbiamomai rinnegato, ed approdano ad

Hahnemann con perfetta cognizionedi causa. Non siamo alternativi anulla, non siamo la rivoluzione

della Medicina, semmai potremmorappresentarne l’evoluzione.”

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La rivista Il Medico Omeopata, organo ufficiale della F.I.A.M.O.,Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati,pubblica lavori originali di autori italiani e stranieri

I lavori debbono essere inviati tramite posta elettronica alla Redazione:[email protected]

o direttamente al Direttore responsabileallÕi ndirizzo: [email protected]

Nel caso di articoli di Medicina Veterinariavanno inviati anche al Caporedattoreper la Veterinaria all’indirizzo: [email protected]

L’articolo in questione può essere inviatoanche tramite CD all’indirizzo dellaRedazione: Piazza Vescovio, 7 00199 ROMA.

I lavori dovranno essere inviati come fileMicrosoft Word o equivalenti e dovrannoessere così strutturati:

NOME E COGNOME DEGLI AUTORI, peresteso, eventuali titoli accademici e/o professionali,

indirizzo completo, numeri di telefono e fax, indi-rizzo di posta elettronica di ogni Autore; specifica-re un referente per il lavoro cui inviare eventualicomunicazioni.

TITOLO DEL LAVORO

RIASSUNTO/SUMMARY – Breve ma esaurien-te, comprendente scopo del lavoro, metodi,risultati e conclusioni; in italiano ed in inglese.

PAROLE CHIAVE/KEYWORDSMinimo 3 parole, Massimo 7, in italiano ed ininglese.

CORPO DELL’ARTICOLO – Pagine con nume-razione araba. Suddivisione in paragrafi, adesempio: Introduzione – Materiali eMetodi/Descrizione del caso clinico – Risultati– Discussione – Conclusioni.

TABELLE E FIGURE – Fuori dal testo, numerate,

con riferimento al testo. Specificare a parte ladidascalia per ognuna di esse e spiegare leeventuali abbreviazioni.

BIBLIOGRAFIA – Deve comprendere i soliAutori ed Opere citate nel testo, richiamatimediante numerazione araba. Per le citazionibibliografiche attenersi alle seguenti indicazioni:una virgola divide i nomi degli Autori; di seguitoriportare il titolo per intero dell’articolo, ilnome della rivista, l’anno di pubblicazione, ilnumero del volume, prima ed ultima pagina. Peri testi riportare: nome dell’Autore, titolo dellibro, l’Editore, il luogo di pubblicazione, l’annodi pubblicazione.• La Redazione de Il Medico Omeopata esami-na il testo entro 30 giorni dal suo ricevimentoe ne da’ comunicazione all’Autore riservando-si di chiedere delle modifiche.• Gli Autori sono responsabili delle afferma-zioni contenute nell’articolo.• La pubblicazione è gratuita.

6

**Socio aggregato: studente di Medicina e Chirurgia e di Medicina Veterinarianonchè Medico Chirurgo, Medico Veterinario e Farmacista che non eserciti l’Omeopatia.

INDICAZIONI PER L’INVIO DEI LAVORI

Norme per gli autori

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Antonella Ronchi Medico Chirurgo – Omeopata MILANO

Quante omeopatie?

La voce del Presidente

Presidente [email protected]

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L a classificazione proposta dallaFIAMO specifica che la medicinaomeopatica è quella che utilizza

medicinali unitari secondo la legge disimilitudine sulla base dei dati patogene-tici, senza riferimenti a metodologie pre-scrittive specifiche. Come mai in questiultimi mesi assistiamo a un intensificarsidi azioni volte a creare una contrapposi-zione tra metodologie prescrittive diver-se, che enfatizza il carattere “clinico” delleprescrizioni pluraliste in contrasto con ilpresunto carattere “speculativo” delleprescrizioni degli unicisti? In particolareil prof. Macrì, in un documento dal tito-lo “Omeopatia Clinica: l’omeopatia nel-l’ambito della medicina contempora-nea”, diffuso dapprima tramiteHomeocity e fatto poi pervenire a tutti iPresidenti degli Ordini dei Medici,appropriandosi del termine “clinico” perriferirsi alla modalità prescrittiva plurali-sta, rivendica per tale modalità di essereil “miglior modello di applicazione delladottrina omeopatica, soprattutto all’in-terno di un progetto più generale dimedicina integrata”. La FIAMO ha rispo-sto nelle sedi specifiche, richiamandol’unitarietà della medicina omeopaticapur nelle diversità metodologiche, maquesto attacco ha provocato molte rea-zioni all’interno della FIAMO. Ma dav-vero la medicina omeopatica classica èuna medicina speculativa e teorica? Ècorretto attribuire alla sola modalitàprescrittiva pluralista il carattere “clini-co”? La risposta più articolata l’ha datacertamente il dott. Petrucci in una lette-ra che potete leggere insieme alle altresul sito; egli, tra l’altro, ha affermato:

Gli “omeopati clinici” sono assolutamenteliberi di prescrivere quanti rimedi vogliono,io come “clinico omeopata” ritengo che ci siaun rimedio che si adatta alle caratteristichedel caso e che, se non sono in grado di trovar-lo, sia solo per una mia mancanza; ...sonoconvinto che spesso il problema non sial’omeopatia ma l’omeopata”.Di fronte a queste polemiche, forse lacosa migliore è lasciare che a parlare siaHahnemann in persona, ed egli lo fa conle parole che possiamo trovare nei“Lesser writings” e che sono parte diuno scritto del febbraio 1817.

NOTA BENE PER I MIEI CRITICIHo letto molte erronee critiche alla secondaparte della mia Materia Medica Pura, inparticolare all’introduzione, intitolata“Spirito della dottrina medica omeopatica1”.Potrei facilmente confutare e sbugiardare chiha scritto queste cose,ma non lo farò per nonimmortalare e consegnare alla posterità que-ste follie e i loro autori. Mi limiterò ad alcu-ne considerazioni generali.Contro un fatto quale è l’omeopatia, è assurdousare come arma lo stravolgimento delle parolee del senso che sembrerebbe acquisito in luogodella dimostrazione pratica del contrario;chi lofa, mi ricorda quei ragazzi che per disturbarela gente gettano nel fuoco della polvere da

sparo, che fa solo rumore e scoppietta, senzaconcludere nulla, una cosa veramente misera.L’omeopatia non può certo essere distrutta dasimili stratagemmi, il cui carattere miserevo-le ricade sui suoi autori.Miei rispettabili confratelli che state sul fron-te opposto, potrei darvi qualche consiglio sucome meglio distruggere questa dottrina cheminaccia di soffocare la vostra arte, fondatasu pure congetture, e di fare a pezzi il vostrociarpame terapeutico. Prestatemi ascolto!I vostri attacchi contro l’esposizione sistemati-ca della dottrina espressa ne “Lo spirito delladottrina medica omeopatica”,come vi siete resiconto,non hanno avuto successo. Sarebbe statomeglio che l’aveste lasciata stare. Con cosecome queste non si può scherzare……No! C’è un altro, infallibile metodo perdistruggere la dottrina omeopatica, se pur èpossibile farlo. Questa dottrina si rifà non inmodo prevalente bensì esclusivo al verdettodell’esperienza - “ripeti l’esperienza” procla-ma a gran voce,“ripetila accuratamente e concura e ad ogni passo troverai conferma delladottrina ”- e fa quello che nessuna dottrinamedica, nessun sistema cosiddetto terapeuticoè finora riuscito a fare, cioè insiste sull’”esse-re giudicata dai risultati”.Da una parte, quindi, noi abbiamo omeo-patia solo dove restiamo saldi in questo;dall’altra parte (coraggio, Signori, tutto

Sul numero 1 della nostra rivista Il Medico Omeopata, nel lontanoaprile del 1996, veniva pubblicata la classificazione delle terapieomeopatiche che la FIAMO proponeva per fare chiarezza nel confusomondo della prescrizione di medicinali diluiti e succussi.Da allora la FIAMO ha riaffermato in ogni sede e in ogni occasionela necessità di giungere a un consenso su tale classificazione.

anno XII numero 35 luglio 2007

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La voce del Presidente

andrà bene) questo è il punto dove si puòsferrare il colpo mortale.Prendete un caso clinico dopo l’altro, anno-tate tutto secondo quanto descrittonell’Organon, in particolare quanto riguar-da i sintomi percepibili, in un modo così pre-ciso che lo stesso fondatore dell’omeopatianon possa trovare errori nel resoconto (natu-ralmente ogni caso selezionato deve riguar-dare una medicina tra quelle di cui sianoconosciuti i sintomi peculiari) e sommini-strate il medicinale omeopatico più appro-priato per il caso in esame,puro e non mesco-lato, nella dose più piccola possibile; ma,come specificato espressamente, avendo avutocura di eliminare ogni altra influenza medi-cinale dal paziente. Se non c’è un migliora-mento veloce, dolce e permanente, allorapubblicando la storia debitamente documen-tata del trattamento rigorosamente imposta-to sui principi della dottrina omeopaticapotrete dare una confutazione pubblica diquesta dottrina che minaccia le vecchie tene-bre. Ma vi prego di guardarvi dall’imbro-gliare perché ogni frode viene alla luce elascia uno stigma negativo2. Se poi,seguendo il vostro scrupoloso esempio,altri sperimentatori medici altrettantoscrupolosi e coscienziosi si imbattononegli stessi risultati, cioè che non si rea-lizza ciò che la dottrina omeopaticaapplicata fedelmente promette, alloral’omeopatia è bell’e che persa e questoè tutto ciò che serve, che non si dimo-stri efficace, sensibilmente efficace.

Hahnemann ci ricorda quindi che l’effica-cia clinica è il parametro su cui misuriamoil valore della nostra medicina. Questonon risolve tutti i problemi, anzi è solo uninizio, perchè si apre poi il problema distabilire quali risultati possono essereaccettati per concludere che una terapia èstata efficace, perchè, ad esempio, per noiomeopati classici non basta che un sin-tomo sparisca, ma ciò deve avveniresecondo una direzione di cura che testi-moni che l’individuo nella sua totalitàha tratto un giovamento dalla terapia.

La priorità assoluta è quindi ancoral’accordo sulla terminologia. E che siacosì me lo conferma la constatazioneche anche il termine di omeopatia clini-ca non si riferisce sempre alla stessacosa. Leggendo un protocollo3 di ricer-ca per lo studio degli effetti dell’omeo-patia sulle complicanze delle terapieanticancro, ad esempio, l’omeopatia cli-nica è definita come l’uso dello stessomedicinale omeopatico per un gruppodi pazienti con la stessa condizione cli-nica, ad es, Rhus tox per l’artrite, men-tre l’uso di più medicinali omeopaticisia in combinazione fissa che usati con-temporaneamente viene catalogatocome omeopatia complessa! IlThesaurus dell’ECH, praticamente unglossario dell’omeopatia, spiega il termi-ne omeopatia clinica come metodo tera-peutico omeopatico basato principal-mente sui sintomi guida e sulla prevalen-te corrispondenza con sintomi somatici,affinità per organi, tessuti, malattie, pre-scrizioni eziologiche e specifiche. Unaricchezza metodologica che appartiene atutti noi e che non può essere identifica-ta con quell’omeopatia standardizzatache si cerca di promuovere a versionemoderna dell’omeopatia stessa.Forse, come ci ricorda la dott.ssaPomposelli, il fatto è che:Si stanno giocando partite importanti nellaspartizione degli spazi che le MedicineComplementari e i milioni di persone che nefanno uso, hanno aperto....che se non scendia-mo a patti e non impariamo il linguaggio“garattiniano”, dato che siamo in minoranza,dobbiamo cedere,rinunciare al nostro paradig-ma “un po’”, imparare il linguaggio dellamaggioranza altrimenti siamo destinati ascomparire attraverso un sistema di “puliziaetnica”…che dire? ”very politically correct“.L’Omeopatia Clinica non mette in crisi il siste-ma, anzi lo rafforza nella sua visione fram-mentata dell’individuo e della malattia, uti-lizzando il paradigma non suo, ma propriodell’allopatia, rinunciando a chiedersi e ariflettere se sta andando verso la soppressione o

la guarigione nella cura dei propri pazienti”.In questo clima di conflittualità e di con-fusione la FIAMO ha scelto di risponde-re con azioni costruttive, che vadanonella direzione del chiarimento e dell’ap-profondimento: l’Officina Omeopatica ei Seminari di ricerca clinica di cui trova-te in questo numero l’annuncio nasconoper questo: fatti concreti e non parole,tanto per riallacciarci ai discorsi fattinello scorso numero. È importante cherispondiate numerosi a queste proposteoperative che potranno far crescere laqualità del nostro lavoro.

1. Quale immensa quantità di conoscenze non mostrano i miei

critici! Alluderò solo a quelli che scrivono e stampano omopati-

co e omopatia in luogo di omeopatico e omeopatia, così rivelan-

do di non essere consapevoli della immensa differenza tra omon

e omoion, considerandoli praticamente dei sinonimi. Forse non

hanno mai sentito parlare di quello che il mondo intero cono-

sce, cioè di come l’infinita differenza tra homo-ousios (uguale per

essenza) e homoi-ousios (simile nella sostanza) una volta ha

separato in due parti la chiesa cristiana in modo irreparabile?

Non conoscono abbastanza il greco per sapere che (solo o in

combinazione) omon significa comune, identico, lo stesso ( per

esempio omon lekos eisanabainoi, Iliade), mentre omoion signifi-

ca solo simile, che assomiglia a un oggetto, senza uguagliarlo mai

per natura e carattere, cioè non diventando mai identico ad esso.

La dottrina omeopatica non pretende mai di curare una malat-

tia con lo stesso identico potere che ha prodotto la malattia-

questo è stato ribadito con forza apparentemente sufficiente, ma

di fatto invano, per i detrattori che non ragionano- no, essa solo

cura nel modo più consono alla natura, per mezzo di un potere

mai perfettamente corrispondente, mai identico alla causa di

malattia, ma per mezzo di una medicina che possiede il potere

peculiare di essere in grado di produrre uno stato di malattia

simile (omoios pathos).Queste persone non riescono a cogliere

la differenza tra “identico” (lo stesso) e “simile”? Sono tutti

“omeopaticamente” sviati dalla stessa malattia della stupidità?

Non sarebbe possibile che chi si pone come critico de “ Lo spi-

rito della dottrina medica omeopatica” avesse almeno un’idea

rudimentale del significato della parola omeopatia?

2. Mi riferisco, per esempio, al caso di malattia, perfettamente riferi-

to, di cui Kotzebue diceva di essere stato prima affetto e poi mira-

colosamente curato grazie al metodo dell’eccitazione. Si è dimo-

strato purtroppo essere tutto un’invenzione creata allo scopo di

promuovere la teoria dell’eccitazione, e il conseguente disprezzo

continua ad essere legato al nome dell’autore di questa truffa.

3 http://www.thecochranelibrary.com

1 Homeopathy for adverse effects of cancer management (Protocol)

Copyright © 2007 The Cochrane Collaboration. Published by

JohnWiley & Sons, Ltd

8

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Dipartimento scientifico FIAMO

Dalla ricercaalla pratica clinica omeopatica

Convegni e seminari

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I l confronto tra la medicinaOmeopatica e la MedicinaAccademica passa necessariamente

attraverso il terreno della Formazione edella Ricerca. Se una adeguataFormazione è premessa indispensabileper la qualità delle prestazioni, laRicerca è sinonimo di evoluzione, siaper il singolo omeopata che per il futu-ro dell’ Omeopatia stessa. La necessitàdi produrre evidenze implica tuttaviauna serie di condizioni che devono esse-re soddisfatte, se si vuole condurre unavalutazione rigorosa. Da un lato, infatti,la Ricerca Clinica dovrà cercare di sal-vaguardare, in virtù di disegni di studioappropriati, quelle peculiarità che sonoproprie dell’ Omeopatia. In sostanza, laRicerca Clinica va opportunamente“modulata”, se si vuole realmente testa-re l’ efficacia ed i limiti clinico-statisticidell’Omeopatia Classica. Dall’altro, imedici omeopati dovranno acquisirequel rigore metodologico e quella cul-tura che caratterizzano i ricercatoriaccademici. Sappiamo infatti che glistudi clinici finora condotti inOmeopatia molto spesso hanno presen-tato, dal punto di vista metodologico,evidenti carenze, che ne hanno impedi-to una corretta valutazione. Non cinascondiamo, infatti, le difficoltà meto-dologiche di condurre un trial clinicosull’ Omeopatia Classica. Ciò non haimpedito, tuttavia, che fossero prodottistudi di rilievo anche in questo senso.Si trat-ta di una sfida che l’Omeopatia Classica nonpuò né ha intenzione di rimandare: ilcompito non è facile ma nemmenoimpossibile. Come Federazione, ritenia-

mo della massima importanza sensibi-lizzare gli omeopati all’importanza diquesto tema. In qualità di responsabiledel Dipartimento Ricerca Scientifica,mi sono proposto di potenziare e rilan-ciare l’ interesse verso questo settore.Abbiamo bisogno, infatti, di formareuna nuova figura di “omeopata ricerca-tore”, un esperto di Omeopatia Classicain grado di “leggere” uno studio clinicoe di districarsi con maestria tra i traboc-chetti metodologici di un trial. Ma nondobbiamo dimenticare nemmeno laRicerca Sperimentale o patogeneticache costituisce il fondamento stessodella Materia Medica Pura. Negli annipassati, la Sezione Proving ha prodottolavori molto interessanti, che sono statianche esposti a livello congressuale.Tanto la Ricerca Clinica quanto quellapatogenetica sono di vitale importanzaper la cultura omeopatica: sarà nostrocompito cercare di riportarle al presti-gio ed all’ importanza che meritano.

Francesco MarinoDirettore Dipartimento Scientifico FIAMO

Il dialogo e lo scambio d’esperienze tramedici, soprattutto se distanti nellametodica diagnostico-prescrittiva, èsempre stato difficile, arrivando spessoa situazioni conflittuali, improduttive edannose per il paziente. Il confronto tramedicina omeopatica e convenzionalen’è un chiaro esempio. Io sono convin-to che non ci sia, da parte di moltimedici, una preclusione preconcetta,bensì una reale incapacità a comprende-re l’operato dell’omeopata. Dobbiamo

migliorare la comunicazione del nostromodo di lavorare e dei risultati che con-seguiamo. A questo fine il linguaggiodella ricerca scientifica e la presentazio-ne onesta ed obiettiva di casi clinici,possono essere di grande aiuto. I semi-nari programmati a Parma si pongonoproprio l’obiettivo di aprire un dialogoaperto con la medicina convenzionale,presentando, con umiltà ma con la con-vinzione degli obiettivi perseguibilinella pratica clinica, i risultati ottenutidalla medicina omeopatica nel tratta-mento delle principali patologie. Èstato programmato un seminario intro-duttivo che può dare a tutti i mediciinteressati, omeopati e non, le nozioninecessarie per seguire proficuamente isuccessivi 4 seminari monotematicid’aggiornamento, in ognuno dei qualisaranno trattate solo le malattie afferen-ti ad una determinata specialità. In tuttii seminari saranno presentate analisi cri-tiche dei principali lavori di ricerca cli-nica pubblicati, mentre in quelli mono-tematici ci sarà spazio anche per studiretrospettivi e singoli casi clinici invideo prodotti dal lavoro dei mediciafferenti alla sezione ricerca clinicaFIAMO. Ogni seminario monotematicosarà preceduto dalla relazione di un col-lega specialista, che illustrerà le eviden-ze del trattamento convenzionale dellepatologie in questione. Penso che espor-re i vari gradi d’evidenza del trattamen-to omeopatico, dal RCT al singolo casoin video, dia materiale utile al dibattitoed alla riflessione. La ricerca clinica inomeopatia, negli ultimi 20 anni, è moltoaumentata come numero e qualità dei

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Ricerca omeopatica

lavori. Spero che questi seminari sianodi stimolo per cominciare a parlarne concontinuità nel mondo omeopatico esuscitino nei colleghi il desiderio di par-tecipare a progetti di ricerca.

Paolo CardignoResponsabile Servizio Ricerca Clinica FIAMO

Il senso di pubblicare lavori scientifici,di condurre Trials clinici in medicinaomeopatica deriva dalla necessità di unconfronto, possibile, necessario, quan-tunque difficoltoso, tra medicina uffi-ciale, tradizionale, accademica edomeopatia. Come mi disse recentemen-te a Lione, con molta umiltà e realismo,Christian Boiron, attualmente il poterescientifico consolidato si trova nellesalde mani del mondo tradizionalescientifico ed accademico; l’Omeopatiaviene dietro, può scalare posizioni soloproducendo prove su prove, o comun-que confronti scientifici accettabili conumiltà ed impegno. Io trovo che questopensiero di Christian Boiron, senza falseadulazioni, sia lucido ed accettabile.L’apertura di vari ambulatori omeopati-ci negli ospedali pubblici può esserevalutata con scetticismo ed in effettidipende molto dalla preparazione, dallaqualità degli omeopati che li gestisconoma è innegabile che il fenomeno ha rap-presentato un momento importante diaccostamento tra la medicina omeopati-ca a quella tradizionale permettendoalla prima di sfruttare tutta l’impalcatu-ra diagnostica e scientifico-universitariache certi ospedali possiedono. Dallamia esperienza di 5 anni di ambulatoriodi medicina omeopatica all’OspedaleUniversitario Luigi Sacco di Milano,con tutte le innegabili difficoltà cheabbiamo attraversato, è scaturitaun’esperienza globale importante, ed èstata ottenuta, in ambito pubblico, l’integrazione di decine di pazienti affe-renti all’ambulatorio in un servizio deltutto simile alla prenotazione di visite

specialistiche ambulatoriali. Inoltre, daquesta realtà integrativa tra medicinaomeopatica ed ospedale pubblico, è sca-turita la costruzione di uno studio ran-domizzato di una certa importanza,come quello sul trattamento omeopati-co e fitoterapico del trauma distorsivoacuto cervicale, a confronto con pazien-ti trattati in modo tradizionale: questotrial è stato chiuso e si attendono levalutazioni statistiche e conclusive madi certo i risultati sembrano prometten-ti. Sorgerà tra breve, all’Ospedale LuigiSacco di Milano un Polo dedicato com-pletamente a tutte le branche di medi-cina naturale e sicuramente col tempopotrà essere il fulcro di studi integratividi una certa sostanza.Il termine integrativo non è casuale; amio parere rappresenta la possibile coe-sione con reciproco vantaggio tra medi-cina ufficiale e medicina omeopatica.Credo e spero che il tempo della guer-ra di trincea sia oramai tramontato!

Salvatore PiraneoResponsabile dal 2001 Ambulatorio

Medicina Omeopatica, H.L.SaccoUniversità di Milano

Costruire un metodo efficiente ed effi-cace per la riproduzione e ripetizione diprovings omeopatici è una delle priori-tà dell’omeopatia. Dopo alcuni anni diverifiche del metodo hahnemanniano in6 diverse sperimentazioni con più di 90volontari (di cui un terzo ha ricevutoplacebo), durante il lavoro svolto inFIAMO tra il 1994 e 2004 si è dimo-strata utile e proficua la seguente meto-dologia: uso della diluizione 30 C, ripe-tizione plurigiornaliera per una setti-mana, settimana di osservazione dei sin-tomi pre- e post-assunzione. Secondo irisultati delle sperimentazioni FIAMOe Scuola di Omeopatia di Verona, leazioni sul sano delle potenze 30 CHsono o simili a quelle tossicologiche(nel sano) o contrarie a quelle terapeu-

tiche (nel malato). Ad esempio nel sanoun ansiolitico (Kava) ha dato ansia e unantidepressivo (Iperico) ha dato tristez-za e desiderio di isolamento alla 30 CH(per entrambi non sono note le azionitossicologiche sul sano), mentre ilVischio ipotensivo ha dato sintomi diipotensione alla 30 CH e il piombo sim-patico-mimetico ha dato sintomi di atti-vazione adrenergica, tra cui l’iperten-sione. Questi dati sono in linea con leconclusioni di Hahnemann sull’azionedi sostanze diluite (parr. 19-21, 110,123, 128, 269), che lavorano nel sanocon azioni simili alle ponderali, ma piùattive. Questi risultati vanno utilizzatiin ricerca clinica per verificare la sinto-matologia ottenuta e ampliare l’indica-zione dei rimedi. Infatti la ricerca clini-ca è il secondo tassello fondamentalenella conoscenza dei rimedi, ottenendosintomi non comparsi nei provings,dopo aver verificato l’adeguatezza dellaprescrizione in base ai sintomi puri. Ilruolo di un direttore di provings all’in-terno di questo gruppo è dunque quel-lo di garantire il collegamento tra laricerca sul sano e quella sul malato.

Andrea Signorini Direttore Dipartimento Scientifico

FIAMO sino al 2004●

Il Dipartimento scientificodella FIAMO propone

una serie di seminari sullaricerca clinica con l’auspicio

che siano di stimoloper diffondere questo tema

nel mondo omeopaticoe suscitino nei colleghi il desiderio

di partecipare a progettidi ricerca.Agli organizzatori

il compito di illustrarnefinalità e contenuti.

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Intervista a Christian BoironCommenti e risposte

Lettere al giornale

Caro Direttore,complimenti per l’intervista a ChristianBoiron sul numero scorso de “Il MedicoOmeopata”. L’ampio dialogo con ilPresidente dell’Azienda leader deimedicinali omeopatici mi è parso unanovità significativa: segno di un proces-so di “integrazione” tra i protagonistidello sviluppo dell’omeopatia, processoche coinvolge competenza dei medici,qualità dei medicinali, ricerca, econo-mia, politica e persino i mezzi di comu-nicazione; tutti questi contributi vannotenuti presenti, nel rispetto della speci-ficità di ciascun operatore. Per venire aicontenuti, nel precisare che sono d’ac-cordo quasi su tutte le affermazioni diChristian Boiron, desidero coglierel’occasione per proporre qualche miabreve riflessione.Mi è sembrata molto valida la posizioneespressa, secondo la quale l’Azienda“non prende posizione” tra le diversecorrenti di pensiero medico e ciò, sicapisce, non per disinteresse ma perchésia rispettata la “duplice competenza”,quella del farmacista nel prepararebuoni medicinali e quella del mediconello scegliere la migliore strategiaterapeutica. In quest’ottica, apprezzo ilfatto che la Boiron abbia scelto diappoggiare tutte le scuole di omeopa-tia, l’editoria e i congressi nazionali edinternazionali, oltre che la ricerca dibase e applicata.Mi sembra un bel passo avanti…

Un punto che, secondo la mia prospet-tiva, mi sembra più debole nelle posi-zioni di Boiron, è dove manifesta un

certo grado di “sfiducia” nella affidabili-tà dei provings del passato, condottisenza criteri di significatività statistica.Se così fosse, gran parte delle materiemediche “pure” sarebbero inattendibili.Io sono d’accordo che quanto è statofatto nelle sperimentazioni su uominisani sia probabilmente “inquinato” dasintomi espressi casualmente e talvoltadall’immaginazione degli sperimenta-tori, in assenza di metodi scientifica-mente validati. Tuttavia, le numerosepatogenesi fatte e riportate nella lette-ratura omeopatica, restano utili comepreziose e consistenti fonti di “dati”, chesi consolidano ulteriormente se confer-mati dalle osservazioni cliniche.

Certamente, la prova del “doppio ciecorandomizzato” sarebbe più rigorosa e, difatto, viene oggi utilizzata nella maggiorparte dei provings, ma anch’essa va pro-grammata, condotta ed interpretata conle dovute cautele perché esistono degliaspetti poco chiari del “doppio cieco” seapplicato a procedure mediche com-plesse, come l’omeopatia. Infine, mi hafatto riflettere il punto dove Boironsostiene che “l’essenza, l’originalità tra-scendente dell’omeopatia consiste nel-l’essere una terapia, non una medicina”.Ovviamente, molto dipende dal signifi-cato dei termini e quindi non contestotale affermazione in sé, solo aggiungoun mio commento. Essendo io “patolo-go generale”, sono abituato a pensareche ogni “terapia” dipenda da una visio-ne della salute e da un concetto di pato-logia. Ora, secondo me l’omeopatiaclassica si caratterizza per queste pre-

messe concettuali, non solo perché usafarmaci diluiti e dinamizzati. Anche senon voglio in alcun modo escludere chesi possa adottare anche una “corniceconcettuale” convenzionale (ad esempioutilizzare una specialità medicinaleomeopatica per curare una certa malat-tia), ritengo che l’originalità del-l’omeopatia sia proprio il superamentodella visione “nosologica” in favore della“complessità”. È una posizione scientifi-ca ma anche filosofica, o meglio episte-mologica. Tanto è vero che più avantinell’intervista lo stesso ChristianBoiron rivaluta la figura del medico“ippocratista”, “capace di ricollocare ilpaziente nel suo ambiente, di compren-derne la malattia e di ovviarvi con tuttele tecniche più idonee” (bellissimo làdove Boiron sostiene che “il medicoomeopata dovrebbe rappresentare l’éli-te, il non plus ultra dei medici”).Purtroppo, la medicina cosiddettascientifica o accademica, al di là dei pro-clami di facciata, rifiuta la visione ippo-cratista. Perché tale accanita resistenza,in un ambiente che si dice laico e razio-nale? Penso, riprendendo quanto scri-veva L.J. Boyd nel suo libro “A study ofthe Simile in Medicine”, che il motivovada ultimamente cercato nell’adesionetotalizzante al paradigma “meccanicisti-co”, la pretesa di interpretare gli eventidel vivente come somma di reazioniparticolari che si possono isolare eriprodurre in laboratorio. Il meccanici-smo è diventato il pensiero dominante.Un pensiero, appunto, una filosofia,anzi un dogma. L’omeopatia, con la suastessa esistenza, non contesta il mecca-

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Lettere al giornale

nicismo, ma la sua pretesa dogmatica,che non risponde al vero spirito scienti-fico. Nel ringraziare nuovamente l’in-tervistatore e l’intervistato per avermiofferto questa occasione di ripensare aifondamenti della nostra comune “pas-sione”, porgo cordiali saluti.

Paolo BellaviteProfessore di Patologia Generale

Università di Verona –[email protected]

Egregio Direttore,Vi trasmetto un mio commento allaVostra intervista al signore C. Boiron. Sitratta di un apporto di quelle che il dot-tore Galassi nella pagina 321 del libro“Le medicine non convenzionali inItalia” (Franco Angeli, 2007), chiamascienze di confine. Si tratta dunque diuno sguardo che tenta di afferrare ladialettica semantico-concettuale deltesto e dei suoi messaggi volto ad allar-gare l’orizzonte culturale della comuni-tà vincolata al paradigma della medicinaomeopatica.Vorrei che sia lo stesso orga-no di divulgazione dell’intervista ad acco-gliere e far conoscere alla Vostra comuni-tà le asimmetrie da me individuate.In attesa del Vostro cortese riscontro,porgo cordiali saluti.

