26
LAURA SILVESTRI Università di Udine Per una ridefinizione della generazione del 98 Lo que más importa a un sistema científico es que sea verdadero. Pero la exposición de un sistema científico impone a éste una nueva necesidad: además de ser verdadero es preciso quesea comprendido. José Ortega y Gasset La verdad es que nos faltan ideas generales sobre nuestra literatura. Si las tuviéramos, tendríamos también buenos manuales de literatura y podríamos, además, prescindir de ellos. No sé si habrá usted com- prendido. Probablemente no. Antonio Machado Lo stato della critica Parlare della generazione del 98 significa affrontare tre tipi di problemi. E cioè: se esiste o meno una generazione del 98, chi sono coloro che eventual- mente ne fanno parte e soprattutto se il concetto di generazione è un criterio valido per la periodizzazione letteraria. La revisione del termine è cominciata già negli anni trenta, quando è ini- ziato anche il dibattito sulle relazioni tra il 98 e il modernismo. Così, se non mancano coloro che sostengono in modo più o meno convincente le differen- ze fra i due movimenti 1 , molto più numerosi sono quelli che considerano il 1 In "El problema del modernismo en España o un conflicto entre dos espíritus" del 1938 (ora incluso in Literatura española. Siglo XX, Madrid, Alianza, 1970, pp. 11-25), Pedro Salinas sottolinea che tanto il modernismo quanto il 98 nascono dall'insoddisfazione nei ri-

Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

  • Upload
    others

  • View
    8

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

LAURA SILVESTRIUniversità di Udine

Per una ridefinizione della generazione del 98

Lo que más importa a un sistema científico es que seaverdadero. Pero la exposición de un sistema científicoimpone a éste una nueva necesidad: además de serverdadero es preciso quesea comprendido.

José Ortega y Gasset

La verdad es que nos faltan ideas generales sobrenuestra literatura. Si las tuviéramos, tendríamostambién buenos manuales de literatura y podríamos,además, prescindir de ellos. No sé si habrá usted com-prendido. Probablemente no.

Antonio Machado

Lo stato della critica

Parlare della generazione del 98 significa affrontare tre tipi di problemi.E cioè: se esiste o meno una generazione del 98, chi sono coloro che eventual-mente ne fanno parte e soprattutto se il concetto di generazione è un criteriovalido per la periodizzazione letteraria.

La revisione del termine è cominciata già negli anni trenta, quando è ini-ziato anche il dibattito sulle relazioni tra il 98 e il modernismo. Così, se nonmancano coloro che sostengono in modo più o meno convincente le differen-ze fra i due movimenti1, molto più numerosi sono quelli che considerano il

1 In "El problema del modernismo en España o un conflicto entre dos espíritus" del1938 (ora incluso in Literatura española. Siglo XX, Madrid, Alianza, 1970, pp. 11-25), PedroSalinas sottolinea che tanto il modernismo quanto il 98 nascono dall'insoddisfazione nei ri-

Page 2: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

246 Laura Silvestri

modernismo come la denominazione onnicomprensiva della crisi di fine seco-lo 2. La tendenza a negare l'esistenza della generazione del 98 si è andata via via

guardi della letteratura dell'epoca e dal desiderio di cambiamento e ne delinea le diversità. InAmerica, l'ansia di rinnovamento si manifesta nelle opere dei poeti e si presenta prima di tuttocome trasformazione del linguaggio poetico. Cosi, mentre gli americani hanno un intento li-mitato (la ricerca della bellezza), gli spagnoli aspirano anche a mutare la coscienza nazionale,cercando soprattutto verità. Inoltre, i modernisti si rivolgono essenzialmente all'aspetto sen-suale della vita e rincorrono paesaggi esotici e lontani nel tempo. I noventayochistas, invece, sirinchiudono in se stessi, e, quando escono dal loro mondo interiore, trovano l'eremo solitariodella Castiglia. Tra coloro che condividono le opinioni di Salinas, si distingue Donald Shawche, in La generación del 98, Madrid, Cátedra, 1997 (1975), riconosce la generazione del 98come un gruppo compatto, distinto dal modernismo. Per lui, l'elemento unificatore della ge-nerazione non è tanto la preoccupazione per la Spagna, bensì la visione della condizione uma-na. Vede cioè i noventayochistas da un punto di vista essenzialmente filosófico, senza per questotrascurare le loro caratteristiche estetiche. Oltre che per le intelligenti osservazioni, il libro è daconsultare anche per la ricca bibliografia ragionata (aggiornata al 1996) sul dibattitomodernismo/98. D'altra parte, Shaw non dichiara in che senso usi il termine generazione. Poi-ché alla fine del libro inserisce un paragrafo dedicato a Ortega y Gasset, in quanto considerache il sistema del filosofo offrisse un'alternativa alla disillusione collettiva dell'epoca, si puòpensare che si riferisca al concetto orteguiano di generazione. Tra gli studi recenti, anche quel-lo di José Luis Bernal Muñoz (¿Invento o realidad? La generación española de 1898, Valencia,Pre-textos, 1996) riconosce l'esistenza della generazione. Solo che prende come punto di riferi-mento la teoria di Petersen, la cui inadeguatezza a dar conto dei fatti letterari è stata ormai am-piamente dimostrata.

2 Federico de Onis (che nel 1934 nella Antología de la poesía española e hispanoamerica-na aveva definito il modernismo la fine di un'epoca [che in America coincide con l'Indipen-denza e in Europa con la liquidazione del passato]), in Sobre el concepto de Modenismo (in Ho-rnero Castillo [ed.], Estudios críticos sobre el modernismo, Madrid, Gredos, 1987, p. 37) osserva:"El Modernismo es la forma hispánica de la crisis universal de las letras y del espíritu, que ini-cia hacia 1885 y llega hasta la disolución del siglo XIX y que se había de manifestar en el arte,la ciencia, la religión, la política y gradualmente en los demás aspectos de la vida entera, contodos los caracteres, por lo tanto, de un hondo cambio histórico cuyo proceso continúa hoy".Di qui che per Onis il 98 assuma una connotazione spagnola e insieme ispanoamericana. Eforse più ispanoamericana che spagnola. Sulla linea che considera il 98 una modalità del mo-dernismo si trovano, tra gli altri, Ricardo Gullón, La invención del 98 y otros ensayos, Gredos,Madrid, 1969; Ivan A. Schulman, (ed.), Nuevos asedios al Modernismo, Madrid, Taurus, 1987;Juan Carlos Mainer, "La crisis de fin de siglo: la nueva conciencia literaria", in Francisco Rico(ed.), Historia y crítica de la literatura española. Modernismo y 98, Barcelona, Crítica, 1980, pp.3-10 e sempre con lo stesso titolo anche in Francisco Rico (ed;), Historia y crítica de la literatu-ra española. Modernismo y 98. Primer suplemento, Barcelona, Crítica, 1994, pp. 5-15; JacoboCortines, "El tránsito al Modernismo", in Aa.Vv., Jornadas sobre "Tiempos del 98". 18-21 no-viembre de 1997, Sevilla, Fundación El Monte, 1998, pp. 139-155.

Page 3: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 247

imponendo negli ultimi tempi, in concomitanza con la messa in discussionedel concetto stesso di generazione. Sulla scia di Ricardo Gullón che nell'idea-zione di questo termine ha visto "el suceso más perturbador y regresivo decuantos afligieron a nuestra crítica literaria en el presente siglo"3, José-CarlosMainer sostiene che è impossibile

aplicar un marbete procedente de la sociología a la dinámica de las formas litera-rias, ya que si, en cierta medida, podía explicar satisfactoriamente un momentoinicial — de enfrentamiento con formas caducas de expresión, de fraternidad ju-venil, de conciencia común de unos dilemas - , era muy probablemático que pu-diera abarcar la totalidad de experiencias artísticas muy diferenciadas a lo largode una extensa trayectoria temporal4.

E Edward Inman Fox gli fa eco affermando:

el concepto historiografía) de la «generación» aplicada al 98, que hemos hereda-do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la España contemporánea, es en elfondo una fabricación hecha de una variedad de construcciones caracterizadaspor ideologías dispares y una metodología historiográfica deficiente5.

Inoltre, nell'ambito delle recenti celebrazioni del centenario, DomingoYnduraín dichiara: "No creo en absoluto en las generaciones y menos en la ge-neración del 98" 6 e Pedro Laín Entralgo sostiene:

La generación del 98, en suma no es una generación literaria [...] pero sí es unageneración de españoles más o menos coetáneos y más o menos intelectuales yliteratos, que concordantemente respondieron a la situación histórica de Españaanterior al desastre 7.

3 Gullón, op. cit., p. 7.4 Mainer, "La crisis de fin de siglo" (1980), cit., p. 4.5 Edward Inman Fox, Hacia una nueva historia literaria para España, in Carla Prestigia-

corno e Maria Caterina Ruta (ed.), Dai modernismi alle avanguardie, Palermo, Flaccovio,1991, p. 16.