Rinaldo Octavio VargasSociologo – [email protected]

ALCUNE ASIMMETRIE - Lettura deltesto dell’intervista rilasciata da CB al MO.Nel preambolo all’intervista, l’editoreci tiene, cortesemente, a precisare chel’organo della FIAMO “ospita con pia-cere il pensiero e la progettualità” delpresidente dell’azienda leader mondialenella produzione di medicinali omeopa-tici. Esprimere il sentimento di piacerenei riguardi dell’ospite è decisamentecortese ma forse risultava più idoneo,

per l’organo ufficiale della FederazioneItaliana di Associazioni e MediciOmeopatici, averlo ospitato anche conun interesse di categoria circostanziato.L’editore, inoltre, specifica di avermesso a punto delle domande cherispecchiano le speranze e i timori deimedici omeopatici. Il rispecchiamentodi speranze e timori rivela anch’essouna certa anomalia che colloca l’inter-vistatore in una posizione piuttostodipendente. Questa dipendenza si evin-ce anche dall’appello che precede laprima domanda: “Tranquillizzi noi pre-scrittori …” Una tale frase esprime conchiarezza che l’intervistato è in ognicircostanza superiore all’istituzione cheinterpella. Una tale sfumatura vienesottolineata dall’utilizzo del termine“prescrittori”, cioè quello comunemen-te utilizzato per indicare i medici arruo-lati dalle scuole aziendali, ma esponetutta la classe dei medici omeopati.L’andamento stesso del testo è signifi-cativo di un’evoluzione che va coronan-do il trionfo di una leadership. Essoparte dalla reiterazione della politicaaziendale di leadership mondiale, pas-sando per l’argomento della ricerca edal rapporto con le istituzioni, per

chiudersi con il “riconoscimento solen-ne” dell’omeopatia come una farmaco-logia, misconoscendo la medicinaomeopatica in quanto epistemologiadella cura con un suo paradigma. Etutto ciò accade nel contesto dell’orga-no ufficiale di stampa della FIAMO. È,comunque, realisticamente accettabileche, da un punto di vista di potere,un’azienda farmaceutica sia palesemen-te più potente di un’associazione dicategoria. Tuttavia, al di là di questepalesi e obiettivi asimmetrie o anoma-lie, dall’ intervista emerge una sottova-lutazione dello statuto epistemologicodella medicina omeopatica che invecemerita una circostanziata riflessione cheveda coinvolti tutti quei soggetti, nonsoltanto conoscitori della MateriaMedica ma, anche esperti nelle conven-zioni del discorso.Che la medicina omeopatica non sia unaverità teologica né ontologica ma unsapere funzionale strumentale è chiaroa chiunque si sia avvicinato con rigoremetodologico a questa epistemologiadella malattia e della cura. E che sia unosmembramento epistemologico misco-noscere il paradigma della medicinaomeopatica, collocando la farmacologia

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CHRISTIAN BOIRON

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anno XII numero 36 novembre 2007 15

Intervista a Boiron, commenti e risposte

come l’entità rettrice e sopradetermi-nante, è evidente a qualunque uomorazionale abbia frequentato almeno unbuon seminario circa la metodologiadelle scienze. Tutto ciò nuoce decisa-mente al patrimonio di conoscenza del-l’umanità impegnata nel sapere umanoal di là di ogni contesa di interesse disettore. Forse è più sensibile un lettore,portato da uno spirito d’indagine, arendersi conto dell’utilizzo sovrapponi-bile di ceppi, nomenclature e migliaia dirimedi omeopatici disponibili in com-mercio? Forse è più sensibile un talelettore a chiedersi quali tipi di relazioniintercorrono tra affidabilità dei ceppi eirreprensibilità a livello di fabbricazionee controllo dei processi produttivi?Possono essere varie le ferite che oggi siinfliggono al patrimonio di conoscenzadell’umanità per scarsità di tempo, pos-sono essere molte anche le lacune di unlettore sociologo per poter comprende-re una tale intervista che effettivamenteè piuttosto un ipertesto specialistico.Giunti, tuttavia, a comprendere leasserzioni relative alle posizioni diun’azienda circa il pensiero medico ecirca tutto ciò che è la pratica dellamedicina omeopatica, ossia intendere“la medicina come la risultante di unaduplice competenza, quella del farma-cista che inventa e prepara i migliorimedicinali possibili, e quella del medicoche decide davanti al malato la migliorstrategia terapeutica o i medicinali piùindicati”, un po’ di onestà intellettualeporta almeno a quest’ordine di conside-razioni: (a) i profili del farmacista e delmedico nel sapere della medicinaomeopatica; (b) la questione dell’espe-rimento con le sue ipotesi anticipanti eil paradigma dell’omeopatia.La figura del farmacista che inventa,poco si adatta all’attività speculativasperimentale di Hahnemann nella ricer-ca di un metodo, di una via certa eriproducibile, per restituire la salute delmalato senza nuocergli. Poco si adatta

anche alle attività teoretiche degli altrimaestri sviluppatori del paradigma ealle meritevoli pratiche d’eccellentimedici omeopatici d’oggi. Bollarecome “filosofia” un’articolata metodicaclinica e farmacologia sperimentale,comporta dimenticare che, diversa-mente, di quanto comunemente sipensi, la parola filosofia non si riferiscead un sapere personale. I greci, che nesono i precursori, stabilirono chiara-mente la differenza tra filosofia, intesacome il seguire ciò che è sempre e inqualunque circostanza vero e doxa, ilparere personale, l’opinione. Garantirela riproducibilità di benefici senza danniiatrogeni nella clinica non si raggiungesolo con l’utilizzo di un determinatotipo di preparato ma anche e necessaria-mente con un approccio epistemologi-co che permette di comprendere perprimo cosa sia necessario e possibilecurare in un paziente. L’intenzione ese-getica dell’intervistato di “ristabilire laverità, l’essenza, l’originalità trascen-dente dell’omeopatia”, che consistereb-be “nell’essere una terapia, non unamedicina”, il richiamo a non considera-re l’omeopatia un’altra visione dellamedicina, perché sarebbe “dannoso allosviluppo rigoroso di un’omeopatia pro-fessionale”, costituiscono punti sui qualisarebbe necessario ascoltare altri porta-tori di interesse. Basterebbe una sem-plice e spassionata indagine circa le epi-stemologie della cura per ricavare uncerto consenso relativo ai cinque para-digmi fondamentali riguardanti la natu-ra della malattia e le quattro strategielogiche ed ontologiche d’indagine diessa. A prescindere da un’impostazionediacronica e sincronica, le cinque defi-nizioni sostanziali della malattia sono:Insieme di sintomi e manifestazionicliniche:· Lesione morfologica di una struttura,· Evento biologico,· Alterazione funzionale,· Alterazione della forza vitale.

I quattro diversi approcci di ricerca pos-sibili sono primariamente:· Nosologico,· Patologico,· Epidemiologico,· Clinico.

Ciò che in questo momento si cerca dievidenziare, paradossalmente, non èche con la medicina omeopatica si spo-sta l’attenzione dalla noxa patogena tes-sutale ad una noxa deviante l’energiavitale, ma il misconoscimento di unacerta omeopatia circa il Logos, ilDiscorso che contraddistinguel’Occidente. Se per fare una pausa, inquanto l’argomento è esteso, si pensas-se ad una caratteristica particolare del-l’andamento “dialettico” che dovrebbecaratterizzare un’intervista, si potrebbedire che, per la mancanza di una talefenomenologia, si assiste piuttosto aduna conferenza stampa. Auspico che imedici, e tutti coloro che hanno unsapere in merito al discorso accennato,articolino un dibattito, non per gettarefango né per portare avanti sterili oppo-sizioni ma per far progredire anche lastessa farmacologia omeopatica, la stes-sa sperimentazione pura e la statisticadei sintomi patogenetici. È condivisibi-le l’appello del dirigente dell’aziendaleader che ricorda che non si ha il dirit-to di intossicare volontariamente lepersone. Forse è anche il caso di farosservare che dall’esposizione nonrisulta chiaro se dalla tossicologia acci-dentale derivino anche degli standard dimetodi e procedure. Nel nome dellarosa, considero che trattare questi argo-menti non impongano il rischio di esse-re né Guglielmo né Adso cercando dientrare nella “finis Africae”. Più di unosa, in anticipo, che la Poetica diAristotele sostiene la liceità del riso.

Gentile Rinaldo Octavio Vargas,dopo aver letto più volte il Suo non facile

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Lettere al giornale

scritto per un istante ho concluso che primadi accingermi alla prossima intervista dovròstudiarmi una decina di volumi sull’argo-mento. Poi, più semplicemente, ho replicato, amia discolpa, che obiettivo dell’intervista erainformare i lettori, che sono specialisti delsettore, non dimentichi.Abbiamo definito ledomande insieme alla Redazione, sono stateaccettate dall’intervistato e le risposte sonostate esaurienti, in questo numero pubbli-chiamo le critiche e gli apprezzamenti alriguardo con relative controrepliche, senzanulla censurare. Signor Octavio, La prego, ciassolva! Né posso accettare come capi d’im-putazione delle congetture, quando nonillazioni, derivate da un’esegesi puntigliosae un po’ (molto) pregiudiziale delle paroleusate.Al riguardo Le consiglio di leggere lalettera che segue. La ringrazio sinceramen-te per il suo intervento.

Gustavo Dominici

Gentile Sig. Christian Boiron,come Direttore de Il Medico Omeopata laringrazio per la sua sincera disponibilità eper le sue risposte esaurienti. Ora perònon le scrivo come giornalista, ma comemedico omeopatico (la mia vera professio-ne!) che, di tanto in tanto, si trasformain ricercatore. Mi riferisco alla suaaffermazione contenuta nell’intervista:

…La metodologia scientifica si è alquantoevoluta negli ultimi decenni ed io ritengoche, per essere preso in considerazione, il pro-ving debba essere condotto con un rigorosodoppio cieco. Ma per quanto io sappia, non siè mai avuto esito positivo con le dosi infinite-simali.Qui si pone un reale problema:o i sin-tomi patogenetici devono essere statisticamen-te significativi, e ciò non si verifica alle altediluizioni, o non devono essere statisticamen-te significativi, e allora come distinguerlidagli artefatti prodotti da qualsiasi speri-mentazione, dai “rumori di fondo”…?...Desidero smentirla.

Nella mia storia di omeopata ho contri-buito a creare un gruppo di lavoro cheha organizzato alcuni provings. Quandoa tale gruppo si è aggiunta la Prof. GiusiPitari, docente biochimica dell’Universitàdi L’Aquila, la nostra metodica si è dimolto perfezionata, inserendo il dop-pio cieco ed ulteriori accortezze chehanno reso le sperimentazioni moltoattendibili. I risultati furono presentatiin vari Congressi1,2,3,4 e sono confluitiin un articolo assai importante pubbli-cato da Homeopathy nel 20065, alquale partecipò anche il Prof. PaoloBellavite dell’Università di Verona.Proprio in questo articolo troverà ladimostrazione della significatività dellasintomatologia di un proving ben con-dotto.Infine qualche parola riguardo nuovimedicamenti da sperimentare ed immet-tere sul mercato. In effetti sarebbe unvero peccato che si negasse la possibilitàdi ricercare altre sostanze.Ad esempio lasostanza sperimentata per ultimo,Hydrogenium peroxidatum (H2O2), stadando notevoli risultati in casi di invec-chiamento precoce e demenza senile,confermando la prevedibile importanzadella molecola nello stress ossidativo.Le pongo cordiali saluti.

Gustavo Dominici Direttore de Il Medico Omeopata

[email protected]

1. P. Gulia, G. Pitari, G. Dominici - ETNA LAVASperimentazione omeopatica della lava del vulcanoEtna – IV Congresso FIAMO, Roma, 20022. G. Dominici - ETNA LAVA Recenti acquisizioni cli-niche – V Congresso FIAMO, Roma, 20033. P. Gulia, G. Pitari, G. Dominici - ETNA LAVA Provingsymptomatology and clinical results – LVIII CongressoLMHI, Graz, 2003

4. G. Dominici - LA PERDUTA VITALITÀ DI HYDRO-

GENIUM PEROXIDATUM Risultati parziali della spe-

rimentazione (proving) di acqua ossigenata (H2O2) –

VI Congresso FIAMO, Roma, 2006

5. G. Dominici, P. Bellavite, C. di Stanislao, P. Gulia, G.

Pitari - Double-blind, placebo-controlled homeopath-

ic pathogenetic trials: Symptom collection and analy-

sis – HOMEOPATHY, 2006, 95, 123-130

RISPOSTA DI CHRISTIAN BOIRONALLA DOMANDA DEL DOTT.DOMINICIPer rispondere alle sue domande sullepatogenesi, le parlerò dell’”InstitutBoiron”, che poche persone conoscono…Ho lavorato molto sulla storia del-l’omeopatia perché ho avuto ben prestola convinzione che le chiavi della cor-retta comprensione di questo metodoterapeutico si trovassero nella sua gene-si. E sentivo troppo spesso gli omeopa-ti accapigliarsi sulla “vera omeopatia”,senza aver fatto lo sforzo sufficiente percapire bene l’approccio di Hahnemann.D’altronde, constatai che la dinamica diprogresso dell’omeopatia si prosciugavapoco a poco. Non aveva smesso di evol-vere nel corso dei primi cento anni, esentivo che eravamo entrati in un perio-do un po’ sterile e sempre meno scien-tifico, mentre la ricerca scientifica e lacuriosità entusiasta ne erano state lebasi principali. Nel giugno 1985 hoquindi riunito un centinaio di mediciomeopati esperti e desiderosi di lavora-re sui fondamenti dell’omeopatia perpoter distinguere il vero dall’artefatto.Il mio approccio era naturalmente altempo stesso un approccio scientifico emedico, ma anche un approccio indu-striale: non era possibile costruire losviluppo dell’omeopatia su basi troppofragili e dovevamo mettere l’omeopatiaal servizio della medicina. Da ciò dipen-deva il destino di milioni di pazienti.Ero convinto che lavorando corretta-mente sui fondamenti dell’omeopatiaavremmo potuto trovare le vie per per-mettere all’omeopatia di essere più effi-cace, in maniera più sistematica, supatologie più numerose e più gravi. Ene sono tuttora convinto! L’Institut Boiron è sorto in parallelocon i Laboratoires Boiron, con i mezzifinanziari dell’azienda, ma senza alcunapressione commerciale. Sono statomolto attento... L’organizzazione era

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Intervista a Boiron, commenti e risposte

semplice: un tema, un obiettivo, unacommissione, un responsabile dellacommissione e tutti i responsabilimembri del consiglio di orientamentodell’Institut che dirigevo personalmen-te. I temi: l’affidabilità della materiamedica, l’omeopatia in ospedale, l’inse-gnamento, prospettive, ricerca clinica,ruolo dei medici omeopati, etc… è lacommissione “affidabilità della materiamedica” che ha lavorato per oltre 15anni sulla problematica delle patogene-si, per lo più diretta da Jacques Jouanny.Dietro mia richiesta, nel 1997, Jacquesha scritto una sintesi sotto forma diparabola, ed è questa sintesi che le con-segno oggi, con l’accordo dell’autore.Lascio a lei giudicare....

C’erano una volta, durante una ferocissimaepidemia di vaiolo, un piccolo vaccaio e unapiccola vaccaia che si amavano teneramentefin dall’infanzia. Il piccolo vaccaio era stra-bico e andava matto per il lardo salato e lepatate. La piccola vaccaia si sarebbe cibatasolo di latticini e di marmellate, e soffriva dicrisi di emicrania… Il piccolo vaccaio, acca-rezzando le giovenche affette da “vaccinia”,aveva contratto per contagio le stesse pustoledelle sue vacche … Poi, passeggiando manonella mano con la sua bella per le stradineromantiche di campagna, le aveva trasmessole stesse pustole contagiose… Queste pusto-le, com’è risaputo, assomigliano molto aquelle del vaiolo. Il piccolo vaccaio e la pic-cola vaccaia non furono colpiti dall’epide-mia. Ben presto si sposarono ed ebbero moltibambini… La maggior parte delle personeche li circondava invece morì: quelli dellaloro stessa età, gli innamorati, quelli chepasseggiavano volentieri sulle stradineromantiche, quelli che andavano matti per illardo salato o le marmellate, gli strabici oquelli che soffrivano di emicrania. Invece, icontadini che avevano contratto incidental-mente la vaccinia prendendosi cura dellevacche, rimasero indenni, a prescindere dal-l’età, anche se non erano innamorati o

romantici, non erano particolarmente attira-ti dal lardo salato o dalle marmellate, nonsoffrivano né di strabismo, né di mal ditesta…È a partire da una storiella di questo tipoche Jenner, grazie al proprio spirito di osser-vazione, scoprì o inventò la “vaccinazione”,intorno al 1796.Nella stessa epoca, Hahnemann scoprì oinventò l’”omeopatia”. Studiando variematerie mediche della sua epoca,aveva avutol’intuizione che alcune sostanze medicamen-tose potessero guarire sintomi simili a quelliche potevano provocare. In altri termini,aveva intuito l’esistenza, in determinate cir-costanze, di un parallelismo d’azione tra ilpotere tossicologico di una sostanza e il suopotere terapeutico. Hahnemann accolse lascoperta di Jenner come un’ulteriore argo-mentazione a favore della sua ipotesi. Lasimilitudine tra le pustole della vaccinia equelle del vaiolo era una “concordanza omeo-patica”, poiché queste lesioni anatomicheerano testimonianza di una simile (homeo)sofferenza o malattia (pathos). L’esperienzadimostrava che questa concordanza compor-tava una possibilità di terapia o di preven-zione. Sta di fatto che Jenner, alla fine delXVIII secolo, osservando questa “relazione”,questa “concordanza” patologica e scoprendola vaccinazione antivaiolosa, faceva omeopa-tia senza saperlo.Tuttavia, per verificare lapropria ipotesi di un parallelismo d’azionetra il potere tossicologico e terapeutico diuna sostanza medicamentosa, Hahnemanndoveva conoscere la farmacodinamica dellediverse sostanze sugli organismi. Si imposequindi di sperimentare su soggetti sanil’azione delle diverse sostanze utilizzatenella farmacopea dell’epoca.Va precisato che la Materia medica èuna somma di sintomi farmacologicie che Hahnemann è stato uno deiprimi farmacologi della medicinasperimentale.In ordine cronologico, Hahnemann inserìnella materia medica:1 - segni tossicologici: in qualità di chi-mico e di tossicologo, poté inserirvi immedia-

tamente tutte le conoscenze di cui si dispone-va all’epoca grazie agli avvelenamenti stori-ci, accidentali, volontari o professionali.2 - segni e sintomi sperimentali otte-nuti mediante dosi subtossiche su semedesimo o su persone della sua cerchia.Hahnemann registrava tutte le reazioni otte-nute sui diversi apparati e le lororipercussioni neurologiche e compor-tamentali.3 - al fine di verificare il fenomenodella similitudine di cui aveva suppostol’esistenza, passò quindi a somministrare lesostanze medicamentose a scopi terapeutici,scegliendo quei pazienti i cui sintomi pato-logici corrispondevano alle manifestazionitossiche. Così facendo, constatò che ottenevaspesso un miglioramento o una guarigione,ma perlopiù a costo di un peggioramentodei fenomeni morbosi. È proprio per evitarequesto peggioramento che scoprì la necessi-tà di utilizzare dosi minime o addiritturainfinitesimali. I sintomi farmaco-dina-mici simili ai sintomi patologici gua-riti furono inseriti come affidabilinella Materia medica.Così concepita ed applicata, la terapiaomeopatica,“l’omeopatia” è davvero, comeebbe a scrivere Denis Demarque, una“Medicina dell’esperienza”, e la Materiamedica all’inizio è sperimentale e somato-psichica. È quindi innegabilmente dall’af-fidabilità della Materia medica che dipen-de tutto il rigore e l’efficacia della tera-peutica omeopatica.Purtroppo, dopo Hahnemann, non tutti glisperimentatori o gli omeopati che gli suc-cedettero applicarono il rigore sperimenta-le del Maestro. Essi inserirono nella mate-ria medica, indifferentemente:- alcuni sintomi patologici dei soggettisperimentati, senza alcun nesso con la far-macologia della sostanza in corso di speri-mentazione (lo strabismo o le emicranie deinostri innamorati);- sintomi concomitanti alla malattia o almalato trattato, ma privi di qualsiasi con-comitanza fisiopatologica con questi ulti-mi (il romanticismo bucolico della giovane

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Lettere al giornale

coppia di vaccai, la loro smodata passioneper il lardo salato o le marmellate).

Su questa falsariga, gli adepti della scuolailluminista (Svedenborg, Kent), che ricon-ducevano tutta la patologia ad un’originepsichica, aggiunsero innumerevoli sintomi,perlopiù psichici ed isolati, che a dir lorovenivano guariti. Questi sintomi, nonessendo stati sottoposti ai filtri della stati-stica e dell’effetto placebo, sono evidente-mente privi di valore, tanto più che veniva-no spesso corredati dai sintomi descrittividelle strutture psicologiche di pazienti per-turbati su cui si tentava una terapia infi-nitesimale, oppure dai sintomi di malattieper le quali si provava un medicinale. Benpresto ci si ritrovò con un’inflazione disintomi, soprattutto psichici, che gonfiaro-no a dismisura i repertori, sintomi a cui gliIlluministi fanno riferimento ancor oggi,come se si trattasse della Bibbia. Sta difatto che la loro tecnica psicosomatica nonsolo si discosta dalla coerenza del metodoomeopatico, che è somato-psichico, ma sidiscosta dalla coerenza tout court. Perrendersene conto è sufficiente confrontarele sparute righe che la “Materia medica” diHahnemann riserva ai sintomi mentalisperimentali di ogni medicinale con le cen-tinaia di pagine del repertorio di Kent perla medesima voce, o addirittura con le1600 pagine del repertorio di HorstBarthel per gli stessi sintomi! Per cercare diassicurare la propria credibilità, i reperto-rialisti oggigiorno si avvalgono dei compu-ter. Ciononostante, come un congelatore incui si inserisce un cibo avariato allo scon-gelamento darà solo una pietanza avaria-ta, il computer, qualunque sia il program-ma caricato, non darà altro che i nomi diquei medicinali inaffidabili che si sonoinseriti al suo interno. Sotto una parvenzadi modernità e di affidabilità, l’uso delcomputer in omeopatia non è altro che unparavento che maschera l’incompetenza ela mancata assimilazione del metodoomeopatico.

D’altro canto, lo stesso Hahnemann nondiceva forse già allora:“Chi fa riferimen-to alle vaghe indicazioni dei repertori…non merita l’onorevole nome di omeopa-ta”. Perché quest’opposizione da parte diHahnemann? Nell’utilizzo dei repertoridi sintomi, sicuramente ideati dagli auto-ri con un nobile scopo pedagogico, neltentativo di fungere da puntello allamemoria, Hahnemann ravvisava il rischioche il proprio metodo venisse tradito,soprattutto nelle patologie croniche.L’omeopatia non è infatti una terapiasintomatica. Non deve interessarsi solo aisintomi attuali del paziente, bensì a tuttala sua sintomatologia evolutiva, e concen-trarsi sui sintomi più marcati, più salien-ti, più caratteristici della malattia: “l’in-sieme dei cambiamenti nel modo di senti-re o di agire del paziente” a seguito dellamalattia (segni patognomonici e segniconcomitanti della malattia). Se, inseguito alla malattia, un paziente svilup-pa sintomi per lui inconsueti (sete inten-sa, termofobia, freddolosità eccessiva, agi-tazione o prostrazione, voglia di sale o dimarmellate)… tutti questi sintomi vannopresi in considerazione per cercarne l’im-magine speculare nella Materia Medica.Per questo motivo Hahnemann consigliò aBönninghausen di inserire nel suo reper-torio, accanto ai sintomi, anche alcuniriferimenti alle diagnosi nosologiche, seb-bene sia evidente che la nosologia del-l’inizio del XIX secolo è ormai obsoleta.Di fatto, ben presto l’uso dei repertori feceapparire nuovi criteri, veri e propri arbi-trii ideologici che diventarono tabùrestrittivi dell’utilizzo e dell’azione deimedicinali, per i criteri di esclusione checomportavano. I concetti di incompatibi-lità, di antidotismo paralizzavano le pre-scrizioni:- era sacrilego prescrivere Bryonia insiemea Rhus tox. per le loro modalità oppostesotto l’azione del movimento…- era iconoclastico prescrivere Lachesis eLycopodium allo stesso paziente, per le dif-ferenze sotto l’aspetto della lateralità e dei

segni psichici…- c’era un’evidente incompatibilità traNatrum mur. e Pulsatilla, che avevanomodalità opposte per quanto riguarda laconsolazione e la sete…

In realtà, oggi capiamo- che Bryonia, che interessa le sierose arti-colari, in reumatologia può essere un utilecomplemento a Rhus tox., che agisce suitendini e sui legamenti;- che Lycopodium, che ha come bersagliopatogenetico il fegato, i reni, la cute e lemucose, può essere integrato dall’azione diLachesis nei pazienti in cui una o più diqueste funzioni risultano perturbate, incaso di interessamento della crasi sangui-gna e del sistema nervoso.In altri termini, per risultare omeopaticanei confronti di una malattia, la sostanzadi base del medicinale deve innanzituttoavere un’azione farmacodinamica sugliorgani o sulle funzioni interessate nellapatologia in questione. L’orientamentorepertoriale rischia (salvo in caso di coin-cidenza fortuita) di non soddisfare questanecessità primaria, poiché fondato su sin-tomi che assai spesso non sono farmacolo-gici. Per questa ragione,alcuni omeopati dispessore avevano proposto delle “geografieomeopatiche” che riunivano le diversesostanze dotate di un tropismo elettivo perun medesimo organo o una stessa funzione(Dufilho).Ma non è tutto. Per risultare omeopaticinei confronti dei sintomi di un paziente, isintomi patogenetici devono derivare dauna fisiopatologia simile. In presenza diun edema, ad esempio, è indispensabileconoscerne l’eziologia: stasi venosa, aller-gia, insufficienza epatica, cardiaca o rena-le, carenza… Il problema è che in pratica,se oggi conosciamo sempre meglio la fisio-patologia delle malattie, non ne conoscia-mo comunque tutte le fisiopatologie, enon conosciamo nemmeno tutte le moda-lità d’azione fisiologiche dei diversimedicinali della farmacopea omeopatica,e pertanto nemmeno quello del fenomeno

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anno XII numero 36 novembre 2007 19

della similitudine, chiamato a torto daquasi due secoli “legge della similitudi-ne”. Di fatto, “la similitudine” di cui siparla in omeopatia è un fenomeno fisiolo-gico globale che non si manifesta sistema-ticamente, ma solo a certe condizioni, e ilcui meccanismo fisiopatologico non è uni-voco. Questa caratteristica non è di osta-colo al metodo, poiché la medesima osser-vazione può essere fatta a proposito dialtre tecniche terapeutiche classiche, comequella per esempio delle vitamine, i cuimeccanismi d’azione sono diversi gli unidagli altri.La vaccinazione antivaiolosa è stata uti-lizzata con successo e senza complessi perdecenni, quando ancora non si sapeva chel’omeopaticità tra la vaccinia e il vaioloderivava da un processo di immunità cro-ciata… Più recentemente, per spiegarel’omeopaticità, alcune sperimentazioni diricerca fondamentale hanno permesso atorto o a ragione di dire che:

- l’azione delle diluizioni di Gelsemiumsul Sistema Nervoso potrebbe derivare, aseconda delle dosi utilizzate, da un’accele-razione o da un rallentamento della ricap-

tazione (uptake) dei neurotrasmettitori;- l’azione di Opium dinamizzato potreb-be essere collegata ad un’azione sulleendorfine.Per la maggior parte dei medicinali, tutta-via, il meccanismo d’azione rimane unmistero,mentre per altri si può difficilmen-te evocare il concetto di similitudine:Hepar sulfur o Silicea a dosi ponderali nonprovocano fenomeni suppurativi acuti ocronici, sebbene le loro diluizioni dinamiz-zate risultino notevolmente efficaci in que-ste patologie. La materia medica omeopa-tica recupera quindi anche sintomi guaritidalla farmacologia diretta dell’infinitesi-male, che vanno distinti dai sintomi dimalattie psicosomatiche guariti o miglio-rati nell’ambito di sperimentazioni stati-sticamente insufficienti, per le quali l’ef-fetto placebo risulta più verosimile del-l’azione farmacodinamica della sostanzautilizzata. Viene pertanto ribadita perl’ennesima volta la necessità dell’affidabi-lità della materia medica omeopatica, verae propria chiave di volta del metodo tera-peutico che attualmente poggia:- in misura sostanziale sul parallelismod’azione tra il potere farmacologico di una

sostanza e le sue possibilità terapeutiche;- e in misura minore sulla farmacologiadiretta dell’infinitesimale, di cui lamedicina moderna inizia ad intravederel’utilità.D’altro canto,non bisogna dimenticare che“pharmakon” in greco significa contempo-raneamente “medicinale” e “veleno”.Così come nell’ambito delle allergie iricercatori hanno individuato degli anti-corpi specifici per allergeni microbici o dialtra natura, non è assurdo ritenere cheun giorno o l’altro riusciranno ad evi-denziare mediatori specifici dei modellireattivi di difesa. Comunque sia, per esse-re rigorosa e affidabile, la materia medi-ca omeopatica deve essere filtrata e libe-rata da tutto ciò che non è oggettivamen-te farmacodinamico, sia in ambito tossicoche in ambito terapeutico. Sin dalla finedel XIX secolo, alcuni medici omeopati,clinici rigorosi, acquisirono consapevo-lezza di questa necessità urgente, consta-tando le devianze metodologiche di alcu-ni colleghi, di cui si è parlato poc’anzi.Alla luce di queste considerazioni, iDott.ri Allen, Hughes, Hering, Dunhame Lippe realizzarono un lavoro monu-mentale, con i mezzi e le conoscenze del-l’epoca. Oggigiorno, i progressi della tos-sicologia, della farmacologia, della clini-ca, della fisiopatologia, dell’anatomopa-tologia potranno contribuire a questolavoro di pulizia e di razionalizzazionedella Materia medica. Così concepita, laMateria Medica omeopatica, quintessen-za stessa della farmacologia, può inte-grarsi e beneficiare di tutti i progressidella medicina moderna.La terapeutica omeopatica è un metodoessenzialmente oggettivo e clinico. Devebasarsi sui soli sintomi clinici oggettividella malattia e del malato, sull’”insiemedei cambiamenti nel modo di sentire e diagire del paziente”, cambiamenti conco-mitanti alla malattia e che da essadipendono, come si è già avuto modo disottolineare in precedenza. Non è aned-dotica. Non deve focalizzarsi sugli epi-

MATERIA MEDICA

Intervista a Boiron, commenti e risposte

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fenomeni concomitanti privi di alcunnesso fisiologico con la malattia. La vac-cinazione antivaiolosa non sarebbe statascoperta se Jenner si fosse focalizzato solosullo strabismo o sulle emicranie, sullepreferenze alimentari o sugli amoribucolici del vaccaio e della vaccaia…! Un tempo, nel confrontare i medicinali miveniva insegnata una regola assoluta,ovverosia che al paziente febbrile cheaveva paura di morire e chiedeva di esserecurato andava somministrato Aconito,mentre al paziente che rifiutava le cure sidoveva dare Arsenicum album… Nessuninsegnante diceva (o sapeva) che in realtà,nell’intossicazione da aconitina, gli intos-sicati avevano tutto il diritto di essereansiosi e di temere la morte, poiché que-st’ultima era praticamente inevitabilenelle intossicazioni acute. L’ansia era del

tutto giustificata dal contesto clinico edera concomitante e conseguente all’intos-sicazione. Viceversa, nessun insegnantediceva (o sapeva) che il sintomo “rifiutodelle cure”, inserito nella materia medicadi Arsenicum album come importante sin-tomo differenziale, era stato aggiunto allematerie mediche in seguito al suicidiovolontario, in manicomio, di due solipazienti affetti da melanconia, che rifiu-tavano categoricamente qualsiasi tipo diterapia dopo aver assorbito dosi massiccedi topicida…Oggi è facile capire che, in questo caso pre-ciso, il sintomo non è imputabile all’azio-ne tossica dell’anidride arseniosa, e cheperaltro fa ben pallida figura, risultandorelegato al ruolo di eccezione, se confron-tato alle migliaia di casi di intossicazioneda arsenico che sono serviti a definire i sin-

tomi patogenetici di Arsenicum album!Il principio fondamentale dell’omeopatia,il fenomeno della similitudine, è ampia-mente utilizzato nella terapeutica classica,la maggior parte delle volte all’insaputadegli stessi prescrittori. Questo significache non c’è un fosso invalicabile, che nonc’è incompatibilità tra quelli che alcuniconsiderano, a torto, due sistemi terapeuti-ci differenti. Esiste al contrario una com-plementarietà potenziale che meriterebbedi essere utilizzata per il bene più grande,quello della medicina e dei malati.C’erano una volta… un piccolo vaccaio euna piccola vaccaia che si amavano tene-ramente…

Jacques JOUANNYDicembre 1997

Lettere al giornale

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Notizie dalla Fiamo

I l Consiglio Nazionale della F.I.A.M.O.ha recentemente deliberato la costitu-zione del Comitato Promotore della

Officina Homeopathica Internationalis.Come mostra il termine stesso,l’Officina è un “laboratorio” nel qualelavorare in tutti i campi riguardanti,direttamente o anche marginalmente,la Medicina Omeopatica: teoria, meto-dologia clinica e di ricerca, epistemolo-gia, semantica e terminologia, etica ebioetica, deontologia, informatica, altreomeoterapie, economia e politica sanita-ria omeopatica e convenzionale, nazio-nale e internazionale, produzione epolitica farmaceutica, etc.I parametri e i mezzi intellettuali da utiliz-zare saranno rigorosamente quelli dellascienza e della filosofia della scienza con-venzionali: infatti l’evoluzione delle variescienze, non solo mediche, degli ultimidecenni (Biochimica, Biofisica, Psico-Neuro-Endocr ino-Immunolog ia,Neuroscienze, Psicosomatica, Teoria deiSistemi,Tossicologia, etc) si sta indirizzan-do verso una visione “sistemica” dell’uo-mo, analoga alla visione omeopatica e dimolte altre medicine non convenzionali.Tale visione sistemica può essere utilizzatanon solo per la conferma della validitàdella Omeopatia, ma anche addiritturaper una vera e propria “rinascita” dellaOmeopatia stessa nella piena ortodossiascientifica e senza perdere minimamente,anzi valorizzandolo, tutto il patrimonioclinico accumulato in più di due secoli dipratica clinica.Tutto ciò anche attraversola rivisitazione critica (ovviamente conun atteggiamento di profonda ammira-zione, rispetto e riconoscenza per chi ci

ha preceduto) dei sistemi teorici omeo-patici preesistenti.Azione precipua dell’Officina sarà laelaborazione di nuovi sistemi teorici edi nuove strategie cliniche basate su datiscientifici oggettivi, la sperimentazionedi nuovi rimedi, la valorizzazione dirimedi poco utilizzati e la sperimenta-zione di base per la dimostrazione dellavalidità della Medicina Omeopatica.L’Omeopatia, essendo nata e cresciutaai margini della medicina ufficiale, nonha mai potuto usufruire della “pirami-de” scientifica istituzionale, fatta digrandi finanziamenti, di istituti univer-sitari che si occupano esclusivamente diricerca, di supporto culturale, politico,mediatico, etc.Essenzialmente non esiste la figura del“ricercatore” in campo omeopatico, aparte le iniziative personali ed isolate dipoche figure, spesso misconosciute, chehanno eroicamente sacrificato profes-sione e/o carriera e/o famiglia perdedicarsi alla ricerca omeopatica.È necessario invece creare una classe di“ricercatori omeopatici”, medici omeopati(coadiuvati da altre figure professionalie culturali) che facciano un salto di qua-lità rispetto alla semplice pratica pro-fessionale quotidiana e si dedichinoanche allo studio di discipline varie(attraverso una bibliografia concordata,corsi ad hoc, etc): una équipe di intelli-gence che possa far crescere, difendere,affermare autorevolmente l’Omeopatiain un ambiente assolutamente avverso.L’Officina si articolerà in diversi gruppidi lavoro locali (Officine Distaccate) chepotranno essere fondate nell’ambito

della FIAMO, ovvero, in convenzionecon altre società scientifiche omeopati-che, anche al di fuori della FIAMO.Prima regola della Officina sarà morale ecomportamentale: assoluta laicità. Di con-tro al settarismo imperante nel mondoomeopatico, nell’ambito dell’Officinale disparità delle opinioni e delle cor-renti teoriche saranno espressamente lamateria prima su cui lavorare.In quest’ambito sarà fra l’altro essen-ziale esaminare a fondo e risolveredefinitivamente il problema della dico-tomia culturale fra unicismo e plurali-smo, sulla base di analisi epistemologi-che e metodologie cliniche ben preci-se, che portino all’ “evidenza”.Coordinatore del Comitato Promotoredella Officina Homeopathica Internationalisè stato nominato Pindaro Mattoli, idea-tore della stessa. Chiunque desideripartecipare al Comitato Promotore osemplicemente essere tenuto al correntedello sviluppo della situazione può invia-re un messaggio al Coordinatore ([email protected]).

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Officina HomeopathicaInternationalis

OFFICINA

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Giandomenico Lusi Medico Chirurgo – Omeopata ROMA

La prescrizioneginecologica e pediatrica

Recensioni

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OMEOPATIA PEDIATRICA si aprecon un capitolo dedicato ai principigenerali della medicina omeopatica ealla sua metodologia; gli autori propon-gono un approccio al malato acuto e almalato cronico con considerazioni sullecostituzioni e sulle diatesi miasmatichee sui criteri di scelta del rimedio omeo-patico. I capitoli successivi sono dedica-ti alle più importanti e comuni patolo-gie pediatriche: le febbri, le tossi, leallergie, le malattie infettive dermato-logiche etc. alcuni presentano anchequalche richiamo semeiotico, che nonguasta. La grafica è chiara e semplice:per ogni patologia sono proposti piùrimedi e per ogni rimedio vengonoriportate le keynotes per la patologiatrattata; degli asterischi indicano anchese quel rimedio è di uso più o meno fre-quente. Tutto ciò rende molto rapida ecomoda la consultazione. Per alcunepatologie frequenti e con molti rimedipossibili, come per esempio la tosse,sono proposte delle ampie tabelle com-parative che rendono più facile una dia-gnosi differenziale tra i rimedi possibili.Spesso sono aggiunte delle note dicarattere clinico omeopatico.Ogni capitolo inoltre è corredato di unamateria medica, dove gli autori descri-vono le principali caratteristiche dei“medicinali di fondo” o di “terreno” inbase ad un modello reattivo psorico,tubercolinico, sicotico, luesinico, pro-ponendo al lettore un visione più vastadella semplice prospettiva patologica.

In OMEOPATIA E GINECOLOGIAtroviamo un ampio approccio alle pro-

blematiche cliniche femminili. Anche inquest’opera l’Autore nell’introduzionepresenta i principi della medicina omeo-patica, seguono poi i capitoli dedicatialle patologie e ai disturbi in ginecologiae in ostetricia: si va dalle alterazioni delflusso mestruale alla gravidanza, dallapatologia della mammella alle disfunzio-ni sessuali e si affrontano anche la meno-pausa e la contraccezione.Il libro è arricchito da due interessanticapitoli: uno, a cura del dottorFrancesco Laganà dal titolo“Adolescenza femminile”; l’altro, “Laricerca del tipo in ginecologia”, del dot-tor Pierluigi Gargiulo. L’impostazionegrafica rende agevole la lettura e velocela consultazione. Per ogni argomentotrattato sono proposte le possibilitàterapeutiche omeopatiche con le carat-teristiche dei rimedi indicati. Il libro ècompletato da una materia medica deirimedi trattati nel testo.

Entrambi i testi si distinguono per l’accu-ratezza della ricerca e la meticolosità nelladescrizione dei sintomi peculiari utili allaprescrizione, da cui traspare la passioneche gli Autori hanno dedicato a queste loroopere. Esse tuttavia appaiono, talvolta,

eccessivamente compilative, qualche casoclinico dimostrativo sarebbe stato utile eavrebbe reso i due lavori più originali.I due testi possono rappresentare unbuon aiuto per chi inizia a muoversi nelcomplesso e vasto mondo della medici-na omeopatica e delle materie medicheed essere di utile consultazione ancheper i più esperti, quando deve essererisolto qualche dubbio prescrittivo.Rimane tuttavia il rischio che si finiscaper prescrivere solo sul sintomo o sol-tanto per quella patologia, dimentican-do il malato. A tal proposito, anche unodegli Autori, Scaglione, avverte: ”Il neo-fita che vorrà proseguire nello studiodella medicina dei simili integrerà lesue conoscenze con altre materie medi-che, più rigorose e complete”.

OMEOPATIA PEDIATRICA di Paola Nannei e Giulio Vigano.Casa Editrice Ambrosiana -Pagg. 259 € 28,00

OMEOPATIA E GINECOLOGIA di Giuseppe Scaglione.Casa Editrice Ambrosiana -Pagg. 159 € 26,00

La Casa Editrice Ambrosiana propone “Omeopatia pediatrica”di Paola Nannei e Giulio Viganò e “Omeopatia e ginecologia”di Giuseppe Scaglione. I due libri, di tipo manualistico, unisconocontenuti precisi ed accurati ad una pregevole veste grafica.Entrambi i testi suscitano un certo interesse poiché si occupanodi due specializzazioni mediche dove la medicina omeopaticatrova grande applicazione.

Recensione di due recenti manuali della Casa Editrice Ambrosiana

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Mario Buttignol

Cronaca della Riesumazionedel corpo di Hahnemann

Storie

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I l progetto era di fatto il modo piùadeguato di riparare alla mancanzadi memoria per il venerato Maestro

durata ben 53 anni, a seguito della qualenessuno si ricordava più con certezzadove fosse stato sepolto, quasi a realiz-zare quanto lo stesso Hahnemann scris-se: “… Non rivolgetemi degli elogi, non liamo, sono un uomo semplice e schietto. So dinon aver fatto che il mio dovere …”La cronaca dettagliata dell’ultimo viag-gio del Vecchio di Koethen è stata cura-ta passo per passo dalla SocietàOmeopatica Francese e pubblicata su diun’autorevole rivista. Prontamente ecompetentemente fu poi tradotta dalDott. G. Pompili sull’autorevole RivistaOmiopatica (luglio-agosto 1898).

L’EVENTO

Martedì 24 maggio 1898, dopo dueanni di trattative e di sforzi delComitato Internazionale diOmeopati, creatosi per l’evento, ebbeluogo alla presenza di autorità civili edi trentacinque persone, la solennecerimonia dell’esumazione del corpodel Dott. Samuel Hahnemann. Essaebbe inizio alle ore 8,30 del mattino

con l’arrivo del Commissario diPolizia rappresentante l’autorità civi-le, che permetteva l’esumazione delcorpo di Hahnemann e della secondamoglie Mélanie d’Hervilly.Nella circostanza erano presenti: ilDott. Leopold Süss-Hahnemann,nipote di Samuel Hahnemann, arriva-to dall’Inghilterra, il SignorCloquemin, rappresentante laBaronessa Bönninghausen, figlia dellavedova di Hahnemann, il Comitato

Internazionale della Tomba, rappresen-tato dal Dott. Richard Hughes diBrighton e, dal Dott. François Cartier,segretario del Comitato di Parigi,Léon Simon figlio, presidente dellaSocietà Omeopatica Francese,Parenteau, Conan, Jousset padre,Jousset figlio, Nimier, J.B. Faure,Guinard, Elia Faure, Tissot, Denzon,Nugnay, Boyer, Love, Chancerel padree figlio, Georges Tessier, Trichou,Peuvrier, Heermann, Vautier,Koenick, Girardeau, Ecalle e BernardArnulphy di Chicago.Alla cerimonia partecipava anche ilDott. Gannal, assistente di suo padreall’imbalsamazione del corpo diHahnemann nel 1843. Infine cinqueoperai di manovalanza.All’inizio della cerimonia fu letto uncomunicato del presidente delComitato, Dott. Leon de Brasol diNicolaieuskaïa, Pietroburgo (Russia):“Non posso venire. Sono col pensiero aParigi partecipando con tutta l’animaalla vostra solennità. Mi è consolante chel’onore dovuto al nostro maestro, alla finegli sia reso. Rimane a desiderare il feliceesito dell’opera da voi sì energicamenteintrapresa e che in due anni la tomba siaornata con un bel monumento.”In effetti, ciò avvenne con una sottoscri-zione internazionale a cui partecipòanche un gruppo di Omeopati italiani.

Per primo prese la parola il Dott.Cartier, segretario del Comitato diParigi, che con una lucida analisioggettiva porta i testimoni dentrol’evento tanto atteso:

L’esumazione dei resti del Dott. Samuel Hahnemann dal cimiterodi Montmatre ed il loro trasferimento al prestigioso cimiterodegli uomini illustri di Pêre-Lachaise a Parigi, rappresentasicuramente un grande evento storico ed espressivoper la Comunità Omeopatica mondiale di fine Ottocento.Con ciò fu inoltre definitivamente formalizzata l’identificazionedella tomba e dei resti mortali del Padre dell’Omeopatia.

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La tomba di Samuel Hanhemann a Parigi

Un grande progetto, una memoria storica di fine Ottocento

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Storie

“In faccia a questo sepolcro aperto – affermò– innanzi a questo feretro contenete il corpodi Hahnemann, nostro illustre maestro, non èmio dovere delineare di nuovo l’opera dell’uo-mo di genio che ha commosso il mondo collesue idee e colla sua dottrina. Nella mia qua-lità di segretario del Comitato Internazionaledel monumento funerario e di delegato france-se, il solo che possa agire sul luogo, io devo atutti quelli che sono qui presenti, a tutti quel-li che aspettano con ansietà il risultato dellacerimonia odierna in tutto il mondo, offrire leprove palpabili ed evidenti che noi ci troviamoeffettivamente alla presenza dei preziosi avan-zi di Samuele Hahnemann,e che il monumen-to che noi andiamo a erigere al Pêre-Lachaiseriparerà le ingiurie del tempo al corpo delfondatore dell’omiopatia.A ciò danno motivole recenti polemiche prodottesi a tale riguardoin alcuni giornali omiopatici, e le quali fad’uopo assolutamente arrestare, offrendo tuttele prove di autenticità. Le prove si possonoriassumere in due gruppi:1. le informazioni fornite dai registri del-l’autorità civile e dai ragguagli della fami-glia e degli omiopatici che coincidono colleimpronte del sepolcro e del feretro;2. L’apertura del feretro di Hahnemann le cuifattezze devono essere ancora riconoscibili.Hahnemann è sepolto nella tomba Lethière;Hahnemann è il primo corpo che s’incontriall’apertura del sepolcro. Questa è la primaparte delle prove da dimostrare.Da una parte i registri del cimitero e dellostato civile; dall’altra le informazioni forni-te dal nipote di Samuele Hahnemann, il D.r

Süss-Hahnemann qui presente; dalla signoradi Bönninghusen, la figlia adottiva dellasignora vedova Hahnemann,nata d’Hervilly,da tutti quelli che sono vissuti al tempo diHahnemann, o che hanno scritto intornoalla sua vita, attestano che CristianoSamuele Hahnemann, morto a Parigi nel1843 è stato sepolto nella tomba Lethièreindicata da una concessione perpetua cheporta il N.° 324 del 1832,e 414 del 1834.La concessione di sinistra è la sepolturaHahnemann che porta il N.° 231 del 1847.Questa sepoltura racchiude unicamente il

corpo della signora vedova Hahnemann,nata Melania d’Hervilly, morta nel 1878.Atorto alcuni omeopatici hanno preteso che ilcorpo di Hahnemann riposasse in questasepoltura. Signori, essa è ora aperta innanzia voi, essa non contiene che un feretro la cuiscritta corrisponde allo stato civile dellasignora Hahnemann, nata d’Hervilly.La sepoltura Lethière nella quale riposa ilcorpo di Hahnemann è stata riprodotta inincisione nel giornale del D.r Schwabe,Homöopathischer Kalender, nel 1892,[Willmar Schwabe di Lipsia, fondatorenel 1866, della famosa “FarmaciaCentrale Omeopatica”, ndr], e più recen-temente nell’Hanemannian Monthly, [rivi-sta omeopatica americana fondata dalConte Adolf Lippe (1812-1888), ndr],dell’ottobre 1896. Dopo l’epoca del disegno,il tetto di zinco fu tolto, ma voi potete vede-re, signori, l’identità della grata di Ferro e laforma della pietra sepolcrale col disegno chevi pongo sotto gli occhi. Infine voi vedetecome prova evidente nell’angolo della pietrasepolcrale questa iscrizione: C. P. 324 (con-cessione perpetua 324).Noi sapevamo egualmente dalle autorità delcimitero e dal racconto della famiglia che ilferetro di Hahnemann era l’ultimo deposto.Il corpo di Gohier fu sotterrato il primo, ilcimitero non possiede più la data del deces-so; il corpo di Lethière morto nel 1832 stanel mezzo; infine l’ultimo arrivato, vale adire il primo sotto la gronda è il corpo diHahnemann sepolto nel 1843.Il numero d’identità del feretro di Hahnemanninscritto sui registri del cimitero Montmartre,è: N.° 1252, 1.° circondario, 1843.Ora signori voi venite oggi a verificare laautenticità di queste indicazioni.Leggiamo distintamente sopra il primo fere-tro di piombo che si offre alla nostra vista,separato dagli altri da uno strato di calce-struzzo immediatamente sotto la gronda delsepolcro Lethière l’iscrizione seguente chenon è stata alterata per nulla dal tempo:N.°1252, circondario, 1843.Più in alto sopra il feretro voi vedete unastampiglia in piombo così formata: Brevetto

d’invenzione, Imbalsamamento Gannal.Ora noi sappiamo che il corpo diHahnemann fu imbalsamato da uno deiprimi specialisti dell’epoca. La casa Gannalesiste ancora, 6 rue de seine. Ho avuto occa-sione di vedere il D.r Gannal, figlio e succes-sore, che era assistente di suo padre nell’im-balsamazione di Hahnemann, e che si ricor-da ancora dell’operazione.Questa fu fatta secondo lui col solfato diallumina (processo Gannal) sebbene il D.r

Süss-Hahnemann, egualmente testimoniooculare pretenda che l’arsenico sia statol’agente adoperato. Sui registri della casaGannal si trovano tutt’ora scritte questeparole: «3 luglio 1843, imbalsamento delSig.r D.r Hahnemann, 2000 franchi.» Oggiil D.r Gannal è fra gli assistenti ed ha avutoa cuore di essere presente all’esumazione.”

Il Dott. Cartier proseguì il discorso riassu-mendo in due delicati punti le prove del-l’autenticità del corpo di Hahnemann: “…1. Hahnemann è sotterrato nella sepolturaLethière e non nella sepoltura Hahnemannsecondo i registri del cimitero e dello statocivile, secondo il racconto di un testimoniooculare, il Dottor Süss-Hahnemann nipotedi Hahnemann, secondo l’attestazione dellaSignora di Bónninghausen figlia adottivadella vedova Hahnemann, e secondo gliscritti di tutti quelli che hanno narrato lavita di Hahnemann.

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Samuel Hanhemann

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Riesumazione di Hahnemann

2. Il feretro di Hahnemann nella sepolturaLethière è ben quello che porta il n.°1252, 1° circondario, 1843. Perché:a. il n. 1252 è visibile sul feretro, ed è lostesso che è scritto sul registro del cimitero;b. la rue de Milan in cui è mortoHahnemann, attualmente del IX circonda-rio, faceva parte del 1° circondario diParigi nel 1843;c. Hahnemann solo è sepolto nel 1843,nella sepoltura Lethière in cui riposanodue altri corpi sotterati nel 1832, ed ilprimo in antecedenza al 1832;d. la stampiglia che porta l’indicazionedell’imbalsamento Gannal è anche un’al-tra prova.Infine, signori, per dissipare ancora ognidubbio ho ottenuto dalla prefettura dipolizia l’autorizzazione di aprire il feretrodi piombo; noi siamo per asistere ad unospettacolo ben commovente, unico nellanostra vita; noi contempleremo gli avanzidi colui che è la nostra guida giornaliera,il nostro maestro a noi tutti. – Le fattezzedell’illustre Hahnemann che hanno dormi-to per cinquantacinque anni, apparirannoancora alla luce per l’ultima volta!”Dopo il discorso particolarmente detta-gliato dell’identificazione della tomba edel corpo di Hahnemann e della secondamoglie, prese la parola il signorCloquemin, rappresentante dalla signoraBönninghausen, che ringraziò la SocietàOmeopatica e in particolare il Dott.Cartier, segretario del Comitato parigi-no, per aver consentito di sistemare iresti della madre della BaronessaBönninghausen con quelli di Hahnemannal cimitero di Pêre-Lachaise.

La cerimonia proseguì con il discorsoappassionato del presidente dellaSocietà Omeopatica Francese, Dott.Léon Simon:“Signori, grazie al buon volere dellaSignora Baronessa di Bönninghausen, aibuoni uffici del Signor Choquemin e allozelo del D.r Cartier, noi possiamo onorarela memoria di Samuele Hahnemann, con-

forme ai nostri più cari desideri; la SocietàFrancese di Omiopatia ne esprime ad essitutta la sua gratitudine. Essa è pronta aricevere questi due feretri dal comitato cheil D.r Riccardo Hughes e il D.r Cartier quirappresentano;Voi potete essere sicuri chenoi veglieremo premurosamente su questoprezioso deposito. [Infatti il comitato sioppose alla proposta fatta poco dopo,da alcuni omeopati americani, di rie-sumerare nuovamente i resti diHahnemann dal cimitero di Pêre-Lachaise per trasportarli nello splen-dido Monumento a Washington, inau-gurato il 21 giugno 1900, ndr] Duegenerazioni sono già passate, Signori, dalgiorno in cui il nostro Maestro lasciò que-sto mondo, ed è ai nipoti de’ suoi contem-poranei che tocca in sorte il compito inspe-rato di offrirgli una tomba meno modestadi quella in cui ha riposato fino ad oggi.Strana vicenda delle cose di quaggiù, laquale prova una volta di più che l’uomo siagita e Dio lo conduce! La quale attesaegualmente che la gloria di Hahnemannresiste alla prova del tempo.Innanzi tutto egli rivive nel suo nipote chesegue fedelmente la via aperta da lui. E poiil suo nome è assicurato contro l’obblioperché invece di lavorare per il presente eper se stesso, egli lavorò per tutti i tempi eper l’umanità intera. Quindi poco importache il presente, cieco e ingrato, l’abbia sco-nosciuto e disprezzato; la posteriorità dicui noi siamo l’avanguardia, si prepara arendergli giustizia.Salute a te, Hahnemann! Noi c’inchiniamodavanti a’ tuoi avanzi venerati, ai quali, piùfelici dei nostri predecessori possiamo rende-re gli onori ad essi dovuti. Pieni di fede nel-l’avvenire noi facciamo invito innanzi al tuomausoleo ai medici che assisteranno alCongresso del 1900. La tua tomba appariràad essi più bella, illuminata dall’aurora delsecolo prossimo che vedrà certamente iltrionfo della tua dottrina.”

Terminato l’intervento del Dott.Simon, che commosse profondamente

i presenti, il Dott. R. Hughes diBringhton, pronunciò in francese ilseguente discorso:“Signore e Signori, obbedisco al desideriode’ miei colleghi dirigendovi alcune paro-le in nome degli omeopatici inglesi e miperdonerete se io mi esprimo male nellavostra lingua.L’Inghilterra non può vantarsi di essere illuogo della nascita o della morte diSamuele Hahnemann, ma non meno dellaGermania e della Francia essa non mancadi esser devota alla sua memoria. Le sueistituzioni lo mostrano. L’anno della suamorte essa aveva già fondato il BritishJournal of Homoeopathy. L’anno seguentesi formò la « British HomoeopathicSociety». Cinque anni più tardi fu apertoil «London Homoeopathic Hospital »,recentemente ricostruito sopra i suoi fonda-menti con la spesa di 48000 sterline checontiene ora cento letti. Il « Journal » sud-detto sostenne la bandiera dell’omiopatia,per quarantadue anni: la « Society » e l’«Hospital » continuano l’opera loro fino aldì d’oggi. Come rappresentante di ambedueed anche dei nostri giornali attuali, iovengo oggi fra voi apportatore dei lorosaluti fraterni all’Art Médical, alla SociétéFrançaise de l’Homoeopathie, e agliOspedali Hahnemann et Saint-Jaques.Voi avete ascoltato dal Sig.r Cartier ciò chenoi abbiamo a fare e ciò che è stato giàfatto. I nostri caldi ringraziamenti sono alui dovuti come alla Società per la qualeegli agisce, per avere così bene tolto gliostacoli sul nostro cammino. Oggi i disce-poli del nostro Maestro possono reclamareil suo prezioso corpo, contemplare le suefattezze sì calme nel grande riposo dellamorte e toglierlo dalla sua oscura dimoraattuale per deporlo fra alcuni dei Kings ofThought Who wage contention with theirtimés decay, And of the past are all thatcannot pass away.Ecco il nostro incarico di oggi. Domani ciappresteremo a fare erigere su questi avan-zi un monumento degno de’ suoi meriti edella nostra venerazione; alla vista del

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quale il mondo potrà domandare: chi fuquest’uomo al quale dopo più di cinquan-t’anni i suoi discepoli hanno fatto tantoonore? Esso domanderà; e quelli che giàconoscono chi fu, verranno in pellegrinag-gio da tutti i paesi dell’Europa,dell’America Nord e Sud, dalle Indie,dall’Australia, e si rallegreranno di vedereil Maestro così onorato. Ripartiranno arma-ti di nuovo coraggio per seguire la via da essoaperta, per far progredire la sua arte e pelbene de’ suoi infermi.Colleghi francesi! l’Inghilterra si unisce convoi nei vostri voti e nella vostra opera.”

Per ultimo prese la parola il Dott. L.Süss-Hahnemann (1826-1914), nipotedel Maestro: “Come rappresentante dellaGermania e della famiglia Hahnemann sonoben fortunato che mi sia permesso di parte-cipare a questa interessante cerimonia. –Cinquant’anni fa io ero presente alla tumu-lazione del mio avo che è rimasto qui senzanome e senza monumento per più di mezzosecolo. – Grazie al Comitato Internazionalee particolarmente al Dott. Cartier, SamueleHahnemann ha trovato un posto di riposodegno del suo nome.”

APERTURA DEL FERETRO

Completate le profonde dissertazio-ni, si arrivò ai momenti indimentica-bili in cui l’occhio del pubblico pre-sente all’evento storico raggiunse ilmassimo grado di sollecitazione: glioperai procedettero all’esumazionedel feretro di Hahnemann.Davanti al Commissario di Polizia pre-sero la bara posta sopra il suolo usandodelle corde e l’adagiarono sopra il tavo-lato che ricopriva l’apertura prodottaper l’esumazione precedente dellasignora Hahnemann. Il Dott. Gannalche dirigeva magistralmente le opera-zioni si accorse che il feretro di piom-bo di Hahnemann era stato avvitato enon saldato, ed espresse davanti aimedici presenti i suoi timori che ilcorpo non fosse ben conservato. Gli

operai con gesti sicuri svitarono le viti,tuttavia non troppo arrugginite, e tol-sero quelle che il tempo aveva consu-mato. Il coperchio di piombo cominciòad aprirsi e dall’estremità inferiore gliassistenti scorsero i piedi diHahnemann verso la parete del feretroavvolti in pannolini, sembravano benconservati. Però aperto completamen-te il coperchio si notò dell’acqua nellacassa e subito ansia e preoccupazione siimpadronirono degli astanti. Ma final-mente il corpo di Hahnemann, rico-perto e avvolto di fasce di seta, appar-ve nella sua interezza. La sua confor-mazione sotto le piccole bende del-l’imbalsamazione sembrava intatta,solo leggermente affossato. Ma ciò checolpì i presenti fu la piccola statura delMaestro. Intervennero le persone chelo avevano conosciuto a dichiarare cheinfatti il fondatore dell’Omeopatia eradi piccola statura.Il corpo giaceva nell’acqua. Il liquidonon era prodotto dall’imbalsamazione,precisò il Dott. Gannal, ma provenivadall’esterno, dal particolare terreno

del cimitero di Montmartre, infiltratodalle acque che scorrono sul fondoargilloso del suolo. Immediatamentenacque una polemica tra i presenti: seil feretro, nel 1843, fosse stato saldatoe non avvitato, non ci sarebbe statapenetrazione d’acqua.L’imbalsamatore aveva avuto cura diricoprire la testa e le mani con tessutodi lana imbevuto di essenza, ma dopomezzo secolo questo tessuto apparivaimbevuto come una grossa spugna; lemani erano incrociate sul petto.Il Dott. Gannal rimosse quindi dalla fac-cia e dalle mani i resti del tessuto, cer-cando la testa di Hahnemann … ma nonscoprì che una massa di tessuto decom-posto e di ossa. Cercò anche gli occhi dismalto introdotti nelle orbite … ilcorpo di Hahnemann era in pienadecomposizione. Si trovò una treccia dicapelli di donna attorno al collo, eranoprobabilmente i capelli donati daMelania d’Hervilly al momento dellamorte del marito.Insomma, nell’impossibilità di riconosce-re le fattezze di Hahnemann, il Dott.