6 Domingo Ynduraín, "La generación y los hombres del 98", in Aa.Vv., Jornadas sobre"Tiempos del98", cit., pp. 129-136.

7 Pedro Laín Entralgo, "La generación del 98", ibid., pp. 160-161. È con queste paroleche Laín Entralgo ha aperto il congresso "Los significados del 98" svoltosi alla Complutense diMadrid dal 21 al 23 ottobre 1998. Il congresso del resto ha privilegiato gli aspetti storici, eco-

Page 4: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

248 Laura Silvestri

I vari motivi per rifiutare le generazioni sono stati raccolti da EduardoMateo Gambarte che radicalizza le opinioni degli antigenerazionalisti cercan-do di demolire (senza peraltro riuscirci) sia la teoria di Ortega y Gasset sia lasua applicazione da parte di Julián Marías8. Questi, dunque, sarebbero i difet-

nomici, politici, pedagogici e scientifici del 98, venendo a confermare che la data del desastre siè andata affermando per definire non tanto un movimento estetico quanto piuttosto un deter-minato atteggiamento nei confronti dei problemi della Spagna. Le conferenze che il congressoha dedicato all'arte sono state pochissime. Per quanto riguarda la letteratura, oltre alla confe-renza iniziale di Pedro Láin Entralgo ci sono state quella di Joaquim Molas, La poesía catalanay los orígenes de la "modernidad" <t quella di Carlos Blanco Aguinaga, Noventayochismo y Moder-nismo. Quest'ultimo ha sottolineato che le differenze tra i due movimenti risiedono nella di-versità delle risposte che ciascuno di essi ha dato ai problemi prodotti dallo sviluppo del capita-lismo. In sostanza, Bianco Aguinaga si è posto sulla linea tracciata più di quarant'anni fa da Fe-derico de Onis sostenendo che tanto il modernismo quanto il 98 sono il riflesso di una crisi.Di quale tipo di crisi si tratti l'ha spiegato benissimo Pedro Cerezo Galán che in 1898: crisis ni-hilista y voluntad de creación ha affrontato il problema da un punto di vista prettamente filosó-fico per poi delineare le soluzioni estetiche scelte dalla generazione. Per spiegare la natura diquesta crisi si è rivolto a Schopenhauer e a Nietzsche, maestri indiscussi del 98. La rinuncia avolere e il voler creare sono infatti i corni del dilemma finesecolare. E a questo proposito CerezoGalán aggiunge: "A menudo se habla de hamletismo del 98, que Baroja elevó a característicageneracional, y que apunta en diversas claves de antinomia". E di qui passa ad analizzare le va-rie creazioni (con un particolar riguardo per Unamuno al quale Cerezo Galán ha dedicato tantistudi, tra i quali, Las máscaras de lo tràgico. Filosofìa y tragedia en Miguel de Unamuno, Madrid,Trotta, 1996), notando che il modello dominante è la poesia. Unamuno parla di "actuar el en-sueño", intendendo con ensueño sia l'evasione dalla realtà sia la raffigurazione di un altro mon-do. Tuttavia, Cerezo Galán sposta l'accento soprattutto sull'immaginazione: "A menudo Una-muno se compiace, al modo romántico, en contraponer la obra disociativa y mecánica del en-tendimiento y la unificadora y vivificante de la imaginación. En otros paisajes, aclara esta obraanimadora como una humanización del mundo, en sentido ético y poético, dándole alma oconciencia o haciéndolo consonante con el alma. Esta es la clave de su superioridad: la imagi-nación pro-yecta o in-venta en el mundo el alma que requiere nuestra alma". In questo modoCerezo Galán conferisce alla volontà di creazione dei noventayochistas una connotazione ro-mantica che naturalmente non può avere. Del resto, proprio il legame con la letteratura delpassato è uno dei motivi per i quali Ricardo Gullón (op. cit., p. 15) nega l'esistenza del 98.

8 Eduardo Mateo Gambarte, El concepto de generación literaria, Síntesis, Madrid, 1996.Ciò che qui mi sembra inaccettabile è il fatto che Gambarte tratta Ortega e Marías come duimentecatti che non sanno quello che dicono. Li accusa a più riprese di creare confusione (cfr.pp. 49-55-60-72-101) senza rendersi conto delle proprie contraddizioni, prima fra tutte quelladi usare come titolo del libro un concetto cui non concede alcuna validità. Tanto più che allafine del suo studio esorta critici e storici della letteratura a "dejar de usar el término cuando seesté hablando de su inutilidad o de su maldad" (p. 292).

Page 5: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una «definizione della generazione del 98 249

ti del metodo generazionale: obsoleto e screditato tanto in sociologia quantoin storiografia, manca completamente di rigore scientifico 9. Si riferisce a feno-meni extraletterari che non possono dar conto dell'aspetto estetico della lette-ratura. Privilegia l'argomento a scapito della forma. Non è fatto per risolvereproblemi letterari, ma solamente per stabilire artificiose relazioni tra gli scrit-tori, azzerando la loro variegata individualità sotto un denominatore comune.Non segue l'evoluzione dei vari autori. Nega l'intrinseca universalità della let-teratura. Afferma la nazionalizzazione delle conoscenze, legandosi pericolosa-mente a sistemi totalitari di potere10.

Tuttavia, gli antigenerazionalisti cadono proprio nell'errore che preten-dono di correggere. Ciò che criticano del metodo generazionale, infatti, è il si-gnificato sociologico del termine ("gruppo installato nel potere") e quellobiologico-genealogico ("raggruppamento in base alla discendenza da un ante-

9 "Las generaciones no han exisistido nunca como medida de tiempo en terminologíacientífica. Es como si un químico usase un poco de como medida de cantidad" {ibid., p. 20).Gambarte però dimentica che la letteratura non è una scienza esatta.

10 Criticando la teoria delle élites di Ortega, Gambarte (op. cit., p. 83) osserva: "El papeldel intelectual moderno como autoridad política y marcador de pautas éticas, políticas y socia-les acaba llevando en muchos casos a una valoración de superioridad rayana en actitudes totali-tarias (¿cómo mi voto va a valer lo mismo que el de un ignorante?), y que trasferido a un soloindividuo acaba justificando al dictator, a cualquier dictator. Ortega desea la dictadura de lasélites (llámesele como se le llame), pero como liberal le repugna la solución totalitaria, aunquecomo ha demostrado Antonio Elorza, no la dictadura ilustrada. De ahí que Ortega pueda que-rer desviar a las generaciones y no al individuo el origen generador del cambio de la vigencia delas creencias". Al contrario, Armando Savignano (José Ortega y Gasset. La ragion vitale e storica,Firenze, Sansoni, 1984, p. 168) osserva: "A differenza di Mills, Rose e Pareto, i quali identifi-cano il potere delle minoranze in ciò che chiamano «potere politico delle élites governanti»,per Ortega tale potere risiede nell'opinione pubblica: le minoranze sono esempio per le masse,in quanto sono pubblicamente accettate. Per quanto riguarda la relazione tra la generazionedel 98 e la dittatura, ascoltiamo Carmen Martín Gaite (Usos amorosos de la postguerra española,Barcelona, Anagrama, 1994, p. 23): "No había estudiante de bachillerato, por escasa que fuerasu aplicación, que no conociera las efigies y gestas de don Pelayo, Isabel la Católica o Felipe II,pero de Jovellanos, Campomanes y la generación del 98 podía no tener ni idea, a no ser queperteneciera a una familia de cierta cultura". Come si vede, gli scrittori della generazione fannosi parte di una minoranza, ma non hanno niente a che vedere con il senso di superiorità e l'at-teggiamento totalitario di cui parla Gambarte. Anzi. Il loro elitarismo, radicato in quello deglialtri scrittori esclusi dall'istruzione obbligatoria e sostenuto dal pubblico di una certa cultura, ècostituito dal dissenso nei confronti dei valori di cui si alimentava la Spagna eterna y castizadella dittatura.

Page 6: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

250 Laura Silvestri

nato comune") n , tanto che la loro insistenza sulla specificità degli autori e sul-l'autonomia della letteratura pare diretta essenzialmente a rovesciare quei si-gnificati. Non è un caso che per estendere la definizione di modernismo anchealla generazione del 98 spesso ricorrano all'elemento unificatore della lingua,credendo in questo modo di cancellare differenze e gerarchie. A conferma, cosìsi esprime Gullón: "La vocación provinciana de los españoles pocas veces sedeclaró con tanta agresividad, como en este singular empeño de separar lonuestro de lo hispánico total, lo peninsular de lo universal"12. E Gambarte dirimando:

El concepto generación es intrínsicamente perverso porque cierra la literatura alas fronteras de lo nacional, de lo regional, de lo local. Impermeabiliza de tal for-ma que ni siquiera permite hablar ya de una literatura en lengua castellana (al-gunos siguen olvidando que en esa lengua escriben algunos millones más que losresidentes en España y que España es algo más que Castilla)13.

Ma l'accento sulla filiazione linguistica non rende affatto giustizia allaletteratura. Al contrario, fa dimenticare che il modernismo (definito felice-mente da Max Henríquez Ureña "el retorno de los galeones") è stato la cele-brazione dell'affrancamento (cominciato coi poeti dell'Indipendenza) dellaletteratura ispanoamericana da quella spagnola.

Grazie alla teoria antigenerazionista, invece, le letterature nate al di qua eal di là dell'oceano risultano nuovamente unificate, come succedeva ai tempi

11 In realtà, i fautori delle generazioni non si curano mai di quei significati. Si veda, adesempio, Guillermo de Torre, "El punto de vista de las generaciones", in Id., Historia de las li-teraturas de vanguardia, Madrid, Guadarrama, 1965, pp. 49-62 e Id., Generaciones y movi-mientos literarios, in "Cuadernos hispanoamericanos", 194, 1966, pp. 193-211. Del resto, aproposito della stessa concezione orteguiana, Savignano {op. cit., p. 168) sottolinea che "difronte alla scuola positivista e storico-sociale, il filosofo spagnolo elabora una idea di generazio-ne a livello rigorosamente ontologico". Di fatto, Ortega y Gasset in un caso afferma "podemosimaginar a cada generación como un proyectil biológico, lanzado al espacio en un momentopreciso", ma si affretta a chiarire in nota che usa il termine biologico "para designar la cienciade la vida, entendiendo por ésta una realidad con respecto a la cual las diferencias entre alma ycuerpo son secundarias". José Ortega y Gasset, "El tema de nuestro tiempo", in Id., ObrasCompletas, Madrid, Revista de Occidente, IV tomo, p. 148.