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Riesumazione di Hahnemann

Particolare della lapide di Samuel Hanhemann

al cimitero monumentaleparigino di Pêre-Lachaise

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Storie

Gannal fortunatamente fu in grado di tro-vare nel feretro vari oggetti che accerta-rono l’autenticità del corpo del Maestro.Fu mostrato ai presenti l’anello di nozze

d’oro, rinvenuto tra le ossa separate diun metacarpo, formato da due piccolianelli uniti. Con un utensile questivennero separati ed in uno erano inci-se le parole “Samuel Hahnemann,Mélanie d’Hervilly:Verbunden Coethen, 18janvier 1835.” Per ordine delCommissario di Polizia, l’anello venneriunito ad uno delle ossa della mano diHahnemann.Ai piedi dei resti fu rinvenuta una bot-tiglia con turacciolo smerigliato. IlCommissario permise di romperla:conteneva carte relative al processod’imbalsamazione Gannal, la medaglia

d’oro offerta dagli omeopati francesi alloro Maestro, coniata nel 1835, annodi arrivo di Hahnemann a Parigi. Sulrecto era rappresentato il profilo diHahnemann, opera di David d’Angers(1788-1856), scultore del famosobusto di Hahnemann che sarebbe poiservito da modello nella riproduzionedei suoi ritratti, sull’altro lato spiccaval’iscrizione “A leur Maître, lesHomoeopathistes français. Similia similibuscurantur”. Dopo aver circolato fra i pre-senti la medaglia fu riposta nel feretro.Tale medaglia fu coniata anche in bron-zo e in quella occasione il Dott. Boyerne aveva una copia.Infine fu trovata una lettera autografa

della vedova Hahnemann, la terzaprova dell’autenticità dei resti diHahnemann. La scrittura autenticadella signora Melania d’Hervilly furiconosciuta senza il minimo dubbiodal signor Cloquemin, rappresentatela famiglia Bönninghausen e dalDott. Heermann di Parigi. Ecco iltesto tradotto: “Cristiano, Federico,Samuele Hahnemann nato a Meissen, inSassonia il 10 Aprile 1755. Morto aParigi il 2 Luglio 1843. Sua moglieMaria Melania d’Hervilly lo raggiunge-

rà in questa tomba come egli lo ha desi-derato e vi si uniranno queste parolescritte da lui. Heic nostro, cineri cinis,ossibus ossa, sepulcro miscentur, vivos utsociavit amor.”Alle dieci del mattino, dopo un’ora emezza di forti emozioni, ebbe terminela toccante cerimonia al cimitero diMontmatre. Gli operai chiusero ilferetro in una nuova cassa di legnosulla quale fu inchiodata l’antica pia-stra, n. 1252, 1° circondario, 1843, eduna nuova piastra di rame con inciso ilnome: SAMUEL HAHNEMANN.Le casse mortuarie di Hahnemann edella moglie, collocate su un carro fune-bre, furono accompagnate da dieci per-sone in Chemin du Dragon, la via delDragone, forse così battezzata per l’ana-logia che presentava con i luoghi che sidiceva fossero stati frequentati da quel-l’animale misterioso e imprendibile.

Il celebre cimitero di Pêre-Lachaise,dove in ogni angolo è ricordato tuttociò che lo spirito umano ha prodotto,dalle Scienze alla Musica, dalle Arti,alla Guerra “È un posto ben trovato”,ebbe a dire uno degli accompagnatorimentre giungeva in quel luogo.Gli operai calarono il feretro nellatomba nuova in modo che la testa delMaestro si trovasse alla destra del

monumento e i piedi a sinistra. Infinevenne deposto il piccolo cataletto deiresti della vedova, ai suoi piedi.Immediatamente dopo gli operai rin-chiusero e colmarono la tomba. Uncancelletto ed una corona saranno isemplici ornamenti posti sopra i restidi Samuel Hahnemann.Solo dopo due anni, il 21 luglio 1900,grazie alla sottoscrizione collettivainternazionale già ricordata, verràinaugurato lo splendido monumentoin granito rosa alla presenza di unafolta rappresentanza di oltre dieciPaesi, fra cui una delegazione italiana.

“NON INUTILIS VIXI”, scrisse un gior-no del 1839 il fondatoredell’Omeopatia. Luminoso aforismache caratterizza l’intreccio di ricordi eimmagini del Genio. Stracciò le con-venzioni terapeutiche del tempo e sipose saldamente al centro della Storiamedica con la rivelazione SIMILIA

SIMILIBUS CURANTUR. Elementocatalizzatore di una realtà e di una cer-tezza capace di costruire un passapor-to d’autorità che ha saputo resistereall’usura del tempo, ma soprattutto ilmotto di una rivoluzione Terapeuticafissato per l’eternità!

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Andrea Brancalion Medico veterinario–Omeopata* TREVISO

Sotto il sole della ToscanaIntervista a Franco Del Francia

Scuola di Cortona

[email protected]

C ortona è una cittadina dellaprovincia di Arezzo, uno diquegli angoli della Toscana che

fanno innamorare i turisti di tutto ilmondo, la cui notorietà è aumentata inmodo addirittura spropositato grazie albestseller dell’americana Frances Mayes,cortonese di adozione, uscito negli StatiUniti con il titolo Under the Tuscan sun, poitradotto in non so quante lingue, compre-so ovviamente l’italiano, da cui è statoispirato anche il film omonimo della regi-sta Audrey Wells, con Diane Lane, RaulBova e Sandra Oh. Il libro è autobiografi-co. In esso l’Autrice descrive il suo arrivoa Cortona, il restauro della casa acquista-ta quale occasione di “una seconda vita” ele sue giornate piene di gioie e dolori,molto infarcite di ricette e buona cucina.Prima di questo successo letterario, cherisale al 1998, Cortona era conosciutacome una delle tante amabili cittadinetoscane con alcune peculiarità interessan-ti: le importantissime esposizioni di reper-ti etruschi e di opere artistiche, LorenzoCherubini in arte Jovanotti, una sede stac-cata della Georgia University, la Fiera delRame, gli Antiquari e … la Scuola di

Omeopatia Veterinaria che ha cominciatola sua attività nell’ottobre del 1989.Rubando la battuta ad una nota serie sto-rica di telefilm, Ai confini della realtà, èproprio il caso di dire: “Quel giorno c’eroanch’io!” Era una bella sera d’autunnonella piazza del Municipio e stazionavosotto la Loggetta aspettando il segretariodella nuova Scuola, il dott. Mario Sciarri:“Vedrai che mi riconoscerai, sono basso egrosso, con i capelli ricci e gli occhiali”, miaveva detto al telefono prima di partire.Un vero etrusco, pensai. Ed eccolo com-parire proprio di fronte, dall’altra partedella piazza, inconfondibile.Alla spicciola-ta arrivarono altri allievi e subito avemmotutti l’impressione che una grande avven-tura stava per iniziare. Imparammo subitoche Mario era, ed è tuttora, un grandeorganizzatore di momenti conviviali, percui da lì a poco ci trovammo tutti seduti inun ottimo ristorante dove ad attendercic’era lui, il già mitico direttore Franco DelFrancia, toscano tutto d’un pezzo, schiet-to e diretto, che subito ci conquistò con ilsuo parlare entusiasta e focoso, con la suasimpatia e la sua presenza istrionica (sco-prii molto dopo che in effetti aveva avuto

esperienze di recitazione). C’erano ancheil Dott. Mario Aluigi di Rimini, allora col-laboratore stretto di Del Francia che loaveva voluto come docente, ed il Dott.Nazzareno Brizioli, oggi direttoredell’Istituto Zooprofilattico di Lazio eToscana, anche lui docente ed amico fra-terno del direttore. Il resto del corpodocenti era tutto rappresentato daimigliori ex allievi dei corsi itineranti cheDel Francia aveva tenuto per l’Italia interanegli anni precedenti. Si respirava già ariadi impresa e fu proprio così: nacque inquel momento la prima Scuola stabile diOmeopatia Veterinaria italiana!Da allora centinaia di Veterinari, italiani estranieri, hanno conseguito il diploma,molti di essi sono a loro volta diventatidocenti, nella Scuola stessa o in altreScuole, alcuni hanno ottenuto importantiriconoscimenti internazionali.

Franco, mi viene un po’ da ridere,dato il rapporto che abbiamo, masono stato incaricato da GustavoDominici, il direttore de “Il MedicoOmeopata”, di farti un’intervista…bisognerà che mi dimentichi di tuttii discorsi che ci siamo fatti in questoquasi ventennio…Sarà meglio che te li ricordi invece, sennò teli fo veni’n mente tutti io! Sei sempre stato unpo’ impertinente, ma insomma, soppor-tarti ha dato anche i suoi frutti.Me la sono proprio cercata! Maveniamo a noi. In che famiglianasce e che scuole ha fatto FrancoDel Francia?I miei erano agricoltori nel fiorentino, percui ho vissuto con la cultura della terra e del

Franco Del Francia,Direttore della ScuolaSuperiore Internazionaledi Medicina VeterinariaOmeopatica “Dott. RitaZanchi” di Cortona,può essere consideratoil padre dell’OmeopatiaVeterinaria in Italia.

anno XII numero 36 novembre 2007 29

Da sinistra: F. Del Francia, M. Candegabe

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anno XII numero 36 novembre 2007 31

Sotto il sole della Toscana

frantoio. Ho fatto il Liceo Classico a Firenzee quindi Medicina Veterinaria a Pisa. Non sonemmeno io perché. Nessuno in famiglia erao era stato veterinario, ma evidentementequalcosa di questo mestiere mi attraeva, forsesolo per mia natura. Una volta laureato, leprime esperienze professionali le ho fattenelle zone di Roma,dove anche ho conosciu-to molti cari amici che poi sarebbero diven-tati anche ottimi collaboratori.

Naturalmente devo farti la domandadi prammatica: come ti si è acceso ilfuoco dell’Omeopatia?Ma guarda, anche qui, forse, la risposta èquasi scontata e devo dire che non si ètrattato di qualcosa di improvviso e vio-lento, del cosiddetto “colpo di fulmine”,piuttosto di una fiammella che via via si èalimentata sempre più fino a diventare unfuoco bello vivo, che tuttora arde bene!Da giovane ero un ragazzo molto alto emagrissimo, la mia magrezza era quasipreoccupante e non mi riusciva di mette-re su un etto; ovviamente ero molto spro-porzionato per cui la mia situazione veni-va notata immediatamente. Un giornoaccompagnai una conoscente per una visi-ta dal Dott. Dandolo Mattoli, della famo-sa stirpe dei Mattoli che tutti gliOmeopati conoscono. Forse tu non loricordi, ma egli è stato presidente dellaLiga (LMHI, n.d.r.) e si recò negli StatiUniti dove ebbe contatti prolungati e pro-ficui con Kent; potremmo dire che è statouno dei suoi tanti allievi. Insomma, unpersonaggio! Ma io allora non ne sapevonulla: di Kent, di Hahnemann,dell’Omeopatia… Dopo la visita allapaziente da me accompagnata, prima dicongedarci, mi guardò per bene e si inte-ressò parecchio a questo mio stato fisico;mi chiese se pensavo che ci fosse qualcheragione specifica di questa mia situazionee mi fece altre domande, che allora miparvero strane per un medico, sicché midisse di attendere un attimo, si infilò dinuovo nel suo studio e se ne uscì con unrimedio: “Prendi questo – mi intimò – e

poi sappimi dire come va.” Il nome delrimedio non l’ho mai saputo, ma comin-ciai ben presto a mettere su peso ed il miofisico, pur restando un longilineo, assunsedelle sembianze normali ed anche la miaforza e capacità di lavoro aumentò.Che vuoi che ti dica? Considerai due cose:la prima, che io non avevo chiesto nulla,eppure quel Dottore aveva voluto interes-sarsi a me; la seconda, che la cura funzio-nò egregiamente. Se non sono segnaliquesti! Mantenni i contatti con Mattoli,mi spiegò parecchie cose… pensa, midette addirittura dei libri, che allora eranorari e dei quali era gelosissimo! Cosìcominciò il mio percorso omeopatico;mica male no?

Altrochè! E gli altri tuoi Maestri?Oltre a Mattoli, ci sono stati Santini,Antonio Santini, lo zio di Gino, e BrunoBeucci di Arezzo.A quest’ultimo sono statomolto affezionato, facevamo assieme dellepasseggiate lunghissime durante le qualiparlava e spiegava, parlava e spiegava…aveva un passo da bersagliere e nonostanteavesse le gambe più corte delle mie, fatica-vo a stargli dietro! Aveva un’energia incredi-bile, oltre che una bella testa.A lui debbo lamia prima pubblicazione, il Trattato diOmeopatia Veterinaria in due volumi, cheinfatti assomiglia molto al suo come stile eveste tipografica; mi aiutò a scriverlo ed apubblicarlo. Con lui finisce anche la primafase del mio percorso omeopatico. Laseconda è rappresentata dall’insegnamentodi Alfonso Masi Elizalde, e qui comincia ungrande capitolo.

Certo. Avremo modo di parlarne.Quando pubblicasti la tua primaopera insegnavi già; com’è che haicominciato la carriera di docente?Subito dopo la laurea andai a lavorare aRoma, come ti ho già detto, e fortementeispirato dalla storia di Mattoli vissuta inprima persona, cercai altri testi da studiareed anche altri contatti, ma pensa che alloraeravamo davvero in pochi… Così comin-

ciai a curare gli animali con l’Omeopatia acui si interessò anche l’amico Brizioli.Curavamo inizialmente bovini e cavalli, poicominciammo anche con i cani, anche seallora non c’era molta cultura veterinariaper i pets, figurati se c’era quella veterinariaomeopatica! I risultati però erano moltoincoraggianti, visto che ci davano ragione, el’esperienza aumentava. Sicché fui contat-tato da De Santis, allora capo della gloriosaOMIT, che pensò bene fosse ora di farconoscere meglio l’Omeopatia organizzan-do dei corsi per Medici e, per quel che miriguardava, anche per Veterinari. Cominciòallora la mia attività di insegnamento, natu-ralmente con Brizioli, cui si aggiunseroBorini e Corradi. Eravamo nel 1975 o ‘76.L’evoluzione è stata che l’insegnamentodiventò itinerante e si crearono altre sedioltre a Roma: Milano, Firenze e Napoli.Pensa che il tutto era congegnato in questomodo: il corso era di 6 mesi ed ogni weekenddel mese era dedicato ad una di queste sedi.Praticamente, fra lavoro e docenza nonero mai a casa. Fu un periodo massacran-te, ma anche pieno di grandi soddisfazio-ni. Capii, però, che non si poteva andareavanti così a lungo.

E quindi?E quindi, sempre il solito De Santis fecearrivare in Italia Masi, per un grandecorso con sede a Firenze, a cui ovviamen-te partecipai…

Ah, ci siamo!Eh sì. Quella Scuola mi diede una bella“ripulita” e mi fece fare quel balzo chemancava alla mia formazione omeopatica.Il corso durò tre anni, tre appuntamentil’anno durante i quali si stazionava aFirenze otto giorni pieni. Per la primavolta sperimentai la full immersion e debbodire che ne rimasi entusiasta. OgniOmeopata che si rispetti conosce Masi enon credo di dovermi dilungare sul suoinsegnamento e sui suoi argomenti; possosolo dirti che la Summa Teologica di S.Tommaso ci usciva da ogni poro della pelle!

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Scuola di Cortona

Voglio però sottolineare che una grandelezione per me è stata l’organizzazionedidattica, l’approfondimento della dottrinae l’organizzazione di un ragionamento basa-to sulla coerenza, indipendentemente dalfatto che si possa essere d’accordo o menosul filtro aristotelico-tomista da lui propo-sto. Questa lezione di coerenza mi è stata digrande aiuto quando ho dovuto organizzarela Scuola di Cortona. Puoi ben capire che fuquest’esperienza a indurmi a fare anche aCortona dei seminari full immersion e adorganizzare un insegnamento approfonditodella dottrina, di cui, se non sbaglio, pro-prio tu ne sai qualcosa.

Già, mi sa proprio di sì! Allora,Franco, cosa possiamo dire di que-sta Scuola? Ma prima di tutto:com’è nato il nome?Il nome è nato da semplici considerazioni e,possiamo dire, intenzioni.Volevo fare qual-cosa di qualitativo per la Veterinaria, cometi ho detto, ispirato dalla grande qualitàdella Scuola di Masi e, proprio per sottoli-neare questo, sapendo di avere a disposizio-ne le risorse umane per attuarlo, la chiamai“Superiore”. In secondo luogo, le esperien-ze che avevo avuto all’estero, ed in Europain particolare, fino a quel momento non èche mi avessero entusiasmato più di tanto,per cui pensai che la Scuola avrebbe potutogiovare anche agli stranieri, e da qui“Internazionale”… e di stranieri ne sonovenuti parecchi e non solo dall’Europa! LaDottoressa Rita Zanchi era una giovaneCollega, mia allieva, che lavoravaall’Istituto Zooprofilattico. Le eravamotutti molto affezionati e quando ci lasciòprematuramente, ci venne molto naturalededicarle la Scuola… Si dice sempre che unnome deve essere breve ed incisivo e addi-rittura si fa spesso uso di acronimi per iden-tificarsi: il nostro non si può certo definiretale, però non mi pare che ciò abbia rappre-sentato uno svantaggio… e poi guarda,oggi, se vuoi risparmiare il fiato, basta chedici Scuola di Cortona, tre parole, e tuttisanno di che si parla, no?Per quanto riguarda la seconda parte della

tua domanda, non credo di essere il piùadatto a dire qualcosa della Scuola: è unamia creatura, non posso che volerle bene, leho dedicato quasi vent’anni di pratica mamolti di più nelle intenzioni, ho cercato conMario (Sciarri, n.d.r.) di fare tutto quelloche era in nostro potere per portarla in alto,spesso con aspre battaglie. Il bilancio nonpuò che essere positivo. Dal punto di vistadidattico ho avuto grandi soddisfazioni;dalle centinaia di ex-allievi sono usciti deibravi docenti che sono in grado di tenerealto il livello dell’insegnamento in futuro.Dal punto di vista dell’immagine, laScuola di Cortona è conosciuta in tutto ilmondo come una delle più prestigioseScuole di Omeopatia Veterinaria… Tuttoil resto è politica e qui mi fermo, perchénon si sa dove si andrà a finire… e poinon è una delle mie materie preferite.

Però, permettimi, visto che hai toc-cato l’argomento, puoi dirmi cosapensi della legislazione inOmeopatia?Non credo che il legislatore abbia capitonulla di come debba essere regolamentatal’Omeopatia, nonostante gli sforzi cheanche il Comitato del Consenso perl’umana e l’UMNCV (Unione MediciNon Convenzionali Veterinari, n.d.r.)stanno facendo per arrivare ad avere unaLegge degna di tale nome, cioè in gradodi tutelare veramente la nostra Arte.Mentre credo che a molti faccia comodoche la situazione resti tale e quale ad ora:si vogliono organizzare le cose in modocomplicato, così forse è più facile pescarenel torbido e agevolare i soliti opportuni-

sti che dell’Omeopatia se ne strafregano evanno dritti dritti verso i loro interessi.In poche parole, credo che mantenereuna linea di purezza sia possibile solonelle Scuole serie, con i parametri chesono stati stabiliti anche dalla FIAMO edalla SIMO e che solo queste dovrebberoessere parificate e riconosciute…un’UTOPIA! Il contatto con le Istituzioniè un discorso lungo e difficile. Stiamocercando di aprire un’ennesima stradacon il Centro di Arezzo e l’IZP diBrizioli… bisogna lottare sempre ed illu-dersi mai… l’unica cosa certa è la Scuola:questa deve rimanere!

Prima hai fatto un accenno alle tueesperienze internazionali, che haidefinito “poco entusiasmanti”.Puoi raccontarci qualcosa al pro-posito?Premetto che si parla degli anni ’80, perchépoi ho smesso di andare in giro se non permotivi di turismo.Sono stato fondatore assie-me ad altri Colleghi europei dell’ I.A.V.H.,l’Associazione Internazionale diVeterinaria Omeopatica…

A Lucerna in occasione, mi pare, del20° anniversario della fondazione, tihanno ricordato durante la cena acui ero stato invitato. Sei stato ancheVice-Presidente, giusto?Proprio così, però non sono mai riuscitoad avere dei rapporti costanti con queiColleghi. Ripeto, parlo di quei Colleghi,oggi non saprei. Che vuoi che ti dica,facevano un’Omeopatia nella quale nonmi ci trovavo… Nell’87 partecipai al I

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Sotto il sole della Toscana

Congresso Mondiale di Omeopatia, aOxford, con Brizioli. Presentammo alcu-ni casi clinici, due cani ed un cavallo, cheavevano avuto un esito straordinario.L’intenzione era dimostrare che la meto-dologia di Masi è applicabile anche inMedicina Veterinaria, ovviamente sul casoindividuale, non certo in allevamento!Beh,… se tu avessi visto le facce di quel-li… Non fummo minimamente capiti, cirendemmo conto che erano ancora allapreistoria! L’unico che realizzò l’impor-tanza del lavoro, e che per questo si alzò eci fece sinceramente i complimenti, fu ilProf. Kennedy, allora Preside dellaFacoltà e Direttore dell’OspedaleOmeopatico. Se ti ricordi, la stessaimpressione l’avete avuta anche tu eMaurizio (Testadura, docente della Scuola,n.d.r.), quando venne il Prof. Mc Leod(Preside della Facoltà di OmeopatiaVeterinaria di Londra) a Cortona, nel ’92,in occasione della festa di chiusura delprimo triennio della Scuola, dopo la con-segna dei Diplomi. Lui ed il suo Assistentepresentarono il caso di un cavallo, portatoavanti in un tempo enorme con delle tera-pie a base di Decimali, finché la poverabestia si stancò di fare aggravamenti ediede l’impressione di stare meglio. Nelladiscussione finale, tu e Maurizio avete sol-levato delle obbiezioni sul metodo,Maurizio, soprattutto sottolineò come, seavessero usato delle alte potenze, avrebbe-ro risolto meglio e senza aggravamenti,creando non poco imbarazzonell’Assistente, che non aveva argomentivalidi da opporre e suscitando l’onestaaffermazione di Mc Leod che mi venne adire: “Caro Del Francia, credevamo diessere venuti a insegnare qualcosa ed inve-ce siete stati voi ad insegnare a noi.Complimenti per la tua Scuola!” La sua one-stà e la sua umiltà furono commoventi, qua-lità dei grandi uomini. Certo che, allo stes-so tempo, l’episodio confermò quelle cheerano le mie impressioni sull’OmeopatiaVeterinaria europea di allora.

Nella Scuola di Cortona si è sempre

fatto molto riferimento alla ScuolaArgentina: prima con Masi, a cuidopo la morte è stata dedicataun’aula, poi anche con EugenioCandegabe, del quale, proprio pertua iniziativa, è stato adottato loschema prognostico. È chiaro chetutto ciò è stato agevolato anchedalle contingenze, ma volendo aposteriori dare una spiegazione piùallargata a questa scelta, potremmodire “di simpatia”, cosa puoi affer-mare al proposito?Per prima cosa devo dirti che mi ritrovoin una nota affermazione di EugenioCandegabe, che mi pare tu abbia ancheriportato nel tuo libro, quando dice: “LaDottrina Omeopatica è talmente profon-da che non si può dire questo è vero, questonon è vero. Tutto si deve meditare. Ognipersona ha la capacità di vedere solo unaparte della verità. Studiare il pazientenella sua totalità, per comprenderne l’es-senza, comporta sempre un’interpreta-zione personale. Per questo, come dicevaKent, l’Omeopatia diventa un’Arte el’Arte è la capacità del Medico di applica-re le sue conoscenze allo studio ed allacura del paziente.” Detto questo,l’Omeopatia Argentina, si è sempre sfor-zata di trovare un metodo che aiutasse ilmedico ad essere il più obbiettivo possibi-le, sia nello studio della Dottrina, sianello studio della Materia Medica, sianella pratica clinica. Questo si deveall’impronta del grande Paschero,Maestro sia di Masi che di Candegabe.Quello che però è fondamentale, a mioparere, è che la Scuola Argentina, ha sti-molato la critica costruttiva al discorso diHahnemann, attualizzandolo fino ai gior-ni nostri, ed in questa attualizzazione silegge una grande coerenza.

Come hai conosciuto EugenioCandegabe?Lo conobbi a Roma, in occasione di uno diquegli incontri organizzati da FrancescoChianese. Mi impressionò molto questoometto che dava l’idea di non essere molto

forte ed era sempre molto vestito…Quando cominciavano i lavori ed iniziava lasua esposizione, incantava la platea e soprat-tutto non si fermava più, trasportato da unapassione infinita: aveva una capacità di lavoroinaudita e, naturalmente una profondità diconoscenze straordinaria. Chianese si com-portava con lui come una guardia del corpo,proteggendolo continuamente dagli “assalti”dei medici prima e dopo i lavori del semina-rio: “Il professor Candegabe è stanco, deveriposarsi”, diceva ed altre cose del genere,ma dubito molto che fosse veramente cosìdopo averlo conosciuto: dentro quell’omet-to delicato e fragile si nascondono una grin-ta ed una tenacia insospettabili. In occasionedel seminario, feci un intervento esponendola mia teoria sul “simillimum di specie” (ununico rimedio di fondo per animali che pos-sono artificiosamente essere considerati tuttiuguali per genealogia, condizioni microam-bientali, alimentazione ed indirizzo produt-tivo di allevamento, n.d.r.) e lui si dimostròmolto interessato alla cosa, dicendomi fral’altro che era un ottimo esempio di applica-zione pratica della nosologia di Hahnemannriguardo alle malattie collettive. Da allora siaffezionò molto alla nostra Scuola. Ci unisceil grande senso clinico che ispira entrambi: inlui lo avverti ad ogni lezione di MateriaMedica, quando fa la Diagnosi Differenzialedei rimedi e nell’originale intuizione dellaPrognosi Dinamica, geniale!

Un ultimo pensiero…Mi auguro che sia mantenuta la linea di purez-za che ci ha sempre caratterizzato. Le coseevolvono, ma c’è modo e modo: dopoHahnemann e Kent è stata tracciata una lineadi progresso coerente, soprattutto in AmericaLatina, ma anche in alcune Scuole Europee,come per esempio in Belgio, nel CentreLiégeois d’Homéopathie di Marc Brunson,che oltre a tutto è un Collega! Cerchiamo dimantenerci sempre su questo binario.

* Scuola Superiore Internazionale di MedicinaVeterinaria Omeopatica “Dott. Rita Zanchi” – Cortona www.omeovet.net. Universidad Candegabede Homeopatia – www.universidadcandegabe.org

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Paolo Rossetti Medico veterinario–Omeopata* EMPOLI

Omeopatia Veterinarianel servizio pubblico

Scuola di Cortona

[email protected]

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È una caratteristica degli omeopati ilsenso dell’umorismo? Penso di si,almeno per quelli che ho avuto

modo di conoscere io o, forse, più che diumorismo si tratta di una certa serenitàdata dalla gratificazione di agire nel sensogiusto. Per sviluppare la necessaria empatiacon i pazienti, un aspetto che ho ben impa-rato dallo studio e dai Maestri, va coltivatal’umanità ed il senso dell’umorismo ci inse-gna ad imparare passo passo anche l’auto-critica e soprattutto imparare dai nostrierrori.E così ho pensato che potrebbe esse-re una buona occasione per illustrare la miaesperienza, per ora breve, di omeopata e leattività del Centro di Medicine Naturalidella AUSL 11 di Empoli, dove lavoro.Fulminato, come si suol dire, sulla via diDamasco, anzi, seriamente impressionatonel corso della mia attività di libero profes-sionista da alcuni trattamenti omeopaticieffettuati con l’aiuto del dott.Roberto Orsidi Pescia (anche lui formatosi alla Scuola diCortona), decido di approfondire la cono-scenza dell’Omeopatia. Forse, se avessisaputo quanto sia complesso e profondotale studio, avrei desistito. Ma come dice ilmio Maestro Franco Del Francia:“l’Omeopatia è una malattia sistemica:quando ti prende sei fregato!” Dopo unprimo periodo da autodidatta, decido chenon è cosa, manca un quid che mi permet-ta di fare il salto, quel passaggio che servead oltrepassare la soglia della comprensioneda dove poi cominciare il percorso vero eproprio. Un po’ come la cintura nera delleArti Marziali: più che un punto di arrivo,un punto di partenza. Mi iscrivo dunquealla Scuola di Cortona e scopro … unmondo. Chiunque abbia effettuato con

coscienza ed apertura mentale il percorsodell’Omeopatia Unicista, ha provato losconvolgimento profondo che determinalo studio dei fondamenti dottrinali diquesta scienza. L’Omeopatia giova sicu-ramente, prima di tutto a chi la pratica.Come fa argutamente notare PierreSchmidt nei suoi scritti, gli omeopatisono profondamente egoisti (in sensopositivo), potendo sempre ringiovanire egodere di una disciplina dagli sviluppiinfiniti ed imprevedibili. Non potrò maidimenticare lo stupore generato dallelezioni di Franco sulle teorie masiane o ladelizia della valutazione energetica delsoggetto, la Prognosi Dinamica, magi-stralmente descritta da Brancalion.Intanto, sulla base degli studi praticati,inizio la mia nuova esperienza terapeu-tica. Viene aperta una SezioneVeterinaria presso il Centro diMedicina Naturale della AUSL 11 diEmpoli che è rivolta alla cura degli ani-mali. La regione Toscana e la miaAzienda Sanitaria hanno da sempreun’attenzione particolare per leMedicine Non Convenzionali (MNC),soprattutto secondo un processo dicura integrata. Colgo quindi l’occasio-ne di aprire per la prima volta un cen-tro di cura omeopatico e fitoterapicoveterinario in un contesto pubblico.

Un riconoscimento importante, che haaperto poi la strada ad altre esperienze,anche di maggiore portata.L’attività del Centro è rivolta alla clinica deipiccoli animali, ma anche agli importantiaspetti di ricerca sul campo. Il Centro sipone sempre in sinergia al Veterinario libe-ro professionista che ha in cura l’animale, inun ottica di collaborazione e, nel tempo, diformazione. Si prevedono infatti iniziativeformative e seminariali rivolte ai cittadinied ai liberi professionisti. In particolare,l’attività è rivolta alla ricerca di protocollidi cura, anche integrati, di patologie croni-che con una speciale attenzione alle patolo-gie neoplastiche. È una profonda convin-zione, che ho anche avuto modo di esporrenel corso dell’incontro tenutosi nella ulti-

“Dai, è tempo che tu scriva qualcosa.” L’email del caro amicoe collega Brancalion arriva sul desktop del computer del mio ufficio,tra le varie incombenze in corso. Sempre ironico, aggiunge:“Sto organizzando l’inserto riguardante la Scuola per la Rivistadella FIAMO; qual è la tua risposta, affermativa?” Sorrido.

Cronistoria di un’esperienza unica da poco iniziata

RIASSUNTO

Viene descritta la prima esperienza italiana

riguardante l’attività omeopatica di un Centro

Veterinario di Servizio Sanitario Pubblico.

PAROLE CHIAVE

AULS 11 di Empoli – Centro di Medicina

Naturale – Omeopatia veterinaria

SUMMARY

The firth experience of homeopathic activity in a

Veterinary Centre of Public Health Service is described.

KEYWORDS

AULS 11 of Empoli - Centre of Natural Medicine

- Veterinary homeopathy.

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anno XII numero 36 novembre 2007 35

Omeopatia veterinaria nel servizio pubblico

ma edizione di Terra Futura a Firenze, che ilsupporto di un centro di cura veterinario diMNC che si esprima in un ambito pubbli-co, come quello che conduco, deve essereindirizzato particolarmente a quelle patolo-gie (e per quegli stadi di tali patologie) chepossono mettere in crisi il managementdell’ambulatorio del libero professionista,dove è facile lo smacco professionale e doveinvece è di grande importanza, non solo lacura (spesso impossibile), ma la palliazionedolce e sicura del dolore e della sofferenza.Quindi nel corso del biennio 2005-2006sono stati trattati 59 casi cronici riferiti avarie patologie, tra cui il 10% rappresenta-to da patologie neoplastiche o da gravi statidegenerativi. Nell’85% dei casi trattati èstata osservata la guarigione o comunqueun notevole miglioramento dei soggetti,che hanno potuto continuare un’esistenzaindipendente e soddisfacente. Nel 15% deicasi i quadri lesionali osservati (purtroppol’Omeopatia è veramente l’ultima spiaggia,dopo aver percorso tutte le possibili terapienel bene e nel male) non hanno permessoche un trattamento palliativo come avvieneper un paziente in fase terminale.Interessante osservare che nell’ambitodella terapia si è utilizzato, nel corso deltrattamento dei casi particolarmente gravi,un approccio in prima battuta organicista,con una repertorizzazione rivolta ai sintomidi sofferenza immediata, secondo una valu-tazione dei livelli energetici propria deisoggetti esaminati. Solo dopo che il terrenoera stato positivamente influenzato e ripuli-to dalle sofferenze immediate, si passava aduna riconsiderazione globale dei soggetticercando di far emergere il rimedio costi-tuzionale. I padroni degli animali dove èstato possibile attuare questo approccio indue fasi, a fronte di un miglioramento del-l’ultimo quadro di sofferenza, erano natu-ralmente più disposti ad un esame piùapprofondito e ad avere una necessariaattenzione alla comparsa di quei sintomipeculiari propri del rimedio di fondo.Una notevole attenzione è stata rivoltaal trattamento ed alla prevenzione deitumori post-injection che sempre in

maggior misura si stanno manifestandonella popolazione felina. Il numero deicasi trattati però è ancora piccolo pertrarre delle conclusioni, anche se iprimi risultati sono soddisfacenti.Secondo lo spirito proprio del Centro,è stata fornita totale assistenza gratuitaper la prevenzione e la cura degli ani-mali ricoverati nei gattili e canili. Nelnostro canile pubblico è stata effettua-ta una prevenzione a largo spettro perla Leishmaniosi con risultati moltosoddisfacenti, mentre la cura dellepatologie tumorali osservate ha segna-to il passo, probabilmente per la realedifficoltà di individuare in tali soggettiil rimedio costituzionale.Risultati molto buoni sono stati ottenutipresso il gattile Aristogatti di Empoli dove èstato applicato un protocollo di prevenzio-ne del complesso FIV – FeLV con sommi-nistrazione di Silicea 200CH a tutti i sog-getti ogni sei mesi e almeno ogni 15 giorniper due mesi per i nuovi arrivati (per untotale di 300 animali in gestione). Questotrattamento generalizzato, unito poi allacura individuale di circa un 10% dellapopolazione, ha portato ad un incrementosignificativo dello stato di salute e di benes-sere della popolazione felina, dimostrato inmaniera evidente dalla diminuzione del50% delle spese sanitarie effettuate pertrattamenti allopatici. È anche interessantela casistica dei trattamenti individuali dove,a fronte di anamnesi praticamente “mute”,è stato possibile in base all’osservazionearrivare comunque ad ottimi risultati, evi-denziando alcune spiccate modalità di com-portamento. Ma questa omeopatia sulcampo, dove dobbiamo veramente lavorarecon pochissime notizie, merita un’esposi-zione a parte, magari prossimamente.Una esperienza, che non sarà l’ultima, èstata condotta anche per la cura e preven-zione delle patologie neonatali degli anima-li da reddito, in particolare su un gregge di300 pecore sarde situato nel comune diVolterra, dove si registrava una mortalitàneonatale dell’8%, a fronte di quella consi-derata fisiologica del 3%. In base alla dia-

gnosi clinica di clostridiosi, le terapie allo-patiche praticate, oltre a tutte le misureigieniche messe in atto, non avevano in nes-suna misura inciso su questa elevata morta-lità. L’esame sul campo ha evidenziato unatipica sintomatologia omeopatica,ed il trat-tamento con Phosphorus e Zincum phosphori-cum XMK ha portato la mortalità all’1%dei soggetti, quindi statisticamente signifi-cativa. Il caso sarà anche oggetto di unacomunicazione al Convegno ETM 2007European Traditional MedicineInternational Congress www.etm-2007.eu che si terrà a Vinci dal 4 al 6ottobre. In questa sede ci sarà una nutri-ta rappresentanza di VeterinariOmeopati provenienti da tutto il mondoUn’altra parte dell’attività è stata rivoltaalla cura di patologie comportamentali, incollaborazione con la collega, Dott.ssaSveva Assembri di Savona, per un totale di26 casi con un’alta percentuale di risultatipositivi, di cui stiamo valutando gli esiti neltempo e dove, ovviamente, l’impostazionedi studio sul Mind appreso a Cortona ci haguidato alla scoperta dei vari rimedi.Mi sono dilungato su numeri e cifre, manon potevo fare altrimenti: fa parte dellamia forma mentis. L’Omeopatia è sicura-mente una medicina basata sull’evidenza(clinica e strumentale, ma soprattutto cli-nica) e la veterinaria, proprio per la pecu-liarità del terreno trattato, è la dimensionedi tutto questo.Di un impegno quotidiano,faticoso, di una evidenza che alla finedeterminerà l’uso sempre più esteso diquesta disciplina anche nelle corsie ospe-daliere, in maniera integrata agli avanzatiapprocci diagnostici e terapeutici attuali,portando però risparmio, minori sofferen-ze e un innalzamento della qualità del “ter-reno” di cui sentiamo tutti bisogno. E diquesto risultato potranno andar fieri primadi tutto i Medici Veterinari, veri cultoridella evidence based medicine sul campo.

* Scuola Superiore Internazionale di MedicinaVeterinaria Omeopatica – Cortona. DirettoreSezione Veterinaria Centro Medicina NaturaleAUSL 11 – Empoli

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Un modo specialedi agire, sentire e reagire

Scuola di Cortona

Maria Cristina Stocchino Medico veterinario–Omeopata [email protected]

Andrea Brancalion Medico veterinario–Omeopata [email protected]

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INTRODUZIONE

N ella nostra Scuola siamo tutticonvinti della fondamentaleimportanza che riveste il

rimedio costituzionale nella praticaomeopatica e che mai sarà possibilecurare veramente il paziente se non riu-sciremo a comprendere la sua sofferen-za profonda, cioè come disse il MaestroPaschero, “ciò che deve essere curato inogni paziente”11. D’altra parte, molti,per non dire moltissimi, fra gli stessiOmeopati sono convinti che in un ani-male tale desideratum terapeutico sia dif-ficilissimo, se non impossibile da rag-giungere, e quindi tanto vale adeguarsisubito ad un intervento terapeuticoperlopiù basato sull’organotropismo esui sintomi nosologici. Come la praticadimostra, però, la corretta applicazionedei suggerimenti di Hahnemann e Kent

sconfessa tale convinzione. Sarà perquesto, per combattere questa “pigrizia”o questa resa aprioristica dettata dalvolere “una omeopatia facile” (senzafatica e, spesso, a scapito del paziente)che, storicamente, la Scuola di Cortonasi preoccupa di dedicare lo spazio dialmeno un intero Anno Accademico agliaspetti dottrinali, senza i quali nonsarebbe possibile mantenere il binariocorretto sia nella presa del caso clinico,che nella sua analisi ed evoluzionedurante ogni follow-up1. La conoscenzadella dottrina omeopatica è condizioneimprescindibile per sperare nella veraguarigione; senza di essa il medicoOmeopata non ha sostegno nell’inter-pretazione delle reazioni al rimedio efacilmente sbaglia, o si scoraggia, o si faprendere addirittura dal panico, produ-cendo delle azioni che altro non posso-no se non danneggiare ulteriormente ilpaziente. Dal punto di vista didattico,un buon caso clinico dà la possibilità disottolineare vari aspetti dottrinari,dimostrandone la ragione, e di attuareun ottimo studio di Materia Medica,per il rimedio del caso e per gli altri indiagnosi differenziale.

IL CASO DI KALÌKalì è un Pinscher femmina di 12 mesiche viene portato a visita per un gonfio-re alle linee mammarie, più grave a sini-stra, comparso circa 2 mesi dopo ilprimo calore. Dopo un mese di varitentativi, compresi trattamenti ormo-nali e locali, dimostratisi assolutamenteinefficaci, viene proposto l’interventodi ovario-isterectomia, al quale la pro-

prietaria è contraria in quanto vorrebbefarla riprodurre.

ANAMNESI

Per comodità del lettore e per mag-giore chiarezza là, ove ritenuto impor-tante, al sintomo raccolto dall’inter-rogatorio, viene affiancata la rubricarepertoriale ritenuta idonea, in baseall’etologia del cane, all’intensità delsintomo ed alla sua storicità12.

Dall’età di 2 mesi Kalì vive in famigliacon gli attuali proprietari. Quandoviveva ancora con i fratelli le fu tagliatoaccidentalmente un orecchio mentremangiava. Da allora mangia molto cir-cospetta; inizialmente assumeva l’ali-mento solo dalle mani dei proprietari;solo recentemente lo assume dalla cio-tola.[MIND - DWELLS - past disagreeableoccurrences, on]Molto agile, salta continuamente. Saltaaddosso finché non la si accarezza. Giocavolentieri.Non si deve sentire sola.[MIND - FORSAKEN feeling] Ogni volta che può lecca i proprietari(tipico atteggiamento di sottomissionee richiesta di comprensione).[MIND - DELUSIONS - wrong - donewrong; he has]Quando mangia è sempre in tensione ese si avvicina qualcuno si allontana dallaciotola.[MIND - DELUSIONS - persecuted -he is persecuted]Quando è in braccio si rilassa e siaddormenta come un bambino.

La sintesi del rimedio costituzionale

RIASSUNTO

In questo lavoro si pone l’accento sull’importan-

za della dottrina omeopatica nella pratica clinica

ed in particolare sull’importanza di un uso inte-

lligente del Repertorio per poter attuare una

corretta diagnosi di rimedio.

PAROLE CHIAVE

Omeopatia veterinaria, dottrina omeopatica,

rimedio costituzionale.

SUMMARY

The aim of this work is to accent the gravity of

homeopathic doctrine in the clinical practice and

particularly of the intelligent use of Repertory

for a correct remedy diagnosis.

KEYWORDS

Veterinary homeopathy, homeopathic doctrine,

constitutional remedy.

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anno XII numero 36 novembre 2007 37

Rimedio costituzionale

[MIND - ATTACHED - father; childrenare attached to the]Ringhia quando un rumore la spaventa.Se la sgridano si appiattisce e va stri-sciando a chiedere scusa.[MIND - DELUSIONS - crime - com-mitted a crime; he had]Affettuosa, socievole, giocherellona,espansiva.Mangia di tutto, ama la carne e rifiuta icibi piccanti.Beve poco, ha sempre bevuto poco.[STOMACH – THIRSTLESS]Non fa volentieri il bagno,neanche al mare.Dorme molto, notte e giorno.Dorme coperta, anche in estate. Ama ilcaldo e il sole.[GENERALS - HEAT - lack of vital heat]

ANALISI DEL CASO

Pur consci che un caso riferito a terziha i suoi limiti nella mancanza dell’os-servazione diretta del paziente, su que-sto caso e su questa Totalità ci sonoalcune considerazioni da fare, che lorendono un ottimo caso didattico.Per cominciare, Kalì è tranquilla, socie-vole e non ha alcun risentimento gene-rale.Tuttavia il problema locale, che cer-tamente ha una causa e che non è nor-

male, esiste. È già un segno dellaCostituzione Morbosa del paziente checi sta dicendo qualcosa e non sarebbesaggio non tenerne conto2.La seconda considerazione è che ilrimedio al quale arriviamo, gode dellapresenza di un sintomo chiave, un key-note, riferito da Kent.La terza considerazione è che, nono-stante il rimedio sia proposto dai sinto-mi assieme ad altri rimedi, lo studiodella Materia Medica in DiagnosiDifferenziale giustifica tutti i comporta-menti, e il modo di essere del cane, per-ché questo è il rimedio: un modo spe-ciale di sentire, agire e reagire, caratte-ristico di ogni individuo, sia che abbiaun raffreddore piuttosto che una zop-pia, che una congestione mammaria,come la nostra Kalì.

CONSIDERAZIONI

Nel § 153 dell’Organon, Hahnemann cidà la chiave per capire il segreto del-l’esatta prescrizione: “… dobbiamotenere in conto principalmente ed uni-camente, i segni ed i sintomi del caso dimalattia da curare che siano più eviden-ti, singolari, non comuni e peculiari(caratteristici); perché sono principal-

mente questi quelli che devono corri-spondere con i più simili della lista deisintomi della medicina cercata …”8

Storicamente, prima dell’avvento deiRepertori (Boenningausen e poi Kent),il medico omeopata doveva avere inmente tutta la Materia Medica e, purtenendo conto che allora la risorsa dirimedi sperimentati era di molto infe-riore all’attuale, era comunque impresaardua e troppo condizionata dalla sog-gettività del medico. Oggi siamo con-vinti che non sia possibile lavorare senzail Repertorio, ma come insegna Kentproprio nella prefazione del suoRepertorio, dopo la repertorizzazione ènecessario confermare l’esito dell’ana-lisi con la consultazione della MateriaMedica Pura9, come del resto lo stessoHahnemann conferma nel § 3dell’Organon: “Se il medico percepiscecon chiarezza quel che vi è da curarenelle malattie, cioè in ogni caso patolo-gico individuale, se percepisce chiara-mente quel che di curativo vi è neimedicamenti, cioè, in ogni medicamen-to in particolare… omissis … sarà unvero medico”5,8. È chiaro che i dueMaestri si riferiscono al genio del rime-dio che deve trovare esatta corrispon-denza al genio del paziente e per “genio”si intende il modo di essere, di vivere, leattitudini psico-biologiche, le circostan-ze in cui il soggetto nasce, vive e muore.Per questo Hahnemann ha dovuto svi-luppare la Teoria delle MalattieCroniche, la cui spiegazione sta nell’im-pronta miasmatica, cioè nella causa fon-damentale di malattia, all’origine dellaCostituzione Morbosa individuale,generatrice della costellazione sintoma-tica caratteristica del paziente. I sintomihanno valore in quanto facenti parte diuna Totalità caratteristica; essi hanno unsenso ed un’intenzione che li mette inrapporto logico tra loro. Prendere i sin-tomi come parole scritte nel Repertorioè come avere una lettera morta che anulla può portare. I sintomi non debbo-

Il Medico Omeopata deve cercare di comprendere un tipocostituzionale attraverso l’analogia con i biotipi che sono emersidalle patogenesi. Egli fa la diagnosi di rimedio costituzionale,cioè il simillimum del paziente, non per il fatto che i sintomidel paziente siano coperti dai sintomi di un determinato rimedio,bensì perché un biotipo costituzionale, identificato con il rimedio simile,dà luogo ai sintomi che gli corrispondono e tali sintomi,li abbia o meno riferiti il paziente, sono derivati da questo statocostituzionale che appartiene, come abbiamo detto, a tale medicamento.Non possiamo dire, per esempio, che un paziente presenta sintomidi Lycopodium, ma che “è” un Lycopodium e pertanto ha questi sintomicome anche altri di Lycopodium che non ci ha detto.Tomas Pablo Paschero

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38

Scuola di Cortona

no essere una somma algebrica di rubri-che, ma un insieme di autentica rivela-zione della peculiare costituzione delpaziente, altrimenti, come dice EugenioF. Candegabe: “Voi avete registrato ungrande numero di sintomi, però nonavete un caso”3. Occorre sempre capirecosa c’è veramente da curare e per que-sto oggi è necessario l’uso corretto delRepertorio, sforzandosi di trovare deisintomi modalizzati e storici (per quan-to possibile); non bisogna prenderedelle rubriche con centinaia di rimedi(poco caratteristiche); non bisognaprendere rubriche con meno di 6-7rimedi (troppo limitanti), a meno chenon si sia proprio sicuri; e così è ancheautomatico che la repertorizzazionenon contenga molti sintomi (da 3 a 5, disolito) e che l’analisi presenti, alla paridei policresti, anche rimedi menoconosciuti, costringendo il Medico adallargare i suoi orizzonti in sede diDiagnosi Differenziale6,7.

SCELTA DEL RIMEDIO

Per Kalì, inizialmente era stato pensa-to a Pulsatilla, che quadrava quasi contutto, ma non quadrava per la “freddo-losità” della piccola paziente.Repertorizzando, però, uscì fra glialtri un rimedio assai simile a Pulsatillae che R. Morrison definisce come “una

Pulsatilla freddolosa”10.Leggendo il rimedio nelle varieMaterie Mediche, veniva confermatal’immagine di Kalì, così dolce, cosìfreddolosa, così sempre pronta a chie-dere scusa anche quando non ha fattonulla (leccare!), lei che è stata punita etagliuzzata senza aver fatto nulla, soloperché stava mangiando. Ma se è statapunita una ragione ci sarà, il senso dicolpa atavico ed innato del rimedio,che reagisce chiedendo scusa, leccan-do, sottomettendosi, o rinchiudendosiin una cupa malinconia, mai aggreden-do (non a caso questo rimedio ha pauradei fulmini più che dei tuoni, scagliatida Giove per punire i mortali: la pauradella punizione divina)4. Senza dubbioera questo genio del paziente, ciò chesi doveva curare, il genio di Cyclamen. Ilsintomo locale modalizzato: gonfiorealla mammelle dopo la mestruazione(in senso lato, intendendo la mestrua-zione come ciclo sessuale, come spessofacciamo) [CHEST - SWELLING -Mammae - menses - after - agg.] ha ununico rimedio, Cyclamen. Ecco la cor-retta applicazione di un keynote, il sin-tomo che, oltre a dare un indirizzo,conferma l’esito della ricerca.

REPERTORIZZAZIONE

Questa è la repertorizzazione di Kalì,

costituita dai 3 sintomi storici ritenutifondamentali nella sua dinamica evolu-tiva, nella sua attitudine, nel suo mododi sentire, agire e reagire. Come si puòvedere, vanno attentamente valutatialmeno 8 rimedi (fra cui anche i “pic-coli” Aids e Positronium), alla ricercadell’essenza che copre, questa volta, laTotalità del paziente, e Cyclamen pre-potentemente emerge dallo studiodella Materia Medica e rappresentafedelmente il genio della nostra Kalì.

CONCLUSIONE

Cyclamen 200 CH in plus per 7 giorni,ha risolto il problema di Kalì rapida-mente e, soprattutto lasciando intattele sue capacità riproduttive… e chebrava mamma è stata!

BIBLIOGRAFIA1. BRANCALION A. – Scala LM e Prognosi nellapratica dell’Omeopatia – H.M.S., Como, 2004.2. BRANCALION A. – La Méthode Argentine del’Homéopathie Pure de Candegabe-Carrara enMédicine Vétérinarie – 61° Congresso LMHI,Lucerna, 2006.3. CANDEGABE E.F. – Materia MedicaComparata – red Edizioni, Como, 1989.4. CANDEGABE E.F. – Homeopatía: EstudioMetodológico de la Materia Médica – EditorialKier, Buenos Aires, 2003.5. CANDEGABE M.E. – Escritos sobre Homeopatia– Ed. Club de Estudio, Buenos Aires, 1996.6. CANDEGABE M.E., CARRARA H.C. –Approssimazione al Metodo Pratico e Precisodell’Omeopatia Pura – Centro Internazionaledella Grafica,Venezia, 1997.7. CANDEGABE M.E., DESCHAMPS I.L. – Bases yFundamentos de la Doctrina y la Clinica MédicaHomeopáticas – Editorial Kier, Buenos Aires, 2002.8. HAHNEMANN – Organon Sesta Edizione –Trad. 9. GIUSEPPE FAGONE – EH© ItalianoVersione 2.2, Archibel SA.10. KENT J.T. – Repertory of the HomoepathicMateria Medica – Jain Publishers, New Delhi, 1981.11. MORRISON R. – Manuale Guida ai SintomiChiave e di Conferma – Ed. Bruno Galeazzi, 1998.12. PASCHERO T.P. – Homeopatia – Editorial ElAteneo, Buenos Aires, 1988.13. RADAR® – Synthesis, vers.8 – Archibel SA,Belgio.

1. MIND - DELUSIONS – wrong - done wrong; he has 42

2. MIND - DWELLS – past disagreeable occurrences, on 77

3. MIND - DELUSIONS – persecuted - he is persecuted 63

con. cycl. hyos. op. thuj. verat. aids. positr. ign. aur-m-n.

3/4 3/4 3/4 3/3 3/3 3/3 3/3 3/3 2/5 2/4

1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2

2 2 1 1 1 1 1 1 1 3 2

3 1 2 2 1 1 1 1 1 - -

Reportorizzazione

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Maria Cristina Stocchino Medico Veterinario–Omeopata SASSARI

Bluetongue in Sardegna:i danni della vaccinazione

Scuola di Cortona

Scuola Superiore Internazionale di Medicina Veterinaria Omeopatica – [email protected]

INTRODUZIONELA MALATTIALa febbre catarrale degli ovini, meglioconosciuta come bluetongue, è unamalattia infettiva non contagiosa, tra-smessa da insetti vettori appartenenti algenere Culicoides. Tutte le specie diruminanti sono sensibili all’infezione,ma solo gli ovini e, in minor misura, icaprini manifestano la forma clinicadella malattia. Il virus appartiene allafamiglia Reoviridae, genere Orbivirus dicui sono stati identificati 24 sierotipi.Essendo il virus trasmesso da insettivettori, la malattia è condizionata dafattori ecologico-ambientali ed incidemaggiormente nel periodo compresofra la tarda estate e l’inizio dell’autun-no. La malattia è presente nel Nord eSud America, Australia, Asia e MedioOriente. In Africa è stata segnalata perla prima volta a fine ‘800; più recente-

mente ha fatto la sua comparsa inTunisia, Algeria e Grecia. Nel 2000 èstata segnalata in Sardegna.L’incubazione varia fra i 4 e i 7 giorni ela gravità dipende dal sierotipo e dallarazza degli animali colpiti; la fotosensi-bilizzazione intensifica i sintomi conge-stizi. La letalità varia dall’1 al 30%.

SINTOMATOLOGIAIl primo segno clinico è la febbre, la cuidurata varia da 4 a 7 giorni. Già dalsecondo giorno cominciano a comparireiperemia ed edema a carico della regioneorale, oculare e, più raramente, auricola-re. In alcuni casi la lingua edematosa ecianotica protrude dalla bocca; emorra-gie papillari interessano tutta la superficielinguale, in particolare quella ventrale.L’edema tende ad interessare anche leregioni mandibolare e sottomandibolare,a volte causando difficoltà respiratorie.Sul margine linguale e mucosa gengivalesi possono manifestare erosioni a tenden-za necrotica. La saliva è schiumosa; loscolo nasale, prima siero-mucoso, diven-ta muco-purulento ed intorno alle naricisi formano croste che, se rimosse, rivela-no una superficie erosa. Sul cercine coro-nario si osservano striature emorragichefino a vere e proprie emorragie. Le lesio-ni podali sono più frequenti agli arti poste-riori. La coronite può esitare nella rotturadello zoccolo. Si possono avere degenera-zione necrotica e calcificazione del tessutomuscolare, con conseguente dolorabilità.

LE VACCINAZIONII problemi relativi alle vaccinazioni pos-sono essere così sintetizzati:

danni economici da reazioni vaccinali;danni epidemiologici da introduzione disierotipi, altresì assenti, nel territorioregionale ed in aree diversamente nonraggiungibili dal virus (le aree monta-gnose sono inadatte al soggiorno degliinsetti vettori); fra quest’ultimo gruppodi problemi va annoverata la difficoltà dipoter poi discernere fra soggetti affettida bluetongue o vaccinati, che viene par-zialmente ovviata dagli animali sentinel-la non vaccinati. Infatti esiste anche ladifficoltà oggettiva di differenziare l’im-munità naturale da quella vaccinale;sfiducia degli allevatori nei confrontidei Veterinari che praticano manual-mente l’intervento vaccinale, ai qualivengono imputati i danni subiti nonfosse altro perché sono gli unici con iquali l’allevatore può rapportarsi; perquesto tutte le decisioni imposte dal-l’alto si ripercuotono inevitabilmentesu tutti i soggetti implicati nella vacci-nazione, allevatori e veterinari.Soprattutto la campagna vaccinale del 2003è stata disastrosa: l’utilizzo della vaccinazio-ne combinata con i tre sierotipi ha creato uneffetto positivo, in termini immunitari, solonei confronti del sierotipo 2, (per cui si eragià vaccinato negli anni precedenti),mentreper il sierotipo 4 (mediamente patogeno) e16 (scarsamente patogeno) ha esclusiva-mente potenziato le reazioni vaccinali o,meglio si potrebbe asserire, vista la sin-tomatologia, ha indotto in più della metàdei soggetti vaccinati, la malattia artifi-ciale. Questa non è affatto più lieve diquella naturale. Distinguiamo per essa:1. problemi considerati transitori, magravi dal punto di vista economico, come:

anno XII numero 36 novembre 2007 39

La logica dell’Omeopatia e la spiegazione dei fatti

RIASSUNTO

Nel contesto dell’analisi della bluetongue e della

vaccinazione contro tale malattia degli ovini, il

metodo omeopatico aiuta a dare una diversa

interpretazione del problema.

PAROLE CHIAVE

Bluetongue, danni della vaccinazione, omeopatia

veterinaria.

SUMMARY

In the bluetongue and vaccination against this

sheeps illness argumentation, the homeopathic

method aids to give a different matter’s explanation.

KEYWORDS

Bluetongue, damages of vaccination, veterinary

homeopathy.

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Scuola di Cortona

· calo produttivo;· ipofertilità e ipofecondità, compren-dente aborti, parti ritardati, natimorta-lità e danni teratogeni);· danni oculari e cheratiti, che possonocomplicarsi fino alla cecità;· danni permanenti o tendenti alla cro-nicizzazione, fra cui la zoppia e l’anchi-losi articolare;2. mortalità dei capi.Quest’ultimo aspetto è il più drammati-co: la mortalità attribuita a reazione vac-cinale è stata di 3.061 ovini e 22 caprini!L’altro aspetto che sorprende e salta agliocchi è quello di aver totalmente ignorato ilruolo chiave della popolazione bovina, cheha invece due peculiarità importantissime:a) pur non ammalandosi, se non spora-dicamente, è serbatoio del virus;b) i grossi problemi di movimentazione deicapi sono sorti non nei confronti dei capiovini, bensì di quelli bovini, settore che inSardegna era già stato messo in ginocchioda precedenti gravi problemi sanitari.Il ruolo dei bovini è quindi considerato“chiave” in altri Paesi, ad esempiol’Australia, ove si è scelto di vaccinare icapi bovini e non quelli ovini, che fral’altro costituiscono buona parte delpatrimonio zootecnico nazionale.Nonostante quel che si vuole far crede-re, la prevenzione contro una malattiainfettiva come la bluetongue non è solovaccinale. Anzi, visto che le altre possi-bili misure di profilassi sono state igno-rate o relegate ad un ruolo marginale, edato il fallimento della profilassi vacci-nale, soprattutto le prime dovrebberoessere riconsiderate:· la lotta contro gli insetti vettori;· il ricovero degli animali al chiuso dopoil tramonto;· l’utilizzo di zanzariere;· il miglioramento dello stato sanitariodelle greggi, che consentirebbe ai capiovini di superare la malattia, naturale oartificiale, senza grossi danni.A sostegno di ciò sta il fatto che le provedi pre-vaccinazione sono state effettuate

su un gregge che non ha manifestatogrossi problemi post-vaccinali, ma chesicuramente non è rappresentativo dellostato sanitario della media dei greggiovini sardi; infatti l’entità dei danni post-vaccinali subiti dagli allevatori ha avutoun andamento assai diverso a seconda deldistretto regionale colpito e, aggiungo,in virtù delle condizioni igienico sanita-rie e ambientali dei singoli allevamenti.Una campagna vaccinale di massa, inol-tre, ha effetto se riesce a coprire a tappe-to tutto il territorio. Il suo valore dimi-nuisce notevolmente se il numero degliallevamenti non idonei alla vaccinazione,è significativamente elevato. La campa-gna vaccinale del 2004 ha interessato il30% della popolazione ovina.

MALATTIA NATURALEE MALATTIA ARTIFICIALEGuai se noi Omeopati non fossimocuriosi e guai se ci fermassimo in“superficie” a considerare i fatti!Analizzare le seguenti due repertorizza-zioni, una per i sintomi più frequentidella malattia naturale e l’altra per quel-li della malattia artificiale, risulta moltointeressante: Tabella 1, 2, 3 3 e 4.