12 Gullón, op. cit., p. 7.13 Gambarte, op. cit., p. 24.

Page 7: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefìnizione della generazione del 98 251

della conquista e della colonial4. Con le differenze generazionali, infatti, cado-no anche le barriere geografìche, cronologiche e discorsive. La Spagna non sidistingue dall'America. Il passato dal presente15. E la letteratura dalla storia.Ne consegue che sono proprio gli antigenerazionalisti a offrire agganci alle in-terpretazioni extraletterarie, come si può constatare da questo passo:

más nos permite avanzar en el análisis algún crítico cubano reciente, quien a lavez que acepta la ampliación de la noción de modernismo, nos ofrece una pers-pectiva del problema insospechada por los anteriores. Se trataría de enfocar elproblema de la relación (antagónica o no) entre el llamado modernismo e el lla-mado 98 desde la noción de subdesarrollo, ya que a fines de siglo la peculiaridaddeterminante de la vida tanto hispanoamericana como española consistiría enser las dos zonas del mundo claramente subdesarrolladas frente a las que enton-ces (y añadiríamos: desde el siglo XVIII) producen la cultura dominante16.

14 In questo modo, modernismo e generazione del 98 finiscono col diventare omogeneie reversibili, come mostra Antonio Lago Carballo, ("La generación hispanoamericana del 98",in Juan Velaverde Fuertes [ed.], Perspectivas del98. Un siglo después, Junta de Castilla y León.Consejería de Educación y Cultura, 1997, p. 53) che riunisce l'uruguaiano José Enrique Rodó,il venezuelano Rufino Blanco Fombona, gli argentini Manuel Ugarte e José Ingenieros, il pe-ruviano José Santos Giocano, il messicano José Vasconcelos, il domenicano Pedro HenríquezUrefia e l'equadoriano Gonzalo Zaldumbide sulla base della seguente considerazione: "Si elDesastre del 98 se presenta como una de las causas determinantes de la generación española,no parece arriesgado afirmar que para una sensibilidad hispanoamericana mayor gravedad en-trañaban las sucesivas agresiones y violencias ocasionadas por las aludidas intervenciones esta-dounidenses con la consiguiente pérdida o menoscabo de la independencia y soberanía nacio-nales".

15 Di fatto, già nella poesia di Bécquer e di Rosalia de Castro, Gullón (op. cit., p. 15)trova quel rinnovamento del linguaggio che giustifica la riduzione della generazione del 98 auna mera appendice del modernismo: "Palabras como «intrahistoria» o «agonía», por ejemplo,fueron puntos de partida para la elaboración de una obra y hasta de una teoría que parecieronnuevas porque pertenecían a un sistema distinto hasta entonces. Las palabras son el contenidoy se recordará cuanto insistió Unamuno en la importancia de estas cuestiones. «La palabra tetraerá la idea» decía. Y más «la palabra será la idea y el ritmo, la visión y la creación». Quizá po-demos citar a Bécquer y a Rosalía como precursores (en España) [...] Estoy hablando de Béc-quer y de Rosalía para asociarlos con Unamuno, como pudiera hacerlo con Antonio Machado.Caen las barreras generacionales y otro tipo de afinidades se afirman en el tiempo y en el espa-ció".

16 Carlos Blanco Aguinaga, Julio Rodríguez Puértolas, Iris M. Zavala, Historia social dela literatura española, Castalia, Madrid, 1984, II tomo, p. 221.

Page 8: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

252 Laura Silvestri

È chiaro che una tale considerazione si basa sul legame politico-socialeche ha unito per tanti secoli l'Ispanoamerica alla Spagna e che si è costituitoproprio attraverso la lingua. Un tempo "compañera del imperio", ora chel'impero è altrove, la lingua spagnola si è trasformata in alleata del sottosvilup-po. Sebbene rovesciato, si tratta sempre dello stesso processo che incatena lacolonia alla madre-patria.

In realtà, gli antigenerazionalisti trascurano che la lingua non è la lettera-tura. Così come i colori non sono la pittura. Il legno o il marmo non sono la sta-tua. E la pietra non è l'edificio. Se diamo ascolto a Heidegger, i materiali di-ventano opera d'arte solo in virtù dell'uso che ne fa l'artista. Solo quando liutilizza per erigere un mondo e mantenerlo in ordine perfetto. Dove per mon-do bisogna intendere non un possibile oggetto da osservare e descrivere, mapiuttosto

il costante inoggettivo a cui sottostiamo fin che le vie della nascita e della morte,della grazia e della maledizione ci mantengono estatizzati nell'essere. Dove ca-dono le decisioni essenziali della nostra storia, da noi raccolte o lasciate perdere,disconosciute e nuovamente ricercate, lì si mondifica il Mondo17.

Ecco allora che per indicare la letteratura spagnola tra otto e novecentonon mi pare adatta nemmeno la definizione crisis de fin de sigio, proposta daMainer18 col significato di

una crisis de madurez en la literatura española contemporánea o, mejor quizá,de su mismo paso a la contemporaneidad y todo ello a través de las característi-cas que, desde el siglo XIX, marcaron esos rumbos europeos: la indeterminacióndel género literario, molde que se revela insuficiente al escritor: la preponderan-cia de elementos intimistas o confesionales sobre la objetivación creadora; el im-presionismo y el irracionalismo como actitudes; la predilección por ciertas zonasde sombra mística en el alma humana19.

In questo modo si confonde la generazione del 98 non solo con il moder-

17 Martin Heidegger, "L'origine dell'opera d'arte", in Id., Sentieri interrotti, Firenze, LaNuova Italia, 1991, p. 30.

18 Sulla scia del titolo di Aa.Vv., La crisis de fin de sigio: ideologia y literatura. Estudios enmemoria de R. Pérez de la Dehesa, Barcelona, Ariel, 1975.

19 Mainer, "La crisis de fin de siglo" (1980), cit., p. 8.

Page 9: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefìnizione della generazione del 98 253

nismo e gli altri movimenti europei coevi20, ma anche con le correnti letterarieprecedenti. Gli elementi che secondo Mainer caratterizzano la letteratura fine-secolare (rottura dei generi, intimismo, impressionismo, irrazionalismo, misti-cismo) sono gli stessi che troviamo nel romanticismo. Ma anche in alcuni au-tori realisti, come Galdós e Clarín21. Del resto, tanto la crisi di fine secoloquanto il romanticismo e il realismo (che in Spagna ha delle connotazioni par-ticolari 22) rappresentano la ricerca di un altro ordine da dare alla realtà dopoche si è persa la fiducia in un certo tipo di razionalità.

Parlare di crisi, infatti, induce ad alcune considerazioni. La prima è che lastoria della cultura occidentale è percorsa da un'infinità di crisi della ragione.La seconda è che ad essere messa in discussione ogni volta non è la ragione "insé", bensì specifici modelli di razionalità che si rivelano incapaci di "dar ragio-ne" dell'esperienza. In particolare, è posto in crisi ricorrente il modello di ra-gione che pretende di costringere l'esperienza in schemi esaustivi e definitivi, eperciò non è in grado di far fronte al nuovo che avanza. La terza è che la crisi

20 A tale proposito, Shaw (op. cit., pp. 274-275) afferma: "quedo fiel a la opinión de quela presencia de una crisis espiritual en la Generación, en fecha tan temprana respecto al resto deEuropa (donde se desarrolló claramente sólo después del trauma de la Primera Guerra Mun-dial), es lo que garantiza a sus miembros un lugar históricamente importante en la literaturaeuropea del siglo XX. No se trata de su visión de España; se trata de su visión de la condiciónhumana. Sin embargo estoy de acuerdo con Ramsden, Díaz Plaja y otros, cuando escriben quesi bien entre los modernistas se advierte un estado de desorientación semejante al de los noven-tayochistas, la reacción de aquellos fue lo suficientemente distinta como para distinguir entrelos dos grupos". In effetti, come ha magistralmente mostrato Mario Lavagetto in una confe-renza su Italo Svelo e il romanzo europeo del900, tenuta all'Università di Udine l'I 1 novembre1998, anche in Europa la crisi si manifesta abbastanza presto. Per quanto riguarda Svevo, co-mincia nel 1892 e si risolve con La coscienza di Zeno nel 1923.

21 Hans Hinterhàuser ("El concepto de fin de siglo como época", in G. Carnero [ed.],Actas del Congreso Internacional sobre el modernismo español e hispanoamericano, DiputaciónProvincial de Córdoba, 1988, p. 10) ricorda che Juan Vaierà critica "el disgusto tétrico fin desiglo" nel romanzo Su único hijo di Clarín e Juan López Morillas {Hacia el 98. Literatura, socie-dad, ideología, Barcelona, Ariel, 1972, p. 236) afferma: "esos hombres [i noventayochistas] sehan formado espíritualmente durante la Revolución de Septiembre". Non bisogna dimentica-re, inoltre, che il debutto del dramma di Galdós Electra, il 30 gennaio del 1901, servì da ban-diera ai giovani intellettuali che fondarono una rivista con lo stesso nome. D'altra parte, Gal-dós compie la rottura dei generi quando, con Realidad (1889), comincia la serie dei romanzidialogati. Ha scritto anche dei racconti fantastici e si è sempre proclamato amante dell'assurdoe dell'incomprensibile.

22 Cfr. Emilia Pardo Bazán, La cuestión palpitante, Salamanca, Anaya, 1966.

Page 10: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

254 Laura Silvestri

della ragione si è sempre mostrata legata all'individualità, perché questa è lasede in cui la novità e la problematicità dell'esperienza si evidenziano con leloro difficoltà e contraddizioni23. La quarta è che, essendo la letteratura un di-scorso che oppone alla verità del logos quella dell'esperienza, ogni crisi dellaragione (con la relativa esaltazione della soggettività) provoca delle vere e pro-prie rivoluzioni letterarie.