Naturalmente per i Colleghi Omeopatinon sarà sorprendente, come per il profa-no, il fatto che, pur inserendo sintomi dif-ferenti nelle repertorizzazioni della malat-tia naturale e artificiale (unico sintomocomune è: EXTREMITIES - INFLAM-MATION - Toes - Nails - Under), ben 6

40

1 GENERALS - LIGHT; from - agg. - sunlight 44 2 GENERALS - WEATHER - warm weather - wet - agg 41 3 GENERALS - FEVER - before 46 4 EXTREMITIES - INFLAMMATION - Toes - Nails - Under 2 5 MOUTH - SWELLING - Gums 147 6 MOUTH - SWELLING - Tongue 135 7 MOUTH - MUCOUS MEMBRANE - inflamed 5 8 MOUTH - INFLAMMATION - Gums 73 9 MOUTH - INFLAMMATION - Tongue 78 10 MOUTH - SALIVA - frothy 79 11 MOUTH - PAPILLAE of tongue - erect 49 12 FACE - SWELLING - Jaws - Lower 35 13 FACE - SWELLING - Chin 8

Tabella 1 e 2 (sotto) – Repertorizzazione dei sintomi più frequenti della malattia naturale

lach. phos. sil. ars. bell. merc. nat-m. acon. sulph. caust.10/20 10/17 10/16 9/16 9/13 8/15 8/15 8/13 8/13 8/10

1 1 1 1 1 1 - 1 1 2 - 2 3 1 2 - 1 - 1 - 1 1 3 1 1 1 3 1 1 1 1 2 1 4 - - 1 - - - - - - - 5 3 2 2 3 1 3 3 3 3 3 6 2 2 1 2 3 3 2 3 - 1 7 - - - - - - - - - - 8 1 3 3 1 1 2 3 1 1 - 9 3 1 2 2 1 2 2 2 2 1 10 1 1 1 1 1 1 2 1 1 - 11 2 2 - 2 3 2 - - - 1 12 3 3 2 1 - 1 - 1 1 1 13 - - - - - - - - - 1

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anno XII numero 36 novembre 2007 41

Blutongue in Sardegna

rimedi (Sil., Sulph., Merc., Ars., Phos.,Bell.) compaiano nei primi 10 posti dientrambe. Si potrebbe quasi pensare che lamalattia non venga dall’esterno, ma siasolo stimolata dal fattore esogeno, che siafrutto cioè di una reazione dell’organismocolpito, aggredito, dal virus o dal vaccino,poco importa.Vero? Quando nella patoge-nesi della malattia si leggono frasi del tipo:“la malattia è condizionata da…”, oppure:“reazione disordinata dell’organismo”,penso sempre che sia una follia continuarea curare le malattie concentrandosi sui sin-tomi reattivi dell’organismo, per annullar-li: non sono i sintomi a dover essere annul-lati, i sintomi sono solo un grido d’aiuto enon ci resta dunque che aiutare l’organi-smo a modulare le sue reazioni ed indiriz-zare i sintomi verso la strada giusta.

CASO CLINICOOvino razza sarda adulta di 4 anni, gra-vida a termine.Il proprietario mi chiede un rimedio chele permetta di partorire senza problemi,comunque verrà abbattuta perché affettada bluetongue. L’appetito è conservato manon riesce ad alimentarsi a causa di unamiriade di vescichette sulle labbra e lin-

gua. Nei 5 minuti che la osservo, urinadiverse volte,piccole quantità, sembra condolore; il soggetto appare molto agitato.Nella repertorizzazione, effettuatavelocemente in allevamento, mi è statadi grande aiuto la presenza di sintomi“concomitanti”. Nelle loro materiemediche, Morrison e Sankaran dannouna grande importanza a tali sintomi; sitratta in genere di piccoli rimedi chepossono avere attinenza con diversidistretti organici e che caratterizzano iltropismo d’organo o di apparato di quelrimedio. Nel caso specifico, inoltre,sono stata colpita dai seguenti passi:“…Le infiammazioni che Cantharis produ-ce di solito sono associate ad irritazionedella vescica (W. Boericke).”Ed ancora: “… tendenza a violente e rapideinfiammazioni di qualsiasi mucosa ed organo,ma soprattutto dell’apparato genito-urinario ecute. Lingua bruciante (bordi linguali rossi) edafte brucianti nel cavo orale (F. Del Francia).”La presenza contemporanea di vesci-chette sulle labbra e la lingua e dellosforzo con dolore manifestato dall’ani-male all’emissione di piccole quantità diurina, mi hanno convinto della prescri-zione di Cantharis 30 CH in plus per via

orale 5 volte al dì per 3 giorni, che haridotto notevolmente l’infiammazionedel cavo orale e la disuria, con ripresadella funzione alimentare. Il parto èavvenuto spontaneamente ed in seguitol’animale è stato riformato.

CONCLUSIONINaturalmente Cantharis non compare frai 6 rimedi più frequenti proposti dalle“finte repertorizzazioni” della malattianaturale e artificiale, perché in questocaso sono stati presi i sintomi del malato,com’è giusto che sia.Tuttavia è innegabi-le che alcuni fra i rimedi comparsi nellavoro a tavolino siano suggestivi e piùvolte invocati da altri Colleghi comepanacea per la bluetongue; essi sono Apis,Ars., Bell., Lach., Merc. e Sulph. Purammettendo la difficoltà di repertorizza-re individui appartenenti a grossi gruppianimali, fra un rimedio scelto a tavolinoe un rimedio scelto sulla base di sintomireali e comuni ad un gruppo di animali diuna stalla, la differenza risulta notevole.Tuttavia lo studio a tavolino ha dato lapossibilità di una comprensione piùapprofondita della malattia anche, esoprattutto, per le considerazioni cheriguardano la sua eziopatogenesi ed idubbi relativi alla vaccinazione.L’Omeopatia risulta così anche uno stru-mento utile a spiegare i fatti, a dimostra-zione delle solide basi su cui poggia.

BIBLIOGRAFIA

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http://gis2.izs.it:7777/pls/izs_bt/bt_gestmenu.bt_index

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5. RADAR‘ - Versione 8 – Archibel SA, Belgio.

1 FEMALE GENITALIA/SEX - ABORTION 135 2 FEMALE GENITALIA/SEX - STERILITY 110 3 EYE - INFLAMMATION - Cornea 49 4 EXTREMITIES - ARTHROSIS 9 5 CHEST - MILK - decreased 5 6 EXTREMITIES - INFLAMMATION - Toes - Nails - Under 2 7 GENERALS - VACCINATION; ailments after 38

sil. sulph. merc. sep. apis calc. ars. phos. thuj. bell.5/10 4/10 4/9 4/9 4/8 4/8 4/6 4/6 3/8 3/7

1 2 2 2 3 3 2 1 2 1 3 2 2 1 2 3 1 2 1 2 - - 3 1 3 3 2 2 3 2 1 3 2 4 - - - - - - - - - - 5 - - - - - - - - - - 6 1 - - - - - - - - - 7 4 4 2 1 2 1 2 1 4 2

Tabella 3 e 4 - Repertorizzazione dei sintomi più frequenti della malattia artificiale

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Miglioramento delle performance riproduttivenell’allevamento cunicolo intensivo,attraverso l’impiego di farmaci omeopatici

Scuola di Cortona

Dario Deni Medico Veterinario – Omeopata AREZZO

[email protected]

Giuseppina Brocherel Medico Veterinario –

Omeopata AREZZO [email protected]

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e

Toscana – Sezione di Arezzo

Franco Del Francia Medico Veterinario – Omeopata

Scuola Superiore Internazionale di Medicina Veterinaria

Omeopatica – Cortona

[email protected]

42

INTRODUZIONE

N egli ultimi decenni, l’alleva-mento cunicolo ha subitouna radicale trasformazione,

incentrata sul miglioramento delle per-formance produttive e riproduttive.Attualmente le fattrici rappresentanola categoria commerciale più impor-tante ed ogni problema delle loro capa-cità riproduttiva si ripercuote negativa-mente sull’economia aziendale.L’allevamento intensivo è caratterizza-to dalla costante ripetizione di fasi(gravidanze) ed interventi (fecondazio-ni), che seguono un programma preor-dinato, mirato allo sfruttamento zoo-tecnico dell’animale, determinandonella fattrice uno stress cronico, conripercussioni a carico del sistemaimmunitario (immunodepressione) edella sfera riproduttiva (mortalitàembrionale e neonatale). A questo siaggiungono anche processi patologicispecifici a carico dell’apparato genitale,spesso sostenuti da fattori ambientalinegativi e manageriali nonché da infe-zioni da agenti patogeni. I disturbiriproduttivi vengono ormai consideraticome malattie multifattoriali condizio-nate e sono alla base degli elevati indicidi rimonta (100%-120%).È stata effettuata una prova sperimenta-le attraverso l’impiego di rimedi omeo-patici, in un allevamento cunicolo a

ciclo chiuso in provincia di Arezzo, conl’obiettivo di migliorare le performanceriproduttive delle fattrici.

MATERIALI E METODIL’allevamento è situato nel Comune diAnghiari (Arezzo) ad un’altitudine di 450mt (slm) in una zona caratterizzata da unclima continentale con inverni rigidi edestati calde. L’allevamento è suddiviso indue strutture:una destinata alla riproduzio-ne e l’altra all’ingrasso. I locali sono clima-tizzati e dotati di impianti tecnicamenteavanzati. La produzione annuale è di circa6.000 conigli destinati al mercato locale.

RIMEDI OMEOPATICI UTILIZZATI

Nella prova sono stati utilizzati i seguen-ti rimedi omeopatici: Calcarea phosphori-ca e Phosphorus, a potenze diverse.

CALCAREA PHOSPHORICA

È il sale più abbondante nell’organismoed è presente in due forme:· fosfato tricalcico, stabile ed insolubile,presente in tutti i tessuti del corpo (adeccezione del tessuto elastico), con pre-dominanza nel tessuto osseo e neidenti. È contenuto nei globuli rossi, inquantità maggiore in quelli immaturi;· fosfato monocalcico, solubile, presen-te nei liquidi corporei (linfa, plasma,sangue, saliva, succo gastrico, latte,sperma) e negli essudati sierosi.

Azione generale del minerale - Calcareaphosphorica è ottenuta dall’unione dicarbonato di calcio e fosforo, pertantol’azione biochimica del sale deriva dallerispettive azioni dei minerali di parten-za. Il calcio (Ca) è necessario per il cor-

RIASSUNTO

Gli Autori riportano una sperimentazione effettua-

ta in un allevamento cunicolo intensivo, con parti-

colare riferimento alla fase riproduttiva della fattri-

ce, utilizzando Calcarea phosphorica e Phosphorus a

potenze diverse.La prova ha messo in evidenza che

l’impiego dei rimedi omeopatici ha consentito di

registrare dei miglioramenti delle performance

riproduttive utilizzando due modelli di sommini-

strazione,ugualmente validi, che si possono adatta-

re alle diverse esigenze dell’allevamento.

PAROLE CHIAVE

Allevamento cunicolo, Calcarea phosphorica,

Phosphorus, problemi riproduttivi.

SUMMARY

The Authors bring an experimentation effected in a

rabbits intensive breeding with particular reference

to the reproductive phase, using Calcarea phosphori-

ca and Phosphorus in different potencies. The test

shows that the homeopathic treatment underlines

of the reproductive performance improvements.

Two models of administration, equally valid and

adaptables for the breeding demands, are used.

KEYWORDS

Breeding of rabbits, Calcarea phosphorica and

Phosphorus, reproductive problems.

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anno XII numero 36 novembre 2007 43

Allevamento cunicolo intensivo

retto funzionamento di numerosi pro-cessi intracellulari ed extracellulari,compresa la contrazione muscolare, laconduzione dell’impulso nervoso, ilrilascio ormonale e la coagulazione delsangue. In aggiunta, lo ione Ca svolgeun ruolo fondamentale nei meccanismidi comunicazione cellulare ed è coin-volto nella regolazione dell’attività dinumerosi enzimi. Favorisce l’accresci-mento, formando la base principale deitessuti di nuova formazione. Il metabo-lismo del Ca e quello del fosforo (P)sono strettamente correlati. La regola-zione dell’equilibrio del Ca e del P èfortemente influenzata dai livelli circo-lanti di ormone paratiroideo (PTH), divitamina D e, in misura minore, di cal-citonina. Le concentrazioni del Ca e delP inorganico sono legate anche alla lorocapacità di reagire chimicamente fraloro per formare fosfato di calcioCa3(PO4)2. È fondamentale per il mante-nimento dell’omeostasi dell’organismo.Azione generale del rimedio - È unrigeneratore del plasma e dei globuli(macrofagi e leucociti in particolare).“La donna non ha miglior amico diCalcarea phosphorica. Questo infattispesso fa fronte alle sue sofferenze almomento della pubertà, quando è inritardo nello sviluppo”15. Il rimedioviene utilizzato con successo nei casi diipotrofia ovarica, soprattutto nelle pri-mipare; questa azione è confermata danumerose esperienze terapeutiche dicampo, soprattutto nella cura dell’ipo-fertilità bovina.9 Il rimedio CalcareaCarbonica nella donna presenta debolez-za sessuale e sterilità, fino a giungereall’incapacità riproduttiva15. Il rimediopresenta difficoltà e debolezza durantela gravidanza e subito dopo il parto, confrequenti minacce di aborto.

PHOSPHORUS

Il fosforo è un metalloide che in naturanon esiste allo stato libero, infatti nelregno minerale è presente sottoforma

di fosfati (principalmente di fosfato dicalcio o fosforite e apatite, e di fosfatodi ferro o vivianite). Negli organismiviventi il fosforo è presente per l’85%nel tessuto osseo e per il 15% nei tessu-ti molli e nei liquidi extracellulari(parenchimi viscerali e tessuto nervoso).Azione generale del minerale - Fa partedei fosfolipidi, degli acidi nucleici(DNA ed RNA), della molecola di ATP,di alcuni enzimi e partecipa alla regola-zione dell’equilibrio acido-base dell’or-ganismo ed alla trasmissione intracellu-lare di messaggi ormonali. È un ele-mento delle nucleoproteine (costituen-te essenziale delle albumine dei nucleicellulari). Il fosforo è indispensabile peril funzionamento di ogni nucleo cellula-re (nutrizione e riproduzione cellula-re). L’esperienza mostra che, se si privaartificialmente un organismo unicellu-lare del proprio nucleo, continua a vive-re, risponde ancora agli eccitamenti, maè incapace di assimilare; non può piùrigenerarsi né riprodursi, si disintegraprogressivamente e finisce per morire.Quindi la stessa vita cellulare non puòfare a meno di questo elemento ed ogniturba del metabolismo fosforo si riper-cuote nell’economia dell’intero organi-smo. La sfera d’azione del fosforo, saràdunque estremamente generale e com-prendiamo così perché questo rimedio èun policresto di primordine.

Azione generale del rimedio - Ilfosforo condiziona indirettamenteanche le funzioni di riproduzione, inrelazione alla stimolazione del siste-ma nervoso; stimola anche il metabo-lismo e le funzioni nutritive. La suaazione elettiva si estrinseca sul siste-ma nervoso, l’apparato circolatorio,il sistema osseo, l’apparato digeren-te, apparato respiratorio e la nutri-zione10. Ha come indicazioni clinichela sterilità. Quadro individuale carat-teristico: il paziente fosforo è moltosensibile a tutte le sensazioni prove-nienti dall’esterno, odori, rumori econtatti leggeri15.

PROTOCOLLO SPERIMENTALESono state scelte 27 fattrici omogeneeper età e standard produttivi. Le fattri-ci sono state divise con criterio rando-mizzato in tre gruppi di ugual numero.I gruppi non sono stati trattati consostanze farmacologicamente attivenell’intero periodo della sperimenta-zione, che è iniziato con la fecondazio-ne di ogni fattrice ed è terminato dopodue cicli produttivi. I rimedi omeopa-tici (soluzione idroalcolica al 20%)sono stati nebulizzati giornalmente inquantità pari a 20 ml ogni 20 Kg dimangime). I tre gruppi sono stati sot-toposti ai seguenti protocolli di som-ministrazione:

Veduta della cittadina

ANGHIARI

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Scuola di Cortona

GRUPPO A

1° settimana: Calcarea phosphorica 200CH e Phosphorus 30 CH giornalmente;Dopo 15 giorni dose unica Calcarea pho-sphorica MK e Phosphorus 30 CH;Dopo 15 giorni dose unica Calcarea pho-sphorica XMK e Phosphorus 200 CH, daripetere una volta al mese.

GRUPPO B

Calcarea phosphorica 200 CH e Phosphorus30 CH per sette giorni continuativi,ripetuti una volta al mese.

GRUPPO C: controllo

PARAMETRI RIPRODUTTIVI VALUTATI

Per valutare la prolificità delle fattrici,abbiamo considerato il numero di natied il numero di svezzati in due cicliriproduttivi consecutivi.

TEST DI FISCHER

Per l’elaborazione statistica dei risultatiè stato utilizzato il test di Fischer, untest non parametrico, per verificare se idati dicotomici di due variabili nomina-li, divise ciascuna in due categorie rias-sunti in una tabella di contingenza 2x2,siano compatibili con l’ipotesi nulla(H0) e che le differenze osservate con idati non siano dovute semplicemente alcaso. La significatività statistica è rag-giunta per p<0,05. Sono state calcolatele differenze tra il rapporto numeronati/numero svezzati alle due date diparto tra i vari gruppi secondo ilseguente schema:

n. svezzati/n.nati alla prima data parto tra:1) gruppo A vs gruppo B2) gruppo A vs gruppo C3) gruppo B vs gruppo C

n. svezzati/n. nati alla seconda dataparto tra:4) gruppo A vs gruppo B5) gruppo A vs gruppo C6) gruppo B vs gruppo C

RISULTATIL’elaborazione statistica ha evidenziatouna differenza significativa nella secon-da data di parto della percentuale disvezzati sui nati tra i gruppi trattatiomeopaticamente e quello di controllo(tabella 1).

Tabella 1: tabella di contingenza Test di Fischer

per differenze significative (p<0,05)

Nessuna differenza significativa è emer-sa tra i gruppi omeopatici.

CONCLUSIONIIl lavoro intende rappresentare un puntodi partenza per l’utilizzo dell’Omeopatianell’allevamento cunicolo, per il miglio-ramento delle performance riproduttivedelle fattrici e per la riduzione dell’uti-lizzo di principi ormonali di sintesi. Laprova ha messo in evidenza che l’impie-go dei rimedi omeopatici ha consentitodi registrare dei miglioramenti delle per-formance riproduttive della fattrice inun allevamento cunicolo intensivo.Questo risultato, sebbene preliminare eper il quale sono necessari ulteriori studiper periodi di tempo più lungo, rappre-

senta un punto di partenza per l’utilizzodell’omeopatia in questo settore zootec-nico diminuendo l’impiego di tratta-menti ormonali di sintesi. Nella provasono stati utilizzati due modelli di som-ministrazione dei rimedi ugualmentevalidi che si possono adattare alle diverseesigenze dell’allevamento.

BIBLIOGRAFIA

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16. L.VENNIER. L’Omeopatia nelle Malattie Acute.

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Giuseppe Fagone Medico chirurgo – Omeopata MILANO

Un caso di reflusso gastroesofageocurato con Mezereum

Omeopatia clinica

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IL CASO CLINICOANAMNESI

P rima visita il 9 marzo 2006. Lapaziente di anni 72 presenta unadiagnosi di reflusso gastroesofa-

geo in gastrite cronica Helicobacterpositiva. Il primo episodio di gastrite siera verificato all’età di 18 anni, per cuiè stata trattata negli anni con i vari pro-dotti che la farmacologia man manometteva a punto, dagli antiacidi ai primianti H2 per poi passare agli inibitoridella pompa protonica. Altre patologiein anamnesi sono: ipertiroidismo trat-tato nel 2003 con radioiodioterapia, almomento della visita risulta eutiroideae non usa nessuna terapia sostitutiva.Qualche anno fa intervento per catarat-ta nucleare. Al momento della visita èin terapia con Rabeprazolo 40 mg eLorazepam 1 mg.

SINTOMATOLOGIA

Il primo sintomo di cui si lamenta è unbruciore dietro lo sterno, che dal pettosale fino alle orecchie:· Chest, pain, extended ear, burning1;· Throat, pain, burning, esofagus,extending to, upward.Il secondo sintomo è meno aderentealle parole della paziente, ma più vicinoalla realtà della fisiologia del reflusso; epoi, mentre il primo sintomo contem-pla solo Bamb-a., il secondo presentaCocc., Crot-t. e Mez.. In genere ilmomento peggiore è alle 5 del pome-riggio. Soffre anche di gonfiore dellostomaco dopo mangiato, tanto chespesso deve allentare la gonna:· Stomach, distension, eating after;

Un sintomo strano è che quando bevesente come un bruciore lungo l’esofago · Throat, pain burning, esophagus, drin-king while.Un sintomo invece, tipico del reflusso èla tosse, che la paziente manifesta allasera sdraiandosi a letto· Cough, lying, bed aggr.Dal punto di vista alimentare non presen-ta particolari problemi, unico sintomoriferito è una totale avversione per il latte · Generals, food and drinks, milk aversionAltro importante problema che laaccompagna fin da bambina è l’inson-

nia, da ragazza restava a leggere fino alle3 della notte e tuttora rimane svegliafino alle 3 della notte;· Sleep, sleeplessness, midnight befo-re, until 3 h.Se non riesce a dormire le viene l’ansiae questo le peggiora l’insonnia e alloralegge. È da sempre ansiosa, sobbalzaogni volta che squilla il telefono, nonper il rumore, ma perché ha paura chepossa succedere qualcosa:· Mind, fear, happen something, will.Con l’ansia sente come se si stringesse lagola (throat, tension) e l’addome (abdo-men, constriction), è come se sentissel’ansia alla gola e alla pancia. Sente sem-pre la bocca secca, ma non ha sete, nonsente l’esigenza di bere (Mouth, dry-ness, thirstless). Pur avendo 72 annicontinua a lavorare come segretaria inun ufficio, perché, pure se lavorare lamette in ansia, starebbe peggio se fossecostretta a smettere. È nubile per scelta,perchè non ha mai sopportato l’idea dipoter perdere la sua libertà, perciò, puravendo avuto relazioni di lunga durata,ha sempre preferito non vivere nellastessa casa con un uomo (Mind, fearmarriage? Irresolution, marry, to?).Finché ha avuto il mestruo era moltofacile alle lacrime, era sufficiente che ledicessero la minima cosa perché pianges-se, dopo la menopausa non piange più,anzi, non si commuove nemmeno per ibambini che muoiono di fame o per laguerra, però se c’è da prestare il proprioaiuto lo fa. Fino a qualche anno addietroha fatto volontariato, per sei anni, presso lapediatria di un importante ospedale mila-nese, come animatrice per i bambini.

anno XII numero 36 novembre 2007 45

RIASSUNTO

In questo articolo si evidenzia come una attenta

valutazione repertoriale, unita ad uno studio della

materia medica, può condurre alla prescrizione di

un rimedio, Mezereum, in patologie non usuali per

la sua prescrizione.La paziente,affetta da molti anni

da gastrite cronica e in seguito da esofagite da

reflusso, oltre che migliorare dai disturbi fisici

migliora anche dall’ansia e dall’insonnia, utilizzando

la medicina in dosi ripetute e a potenza crescente.

PAROLE CHIAVE

Mezereum, esofagite da reflusso, insonnia,

dose ripetuta.

SUMMARY

The paper highlights how the careful repertoriza-

tion and the study of materia medica, leads to pre-

scription of a remedy, Mezereum, in unusual

pathology for its prescription.The patient suffering

chronic gastritis and GERD with this remedy

improve also anxiety and sleeplessness, using

repeated dose and increasing potencies.

KEYWORDS

Breeding of rabbits, Calcarea phosphorica and

Phosphorus, reproductive problems.

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Omeopatia clinica

PRESCRIZIONE

Prendendo in considerazione i sintomiche sono evidenziati e riportati comesintomi repertoriali e mettendo in dia-gnosi differenziale Natrum muriaticum,Sulphur, Nux vomica, Mezereum, Sepiae Calcarea carbonica, la prescrizionericade su Mezereum, che prescrivo allapotenza M K, in gocce, da assumere duevolte al giorno, dopo succussione.

FOLLOW UP

Il 21 marzo la sento per telefono: non hapiù il nodo alla gola, quel senso di ansiache la stringeva. Il bruciore all’esofagopermane uguale. La notte dorme meglioe più a lungo, sente meno l’ansia. Menointensa la secchezza della bocca. Hasospeso anche l’assunzione del rabepra-zolo e del lorazepam, dal giorno in cuiha iniziato la cura omeopatica.Decido di passare alla prescrizionedello stesso Mezereum ad una poten-za XM K, sempre due volte al gior-no. Questa decisione di progredirenella potenza della medicina pre-scritta è legata all’evidenza, accumu-lata negli anni, che quando unpaziente risponde prontamente allaprescrizione con un miglioramentoprogressivo dei sintomi, in assenza diaggravamenti o sintomi non coerenticon il suo stato complessivo, unaumento della potenza accelera ilprocesso di guarigione e riduce net-tamente il rischio di ricadute.

Un mese dopo, il 20 aprile, torna instudio per una visita di controllo. Sonopresenti ancora episodi di bruciore trala gola e l’esofago, che si presenta unpaio d’ore dopo il pranzo. Alla sera ilbruciore è meno intenso. Durante lavisita si ricorda che da tempo soffre diuna specie di gorgoglio in gola quandobeve (throat, gurgling, drinking when)sintomo non noto per mezereum.L’ansia è meno intensa, non sente piùstringere in gola, non sobbalza più sen-tendo squillare il telefono. Da qualchegiorno sente la pelle secca, che sidesquama, le sembra una carta pecora,obiettivamente si rileva solo una lievedesquamazione, dovuta ad una certasecchezza, (Skin, dry) la bocca le sem-

bra ancora secca, anche se beve. Lo sto-maco dopo il pranzo è meno gonfio,non deve più slacciare la gonna. A que-sto punto la prescrizione è MezereumLM K, tre gocce due volte al giorno.

Il 19 maggio 2006, ad un aggiornamen-to telefonico, riferisce di non avere piùbruciore allo stomaco e all’esofago,l’ansia è sparita quasi del tutto. Non piùsecchezza alla bocca, non sente più ilgorgoglio alla gola bevendo. Si riduce lafrequenza di somministrazione diMezereum LM K ad una sola volta algiorno. Il mese successivo, mantenendoil benessere, riduce la frequenza diassunzione a giorni alterni e dopo aduna volta alla settimana.

Il 16 ottobre alla valutazione di control-lo sta bene, non assume nulla da agosto2006. Non presenta bruciori gastrici néaltri sintomi di reflusso esofageo, nonsente più la bocca secca, la pelle si è nor-malizzata e non ha più desquamazione.Raramente episodi di ansia, che comun-que tende a risolversi in breve tempo. Aquesto punto non assumerà nulla, se nonin occasione di qualche disturbo, sedovesse avere problemi gastroesofagei oansia, assumerà Mezereum LM K.

CONCLUSIONIMezereum in genere è considerato unrimedio cutaneo e di nevralgie, in spe-cie legate all’herpes zoster, oppure di

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Reportorizzazione

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anno XII numero 36 novembre 2007 47

Mezereum

algie ossee ed articolari.2 Meno noto persintomi gastrici e soprattutto per l’ansiae l’insonnia, si rivela in questo casorimedio utile per la totalità della pazien-te. Tutte le Dafne, specie cui appartieneMezereum, sono piante estremamentetossiche, anche se i fiori sono profumatie le loro bacche di aspetto vivace e attra-ente, tanto che non è raro osservare irri-tazioni mucose e cutanee anche solo perbrevi contatti, con eruzioni di vescicole

arrossamenti e pruriti urenti. Ha pro-prietà purgative, ma così intense che erariservato solo a soggetti molto forti,mentre in Francia era usato per preveni-re nei bambini alcune malattie tipichedella loro età, a tal fine si introduceva unpezzetto di corteccia di mezereo nellobo dell’orecchio per provocare unoscolamento.3 Kent nella sua materiamedica4 riportava per Mezereum unostato di indifferenza verso tutto e tuttilegato ad una storia di eruzioni cutanee,che richiama ciò che la paziente dicequando si riferisce alla sensibilità verso lasofferenza degli altri. Nel repertorioMezereum è presente in ben sette sotto-rubriche del sintomo Indifference, ma ciòche sembra mancare in questo caso è unprecedente disturbo cutaneo. È probabi-le che un eventuale problema cutaneo,anche di modesta entità, quando non unesantema infantile, in vero possa essercistato, ma non è ricordato dalla pazientementre è ricordato dall’organismo che

come ultima manifestazione esonerativapresenta una desquamazione pruriginosache si risolve assieme alla risoluzione deidisturbi fisici e mentali.In particolare in questo caso è possibilevalutare la rapidità di risoluzione delcaso in virtù dell’uso in successione rav-vicinata delle potenze sempre più altedella medicina, man mano che il miglio-ramento dei sintomi progredisce, comea voler seguire da vicino ogni variazionedello stato dinamico della paziente.

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Salvatore Coco Medico chirurgo – Omeopata CATANIA

Epatite CStudio retrospettivo di 16 casi clinici

Omeopatia clinica

[email protected]

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INTRODUZIONE

L’ Epatite C, che in passato veni-va chiamata Epatite non-A non-B, è oggi la forma di epatite

virale che più danneggia il fegato, com-promettendone a volte le funzioni vita-li. Nella maggior parte dei casi la malat-tia è asintomatica, questo significa chemolte persone si accorgono di averecontratto l’infezione spesso dopo moltianni, anche 10-15 anni, ed a volte quan-do il fegato ha già subito danni notevo-li. La forma cronica può sfociare in cir-

rosi e nel cancro al fegato nell’arco di15-35 anni. L’insufficienza epatica deri-vante dalla cirrosi da epatite C è la causaprincipale di trapianto di fegato negliStati Uniti e forse in tutto il mondo.L’epatite C è causata da un virus, che èstato visto per la prima volta al micro-scopio elettronico nel 1995, ed è costi-tuito da un singolo filamento lineare diRNA grande circa 40-50 nanometri.Questo virus presenta numerosevarianti genetiche che sono suddivise ingenotipi e sottotipi. Si trasmette trami-te il sangue infetto.Le terapie convenzionali (Interferone,Ribavirina ecc) hanno lo scopo dichiara-to di eradicare il virus dall’organismo;ciò si paga a caro prezzo in termini dieffetti collaterali, e le garanzie di riusci-ta sono molto incerte, ma è noto chealcune volte avviene la guarigione com-pleta.4 Lo scopo di questo lavoro è com-prendere quali sono le possibilità chepuò offrire la terapia omeopatica allepersone ammalate di epatite C.