Ecco perché la definizione crisi di fine secolo non significa nulla. O me-glio, significa solamente riconoscere una importante svolta in letteratura, sen-za specificare però in che cosa consista il cambiamento 24. Non si deve dimen-ticare infatti che se da un lato la parola crisi suppone il congedo da un determi-nato modo di pensare, dall'altro, vuoi dire anche discrimino, separo, scelgo, deci-do. In questo senso, dunque, coinvolge non solo la letteratura (costituita dallescelte compiute dai vari autori per risolvere le crisi che gli è toccato vivere), maanche la critica letteraria che è la capacità di elaborare giudizi motivati dall'esa-me di quelle scelte25. Il motto degli antigenerazionisti "La literatura tiene sucontexto en la literatura"26 è certamente vero. Ma non autorizza a trattare la

23 Cfr. Max Horkeimer, Eclisse della ragione. Critica alla ragione strumentale, Torino, Ei-naudi, 1967; Aldo Gargani (ed.), Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto tra sapere e atti-vità umane, Torino, Einaudi, 1979; Paolo Rossi (ed.), La nuova ragione, Bologna, II Mulino,1981; Pietro Ciaravolo (ed.), Individualità e crisi della ragione, Roma, B.M. Italiana, 1988.

24 Significativa a tale proposito mi sembra la considerazione fatta da Carmen Baroja, so-rella della scrittore, al momento di decidere il titolo da dare alle sue memorie: "¿Llamaré aestos recuerdos Recuerdos de una mujer de la generación del 98Ì Esto parece una pedantería y ha-sta puede que lo sea, pero yo pienso que los gustos, las ideas y el carácter todo mío lleva al sellode lo que yo supongo que era esta época, aun cuando yo no tenía más que trece años. ¿Será me-jor decir Recuerdos de una mujer Fin de Siglóì Esto parece algo de almacén de modas: paraguasFin de Siglo, bolsos Fin de Siglo". Carmen Baroja y Nessi, Recuerdos de una mujer de la genera-ción del98, (prólogo, edición y notas de Amparo Hurtado), Barcelona, Tusquets, 1998, p. 47.

25 Forse vale la pena ricordare che Albert Thibaudet, l'unico ad aver concepito una sto-ria della letteratura divisa per generazioni, ne Le lisieur du roman definisce la generazione lette-raria un modo comune di porre i problemi con modi diversi di risolverli o non risolverli. Apud,Guillermo de Torre, "El punto de vista de las generaciones", cit., p. 49. Anche Oreste Macriha applicato il metodo generazionale alla poesia spagnola e italiana del 900 (cfr. Poesia spagnoladel Novecento, Milano, Garzanti, 1974, 2 voli, e La teoria letteraria delle generazioni, Firenze,Franco Casati, 1995). Ma, per quanto riguarda il 98, non è disposto a vederlo separato dal mo-dernismo (cfr. "Introduzione", in Poesia spagnola del 900, cit., I tomo, p. 19).

26 Gullón, op. cit., p. 18.

Page 11: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 255

letteratura come un metadiscorso incontrollato in nome del quale si può affer-mare tutto e il suo contrario.

Per cercare di sbrogliare la matassa, allora, mi sembra utile tornare agliautori e in particolare ad Azorin che sebbene non sia più considerato l'inven-tore del termine 27, è pur sempre colui che lo fatto proprio e lo ha lanciato 28.

La crisi

Chi ha studiato l'evoluzione dello scrittore, ha notato che gli scritti gior-nalistici firmati come José Martínez Ruiz sono caratterizzati da un'affermazio-ne aggressiva della personalità, dall'ansia di libertà, da una violenta ribellione eda una concezione militante della letteratura. Mentre le opere firmate come

27 Per I n m a n Fox (op. cit., p . 11) è Emilia Pardo Bazán che comincia a parlare nel 1904

di una nueva generación de novelistas y cuentistas en España a proposi to di Azorín , Baroja, Valle-

I n d á n , Felipe Tr igo e Llanas Aguilaneido. Per Pedro Laín Entralgo (La generación del 98, M a -

drid, Espasa Calpe, 1945 , p . 53) e D o n a l d Shaw (op. cit., p . 14) è invece Gabriel M a u r a nel

1908 in un articolo pubbl ica to nel "Faro" . Secondo Vicente Cacho Viu , Repensar el noventa y

ocho, Madr id , Biblioteca Nueva , 1997, p . 117: «El t é rmino "generación de 1898" fue acuñado

en febrero de 1913 po r José Or tega y Gasset, para él m i s m o y para sus coetáneos, con una clara

intencional idad pública de futuro: convocar1 a los "nuevos españoles" a la j uven tud estudiosa

del m o m e n t o , con el propós i to de enderezar los torcidos destinos del país. Ese m i s m o mes, sin

embargo, Azorín se apoderó del t é rmino para convertir lo retrospect ivamente, en fecha epóni -

m a de u n grupo literario que se habría dado a conocer unos quince años atrás, hacia el año del

Desastre. N i el creador del té rmino , ni n i n g u n o de los incluidos en el nuevo marbe te genera-

cional, denunc ia ron la apropriación indebida que acababa de cometerse". Si capisce allora il

mot ivo della confusione: "Pensado inicialmente para los que eran adolescentes en el año del

Desastre — Or tega y los intelectuales de su edad agrupados en to rno suyo — [el t é rmino] conlle-

vaba u n sentido proyectivo cara al futuro; aplicado, en cambio , a quienes estaban al bo rde de la

cuarentena o bien ent rados en ella, adquir ía u n t o n o retrospectivo, c o m o de ejecutoria ganada

por pasadas hazañas", ibid., p . 119.28 Come è ormai risaputo, Azorín comincia a usare il termine "generazione del 98" nel

1913 in tre articoli apparsi su "ABC" e successivamente raccolti in Clásicos y modernos. Per

Azorín, la generazione del 98 - che include Unamuno, Baroja, Benavente, Valle Inclán, Maez-

tu e Rubén Darío - rappresenta un rinascimento; è caratterizzata dalla protesta, dalla ribellio-

ne, dalla curiosità intellettuale per la cultura straniera e insieme dall'amore per gli scrittori che

avevano praticato la critica sociale (Gracián, Cadalso, Jovellanos, ma soprattutto Larra) e per la

rivalutazione di poeti come Berceo, Garcilaso e Góngora.

Page 12: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

256 Laura Silvestri

Antonio Azorin si distinguono per il lirismo, l'interesse per il passato e la ricer-ca di uno stile letterario personale29.

Questa differenza è il risultato di una profonda crisi che comincia a ma-nifestarsi nel 1897. In Bohemia, che è appunto di quell'anno, e in Soledades del1898, si comincia a delineare la sfiducia nella possibilità di realizzare gli idealiregenerazionisti. Nella primavera del 1898, Martínez Ruiz sparisce dai giorna-li per riapparire nell'autunno del 1899 completamente trasformato. È di que-sto periodo un lungo saggio intitolato La sociología criminal dove si chiede¿para qué habrán servido nuestros afanes, nuestras luchas, nuestros entusias-mos, nuestros odios? E conclude: "Nada es eterno, todo es mudable"30.

In questo cambiamento è stata vista l'influenza, oltre che di Schopenhauere di Nietzsche, anche della crisi che Unamuno ebbe nel 1897 quando, abban-donato il materialismo storico e la militanza socialista, comincia a elucubraresul proprio rinnovamento interiore. Martínez Ruiz, che aveva criticato Paz enla guerra accusando Unamuno di "nebulosidad filosófica", si ricrede. La con-vergenza con Unamuno (ma forse anche il suicidio di Ganivet avvenuto pro-prio nel 1898) lo guida verso una scrittura che invece di pretendere di miglio-rare la società è attenta soprattutto alle esigenze del soggetto31.

Testimonianza di questa nuova situazione è la trilogia La voluntad(1902), Antonio Azorin (1903) e Las confesiones de un pequeño filósofo (1904),dedicata alla saga di Antonio Azorin. Il primo romanzo descrive la lotta inte-riore del protagonista che, dopo aver rotto con il mondo circostante, cerca di-speratamente il perché della sua esistenza. Nonostante le abbondantissime al-lusioni autobiografiche32, La voluntad non può essere letta come la storia diuna vita. Mentre pensa a dare un senso a ciò che gli accade, Azorin cerca anchedi rinnovare il romanzo: "Ante todo, no debe haber fábula" - dice - "la vidano tiene fábula: es diversa, multiforme, ondulante, contradictoria... todo me-

29 Manuel M. Pérez López, "De Martínez Ruiz a Azorin", introduzione a José MartínezRuiz, Antonio Azorin, Madrid, Cátedra, 1991, pp. 12-35.

30 Ibid., p. 25.31 Ibid., p . 31.32 Per l'autobiografìsmo dei tre romanzi cfr. Inman Fox, "Introducción biográfica y crí-

tica", in José Martínez Ruiz, La voluntad, cit., pp. 9-55(FF); Pérez López, op. cit., e José MaríaMartínez Cachero, "Introducción", in José Martínez Ruiz, Las confesiones de un pequeño filóso-fo, Madrid, Espasa Calpe, 1990, pp. 9-34.

Page 13: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 257

nos simétrica, geométrica, rígida, como aparece en las novelas"33. Niente tra-ma, quindi, ma solo episodi, sensazioni e riflessioni in libertà. Non più azione,ma solamente gesti minimalisti che rivelano l'atteggiamento passivo e contem-plativo del protagonista. Egli si guarda vivere e si compiace di essere di volta involta "místico, anarquista, irónico, dogmático"34. Dichiara: "Yo soy un rebel-de de mí mismo"35. E anche: "¡Soy un hombre de mi tiempo! La inteligenciase ha desarrollado a expensas de la voluntad"36.

Rifiutando di ordire la propria vita in una trama, Martínez Ruiz - Azorínrinnega le connessioni logiche attraverso le quali la ragione ha strutturato ilmondo e l'esperienza. In questo modo egli torna al prius della conoscenza edell'essere, laddove pensare riapre l'insanabile dissidio che la ragione fingeva diaver risolto. Scopre così che non è lui a vivere, ma è vissuto da una forza che lotrascende: "Comprender es entristecerse; observar es sentirse vivir... Y sentirsevivir es sentir la muerte, es sentir la inexorable marcha de todo nuestro ser y delas cosas que nos rodean hacia el océano misterioso de la Nada"37. Scopre an-che che se da un lato la ragione è inganno perché fa apparire come ordine deli-beratamente conquistato ciò che è mera espressione della cieca pulsione (dellavolontà di potenza, come la chiamerà Nietzsche), dall'altro, è un'illusione ne-cessaria in quanto, non cessando mai di offrire "buone ragioni" per vivere, di-fende la volontà di vita dalla tentazione sempre incombente della rinuncia38.Di qui che Azorín si senta pervaso da un pessimismo radicale. Dopo essere re-trocesso alle spalle della ragione per scorgervi il fondamento irrazionale che lapromuove, sente che i valori supremi hanno perso credito, tutto manca di sco-po e di significato, a cominciare dalle domande che chiedono il senso dell'agi-re, dell'operare, del darsi da fare in generale:

Me levanto, doy un par de vueltas por la habitación, corno un autómata; mesiento luego, cojo un libro; leo cuatro líneas; lo dejo; tomo la pluma: pienso es-

33 Ibid., p. 133.34 Ibid., p. 267.35 Ibid.36 Ibid, p. 268.37 Ibid, p. 180.38 Questo è in realtà il significato de // mondo come volontà e rappresentazione di Scho-

penhauer. La rappresentazione è il mascheramento razionale della volontà e ciò che appare ra-gionevole è semplicemente volontaristico. Cfr. Umberto Galimberti, Gli equivoci dell'anima,Feltrinelli, Milano, 1987, pp. 219-243.

Page 14: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

258 Laura Silvestri

tupidamente ante las cuartillas; escribo seis u ocho frases; me canso; dejo la plu-ma; torno a mis reflexiones... Siento pesadez en el cráneo; las asociaciones de lasideas son lentas, torpes, opacas; apenas puedo coordinar una frase pintoresca...Y hay momentos en que quiero rebelarme, en que quiero salir de este estupor,en que cojo la pluma e intento hacer una página enérgica, algo fuerte, algo queviva...¡Y no puedo, no puedo! Dejo la pluma, no tengo fuerzas. ¡Y me dan ganasde llorar, de no ser nada, de disgregarme en la materia, de ser el agua que corre,el viento que pasa, el humo que se pierde en el azul!39

Tuttavia, l'annullamento degli interessi e dei desideri che fomentano lavita non è totalmente negativo 40. Liberata dalla cieca volontà di vivere che l'a-veva mantenuta fino ad allora imprigionata al suo servizio, l'intelligenza disin-gannata finisce con l'intraprendere il cammino della propria emancipazione41.Per questo La Voluntad sì chiude con l'annuncio di un nuovo romanzo, La se-gunda vida de Antonio Azorín, che "será como la primera: toda esfuerzos suel-tos, iniciaciones paralizadas, audacias frustadas, paradojas, gestos, gritos"42.

Nonostante la premessa, nel secondo libro assistiamo invece a un cam-bio. Ma sebbene sia qui che Azorín cominci a non sentirsi più tentato dall'au-todistruzione, sarà soprattutto ne Las confesiones de un pequeño filósofo che egliriuscirà a trovare una nuova ragione di vita e a raggiungere un certo equilibrio.Non una inesistente felicità, ma la zattera di salvataggio di un essere scampatoal naufragio.

Le rinuncie

Con l'ultimo libro della trilogia, l'autore pare voler cominciare daccapola sua traiettoria letteraria, ma da un altro punto di vista. Ne La voluntad e inAntonio Azorín, la verità personale, che avrebbe dovuto sostituire quella razio-nale, è affidata alle emozioni e alle sensazioni espresse dal personaggio, ma an-che ai numerosi stralci di articoli, documenti, libri, che rimandano al lavoro

39 Martínez Ruiz, La voluntad, cit., pp. 276-277.40 "Tal vez esta disgregación de ideales sea un bien; acaso para una síntesis futura, más o

menos próxima, sea preciso este feroz análisis de todo". Ibid., p. 255-41 "Puede ser que el camino que recorre Azorín sea malo; pero al fin y al cabo, es un ca-

mino. Y vale más andar, aunque en malos pasos, que estar eternamente fijos, eternamente in-conmovibles". Ibid., p. 257.

42 Ibid, pp. 300-301.

Page 15: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 259

giornalistico di Martínez Ruiz. Il rifiuto della logica narrativa retta dalla ragio-ne, dunque, non ha cancellato le idee che la ragione promuove e alimenta.Nonostante nel libro si continui a ripetere "No hay más realidad que la ima-gen, ni más vida que la conciencia"43, spesso le immagini sono retorica fine ase stessa. E la coscienza pare soprattutto esperienza di scrittura, abilità di di-sporre in modo inconsueto le varie parti del discorso per meglio perseguire ipropri fini44.

Ben diverso è il caso de Las confesiones, che si apre con due prologhi, fir-mati rispettivamente dal personaggio e dall'autore empirico. Nel primo, Don-de escribí este libro, Azorín descrive il luogo di stesura dell'opera, "una casa delcampo alicantino castizo" 45; nel secondo, Origen de este libro, Martínez Ruizspiega che il testo a continuazione sostituisce il programma che Azorín avreb-be dovuto preparare per presentarsi alle elezioni politiche. Sollecitato dagliamici a usare le sue energie e capacità per dire in forma artistica quello cheavrebbe dovuto affermare in tono dogmatico e astratto, il protagonista vive unpiccolo dramma: "meditaba con la cabeza baja; parecía que le costaba renun-ciar a un ideal querido" 46. Dopodiché accetta e inizia a scrivere il libro che saràil manifesto della sua poetica:

Lector: yo soy un pequeño filósofo; yo tengo una cajilla de plata de fino y oloro-so polvo de tabaco, un sombrero grande de copa y un paragua de seda con reciaarmadura de ballena. Lector: yo emborrono estas páginas en la pequeña biblio-teca del Collado de Salinas. Quiero evocar mi vida [...] Yo quiero evocar mivida; en esta soledad, entre estos volúmenes que tantas cosas me han revelado,en estas noches plácidas, solemnes, del verano, parece que resurge en mí, viva yangustiosa, toda mi vida de niño y de adolescente47.

Una volta scoperto che gli inganni della ragione non si nascondono sola-

43 Ibid., p. 74.44 Così, infatti, nota Inman Fox, "Introducción", cit., p. 47. "Si el Martínez Ruiz de

esta novela se muestra como artista de la prosa en sus descripciones del paisaje - las cuales seprestan más a su novísima visión impresionista - , la parte ideológica del libro se caracterizamás bien por un estilo periodístico. Claro, preciso y directo, eso sí, pero con todos los defectosdel periodismo llevado a la novela".

45 M a r t í n e z Ruiz , Las confesiones de un pequeño filósofo, cit . , p . 3 9 .46 Ibid., p. 44.47 Ibid., p. 45.

Page 16: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

260 Laura Silvestri

mente nella consequenzialità della trama, ma anche nel tentativo di fondare lapropria verità sulle testimonianze della vita reale, l'autore decide di abbando-narsi completamente alla finzione48. Così, se nei primi libri la volontà era ilprincipio logico dell'azione cui si è rinunciato, ora è l'accettazione della rap-presentazione artistica come unica forma di salvezza (il voler creare, come l'hachiamato Cerezo Galán). Di qui che nel terzo libro la filosofia prenda il postodella retorica49, le immagini diventino simboliche 50 e la coscienza si trasformiin potenza creatrice, alimentata sia dal vissuto che dall'invenzione 51.

48 "Nel saggio Schopenhauer come educatore, Nietsche coglie l'essenza del tragico, ma

proprio per questo anche il beneficio dell'illusione senza la quale non potremmo vivere. A que-

sto punto la «rappresentazione» da inganno diventa rimedio, e perciò, nel linguaggio nietz-

schiano, l'ordine apollineo, per quanto ingannevole, salva dalla dissolvenza delle forze dionisia-

che in preda alle quali l'uomo non potrebbe vivere". Galimberti, op. cit., pp. 239-240.49 Piatone distingueva infatti tra retorica cattiva e retorica buona. La prima è l'attività di

persuadere nelle riunioni pubbliche. La seconda, è l'arte di guidare l'anima non solo nelle as-

semblee, ma anche nelle conversazioni private. In questo caso, essendo una psicagogia (forma-

zione dell'anima attraverso la parola) il secondo tipo di retorica coincide con la filosofia. Cfr.

Roland Barthes, La retorica antica, Bompiani, Milano, 1972, p. 16 e Nicola Abbagnano, Di-

zionario di filosofìa, Torino, UTET, 1971, s.v.50 S imbolo nel senso filosófico di un ione del concettuale e del percett ivo. C o m e afferma

Carlo Sini (II simbolo e l'uomo, Mi lano , E G E A , 1990, p . 146): "II s imbolo è l 'evento stesso del-

l ' iconismo originario, l 'evento endeictico pr imordiale . È questo evento che fa accadere la somi-

glianzà, l ' indicazione, la traccia. Il s imbolo è l 'evento del di-segno e del segno. Esso p rende cor-

p o dal m o n d o e come m o n d o . È nella rivelazione del suo incanto che il segno rappresentat ivo

precipita in una catena infinita di interpretazioni". Cfr. anche Id. , I segni dell'anima. Saggio sul-

l'immagine, Bari-Roma, Laterza, 1989. Per capire la differenza tra La voluntada Las confesiones

de un pequeño filósofo, si veda come viene trat tato il t ema del passare del t e m p o nei due libri. N e

La voluntad (cit., p . 72) , "Azorín escucha al maestro. H o n d a tristeza satura su espíritu en este si-

lencioso anochecer de invierno [...] — T o d o pasa, Azorín: t odo cambia y perece. Y la subs-

tancia universal, misteriosa, incognoscible, inexorable - perdura" . N e Las confesiones de un pe-

queño filósofo (cit., p . 136), du ran te u n viaggio a Yecla, Azorin riflette: " u n o de los a c o m p a ñ a n -

tes [...] ha p ronunc iado estas palabras terribles: — Volvamos, que ya es tarde —. Yo, al oírlas he

exper imentado una ligera conmoc ión . Es ya tarde. T o d a m i infancia, toda mi juven tud , toda

mi vida ha surgido en u n instante. Y he sent ido - n o sonriáis - esa sensación vaga, que a veces

m e obsesiona, del t i empo y de las cosas que pasan en una corriente vertiginosa y formidable".