MATERIALI E METODIQuesta casistica comprende 16 casi dipersone affette da Epatite C, con untempo di osservazione (follow up)variabile da 3 anni (10 casi), a 5 anni (3casi), a 15 anni (3 casi). Il gruppo ècostituito da 11 donne e 5 uomini, dietà compresa tra i 35 e 70 anni. Due diloro in passato erano stati tossicodipen-denti; per altri due si è potuto risaliread episodi trasfusionali; per tutti glialtri non si è potuta risalire alla modali-tà del contagio e la diagnosi è stataeffettuata a seguito di reperti ematochi-

mici di transaminasi lievemente elevatecontrollando i markers per le epatitiche hanno rilevato la positività perl’epatite C. Alcuni pazienti del gruppoesaminato vengono in visita per il trat-tamento specifico della malattia epati-ca, altri per altre patologie. I pazientisono stati visitati circa due volte l’anno;a volte ci sono stati lunghi periodi senzaterapia. I soggetti esaminati sono tutto-ra in trattamento.Il metodo terapeutico adottato è statoquello della presa del caso, cioè la clas-sica visita medica omeopatica, dandoparticolare valore alla totalità dei sinto-mi, e completando l’esame con relativarepertorizzazione1 i principali i sintomimentali, generali e locali; infine prescri-vendo il rimedio omeopatico risultantedalla repertorizzazione stessa.Considerando il periodo protratto diterapia con ognuno di questi pazientisono stati sperimentate diverse modali-tà di somministrazione delle dosi e dellepotenze dei rimedi omeopatici utilizza-ti, ricercando così una metodica piùefficace rispetto la posologia e farmaco-pollassia omeopatiche classiche. I risul-tati di questa ricerca sono illustrati nellibro: Sull’uso delle dosi e delle potenzeomeopatiche2. I pazienti trattati inizial-mente hanno assunto per lo più dosiuniche, secondo quando suggerito da

Il lavoro che segue è statopresentato al VII CongressoNazionale FIAMO tenutosi

a Roma nel Novembre 2006.

RIASSUNTO

L’epatite C è una infezione virale del fegato.

L’Autore esamina i risultati ottenuti in sedici casi

con follow up da 2 a 15 anni. In tutti i casi la tera-

pia ottiene un miglioramento dello stato genera-

le ed un abbassamento delle transaminasi, ma

non l’eradicazione del virus dall’organismo, per

cui l’Autore conclude che la terapia omeopatica

è in grado di ottenere rilevanti miglioramenti,ma

non la completa guarigione.

PAROLE CHIAVE

Infezione virale. Fegato. Miglioramento. Mancata

guarigione.

SUMMARY

Hepatitis C is a viral infection of liver. The

Author esteems the results of 16 cases of illness

with a follow up from 2 to 15 years. These

results show an improvement of general condi-

tion and a transaminasi reduction. As the virus

wasn’t eradicated, the Author concludes that the

homoeopathic therapy can improve the patients,

but can’t obtain a complete recovery.

KEYWORDS

Viral infection. Liver. Improvement. Failed recovery.

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anno XII numero 36 novembre 2007 49

Kent, iniziando dalla 200K ed a seguire:1000K, 10000K, 50000K, 100000K. Inseguito sono state utilizzate le dinamiz-zazioni LM in gocce con ripetizionedella dose; in seguito le basse dinamiz-zazioni e le decimali. Sono state effet-tuate dunque una serie di test indivi-duali per comprendere quale potesseessere la potenza e la modalità di som-ministrazione migliore, valutandolasulla base della risposta clinica.Il risultato a cui si è giunti giunto è che ilcriterio da utilizzare per la scelta traun’unica somministrazione e sommini-strazione ripetute dipende dal tipo dipatologia: se si tratta di una patologiafunzionale o di uno stato acuto spesso èsufficiente una sola dose; se si tratta diuna patologia cronica strutturata si sce-glie sin dall’inizio le dosi ripetute. Inquesto secondo caso esistono numeroseeccezioni. Possono esserci pazienti cro-nici che instaurano una reazione al rime-dio fin dalla prima assunzione e quindi lasomministrazione del rimedio vienesospesa. Nel caso di pazienti affetti daepatite C, trattandosi di una patologiacronica, più di recente si è scelto di ini-ziare il trattamento con dosi ripetute.È stato sempre somministrato un unicorimedio per volta, ma nel corso del trat-tamento in tutti i casi il rimedio utilizza-to è stato modificato e sostituito da un

altro, in funzione dei sintomi che ilpaziente presentava alla visita. Non c’èstato un solo caso del gruppo esaminatoin cui sia stato utilizzato un solo rimedio.I rimedi che sono utilizzati sono:Lycopodium, Phosphorus, Sulphur,Thuja, Pulsatilla, Ignatia, Carcinosimum,Sepia, Arsenicum album, Kali carboni-cum, Magnesia sulphurica, Hyosciamuse Lachesis. Fra questi il più frequente-mente usato è stato Lycopodium,seguito da Phosphorus.

RISULTATIANALISI DEI RISULTATI

Miglioramento significativo in tutti icasi dello stato generale, sia dal punto divista psichico che fisico.Miglioramento dei valori di funzionalitàepatica con normalizzazione delle tran-saminasi in 10 casi su 16. Questa norma-lizzazione è avvenuta progressivamentenel corso di alcuni mesi, con a volte deipiccoli rialzi, ed in seguito una tendenzaalla stabilità con parametri normalizzati.Miglioramento dei valori di funzionalitàepatica con abbassamento delle transa-minasi in 6 casi, con valori che sonorimasti finora appena superiori allanorma. I valori delle transaminasi ini-ziali in tutto il gruppo erano circa ildoppio della norma, nei pazienti in cuinon si sono normalizzate, sono rimaste

all’incirca una o due decine di unitàsuperiori alla norma.In diversi casi era presente un lievissimoaumento della bilirubinemia, che poi siè normalizzata.Nessuna sostanziale azione sulla vire-mia, che si è mantenuta oscillante intutti i casi, con a volte degli abbassa-menti dei valori, a volte degli innalza-menti. La viremia può essere dosata tra-mite la PCR, che significa reazione acatena delle polimerasi (polymerasichain reaction), che consiste nell’ampli-ficare enormemente attraverso una rea-zione a catena, il poco HCV RNA pre-sente nel sangue esaminato, in modo darenderlo riconoscibile e dosabile.Quindi, il test dell’HCV RNA quantita-tivo misura l’ammontare del virus checircola nel torrente sanguigno di unapersona. Questo test ci permette disapere se il virus è scomparso dalloorganismo, e quindi la guarigione defi-nitiva della malattia.Non è stata riscontrata nel piccolo grup-po in analisi, nessuna evoluzione clinicaverso la cirrosi o il cancro al fegato. Daevidenziare però che i dati per l’analisidi questa evoluzione clinica sono scarsi,in quanto solo un paziente ha effettuatouna biopsia epatica, e pochi hanno effet-tuato anche ecografie di controllo.Analisi delle dosi e delle potenze usateSono state utilizzate tutte le differentipotenze: CH, LM, K, DH. Sono stateutilizzate differenti modalità di sommi-nistrazione: in dose unica, in dose unicaripetuta nel tempo con aumento dellapotenza, con somministrazioni liquidecon aumento della quantità di gocce adogni somministrazione. I risultati otte-nuti hanno suggerito che le potenze chehanno manifestato di avere una maggio-re efficacia in questa patologia, valutatacon l’abbassamento delle transaminasi eil miglioramento dello stato generale,sono state le DH a somministrazioneripetute con quantità aumentata. Inquattro casi, ad esempio, il rimedio era

Epatite C

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Omeopatia clinica

stato somministrato alla potenza 1000Ke 10000K in dose giornaliera a quantitàaumentata senza alcuna apprezzabileazione; lo stesso rimedio, somministra-to in potenza decimale ed in quantitàaumentata, ha dato un abbassamentodelle transaminasi ed un miglioramentogenerale.

DISCUSSIONEIl principale quesito che sorge è: comemai sono state le potenze decimali adare i migliori risultati in questi casitrattati? Una ipotesi possibile è chel’epatite C sia un tipo di patologia cro-nica con sintomatologia sfumata, equindi il malato non percepisce benequali siano i sintomi patologici e qualino. Ci troviamo quindi in una situazio-ne di iposensibilità. La sensibilità è lacapacità di sentire, di riconoscere e didistinguere i cambiamenti più piccoli epiù sottili dello stato di salute. Quandola sensibilità è alta, come si verifica peresempio nelle malattie acute, le poten-ze da utilizzare possono essere anchemolto alte, in quanto la persona perce-pisce la minima variazione ed il minimostimolo. Quando ci troviamo in condi-zioni di iposensibilità bisogna aumenta-re la forza dello stimolo affinché possaessere avvertito e si possa creare unareazione ad esso che porti verso la gua-rigione (effetto secondario o reattivo).Infatti le basse potenze hanno una azio-ne di stimolo più forte e sono indicatein condizioni di patologia cronica conpoca sensibilità; naturalmente per esse-re efficaci devono sempre essere pre-scritte sulla totalità dei sintomi fisici ementali, esattamente come se si pre-scrivesse un’alta potenza, in questomodo esse riescono a stimolare cambia-menti, anche nello stato mentale, nonottenibili a volte con la alte potenze.A questo proposito Jahr3 scrive:Poiché qualunque sia l’aumento di energiaottenuto dai nostri medicamenti mediantel’attrito, e le scosse, non è meno vero che nel

tempo stesso deve esservi diminuzione diforza, di modo che un volume qualunquedella trentesima diluizione sarà sempre piùdebole di un uguale volume della prima. Lacosa è evidente qualora si paragonano glieffetti prodotti da dieci gocce di tinturamadre di Arsenico a quelli che risultano dadieci gocce della trentesima diluizione. Maanche per le sostanze dette inerti nel lorostato naturale, l’osservazione è la stessa, inquanto che, se si prendesse un grano diLicopodio o di carbone puro, ma sufficiente-mente macinato per divenire attivo, questograno agirebbe più di un volume uguale dellatrentesima diluizione di questa sostanza.Le parole di Jahr permettono di com-prendere che l’azione di una sostanzafarmacologicamente attiva, cioè il suoeffetto primario, è tanto più energicaquando più la potenza è bassa. Uneffetto primario più forte può essereutilizzato in terapia in alcune condi-zioni. Le condizioni che richiedonouno stimolo più energico, sono princi-palmente le situazioni patologiche, siafisiche che mentali, che presentanouna strutturazione che tende a resiste-re al cambiamento, patologie fisiche

come cancro, alterazioni fisiche orga-niche, oppure stati mentali perdurantitalmente da lungo tempo che la perso-na non li considera più patologici, mafacenti parte del proprio carattere. Inqueste condizioni le basse potenzehanno un’azione superiore alle alte,perché il malato sente lo stimolo rice-vuto, e può reagire con un effettoreattivo verso la guarigione.

CONCLUSIONILa terapia omeopatica effettuata su que-sto piccolo gruppo di pazienti esamina-ti ha dato dei risultati di miglioramentodello stato generale e dei parametri difunzionalità epatica, ma non ha portatonei casi esaminati alla scomparsa delvirus dall’organismo, verificata con iltest dell’HCV RNA quantitativo e quin-di non si può parlare di guarigionecompleta, ma di miglioramento.Una spiegazione su quanto clinicamen-te verificatosi in questo gruppo dipazienti potrebbe essere questa4:Poiché l’infezione cronica da virus del-l’epatite C è un’infezione praticamentesilente, c’è una grande difficoltà di coglierela sintomatologia legata a questo miasmacronico, perché questa si confonde con i sin-tomi legati allo stato costituzionale psicofi-sico come pure ai sintomi legati ad undanno epatico aspecifico, quindi la terapiarealizzata è stata forzosamente una terapiacon rimedi omeopatici probabilmente simi-lari, che hanno prodotto dei miglioramentima non la guarigione.

BIBLIOGRAFIA

1. F. SCHROJENS – Synthesis 8.1 - ARCHIBEL,

Assesse (Belgio), 2002.

2. S. COCO - Sull’uso delle dosi e delle potenze

omeopatiche – Cemon, Napoli, 2000.

3. JAHR - Materia medica omeopatica – LUIMO,

Napoli, 1988.

4. I. GARDINI - Epatite C L’epidemia silenziosa -

Franco Angeli, 1999.

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INTRODUZIONELE FILARIE

L e filarie sono nematodi capaci didiffondersi attraverso il sangue edi invadere i tessuti connettivi e

le cavità sierose dei vertebrati. Sonolunghe e sottili.La maggior parte dellefilarie ha una importanza in medicinaumana e veterinaria in quanto provocapatologie nell’uomo ed in diversi ani-mali domestici; sono trasmesse da variinsetti vettori, comprese le zanzare.Necessitano di un ospite intermedioper completare il loro ciclo vitale. Lefemmine sessualmente mature liberanonel sangue le microfilarie, stato pre-lar-vale (o forma embrionale) del nemato-de. La maggior parte delle specie è ovo-vivipara ed alcune hanno microfilarie“inguainate” (rivestite da una guainaprotettiva).Le filarie che parassitanol’uomo sono: Wuchereria bancrofti,Brugia malayi, Brugia timori, Loa loa,Onchocerca volvulus, Mansonella per-stans, Mansonella streptocerca,Dipetalonema streptocerca.Seconda le specie, le filarie adulte pos-sono vivere nei vasi linfatici, nei tessuticonnettivi profondi, nel tessuto sotto-cutaneo, nelle membrane sierose.L’invasione di questi tessuti solitamenteprovoca una reazione infiammatoria checostituisce un segno tipico della filariasiumana. In alcuni casi si arriva ad evi-denti deformità del distretto colpito(“elefantiasi”). Si ritiene che all’incircaun miliardo di persone nei paesi tropi-cali e subtropicali sia esposto al rischiodi contrarre una infestazione da filaria ealmeno 200 milioni di persone sono

effettivamente colpiti da questa malat-tia. Le specie responsabili del maggiornumero e dei più gravi casi di filariasiumana sono: Wuchereria bancrofti,Brugia malayi, Brugia timori, Loa loa eOnchocerca volvulus.Scarsi lavori sono stati pubblicati sull’effi-cacia ed utilità del trattamento omeopati-co in casi di filariasi umana1 ed animale2,3.

LA MANSONELLA PERSTANS

Il genere Mansonella comprende specieche provocano forme cosiddette “mino-ri” di patologia. Esse possono essereriscontrate in aree geografiche in cuiWuchereria bancrofti, Loa loa, Onchocercavolvulus, cioè le filarie responsabili diforme cliniche più gravi, sono ugual-mente presenti: per tale motivo è neces-sario differenziarle da queste ultimeforme più patogene di microfilaria. Perla verità pochi studi sono stati effettuatisulla epidemiologia dell’infestazione daM. perstans, tuttavia sono state descrittearee ad alta prevalenza. Dati pubblicati4

indicano che in alcune popolazioni comei Fulani della Nigeria Settentrionale edin alcune aeree dell’Uganda5,6 e delCongo7 la M. perstans costituisce unimportante problema di sanità pubblica,in quanto è un’infestazione umana diffu-sa e cronica, responsabile di disturbipersistenti quali: prurito diffuso, perio-dici stati di confusione, stordimento evertigini, cefalea, dolori articolari e alrachide, dolori toracici, severi doloriaddominali specialmente nell’area epati-ca, gonfiore delle caviglie e febbre.Moltissimi casi, peraltro, sembranodecorrere del tutto asintomatici.

Pietro Gulia Medico chirurgo – Omeopata ROMA

Un caso di Filariasida Mansonella perstans

Omeopatia clinica

[email protected]

Il lavoro che segue è statopresentato al VII CongressoNazionale FIAMO tenutosia Roma nel Novembre 2006.

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RIASSUNTO

Viene presentato un caso di filariasi umana da

Mansonella perstans.Tale filaria è responsabile di

forme cosiddette “minori” di patologia parassita-

ria rispetto alle filarie maggiori, cui è spesso asso-

ciata e da cui va, in ogni caso, differenziata nelle

forme isolate. Il caso clinico riguarda una donna

adulta che contrasse l’infestazione in Africa

Occidentale (Sierra Leone). Fu trattata secondo la

metodologia unicista omeopatica e, malgrado

errori diagnostici e prescrittivi iniziali, con com-

pleta risoluzione del caso in tempi sovrapponibili

alla terapia farmacologica convenzionale (che può

provocare effetti collaterali fastidiosi o gravi) e più

rapidamente rispetto alla possibile (ma niente

affatto certa) risoluzione spontanea del caso..

PAROLE CHIAVE

Filarie – Mansonella perstans – Microfilaremia -

Africa – Omeopatia.

SUMMARY

A clinical case of human filariasis due to

Mansonella perstans is described. M. perstans

causes “minor pathologies” compared to main

filarias, but it must be differentiated from more

pathogenic filarias, to which it is sometimes asso-

ciated.The woman caught the infestation in Sierra

Leone. She was prescribed homeopathic remedies

and – in spite of first mistaken diagnosis and pre-

scription - recovered quicker than the possible

spontaneous recovery. Besides, the homeopathic

treatment proved useful as the conventional ther-

apy, which is burdened with bothersome or seri-

ous side effects.

KEYWORDS

Filarias – Mansonella perstans – Microfilaremia -

Africa - Homeopathy

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Omeopatia clinica

MORFOLOGIA – I vermi adulti hannoforma cilindrica e misurano in lunghezzae diametro rispettivamente 35-45 mm x0,06 mm, i maschi e 70-80 mm x 0,12mm le femmine. Dopo l’accoppiamentovengono prodotte le microfilarie, privedi guaina, di lunghezza e diametro rispet-tivamente di 200 x 4,5 micron. Lemicrofilarie hanno la capacità di allungar-si e contrarsi cambiando così dimensionee forma. Le microfilarie di M. perstanssono più piccole di quelle di W. bancrof-ti e l’estremità caudale è smussa e con-tiene un nucleo terminale (figura 1).CICLO VITALE – La M. perstans è tra-smessa all’uomo allo stato larvale dainsetti della specie Culicoides (grandicome moscerini), quali il Culicoides gra-hami e il C. austeni.All’interno del corpole larve migrano verso le cavità sierose(pleurica, peritoneale, pericardica), ilmesentere, gli spazi peri-renali e retro-peritoneali e diventano vermi adulti. Lalarva raggiunge lo stato adulto all’inter-no del corpo umano, le microfilariecircolanti nel sangue vengono assuntedall’insetto vettore durante un pastoematico; all’interno del corpo dell’in-

setto le microfilarie raggiungono lostato larvale e sono di nuovo in gradodi infestare un altro ospite umano alsuccessivo pasto del Culicoide.AREA DI DISTRIBUZIONE – La Mansonellaperstans è ampiamente diffusa in vastezone dell’Africa Centrale edOccidentale. In alcune aree del Congo(ex Zaire), Nigeria, Ghana, Sierra Leone,Costa d’Avorio, Zambia, Uganda, un’al-tissima proporzione degli abitanti presen-ta i segni della infestazione. È stata riscon-trata anche nel Sud America: inVenezuela, Trinidad, Guyana, Surinam,Argentina Settentrionale,Amazzonia.PATOLOGIA – La M. perstans causadisturbi, dovuti alle microfilarie, quali:prurito, febbre transitoria, dolori addo-minali, dolori articolari o toracici, gon-fiore sottocutaneo. L’ipereosinofilia ècomune. La M. perstans può essere pato-gena anche per alcune specie di scimmie.DIAGNOSI DI LABORATORIO – Lemicrofilarie di M. perstans sono riscon-trabili nel sangue. Nella diagnosi dilaboratorio di filariasi hanno particolareimportanza l’anamnesi del paziente ( inprimis, in quale paese ha soggiornato) e

la sua sintomatologia: in base a ciò èpossibile stabilire il momento più adat-to per il prelevamento del campioneematico da esaminare, tenendo contodella periodicità differente di ciascunaspecie di filaria ad essere presente, eriscontrabile, nel sangue (tabella 1).METODI DI RILEVAMENTO – Filtrazione sumembrane di policarbonato: tecnica alta-mente sensibile, in grado di rilevare micro-filarie anche in caso di bassissima parassite-mia. È la tecnica più largamente usata.METODI DI COLORAZIONE – Le diversetecniche di colorazione utilizzate(Giemsa, ematossilina ecc.) permettonodi studiare e valutare i caratteri differen-ziali delle varie specie di microfilarie,quali le dimensioni, la presenza od assen-za di guaina, la presenza od assenza dinuclei nella parte finale della coda.TERAPIA CONVENZIONALE – LaDietilcarbamazina (Hetraza®, Banocide®,Notezine®) e l’Invermectina (Mectizan®)sono inefficaci nel trattamento della infe-stazione da M. perstans10. Tali farmacierano i soli proposti all’epoca del caso(1991) per il trattamento della M. per-stans. Il Mebendazolo (Vermox®) è effica-ce nell’eliminare le microfilarie alla dosedi 100 mg 2-3 volte al giorno per 28-45giorni10,11. Un caso clinico rispondente almebendazolo, e che presenta una qual-che attinenza con quello di seguito ripor-tato, è citato in letteratura12.L’Albendazolo (Zenten®) 400 mg duevolte al giorno per 10 giorni provoca unariduzione efficace ma lenta, da 1 a 3mesi, della microfilaremia10,13.

CASO CLINICOBREVE ANAMNESI E STORIA CLINICA

19 FEBBRAIO 1991 – Paziente donnadi 33 anni, medico: dopo una perma-nenza di 40 giorni (dicembre ’90 – gen-naio ’91) in Sierra Leone, durante laquale aveva effettuato profilassi antima-larica con Clorochina (2cpr x2/setti-mana) e Proguanil (1 cpr/die) contra-endo, malgrado ciò, una febbre malari-

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Figura 1 - Microfilaria di M. perstans [colorazione con Giemsa – da Peters & Gilles8]

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Un caso di Filariasi

ca grave con coma ipoglicemico, tratta-ta con Halfan®, paracetamolo e fleboglucosate, rientra in Italia. È fortemen-te dimagrita, il colorito è cereo con sfu-matura giallognola; mostra uno stato dieccitazione accompagnato a facile stan-cabilità. Il fegato deborda di due ditadall’arcata costale; il polo inferiore dimilza è palpabile in ipocondrio sinistro.Per questa situazione, considerata anchela pregressa crisi malarica (caratterizza-ta da: nausea, cefalea lancinante, fortetremore alle gambe con sensazione disbandamento, brividi con marcata fred-dolosità ma bisogno di applicazionifredde sulla testa, svenimenti, seteintensa, dolore alle articolazioni emuscoli, debolezza estrema) si prescri-ve: ARSENICUM ALBUM 30 CH - 2granuli in plus/48h/8gg., senza eviden-te modificazione del quadro.28 FEBBRAIO 1991 – Pallida e dima-grita, mangia poco e cerca cibi salati; hamolta sete; si stanca facilmente, conaffanno. Malinconica, ha nostalgiadell’Africa, avverte un forte senso dicolpa verso le popolazioni che ha dovu-to lasciare, venir via è stato per lei ungran dispiacere, sente di aver subito untorto. Fegato e milza continuano ad

essere ipertrofici come nella preceden-te visita. NATRUM MURIATICUMMK – Un tubo dose 30 MARZO 1991 – 10 giorni dopoNatrum, dopo due mesi di assenzaricompaiono le mestruazioni, ma èancora astenica, pallida e sente moltofreddo; la sete si è mitigata, l’appetito èlievemente aumentato, ma i pasti sonoseguiti da gonfiore addominale dolente;dolente il punto colecistico. Nella con-vinzione pregiudiziale, basata sulladeduzione, che si tratti di postumimalarici, si prescrive: CHINA0/30LM, dose unica.15 APRILE 1991 – Nessuna modifica-zione positiva: molto più debole; pro-strazione; volto incavato con sfumaturaterrea; compare saltuariamente delprurito sul corpo. Qualche giorno dopola dose di China, di notte, violentissimospasmo addominale, dolore lacerantecon necessità di piegarsi in due e pre-mere fortemente sulla pancia: COLO-CYNTHIS 6CH, 2 granuli ogni dieciminuti, riesce a calmare il dolore inmeno di un’ora.Viene ripetuta CHINA0/30LM in plus, sette giorni dopo laprima dose, ma risulta del tutto ineffi-cace. Il quadro clinico peggiora con

astenia ancora più intensa, coloritodecisamente terreo, PRURITOINTENSO, TORMENTOSO, CHEPEGGIORA DI NOTTE E COLCALDO. Alla palpazione, fegato e lamilza sono rientrati nei limiti fisiologi-ci. Vengono eseguiti i programmatiaccertamenti ematologici e strumenta-li. L’ecografia epatosplenica e l’Rx deltorace non documentano alterazioni;l’ECG è nei limiti fisiologici; la gocciaspessa per malaria è negativa; vi èdiscreta anemia, i markers per HBV,HCV, HIV sono negativi, ma l’eosinofi-lia è al 24% (17 Aprile 1991). Lapaziente stessa e colleghi tropicalistidell’Istituto di Clinica delle MalattieTropicali ed Infettive dell’Università“La Sapienza” di Roma, propendono peruna forma di filariasi, tenuto conto del-l’anamnesi geografica, della sintomato-logia lamentata (compresa la crisi addo-minale notturna), dell’eosinofilia. Ilsospetto è che possa trattarsi di onco-cercosi (Onchocerca volvolus), ende-mica nell’area dove la paziente ha sog-giornato. Il 22 Aprile l’eosinofilia è al22%. Per individuare la filaria responsa-bile si eseguono prelievi ematici doporiscaldamento (per favorire passaggio

Figura 2 - Ciclo vitale della specie Mansonella. [da “A-Z Guide to Parasitology9]

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Omeopatia clinica

ematico delle microfilarie e loro indivi-duazione) che risultano negativi; ugual-mente negative le biopsie cutanee (pre-lievi di frammenti epidermici di qual-che millimetro dal cinto pelvico ecc)alla ricerca delle microfilarie Vienesconsigliata l’effettuazione del test diMazzotti alla dietilcarbamazina per ilconsistente rischio di violente manife-stazioni allergiche dovute all’immediatamorte delle microfilarie indotta dal far-maco. Il 26 Aprile, dopo una terza dosedi CHINA 0/30LM, la sintomatologiasoggettiva peggiora ulteriormente(aggravamento dei sintomi sopradescritti); il 29 Aprile l’eosinofilia è al26%, il 2 Maggio sale al 28%.3 MAGGIO 1991 - La paziente si èconvinta che non ci sia niente da fareper lei (MIND – Despair recovery) Èesausta (GENERALITIES – Weariness)e pensa che sta per morire (MIND –Death thoughts of), ma non ha paura dimorire. Il prurito è tormentoso edestenuante (MIND – Despair, itching ofthe skin, from), non la fa dormire, ècapriccioso e variabile di sede; peggio-ra decisamente di notte, quando siriscalda a letto. (SKIN – Itching, warm,on becoming, in bed). Ha un forte appe-tito (STOMACH – Appetite, ravenous)ma, dopo mangiato, ha dolore all’ipo-

condrio destro (ABDOMEN – Pain,eating), after – Hypochondria, eatingafter) e gonfiore addominale (ABDO-MEN – Distension, eating after). Sentetantissimo freddo,malgrado il clima diRoma in quei giorni (GENERALITIES– Heat, vital lack of), ma non tollera ilminimo contatto con la lana (GENE-RALITIES – Clothing, intolerance of,woolen) che le induce prurito fastidio-sissimo (SKIN – Itching, wool agg.). Ilcolorito è terreo. (FACE –Discoloration, earthy). Il quadro sinto-matologico14 e la Repertorizzazionemediante il Repertorio di Kent15 sug-geriscono come rimedio Psorinum [incorsivo i sintomi mentali, generali efisici modalizzati, considerati comepredominanti, straordinari, peculiari,singolari del caso, secondo il § 153d e l l ’ O r g a n o n 1 6 ] ) .PSORINUM 200K – Un tubo doseDopo Psorinum il prurito scompareimmediatamente. Migliora il tono fisicogenerale e la paziente si sente più fidu-ciosa. L’eosinofilia è al 22% il 19Maggio; ancora negativa la ricercadelle microfilarie nel sangue e neiframmenti epidermici. Qualche gior-no dopo, compare di nuovo un leggeroe saltuario prurito; l’eosinofilia ancoraal 24% il 23 Maggio. La paziente è

migliorata ma non certamente guarita.10 GIUGNO 1991 – All’ennesimocontrollo ematologico, finalmente, siindividuano microfilarie della specieMansonella perstans.14 GIUGNO 1991 - Quadro clinico:facile stancabilità e colorito pallido;umore variabile; freddolosità; eosino-filia 20%. Inoltre, sono riemersi sinto-mi che la paziente presenta da tempo,oscurati durante la fase più intensadella malattia parassitaria, quali:· eccessivo senso di colpa (MIND –Anxiety of conscience);· si rammarica troppo per non essererimasta ad aiutare chi ne aveva bisogno(MIND – Reproaches herself);· bisogno di essere incoraggiata, puressendo molto capace non si sente maiall’altezza dei suoi compiti, che svolgein maniera eccellente (MIND –Confidence want);· tende ad essere decisamente attentaad ogni particolare (MIND –Fastidious), precisa ed ordinata (MIND– Conscientious about trifles), maanche molto frettolosa (MIND –Hurry), si muove in fretta (anche ora,nonostante la stanchezza) (MIND –Hurry, movements; occupation);· non sopporta l’umidità, il freddoumido la paralizza mentalmente, la faammalare, le provoca rigidità e doloredelle articolazioni (GENERALITIES –Cold, wet weather agg.);· non può mangiare le cipolle chesubito le provocano dolori coliciaddominali e diarrea.(GENERALI-TIES – Food, onions agg.; RECTUM –Diarrhoea, onions after).La Repertorizzazione secondo ilRepertorio di Kent15 suggerisce Thuya,rimedio che in passato è già stato utiliz-zato con efficacia dalla paziente:· THUYA OCCIDENTALIS MK – Untubo dose.Il miglioramento è netto e progressi-vo: rapidamente scompaiono l’astenia,le crisi residue di prurito, la freddolo-

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Tabella 1 – Periodicità ed ora consigliata del prelievo ematico per la ricerca di microfilarie umane 9.