N e l p r i m o caso, si dice in modo concettuale che esiste u n qualcosa in grado di resistere alla d i -

struzione del t e m p o . N e l secondo, si mostra simbolicamente che ques to qualcosa risiede in quel-

l 'epoca vissuta come stabile ed eterna che è l'infanzia.51 "Per Nietzsche, intelligere n o n è cont rappos to agli istinti, m a è u n certo rapporto degli

impuls i t ra loro [...] N o n la ragione contro la forza degli istinti , c o m e penserà Freud , m a la ra-

Page 17: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 261

Ne Las confesiones, Azorín ha un doppio ruolo: mostrare il luogo dellascrittura e farsi carico delle intenzioni di Martínez Ruiz (sostituire la lotta poli-tica con l'arte). In questo modo l'autore lascia l'intera responsabilità della ge-nesi del libro al personaggio e così facendo si distanzia dalla propria opera e dase stesso. (A riprova, questa è l'ultima volta che Martínez Ruiz firma col suonome civile). Tale decisione ribalta completamente la questione della verità52,che non consiste più in una certa disposizione del discorso, né tantomeno nel-la corrispondenza a qualcosa di esistente, bensì nel modo di rendere possibile lamanifestazione della propria essenza50.

In entrambi i prologhi, infatti, non si da il reale esordio delle condizioniche hanno generato l'opera, ma piuttosto il loro fondamento, ossia: un nuovoinizio, sottratto a ogni equivoco e contraddizione54. Il punto dal quale partireper cercare, trovare, collegare e confrontare gli elementi del testo con quelli giàusati in precedenza e con quelli che verranno utilizzati in futuro. Si apre cosìuna prospettiva ermeneutica per cui il senso non è da cercare fuori del testo,ma è da costruire seguendo la rete di rimandi, somiglianze e differenze che sidirama tra le varie opere. Ed è appunto attraverso questo confronto che l'auto-re si offre nella varietà e unicità delle sue manifestazioni. Affidare il proprio bi-

gione come bella composizione delle forze istintuali [...] Ridefinita in chiave estetica, la ragione,lungi dall'essere il luogo della verità, come risulta alla visualizzazione che la oppone all'irrazio-nale, diventa il luogo della bella forma in cui si compongono le unilateralità delle espressioniistintuali. [...] Non ci sono sponde (razionale e irrazionale) da allacciare con un ponte, ma cisono istinti di vita che possono approdare o non approdare alla forma". Galimberti, op. cit., p.243. (Il corsivo è dell'autore).

52 "Ogni discorso pro o contro un'idea suppone l'esistenza dell'idea, quando questa esi-stenza vien meno non è più necessaria alcuna prova pro o contro. Verità e falsità delle ideesono quindi iscritte nella loro esistenza. La vita di un'idea apre le condizioni del vero e del fal-so, cosi come la sua morte, il suo estinguersi la conclude". Ibid.., p. 264.

53 Si tratta cioè della verità fenomenologica nel senso datole da Edmund Husserl (Ideeper una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Torino, Einaudi, 1965), ovvero:una verità che non nega il mondo, ma vieta ogni giudizio sull'esistenza o meno delle cose. Masoprattutto da Martin Heidegger (Essere e tempo, Milano, Longanesi, 1970) che, appellandosiall'origine greca della parola (aletheid) che esprime "privazione", ha insistito sulla stretta con-nessione del modo d'essere della verità col modo d'essere dell'uomo, ossia con l'esserci. Ha sot-tolineato inoltre che ogni scoprimento dell'essere, in quanto parziale, è anche copertura. Equindi maschera.

54 Umberto Galimberti, "Inizio", in Id., Idee: il catalogo è questo, Milano, Feltrinelli,1992 s.v. e Massimo Cacciari, Dell'inizio, Milano, Adelphi, 1988.

Page 18: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

262 Laura Silvestri

serci alla maschera, infatti, significa scegliere una continuità e una coerenzache la ragione, da sola, non può conoscere.

La scelta

Anche ne Las confesiones l'autore si propone di raccontare la propria vitae anche qui si rifiuta di seguire l'ordine logico:

No voy a contar mi vida de muchacho y mi adolescencia punto por punto, tildepor tilde [...] Yo no quiero ser dogmático y hierático; y para lograr que caiga so-bre el papel, y el lector la reciba, una sensación ondulante, flexible, ingenua demi vida pasada, yo tomaré entre mis recuerdos algunas notas vivaces e inconexas— como lo es la realidad —, y con ellas saldré del grave aprieto en que me han co-locado mis amigos, y pintaré mejor mi carácter, que no con una seca y odiosaringla de fechas y de títulos55.

In effetti, l'opera è composto da brevi e succinte evocazioni non soggettea una trama principale. Nondimeno, nella prima edizione del libro, il titoloera accompagnato dall'indicazione Novela56, quasi a voler indicare la traccia diun legame nell'apparente frammentarietà dei capitoli e, quindi, quasi a volersuggerire che il ricordo, cui ora Azorin si affida, è innanzi tutto un ri-accordo.

Di fatto, questa composizione trasforma la dispersione in unità nellaquale si trova quell'identità soggettiva e oggettiva che l'occidente ha chiamato"io" e "mondo". Sia l'uno che l'altro non sono dati di realtà, ma costruzionidella memoria. Non ci sarebbe "io" se la memoria non costruisse quella sferadi appartenenza per cui si riconoscono come "propri" azioni, vissuti, pensieri esentimenti; non ci sarebbe "mondo" se la memoria non cucisse la successionedelle visioni che altrimenti si offrirebbero come spettacoli sempre nuovi, appa-rizioni tra loro irrelate come era accaduto nei romanzi precedenti57.

55 Martínez Ruiz, Las confesiones de un pequeño filósofo., cit., p. 47.56 Cfr. Martínez Cachero, op, cit., p. 25.57 "Bisogna incominciare a perdere la memoria, anche solo a pezzi e bocconi, per ren-

dersi conto che è proprio questa memoria a fare la nostra vita. Una vita senza memoria non sa-rebbe una vita, così come un'intelligenza senza la possibilità di esprimersi non sarebbe un'in-telligenza. La nostra memoria è la nostra coerenza, la ragione, l'azione, il sentimento. Senza dilei, siamo niente". Luis Bufiuel, Dei miei sospiri estremi, Adelphi, Milano, 1991 (1982). Questafrase viene citata da Oliver Sacks (L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, Mila-

Page 19: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 263

Pure i rimandi all'attività giornalistica de La voluntad funzionavanocome ricorsi alla memoria. Ma in quel caso si trattava della memoria riprodut-tiva: quella particolare tecnica essenziale all'improvvisazione, un genere prati-cato fin dai tempi di Quintiliano da predicatori, oratori e politici58. Ciò signi-fica che nel momento in cui Martínez Ruiz sta per staccarsi dal suo passatonon può fare a meno di raccogliere qualcosa che glielo rammenti. Quasi che,così facendo, egli sperasse di fermare il divenire (di "inchiodare la ruota deltempo", per usare le parole di Unamuno59).

Eppure, gli ha spiegato il maestro Yuste, non è questo il modo per salvar-si dalla distruzione. Affinchè la letteratura sia davvero veicolo di immortalità,lo scrittore non deve preoccuparsi solamente di interpretare i gusti e le aspira-zioni di un determinato periodo, come fa appunto il cronista, ma deve esseresoprattutto originale:

La novedad está en la forma, en la facilidad, en el ardimiento, en la elegancia delestilo. La originalidad es cosa más honda: está en algo indefinible, en un secretoencanto de la idea, en una idealidad sugestiva y misteriosa... Los escritores nue-vos son los más populares; los originales rara vez alcanzan la popularidad envida... pero pasan, pasan indefectiblemente a la posteridad. Y es que sólo puedeser popular lo artificioso, lo ingenioso, y los escritores originales son todos senci-llos, claros, desaliñados casi... porque sienten mucho60.

Poiché originalità viene da origine, autore originale è colui che fa nascereda sé la specificità che lo distingue dagli altri. Ecco allora che ne Las confesiones

no 1990 (1984)) per comprovare gli effetti dell'amnesia retrograda di cui soffriva la madre diBufiuel. Questa malattia, come la sindrome di Korsakov e a differenza dell'encefalite letargica(che congela il soggetto in un certo momento della sua vita, ragion per cui quando si sveglia sache il tempo è trascorso, ma sente di essere rimasto a quel momento), cancella completamenteil passato del paziente che vive in un presente fatto di istanti fulminei, senza un prima né undopo. In ogni caso, comunque, osserva Sacks, a ogni scompenso della memora corrisponde undeficit dell'identità. Cfr. Id., Risvegli, Milano, Adelphi, 1991 (1973) e "Memoria e identità",in Lina Bolzoni-Pietro Corsi (ed.), La cultura della memoria, Bologna, II Mulino, 1992, pp.365-395.

58 Cfr. Lina Bolzoni, "Costruire immagini. L'arte della memoria tra letteratura e arti fi-gurative", ibid., p. 59.

" Miguel de Unamuno, Come se hace una novela, Madrid, Alianza, 1995 (1966), p.165.

60 Martín Ruiz, La voluntad, cit., p. 104.

Page 20: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

264 Laura Silvestri

Azorín riattualizza il mondo dell'infanzia, il luogo del recupero dell'esperien-za, intesa non come vita vissuta, ma come un particolare tipo di linguaggio ca-pace di evocare il vissuto61. Perviene così acetica originaria, alla "ricerca pen-sante, rammemorante"62 che considera il corpo, immerso nella natura, la sor-gente del vero sapere. Quello cioè che, radicato in un punto di vista determi-nato, organizza la soggettività secondo precise coordinate spazio-temporali63.

Non è un caso che Azorín concluda il primo prologo de Las confisionescon queste parole: "voy a poner la firma a estas cuartillas y me marcho bajo lospinos, que una brisa ligera hace cantar con un rumor sonoro" 64. Ritrovandosinatura nella natura, egli sente che il ritmo della vita è infinitamente più poten-te di qualsiasi forma di linguaggio. Sulla scia di quella cadenza cancella alloragli schemi precostituiti, riformula le conoscenze assunte meccanicamente inprecedenza e recupera la propria voce65. È a questo punto che si manifesta laverità dell'esserci, l'apertura del senso che permette di comunicare, di stare

con66.

Il simbolico è infatti la dimensione della ricomposizione, dell'ambivalen-za, della confusione. L'ambito in cui l'esperienza personale si fa condivisibile, la

61 Cfr. Giorgio Agamben, Infanzia e stona. Distruzione dell'esperienza e origine della sto-ria, Torino, Einaudi, 1978.

62 G i n o Zacearía , L'etica originaria. Holderlin, Heidegger e il linguaggio, M i l a n o , E G E A ,

1992, p. 65. Cfr. anche Pier Aldo Rovatti, Abitare la distanza. Per un 'etica del linguaggio, Mila-no, Feltrinelli, 1994.

63 "L'attribuzione di significato non dipende dall'intelletto puro che, esaminando anali-ticamente le cose, attribuisce ad esse quei sensi e quei valori oggettivi che le morali di tutti itempi non cessano di imporre. L'attribuzione di significato dipende dal corpo che, venendo almondo in una certa situazione, e crescendo all'interno di essa, sente le cose diversamente forni-te di un certo senso e di un certo valore; e poiché non c'è cosa che possa colpirlo senza primadivenire, grazie a lui, senso e valore, non c'è azione delle cose sul corpo, ma soltanto la signifi-cazione che il corpo attribuisce alle cose. In questo senso libertà e natura coincidono, non nelsenso che la libertà si risolva nella necessità, ma nel senso che la libertà, come libera attribuzio-ne di significati, è la nostra natura che ci accompagna in ogni situazione". Umberto Galimber-ti, II corpo, Milano, Feltrinelli, 1994, p. 114.

64 Mar t ínez Ruiz, Las confesiones de un pequeño filòsofi), cit., p . 4 2 .65 Cfr. Carlo Sini, Gli abiti, ¿saperi, le pratiche, Mi lano , Jaca Book, 1996, p . 2 7 .66 Umberto Galimberti (Paesaggi dell'anima, Milano, Mondadori, 1998, p. 27) afferma:

"L'apertura dischiusa dal linguaggio simbolico non è arbitraria, perché la nuova fondazione èanche riconoscimento in un fondo che sta alla base della fondazione stessa". Cfr. anche Id., //corpo, cit., pp. 64-68.

Page 21: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 265

nascita si unisce alla morte e la ragione ritrova la propria radice mitica67. È daqui che il leit motifde La Voluntad "La imagen lo es todo" diventa ne Las con-fesiones "No me podrán quitar el dolorido sentir"68 per trasformarsi in Castilla(1912) "vivir es ver volver"69. Ciò significa che nella temporalità, dischiusa dalritorno all'origine, il soggetto si espone al possibile e si consegna al divenire. Ènell'essere per la morte che egli trova l'intensità della vita e insieme l'incentivo afarla durare. Questo perché nel cerchio della fìnitudine il passato non si esau-risce per il solo il fatto di essere trascorso, ma si offre ad essere riassunto e ri-lanciato secondo modalità sempre nuove.

La generazione del 98

II cammino che porta Martínez Ruiz a Azorín è la testimonianza dellapermeabilità dell'autore alle inquietudini del suo tempo,70 come si può com-provare da quanto egli afferma ne La voluntad:

Azorín es casi un símbolo; sus perplejidades, sus ansias, sus desconsuelos bienpueden representar toda una generación sin voluntad, sin energía, indecisa, irre-soluta, una generación que no tiene ni la audacia de la generación romántica, nila fe de afirmar de la generación naturalista71.

Qui egli dimostra di considerare la generazione come un certo spirito deltempo, un certo modo di vedere le cose, sostanzialmente diverso da quello esi-stente in precedenza, ma ampiamente condiviso da quelli che diventeranno inoventayochistas. Anche loro, al pari di Azorín, sono segnati dallhiperestesia,"un aguzamiento doloroso de la sensibilidad"72, un sentimento tanto estre-

67 Se la funzione del mito è quella di offrire una soluzione alla tragica condizione umanae se la prima e principale funzione della ragione era quella di spiegare la morte è chiaro che l'u-no e l'altro hanno delle radici comuni.

68 Martínez Ruiz, Las confesiones de un pequeño filósofa, cit., p. 135.69 Antonio Azorín, "Las nubes", in Id., Castilla, Madrid, Espasa Calpe, 1991, p. 163.70 Cosi infatti afferma Pérez López, op. cit., p. 34: "Y ahora, si en vez de juzgar desde

nuestra propia ideología la evolución del autor, situamos ésta en la perspectiva histórica que lecorresponde - la crisis de entre siglos - tal vez pueda percibirse, bajo las contradicciones apa-rentes, una íntima coherencia, basada en su fidelidad al espíritu de su época.

71 Martínez Ruiz, La voluntad, cit., p. 255.72 Martínez Ruiz, Las confensiones de un pequeño filósofo, cit., p. 45.

Page 22: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

266 Laura Silvestri

mizzato da rasentare il dolore fisico. Lo stesso che porterà Rubén Darío a desi-derare l'indifferenza dell'albero e della pietra, Unamuno ad affermare l'insana-bile dissidio tra razón e vida e Baroja a considerare l'intelligenza una disgra-zia73.

Mi manca lo spazio per far vedere che la coincidenza tra i vari autori nonsi manifesta solamente nelle loro opere iniziali, sulla cui omogeneità del restotutti sono d'accordo 74, ma è presente anche in quelle successive. Comunque,mi sembra importante rilevare che nel 1913 quando Azorín comincia a parlaredel 98, la generación sin voluntadnos è più la stessa e i suoi componenti hannofatto le loro scelte e intrapreso la loro strada75. Per questo preferisce chiamarlicon un altro nome. Come se il loro legame ora fosse visto dalla nuova prospet-tiva cui è pervenuto con il proprio cambiamento. Voglio dire che usando iltermine coniato da Ortega y Gasset, Azorín non intende affatto definire gliscrittori in base ai loro esordi, ma sembra piuttosto voler coglierli nella lorotrasformazione. Tanto più che secondo quanto ci dice Cacho Viu il termineera nato con un significato proiettato verso il futuro. Non a caso, infatti, l'ideadi generazione di Azorín anticipa la teoria che Ortega y Gasset elaborerà a par-tire dal 1924 in En torno a Galileo, El tema de nuestro tiempo e Papeles sobreVelázquez.

Come ha sottolineato Julián Marías, per capire a fondo cosa intenda Or-tega y Gasset per generazione ("una cierta altitud vital, desde la cual se sientela existencia de una manera determinada" 76) bisogna rifarsi ai concetti chiavedella sua filosofia: la razón vital e la circunstancia. La razón vital è il destino

73 Cfr. Pérez López, op. cit., p. 37.74 Compreso lo stesso Baroja che, sebbene non riuscisse a capire perché Azorín volesse

associare i loro nomi a una data che segnava una sconfitta del paese, era d'accordo sul fatto cheall'inizio c'era stata una certa coesione ("En el periodo de 1898 a 1900 nos encontramos depronto reunidos en Madrid una porción de gentes que tenía como norma pensar que el pasadoreciente no existía para ellos") ed era del parere che la data che meglio li rappresentava fosse il1902, anno in cui erano usciti La voluntad, il suo Camino de perfección, Amor y pedagogía diUnamuno e Sonata de otoño di Valle Inclán. Cfr. Pio Baroja, "Memorias", in Id., Obras Com-pletas. Madrid, Biblioteca Nueva, 1978 (1955), VII tomo, p. 401.

75 Di fatto, già nel 1906 in una lettera ad Azorín, Unamuno ammetteva. "Todos disper-sados. Maeztu en Londres, Baroja no sé donde, usted en su Azorín y yo en esta Salamanca".Laureano Robles, Azorin-Unamuno. Cartas y escritos complementarios, Valencia, Consellería dela Generalitat Valenciana, 1990, p. 81.

76 Ortega y Gasset, "El tema de nuestro tiempo", cit., p. 148.

Page 23: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 267

che ciascuno si sente obbligato a realizzare e la circunstancia è duplice. Una ègenerale e risiede nel fatto di vivere in un determinato paese e in un determi-nato momento storico. L'altra è particolare ed è ciò che porta a realizzare la ra-gione vitale 77.

Prendiamo, ad esempio, Velázquez. Dalla sua traiettoria artistica, qualeviene tracciata da Ortega y Gasset, possiamo desumere che la sua circostanzagenerale è l'essere nato a Sevilla nel 1599 e quella particolare è l'essersi trasferi-to nel 1622 a Madrid, dove viene nominato pittore del re. Questo fatto loporta a realizzare il suo destino, dato che la sua ragione vitale era l'aspirazionedi essere nobile. La croce di Santiago dei Grandi di Spagna, ricevuta per i suoiservizi (e sfoggiata nell'autoritratto de Las meninas) rappresenta infatti il com-pimento di quello che egli considerava la sua vera vocazione.

Riportando tutto ciò alla generazione del 98, si potrebbe dire che la datadel disastro è la circostanza particolare che porta i suoi componenti a realizzareil destino cui si sentivano votati. Un destino di ribelli che si risolve non nel ri-voluzionare la società, ma nel rinnovare la letteratura.