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Un caso di Filariasi

sità, l’umore variabile, incostante, valea dire i sintomi più recenti insorti cor-rispondentemente alla filariasi. Il 19giugno, 5 giorni dopo Thuya, l’eosino-filia è al 14%; il 4 luglio, 20 giornidopo, è scesa al 7%; un mese più tardil’eosinofilia è perfettamente normale.Per più di 6 mesi dopo la dose di Thuyala paziente ha goduto di buona salute,si è sentita in forze e molto vitale.

DISCUSSIONEChiunque abbia praticato l’omeopatiaper un tempo sufficiente non credepiù al caso o alle fortuite e fortunatecoincidenze. Il caso clinico, pur nonvolendo assolutamente sostenere latesi che la terapia omeopatica possaessere sempre efficace in qualsiasi casodi malattia infettiva e parassitaria,ripropone alcune considerazioni dicarattere metodologico generale avva-lorate dagli errori commessi nellagestione del caso, errori evidenziatinei punti c)-d)-e):a) anche in casi in cui la diagnosi noso-logica appare incerta, i sintomi delpaziente rappresentano la guida cheindica come agire;b) la diagnosi nosologica DEVE essereeffettuata, in ogni caso, ricorrendo alletecniche di semeiotica strumentale a

disposizione e avvalendosi della quali-ficata consulenza di specialisti;c) nella pratica clinica omeopatica sideve evitare di agire per consuetudi-ne, ricordando che ogni caso è un casoa se stante. Non sempre China,Arsenicum o Natrum muriaticumsono rimedi adatti a curare una crisimalarica o i suoi postumi.L’individualità morbosa e medicamen-tosa sono principi irrinunciabili.d) Il comportamento clinico svincolatodalla guida dei sintomi – basato sullamera esperienza di casi “analoghi” - èun errore metodologico che nonrispetta il principio dei simili né le rac-comandazioni riportate nel § 5dell’Organon16. In pratica il voleretracciare delle linee prescrittive sola-mente in base al nome della patologiaaffrontata rappresenta, di fatto, unvenir meno ai canoni metodologici cli-nici dell’Omeopatia.e) Non ostinarsi, come raccomandatoda Kent17 e Ortega18, a ripetere unrimedio che non ha funzionato o, peg-gio, che sembra aggravare.f) I sintomi e la loro evoluzione sono laguida: possono anche indicare – nel-l’evoluzione del caso – una successio-ne di rimedi da somministrare semprein maniera singola. Tale successione

esprime la reattività dinamica del sog-getto trattato; in altri termini, i sinto-mi con la loro connotazione miasmati-ca esprimono il miasma dominante(talora una commistione miasmatica) ela loro evoluzione e modificazione rap-presentano la rotazione miasmaticaosservabile in moltissimi casi, che puòrichiedere la ripetizione dello stessorimedio o la prescrizione di un rime-dio diverso dal primo.g) A questo proposito il saper aspetta-re ed individuare il momento appro-priato per cambiare rimedio o ripete-re lo stesso è uno dei momenti piùdelicati dell’applicazione del metodoe richiede rispetto dei principi e per-spicacia o intuito clinico.h) Infine, in questo caso, la malaria, gliantimalarici, lo stress fisico e psicologi-co costituiscono fattori ambientali (§ 5-74-7516) che sembrano aver favorito,insieme alla M. perstans, un’attivazionedel miasma psorico della paziente.I sintomi della fase iniziale della filaria-si da M. perstans, descritti in preceden-za, hanno una connotazione psoricamarcata ed il rimedio Psorinum (noso-de psorico) è stato efficace nell’indur-re l’inizio del miglioramento dellapaziente ed avviare il processo di gua-rigione concluso da un rimedio essen-zialmente sicotico quale Thuya, som-ministrato in base a sintomi sicotici,caratteristici della paziente, riemersidopo che Psorinum aveva contribuitoad eliminare la fase psorica inizialmen-te prevalente (§ 5-73-15316).

CONCLUSIONILa Mansonella perstans è una filariacosiddetta “minore”, in altre paroleinduce quadri clinici non gravissimicome le filarie più patogene, ma idisturbi che provoca sono fastidiosi,possono minare lo stato di salute gene-rale del paziente e possono persistereper tempi prolungati4. La terapia far-macologica convenzionale prevede

Distribuzione geografica della M. Perstans

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anno XII numero 36 novembre 2007 57

Un caso di Filariasi

l’utilizzo del mebendanzolo11 per unlungo periodo, da 4 a 7 settimaneoppure, in alternativa, l’uso dell’al-bendazolo per 10 giorni ma con lenta- da 1 a 3 mesi – remissione dellamicrofilaremia13. Si ritiene che l’infe-stazione da M. perstans possa essereautolimitantesi nel tempo: cioè spe-gnersi autonomamente dopo unperiodo non inferiore ai 6 mesi.Opere citate in bibliografia1,4,5,6,7 docu-mentano come possa persistere peranni. Nel caso esposto è del tuttoverosimile che l’infestazione sia statacontratta nel mese di gennaio (lapaziente rientra in Italia a fine genna-io). Dopo un periodo d’incubazione, isintomi iniziano a manifestarsi in apri-le (dolore addominale, prurito ecc.).A metà giugno (dopo la dose diPsorinum il 3 Maggio e quella diThuya del 14 giugno) il miglioramen-to clinico è netto e l’eosinofilia tornaa valori normali all’inizio di luglio. Intotale, in tre mesi dall’esordio dellasintomatologia attribuibile alla paras-sitosi, la paziente supera la filariasi.Soprattutto è da sottolineare il nettomiglioramento dello stato di saluteseguito alla somministrazione dei duerimedi: ciò non può essere attribuitoal caso ma all’applicazione clinica delprincipio dei simili. Il caso espostosuggerisce che un trattamento omeo-patico adeguato, vale a dire basato suiprincipi dell’omeopatia unicista hah-nemanniana, può determinare la gua-rigione dall’infestazione da microfila-rie di M. perstans in tempi più brevirispetto ad un’eventuale spontanearemissione dell’infestazione e intempi sovrapponibili a quelli dellaterapia convenzionale antiparassitariasenza esporre al rischio di effetti tossi-ci o collaterali da farmaci chimici, conun rapido recupero della condizionedi salute da parte del paziente.

RINGRAZIAMENTIUn doveroso ringraziamento va alprof. Antonio Negro, decanodell’Omeopatia italiana, senza la cuisagace consulenza e i perspicaci con-sigli questo caso clinico non sarebbestato affrontato con la necessariacompetenza ed il cui contributo èstato fondamentale per il successoclinico conseguito.Un sentito grazie anche alla pazienteche, non solo ha acconsentito alla pre-sentazione della sua esperienza, anzi,l’ha proposta e stimolata convinta chel’Omeopatia possa svolgere un ruoloimportante, quando correttamenteutilizzata, anche nel trattamento dipatologie che affliggono larga partedella popolazione mondiale.

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Gustavo Dominici Medico chirurgo – Omeopata ROMA

Polmonite atipica primariaDue casi risolti con la terapia omeopatica

Omeopatia clinica

Direttore de “Il Medico Omeopata”[email protected] | www.omeopatia-roma.it

58

INTRODUZIONE

F ra Giugno e Luglio 2006 hoaffrontato due casi di polmoniteatipica primaria, probabilmente

conseguenza della stesso agente patoge-no. Nella mia attività di medico omeo-patico ho affrontato circa 30 casi di pol-monite, sempre con buoni risultati. Neicasi in cui la fiducia nella terapia omeo-patica da parte dei Pazienti era troppolimitata dalla paura per la malattia ol’ambiente familiare era troppo avverso,fatta la diagnosi comunicavo loro chenon c’erano le condizioni sufficientiperché mi occupassi del caso. Col sennodi poi mi comporterei allo stesso modo.La terapeutica omeopatica ed un buonconoscitore di essa sono mezzi sufficien-ti per guarire questi casi, evitando com-plicazioni ed una lunga convalescenza.Certamente occorrono dedizione, curaed una certa esperienza per evitare chela situazione sfugga di mano.Ho potuto verificare che, nel quadroglobale della cura di un Paziente, unepisodio broncopolmonare spessosegna un momento determinante.Intendo dire che tutta la problematicadel Paziente, le sue varie patologie e lasua condizione in toto, possono sfociarein un episodio acuto e profondo qualeuna broncopolmonite, alla cui soluzionespesso segue un significativo migliora-mento dei sintomi più gravi della malat-tia cronica. I due casi che seguono sonoassai esplicativi di questo concetto.

POLMONITE ATIPICA PRIMARIALa dizione di Polmonite Atipica oPolmonite Atipica Primaria viene da

tempo usata in medicina per indicaretutte le forme di polmoniti virali o damicroorganismi con caratteristicheintermedie tra i virus ed i batteri(Micoplasmi e Clamidie); poiché le pol-moniti virali sono polmoniti che colpi-scono l’interstizio del polmone, vengo-no anche dette Polmoniti Interstiziali:quindi il termine Polmonite Atipica puòessere sinonimo di Polmonite Virale odi Polmonite Interstiziale. È così chia-mata per differenziarla da quella tipica,cioè quella lobare. (…) È causata davari microrganismi: MycoplasmaPneumonie, Clamidia Pneumonie,Rickettsie, Virus influenzali tipo A e B,Virus respiratorio sinciziale,Adenovirus, Rhinovirus, Virus parain-fluenzale, Virus della varicella, Virusdella rosolia. Ciascuno di questi agentipuò causare una semplice infezionedelle vie aeree superiori o una infezionepiù grave delle basse vie respiratorieche è associata a elementi favorenti (etàavanzata, malnutrizione …). (…) Unacaratteristica della polmonite atipica èla cosiddetta dissociazione clinico-pato-logica, cioè il fatto che alla sintomatolo-gia clinica non corrispondano repertiall’esame obiettivo o questi sono moltoscarsi (l’RX invece dà una immagineben visibile)1. I sintomi iniziali ricorda-no l’influenza con malessere generale,mal di gola e tosse secca, di intensitàcrescente con il progredire della malat-tia. Si possono presentare episodi paros-sistici di tosse, con produzione di unescreato mucoso, mucopurulento ostriato di sangue. (…) La sintomatolo-gia acuta di solito persiste da 1 a 2 sett.

RIASSUNTO

Per Polmonite Atipica Primaria si intendono

tutte le forme di polmoniti virali o da microrga-

nismi con caratteristiche intermedie tra i virus

ed i batteri. Il trattamento antibiotico riduce il

periodo febbrile e gli infiltrati polmonari e acce-

lera la risoluzione dei sintomi, tuttavia non pro-

voca una guarigione microbiologica. Molti

pazienti continuano a lamentare una sintomato-

logia sistemica con astenia e malessere generale

per diverse settimane. L’articolo mostra due casi

clinici trattati omeopaticamente. Con la terapia

omeopatica è possibile ottenere una guarigione

completa, a volte più veloce, sempre priva di

complicanze e senza prolungate convalescenze.

Spesso al superamento della malattia fa seguito

un miglioramento delle patologie croniche del

Paziente.

PAROLE CHIAVE

Polmonite – Terapia antibiotica - Convalescenza

– Terapia omeopatica - Guarigione

SUMMARY

Primary Atypical Pneumonia is meant to be all

wide range of viral pneumonias or microorgan-

isms that are something in between virus and

bacteria.The antibiotic treatment reduces indeed

the fever period and the pneumonia infiltrates

and it speeds the improvement of symptoms, but

it doesn’t really provoke a microbiological recov-

ery. Many patients keep on complaining asthenia

and general uneasiness over weeks. The article

shows two homeopathic cases: it is possible to

get a real recovery by using homeopathic thera-

py and in some cases the recovery is even quick-

er, always without any serious consequences.

Getting the disease over is followed to a general

improvement of Patient’s chronic diseases.

KEYWORDS

Pneumonia – Antibiotic Therapy – Convalescence

– Homeopathic therapy – Recovery

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anno XII numero 36 novembre 2007 59

Polmoniti atipiche primarie

ed è seguita da una graduale regressio-ne, sebbene molti pazienti continuino alamentare una sintomatologia sistemicacon astenia e malessere generale perdiverse settimane. La malattia di solitonon è grave e la risoluzione spontanea èla regola. Tuttavia, alcuni pazienti pre-sentano delle gravi polmoniti, che talo-ra portano a una sindrome da distressrespiratorio dell’adulto. Le complica-zioni extra-polmonari sono frequenti ecomprendono anemia emolitica, com-plicanze trombo-emboliche, poliartriteo sindromi neurologiche, quali lameningoencefalite, la mielite trasversa,le neuropatie periferiche o l’atassiacerebellare. (…) I farmaci di scelta sonole tetracicline o l’eritromicina 500 mgPO q 6 h per gli adulti o l’eritromicina30-50 mg/kg/die per i bambini con <8 anni. La claritromicina e l’azitromici-na sono anch’esse efficaci. Il trattamen-to antibiotico riduce il periodo febbrilee gli infiltrati polmonari e accelera larisoluzione dei sintomi. Tuttavia, gliantibiotici non provocano una guarigio-ne microbiologica; i pazienti trattaticontinuano a essere portatori delmicrorganismo per diverse settimane2.Nella pratica clinica classica il più dellevolte il Paziente assume antibiotici da 2a 4 settimane, a volte cambiando ancheil tipo di farmaco a causa della scarsità dirisposta o tentando una combinazione dipiù farmaci. Forse anche per questo laripresa completa delle normali condi-zioni è tardiva e stentata.

CASI CLINICI

BRONCOPOLMONITE IN UN BAMBINO

Bambino di 6 anni, di origine brasiliana,adottato 3 anni prima insieme ad unasorella maggiore. I genitori erano tossi-codipendenti. Lo ho in cura da pocodopo l’adozione. Di temperamentosolare, allegro, simpatico, brillante, unvero attore! Dicono di lui i genitori. Sin

dall’inizio voleva toccare tutto, assag-giare tutto, ma particolarmente iDOLCI. Sempre un ottimo sonno,anche nel pomeriggio, scadente con-trollo dell’alvo, epistassi, autonomo;tutti i vaccini incluso BCG e febbre gial-la: Sulphur è la prima prescrizione.Presto il bambino evidenzia una debo-lezza respiratoria che si manifesta concrisi asmatiche frequenti oltre a laringi-ti ed altre infiammazioni quali faringitied otiti. Anche un’aggressività rilevan-te; picchia, sfida; anche balbuzie, catar-ri cronici ed epistassi.Viene curato conChamomilla e Mercurius nel corso di unanno. La sua condizione migliora, anchel’aggressività e, dall’Aprile 2005, peruna sintomatologia che include i sinto-mi di: seduttività, loquacità sfrenata evanità, oltre alle crisi asmatiche, seppu-re diradate, inizia ad assumere Lachesismutus a varia potenza.

17 LUGLIO 2006 – IN STUDIOHa trascorso un anno fantastico!Tre settimane or sono ha iniziato ad essereirritabile, nervoso, contrariante.Nel frattempo il bambino chiacchiera,interviene, è molto mobile, tocca tutto,estremamente vivace, eccitato, su digiri. Continua la madre:Poi è arrivata la T a 39°C, allora ho utiliz-zato Lachesis mutus 200K in gocce, comesempre quando ammala,ma questa volta nonabbiamo avuto lo stesso risultato. Ha ancheavuto dolore ad un dente e sangue dal nasoper 2-3 giorni. Da qualche giorno ha tossegrassa; prima era secca, poi grassa, poi anco-ra secca, quasi convulsa … E comunque hafebbre oramai da 8 giorni!Visito il bambino e trovo una condizio-ne di bronchite asmatica, situazionepiuttosto comune nella sua storia, menonell’ultimo anno e sempre risolta velo-cemente da Lachesis mutus; inoltre la feb-bre costante complica il quadro, in con-trasto con la vitalità del bambino, chesembra non risentire di tutto ciò. Lamadre continua a comunicarmi dei dati:

Balla molto e bene. E’ inarrestabile, brucia,brucia, brucia …Riflettendo sui sintomi seleziono quat-tro possibili medicamenti: Lachesis apotenza superiore; Iodum; Sulphur ioda-tum e Tarentula. Scelgo IODUM 200K ele chiedo di tenersi quotidianamente incontatto.

21 LUGLIO 2006 – IN STUDIODopo l’assunzione del medicamentoebbe un’accentuazione della già inten-sa agitazione, poi ancora epistassi, poiesacerbazione della febbre, che suc-cessivamente è scomparsa e da ieriancora tornata. Per nulla convintodella bontà del risultato ho chiestouna Rx del torace (Figura 1 e 2): Ilicongesti bilateralmente.A sinistra, in corri-spondenza della piramide basale, sono visi-bili degli addensamenti peribronchiali conrelativo affastellamento del disegno bron-chiale specie a livello epifrenico; riconosci-bile l’ispessimento della scissura pleuricaed una parziale obliterazione del senocosto frenico sul versante postero laterale.Immagine cardio-aorto-mediastinica neilimiti. Seno pleurico destro libero. Regolarelo scheletro visibile.Sostanzialmente una broncopolmonitesinistra con risentimento pleurico. Lamadre è preoccupata, ma disponibile.Raccolgo i sintomi:Verso le 16-17 sale la T, fino a 38,7°C,poi inizia a scendere.Ha tosse secca e grassa, in particolare lasera, a letto. Rimane raucedine.Alle 11 ha vomito di cibo. Ieri ha avutodiarrea.Un herpes al labbro inferiore.Sudorazione notturna.E’ senz’altro meno agitato. Abbraccia ebacia la madre ed il padre, più del soli-to. Tranquillizza gli altri. E’ preoccupa-to per gli altri se stanno male.Chiede quasi esclusivamente gelati.All’esame obiettivo rilevo chiaramentela broncopolmonite al lobo inferioresinistro e lingua a carta geografica.

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Omeopatia clinica

Repertorizzo alcuni dei sintomi raccolti3:

CHEST - INFLAMMATION - Lungs -leftCHEST - INFLAMMATION - Lungs -left - Lower lobeMOUTH - MAPPED tongueGENERALS - FOOD and DRINKS -ice cream – desire

Il risultato, in ordine di completezza deisintomi, è: Sulphur, Tubercolinum,Phosphorus, Calcarea c., Natrum sulphuri-cum.Tenendo conto dello stato d’animodel bambino - l’affettività e la preoccu-pazione per gli altri - scelgo: PHO-SPHORUS 30 CH, 3 granuli ogni 4 orecirca per le prossime 48 ore.

FOLLOW UP

Ci fu un miglioramento veloce e gra-duale, con scomparsa della febbre e flui-dificazione delle secrezioni.A seguire fuprescritto PHOSPHORUS 200K, chepoi venne ripetuto a distanza di qualchegiorno, dopo aver rilevato che il miglio-ramento clinico stava rallentando. Ilgiorno 31 fu effettuata un’altra Rx(Figure 3 e 4) col seguente risultato:All’esame attuale non sono evidenti le picco-le aree di riempimento alveolare confluentiche, in campo medio di sx, erano presenti nel-l’esame precedente portato in visione. Il senocostofrenico di sx risulta al momento oblitera-to.Se ne sarebbe dovuta effettuare un’al-tra, ma le condizioni cliniche erano cosìrassicuranti, nessun sintomo più presen-

te, che insieme alla madre decidemmodi soprassedere.

DUE MESI DOPO - In concomitanzacon l’inizio della scuola è tornata unatosse persistente associata a raucedine efebbricola. Lo visito, escludo complica-zioni bronco-polmonari e faccio dia-gnosi di laringo tracheite. La madreafferma: Quando sta male diventa una pilaimpazzita! Il bambino parla, non stafermo, è veramente logorroico.Prescrivo TUBERCOLINUM DIKOCH 200K, ma il miglioramentoconseguente non porta alla guarigione.

TRE SETTIMANE DOPO – E’ senzafebbre ma sempre alle prese con latosse, che a volte è continua, strana,apparentemente nervosa, comunquesolo di giorno. Egli afferma che: il cana-le è stretto – si riferisce alla gola – e nongli passa l’aria. Allegro, solare, eccitato,logorroico, seduttivo e attratto precoce-mente dall’altro sesso. LACHESISMUTUS MK. Qualche settimana dopo,telefonicamente, LACHESIS MUTUSXMK. Il bambino migliora, la tossescompare, ma compare un’eruzione alloscroto, molto fastidiosa e terribilmentestabile. Ho la complicità materna e cosìriesco ad evitare interventi locali chesarebbero stati deleteri. D’altronde ilbambino non ammala più e non solo diasma, è più gestibile, sta bene.

DICEMBRE 2006 – Tutto bene, eruzio-ne presente. LACHESIS MUTUS LMK.

LUGLIO 2007 – L’eruzione è scom-parsa. Non più asma né tosse. Herpesricorrenti al labbro. Un orzaiolo allapalpebra superiore sinistra. Da qualchegiorno è nervoso, urla al padre, sfida,non si calma con nulla, irascibile persciocchezze. Ieri un episodio di epi-stassi. Crescita ottima. LACHESISMUTUS MK. Nessun altro problemarilevato al momento.

60

Figura 1

Figura 2

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anno XII numero 36 novembre 2007 61

Polmoniti Atipiche Primarie

BRONCOPOLMONITE IN UN ADULTO

Donna di 37 anni, in terapia da quattroanni per: insufficienza tiroidea da esitidi tiroidite autoimmune; metrorragie;sindrome ansioso fobica. Inoltre laPaziente soffre di esiti di gravidanzaextrauterina con conseguente asporta-zione della tuba destra; le è stato aspor-tato anni fa un melanoma in situ. Lacondizione più difficile risulta essere ilsuo stato psichico, che può essere con-siderato border line. Con la terapia nonha più sofferto di emorragie uterine edha eliminato gli ormoni tiroidei sostitu-tivi, riuscendo a compensare con diffi-coltà la deficienza ghiandolare.Nonostante questi benefici la Pazientetrova serie difficoltà a gestire la quoti-dianità, facilmente destabilizzata daemozioni e frustrazioni anche di lieveentità. Soffre spesso di insonnia anchegrave e necessita di assistenza terapeuti-ca assidua. La prognosi risulta comun-que favorevole per la fiducia che laPaziente mantiene costante nella tera-pia omeopatica e nel terapeuta, cherende la terapia possibile e fruttuosa.Negli ultimi mesi del 2005 riceve duedosi di Carcinosinum 200K e il 5 Giugno2006 Carcinosinum MK.

21 GIUGNO 2006 - Dopo circa due set-timane dall’inizio cura si è manifestata unafebbricola senza particolari caratteristichein concomitanza con un periodo emotiva-mente impegnativo. La visito, non riscon-tro elementi organici di rilievo, prescrivoCarcinosinum 35K più volte al giorno e lechiedo di mantenersi in contatto.

26 GIUGNO 2006 – Alla visita rilevouna sintomatologia più chiara e definita.La febbre è diventata importante, arri-vando la sera ad oltre 39°C. Lei è palli-da, rauca, con sensazione di svenimentoe molta debolezza. Si è evidenziata unatosse produttiva, in particolare durantela febbre. Richiedo una Rx toracica, cheevidenzia una chiara broncopolmonite

del lobo inferiore sinistro. Nei giorniseguenti prescrivo PHOSPHORUS 30CH, tre granuli x 4 volte al giorno.

30 GIUGNO 2006 – E’ turbata, palli-da, compressa da numerose emozioniinespresse e confuse. Estremamentecolpita da influenze esterne. La tempe-ratura è diminuita, al momento36,7°C, migliorata anche la tosse.Segue la terapia.Nel frattempo, anche a causa della diagno-si, tutte le persone intorno alla Paziente sisono mobilizzate per una terapia differen-te. La Paziente, nonostante la sua fragilità,regge la situazione, ma ha molta difficoltàa gestire le emozioni contrastanti ed unarilevante paura. Tutto ciò contribuisceulteriormente a modificare costantemen-te lo stato d’animo della Paziente, per cuiè difficile rilevare un miglioramento opeggioramento chiaro della condizionepsichica ed utile a guidare la terapia, sonocostretto a basarmi quasi esclusivamentesulla sintomatologia fisica e sui rilievi orga-nici, polmonari in particolare.

5 LUGLIO 2007 – La temperaturarimane su livelli accettabili, con febbri-cola serale. La Paziente è però affetta dauna tossetta e da difficoltà a respirare inprofondità. Al mattino ha tosse grassa,ma la sera torna secca e la sensazione disentirsi chiusa. Piange spesso, si senteabbandonata, è pallida, debole, spaven-tata. La sua condizione psichica rimaneestremamente mutevole e sensibile agliavvenimenti esterni, anche ai più insi-gnificanti. Ha una sensazione moltointensa di morte e un pensiero costanteossessivo di avere un cancro ai polmoni.In effetti parla solo di questo. PrescrivoARSENICUM ALBUM 30 CH.

10 LUGLIO 2007 – La sento telefoni-camente quasi tutti i giorni, anche piùvolte. Ogni giorno o in diversi oraridello stesso presenta stati d’animo dif-ferenti, a volte diametralmente opposti,

Figura 3

Figura 4

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Omeopatia clinica

perfino gioia e fiducia, alternata a dispe-razione, lacrime e senso di abbandono,debolezza e scoramento. La VARIABILI-TA’ SINTOMATOLOGICA diventasintomo determinante da prendere inconsiderazione per una reale soluzionedel caso. Nei giorni precedenti è torna-ta la febbre, proprio mentre la condi-zione polmonare sembrava stesse perrisolversi, così ho chiesto un’altra Rxche questa volta ha evidenziato un foco-laio di broncopolmonite al lobo destro.Anche questo va a rafforzare la variabi-lità del caso.Alla visita si mostra spaven-tata, con senso di solitudine, ed estremamutevolezza, anche all’interno dellavisita stessa. Soffre anche per nausea edacidità di stomaco, ma nonostante ciòdesidera mangiare prevalentementePROSCIUTTO. In base a questi duesintomi – l’estrema mutevolezza ed ildesiderio di prosciutto – prescrivoTUBERCOLINUM DI KOCH 200K.

FOLLOW UP

La condizione globale migliora in modopiù coerente e stabile. Dopo 7 giorni pre-scrivo ancora un tubo dose 200K; dopoaltri 7 giorni TUBERCOLINUM DIKOCH MK. Dopo alcuni giorni, quandola condizione clinica lo rende consigliabi-le, chiedo ancora una RX che mostra lacompleta e definitiva guarigione.6 OTTOBRE 2006 – La condizioneglobale si è mantenuta buona. Ha tra-scorso bene l’estate, emotivamente piùstabile e senza soffrire delle gravi inson-nie estive che l’affliggevano. La rivedoin studio, anche con gli esami ematochi-mici, che sono perfetti, parametri tiroi-dei compresi. Rimane afflitta da unpensiero ossessivo: la paura di avere unamalattia polmonare che la porterà amorte. Nonostante la scomparsa deisintomi toracici la paura rimane.Prescrivo TUBERCOLINUM XMK.

DICEMBRE 2006 – Sul finire dell’annoinizia a soffrire per una febbricola ed una

lieve ma persistente tosse.Telefonicamente prescrivo in base ai sin-tomi Gelsemium 200K e successivamenteMK, con risultati determinanti, tanto daescludere un accertamento radiografico.OTTOBRE 2007 – Torna in visita dopomolti mesi. Sono rimasto sorpresodalla quasi assenza di telefonate. Latrovo in buone condizioni, in particola-re dal punto di vista psichico. Si è stabi-lizzata affettivamente, ha definito il suolavoro, non si mostra affatto succubedei suoi travolgenti e passeggeri statid’animo. Mi parla di febbricola ovula-toria, di qualche episodio d’insonnia nongrave, di qualche frustrazione e della suaepisodica paura di malattia polmonare,ma afferma: mi tornano quei pensieri nega-tivi, ma poi li scaccio! Adora prosciutto,cotto e crudo, e salsicce. PrescrivoTUBERCOLINUM DI KOCH XMK.

Nota: per mancanza di spazio non sonostate inserite le tre Rx toraciche, chesono disponibili a richiesta.

CONCLUSIONI

L’esame dei due casi clinici porta adalcune considerazioni importanti.L’Omeopatia può guarire condizionipatologiche profonde, senza gli effetticollaterali della terapeutica classica edanche in tempi più brevi. La rapida riso-luzione è evidente nel primo caso,meno nel secondo, il cui prolungarsi fuprobabilmente dovuto alla mancata pre-scrizione del medicamento che risulte-rà poi determinante ed alla condizionedi base dalla Paziente. Spesso la difficol-tà dell’elaborazione dei sintomi ed ilimiti del terapeuta ritardano la prescri-zione del Simillimum allungando i tempidi risoluzione, riuscendo però, conmedicamenti parzialmente simili alcaso, a mantenere la condizione clinicadel Paziente comunque fuori da perico-li di complicanze o aggravamenti.

Sia nel primo che nel secondo caso lasoluzione della broncopolmonite è stataseguita da un miglioramento profondo estabile del soggetto. Nel primo caso, infat-ti, il bambino ha sofferto ancora di tossi,ma non più di episodi asmatici; nel secon-do caso, molto più delicato, la Paziente hapotuto godere di un miglioramento dellasua condizione psichica, che risultava for-temente instabile. Si può concludere chela terapia omeopatica della malattia acuta,non sintomatica, cioè non centrata esclu-sivamente sulla sintomatologia organica,ha la potenzialità di risolvere non solo lamalattia in questione, ma l’intera condi-zione patologica, donando al soggettomalato un miglioramento stabile del suolivello di salute. La patologia organicaacuta quindi, oltre ai problemi che impli-ca, ci offre la possibilità di una determi-nante svolta terapeutica del caso in toto.

BIBLIOGRAFIA

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http://medistuff.net/2007/06/23/polmonite-ati-

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2. MANUALE MERCK

Malattie dell’apparato respiratorio http://www.msd-

italia.it/altre/manuale/sez06/0730659.html

3. F. SCHROJENS – Synthesis 8.1 - ARCHIBEL,

Assesse (Belgio), 2002.

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ERRATA CORRIGE/il medico OMEOPATA numero 35

Nel n. 35 della rivista ”il Medico Omeopata"il Direttore Accademico della Scuola IRMSOdi Roma compare erroneamente conil nome della dott.ssa Lissia Rasetto.Confermiamo che, com'è noto, il Direttore della Scuola è il Dott. Pietro Federico.Ci scusiamo con il suddetto Direttoree con i lettori per l'involontario errore.

La Redazione

INFO FIAMO TOSCANA

Invitiamo tutti alla compilazione del questionariopubblicato sul sito Fiamo (www.fiamo.it) promos-so da FIAMO – Associazione Lycopodium –Homeopathia Europea. I dati raccolto saranno alpiù presto trasmessi e pubblicati sul sito dellaFIAMO. Ringraziamo vivamente per il contributo.

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