Poiché della circostanza entra a far parte il pensiero del tempo78, la rea-lizzazione personale è in larga misura legata a quella dei propri coetanei. Nellagenerazione, infatti, Ortega y Gasset distingue la contemporaneidaddalla coeta-neidad. Contemporanei sono coloro che vivono nella stessa epoca, mentre icoetanei sono quelli della stessa età. Dove per età non bisogna intendere unadata anagrafica, ma una zona de fechas, ossia: "etapas diferentes en que se seg-menta nuestro quehacer vital"79. Di qui che, come aveva intuito Azorín, ilconcetto di generazione comprenda l'intera traiettoria di un artista, tutte le va-

77 Cfr. Ju l i án Mar ías , El método histórico de las generaciones, in Id . , Ocras completas, M a -

drid, Revista de Occidente 1970.78 "Las fechas históricas no son números de una cronología abstracta. Son nombres que

designan la forma de una vida predominante en una determinada sociedad. Nacer en 1599 yen Sevilla significa encontrarse con una cierta figura a que han llegado las cosas humanas den-tro del área informada por la civilización europea. El individuo recibe en sí esa figura de la vidacolectiva que preexistía a su nacimiento. Podrá aceptarla o, por el contrario, revolverse contraella, pero en uno u otro caso la lleva dentro, forma parte de su persona". José Ortega y Gasset,"Introducción a Velázquez", in Id., Papeles sobre Velázquez y Goya, Madrid, Alianza, 1980, p.225.

79 José Ortega y Gasset, "En torno a Galileo", in Id., Obras Completas, Madrid, Revistade Occidente, V tomo, p. 160.

Page 24: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

268 Laura Silvestri

rie forme {etapas diferentes) attraverso le quali egli esprime la propria evoluzio-ne {quehacer vitat).

Tuttavia, per quanto soggetto al cambiamento, l'individuo rimane sem-pre legato a coloro che con lui hanno attraversano la stessa zona de fechas. Ètalmente forte questo legame che egli riesce a riconoscere i suoi coetanei cosìcome le formiche di un formicaio si distinguono per il loro odore particolare.Questo avviene perché una generazione

es un modo integral de existencia o, si se quiere, una moda, que se fija indeleblesobre el individuo. En ciertos pueblos salvajes se reconoce a los miembros decada grupo coetáneo por su tatuaje. La moda de dibujo epidérmico que estabaen uso cuando eran adolescentes ha quedado incrustada en su ser80.

Ecco allora che la particolare sensibilità che Azorin raffigura nella genera-zione così come gli elementi comuni trovati dalla critica81 funzionano comeun segno indelebile. Come la vernice che rivela l'epoca di composizione delquadro. Mi sembra, infatti, che nel concetto di generazione si possa ravvisarequello che Mukarovsky ha chiamato personalità artistica. Ossia il punto d'in-contro di tutte le influenze esterne che possono valere in letteratura e insiemeil mezzo attraverso il quale quelle penetrano nel processo letterario82.

Proprio perché nell'opera d'arte incide la storia non è possibile confon-

80 Ibid., p. 39.81 Per quanto riguarda la forma, gli aspetti comuni sono: lo spiccato lirismo, la prefe-

renza per le scene rispetto alle catene narrative, rautobiografismo, la tendenza a creare metaro-manzi la cui sostanza tematica è la propria gestazione. I romanzi di Baroja sembrerebbero di-versi perché sviluppano un'azione secondo la linea classica del genere. Ma bisogna considerareche il suo primo romanzo, La casa de Aizgorrri, è interamente dialogato e quindi presenta unipertrofico andamento mimetico che toglie qualunque spazio alla diegesi. Anche se poi Barojanon offrirà più una realtà frammentata e diffusa come in questo caso, il concetto di "novelaabierta, porosa" che costituirà il suo ideale estetico si fonda appunto qui. Non a caso DaríoVillanueva ("Introducción", in Pio Baroja, Las inquietudes de Shanti Andia, Espasa Calpe, Ma-drid, 1997, p. 20) riprende la distinzione tra romance e novel (coniata dalla Reeves nel 1785per la letteratura anglosassone) e afferma che molti romanzi di Baroja appartengono più al ro-mance che al novele quindi rappresentano una fuga verso l'avventura. Per quanto riguarda l'ar-gomento, ciò che accomuna la generazione è la preoccupazione per la Spagna che si traducenella pequeña historia di Azorín, nella intrahistoria di U n a m u n o , nella retórica de lo vulgar di

Baroja e nell'estètica sistemáticamente deformada di Valle I n d á n .82 Jan Mukarowsky, II significato dell'estetica, To r ino , Einaudi , 1972, p . 4 3 7 - 4 5 3 .

Page 25: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

Per una ridefinizione della generazione del 98 269

dere i noventaychistas con gli autori precedenti. È chiaro che se si confronta ilCredo poético di Unamuno ("Piensa el sentimiento, siente el pensamiento"83)con la Rima III di Bécquer dove la poesia viene definita in termini di razón einspiración si possono trovare molte affinità. Ma mi sembra altrettanto chiaroche tali somiglianze acquistino significato solo all'interno di una differenza.Bécquer rivoluziona la poesia del suo tempo con un linguaggio essenzialmenteromantico (il che naturalmente non significa che Bécquer sia un romantico enemmeno un tardo romantico, ma semplicemente che usa i mezzi che possie-de 84). Unamuno ha invece a disposizione un linguaggio già rinnovato dai poe-ti che l'hanno preceduto, prima di tutti: lo stesso Bécquer. Altrettanto si po-trebbe dire dei rapporti con Galdós. I romanzi dialogati di Baroja e il "teatropara leer" di Valle Inclán trovano nelle sue sperimentazioni i loro antecedenti.Ma anche qui la diversità è sostanziale. Nonostante Galdós inauguri una for-ma di realismo che sottolinea l'importanza del punto di vista e del dialogo nel-la costruzione della verità85, ciò che gli preme è pur sempre la verità, il proble-ma che preoccupava la sua epoca. Non avviene così per i noventayochistas. Essisi dedicano alla questione complessiva dell'individuo, del popolo, della razza,dell'umanità, ma come il "medico filosofo" atteso da Nietzsche ne La gaiascienza, potrebbero affermano: "in ogni filosofare non si è trattato per nulla,fino ad oggi, di «verità», ma di qualcos'altro, come salute, avvenire, sviluppo,potenza, vita"86.

La teoria delle generazioni, pensata da Ortega y Gasset soprattutto per lastoria, si presta ad essere applicata anche alla letteratura proprio perché incen-trata sull'idea del cambio. Se infatti la storia è lo studio delle variazioni che av-vengono nella vita umana, la generazione è il modo in cui avvengono quellevariazioni. Di qui che ci siano generazioni comulativas, che continuano l'eredi-tà del passato, e generazioni polémicas, che vivono il passato come problema.Però, anche chi si ribella porta dentro di sé il proprio passato che viene a far

83 Miguel de Unamuno, "Credo poético", in Id., Poesías, Cátedra, Madrid, 1997, p.67.

84 Cfr. il mio articolo "Scintille nella poesia spagnola del 900", in Bruna Donatelli (ed.),La luce e le sue metafore, Roma, Nuova Arnica Editrice, 1993, pp. 226-250.

85 Cfr. il mio articolo Etica ed estetica del vero in Galdós, in "Rassegna Iberistica", 43,1992, pp. 17-28.

86 Fr iedrich Nietzsche, "La gaia scienza", in Id . Come si diventa ciò che si è, Mi l ano , Fel-trinelli, 1994, p. 148.

Page 26: Per una ridefinizione della generazione del 98 · do y que como un sarampión ha contagiado otros períodos literarios y la mane-ra en que interpretamos la historia literaria de la

270 Laura Silvestri

parte della sua persona. E questo è evidente soprattutto nel caso dell'artistache, volente o nolente, deve fare i conti con la situazione in cui si trova la suaarte al momento in cui egli inizia. Solamente che ciascuno risolve il problemanel modo che gli è più congeniale.

Ecco allora che nel momento in cui ci si interroga su quale sia il migliormodo di fare storia della letteratura87 non mi sembrerebbe del tutto inutile ri-volgersi al metodo generazionale che, come abbiamo visto, combina sapiente-mente diacronia e sincronia, tradizione e innovazione, universale e particolare.E questo dovrebbe valere soprattutto per il 900, un periodo in cui gli scrittori,persi ogni certezza e ogni senso di appartenenza, cercano la coesione in un co-mune modo disfare letteratura. Di fatto ha ragione Jaime Siles quando sostieneche le generazioni "No están hechas de una vez para todas, sino que experi-mentas cambios, están expuestas a múltiples influjos (no sólo de lo anterior,sino también de lo siguiente)"88.

A riprova, Antonio Machado che non viene incluso da Azorín nella listadel 1913, può a buon diritto essere considerato un componente della genera-zione. Basta leggere cosa dice Azorín del suo "sentimiento del paisaje"89 (e delresto basterebbe il suo celebre verso ¿sueñas con tu manantial? per accumunarela sua pratica di scrittura a quella di Azorín). D'altra parte, ne La voluntadegliaveva indicato le descrizioni di Baroja come il miglior esempio di quel senti-mento 90. È chiaro che esiste un abisso tra Machado e Baroja. Se non altro per-ché il primo è essenzialmente un poeta e il secondo un romanziere. Eppure,grazie alla generazione del 98, essi si tengono per mano perché le generazionisono vasi comunicanti che lasciano circolare il pensiero simbolico di cui la let-teratura si alimenta, e per il quale gli uguali non sono uguali e la diversità ètanto più originale quanto più si avvicina a ciò che gli esseri umani hanno incomune.

87 Cfr. Remo Ceserani, "Storicizzare", in Mario Lavagetto (ed.), // testo letterario. Istru-zioni per l'uso, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 79-102.

88 ;4/WGambarte, op. cit., p. 24.89 Azorín, Castilla, cit., p. 311.90 Martínez Ruiz, La voluntad, cit., p. 132.