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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 3 2014 Testimoni del Risorto E-mail: [email protected] www.testimonidelrisorto.it Volontari per il Mondo - Onlus Roma, Via Castelfidardo, 68 tel. 081 8711297 - fax 081 3944177 E-mail: [email protected] Le radici comuni: Compassione e Misericordia Agostino Aversa (pag. 11) MISSIONE CAMERUN 2014 Paolo Cicchitto (pag. 15) Quando il dono è magia M.G. Salinas (pag. 22) TESTIMONI NEL LORO TEMPO ... E NELLA PROPRIA REALTÀ

Testimoni del Riso rto E-mail: [email protected] E-mail: …testimonidelrisorto.it/files/TRNews/2014/TRNews_2014_3.pdf · Periodico di informazione del Movimento Testimoni del

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 32014

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Volontari per il Mondo - OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 0818711297 - fax 0813944177E-mail: [email protected]

Le radici comuni: Compassione e MisericordiaAgostino Aversa (pag. 11)

MISSIONE CAMERUN 2014Paolo Cicchitto (pag. 15)

Quando il dono è magiaM.G. Salinas (pag. 22)

TESTIMONI NEL LOROTEMPO

...E NELLAPROPRIA REALTÀ

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N. 3 •  2014

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile:

Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione:

Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boc-cia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora,Raffaele Nicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto, Luis Rosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Agostino Aversa, Paolo Cicchitto, Raúl Del Barrio,Antonello Campo, Luciana Ciannamea, FrancescaDi Martino Oliveto, Danilo Favia, Lello e GiulianaMangogna, Paolo Magistri Álvaro Herrero, RaffaeleNicastro, Sabino Palumbieri, Ruggiero Quarto, LuisRosόn Galache, Arturo Sartori, M.G. Salinas

� Segreteria amministrativa:Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 06.7848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: novembre 2014

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In copertina: Testimoni. Paolo VI, successoredi Pietro, “testimone prima che maestro”. Unmissionario, che dedica la propria vita per-ché altri possano continuare a vivere con ladignità di persone libere. Volti anonimi chericonoscono nel povero un fratello con cuicamminare insieme, e vivono così, in modostraordinario, l’ordinario di ogni giorno

3 Finestra del Coordinatore:15 anni con don Bosco. La memoria si fa futuro.Raffaele Nicastro,Coordinatore generale del Movimento TR

4 Testimoniare sempre e ovunque:l’impegno del battezzato Sabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

6 Superare la paura di risorgere.Vivere con Cristo risorto qui e oraLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

8 Il matrimonio in un percorso di essenzialità: la fedeltàArturo Sartori

10 «Laudato sie, mi’ Signore,cum tucte le tue creature…»Ruggiero Quarto

11 Le radici comuni: Compassione e MisericordiaAgostino Aversa

13 MISSIONE CAMERUN 2014Paolo Cicchitto,Presidente Associazione Volontari per il mondo

17 Inondati di GioiaRaúl Del Barrio e Álvaro Herrero

18 Dialogo d’amore con Dio a cura della Redazione

20 L’agguato della ProvvidenzaPaolo Magistri

22 Quando il dono è magiaM.G. Salinas

23 Tutta la vita che c’è. Il Risorto nel nostro quotidianoLuciana Ciannamea

24 Pregando, davveroil tempo materiale si fermaAntonello Campo

25 “ … per cercare nel buio chi è solo e triste, chi è senza Dio…”Francesca Di Martino Oliveto

26 A Deliceto la Via Lucis per la paceDanilo Favia

27 In memoria di AlfonsoSabino PalumbieriLello e Giuliana Mangogna

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sommariosommarioin questo numero:

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15 anni con don Bosco.La memoria si fa futuro.15 anni con don Bosco.La memoria si fa futuro.

L ’anno che stiamo vivendo ci coinvolge in modospeciale, per una serie di circostanze.

Celebriamo, anzitutto, i 30 anni di vita del nostro Mo-vimento, anche se lo facciamo in sordina, quasi in fa-miglia, senza le manifestazioni esterne che caratteriz-zarono le celebrazioni del venticinquesimo. Tanti annisono passati dalla prima intuizione del nostro fonda-tore, don Sabino Palumbieri, di riunire intorno a sé ungruppo di conoscenti, allora nemmeno amici tra loro,che volessero condividere con lui l’approfondimentodi questo avvenimento storico e sconvolgente qual èla resurrezione di Gesù Cristo.Siamo, inoltre, nell’anno bicentenario della nascita diDon Bosco, fondatore dei Salesiani e di quella che,poi, si identificherà sempre meglio come la Famigliasalesiana, di cui i Testimoni del Risorto sono il ven -tesimo dei trenta gruppi che oggi la compongono, iquali, come “famiglia apostolica”, sono tutti soggetti responsabili della comune missione, benché in misurae forme diverse.E anche questa nostra appartenenza tocca un traguar-do importante: 15 anni. Dei 30 anni di vita del TR, lametà sono stati vissuti nella “dimensione salesiana”,come recita esplicitamente l’art. 10 del nostro Statuto:“Gli aderenti al Movimento accolgono la dimensionedel carisma di don Bosco, promuovendo e incarnandola spiritualità della gioia pasquale, l’attenzione privi-legiata ai giovani, l’impegno a vivere ciascuno nellapropria situazione la carità pastorale e lo zelo del regnodi Dio, la fraternità attiva per costruire la famiglia”.La fedeltà al carisma è anche il modo specifico, pernoi tierrini come per tutta la famiglia salesiana, di assicurare la fedeltà al Vangelo, che è l’origine di ognicarisma. Il Vangelo è sempre lo stesso per tutti, maogni fondatore e ogni famiglia spirituale lo interpre-tano e lo applicano mettendo in evidenza alcuniaspetti a loro più congeniali.I Testimoni del Risorto sono nella Famiglia salesianaperché ne condividono alcune modalità interpretativedel Vangelo, specialmente nella identificazione dellaspiritualità di don Bosco come spiritualità pasqualedella gioia e dell’ottimismo.“La verità decisiva della fede cristiana è che il Signoreè veramente risorto! Perciò la vita definitiva con Dio èla nostra mèta ultima ed è anche la nostra mèta già find’ora perché si è fatta realtà nel corpo di Gesù Cristo.

La spiritualità giovanile salesiana è pasquale e si lasciapervadere da questo significato escatologico” (*): sonoparole del Rettor Maggiore emerito don Pascual Chá-vez, ma sono risuonate più volte e in diverse formeanche nelle riflessioni del nostro fondatore negli ulti-mi due corsi di Esercizi spirituali.Ecco perché approfondire il nostro impegno come Fa-miglia salesiana vuol dire, specie in questo anno bi-centenario, guardare a don Bosco: alla sua storia, allasua pedagogia e alla sua spiritualità. In caso contrario

La finestra del Coordinatore 3Testimoni del Risorto TR 30o

Raffaele NicastroCoordinatore Generale del TR

(*) P. Chávez: Commento alla Strenna 2014.(**) G. Buccellato: La spiritualità di don Bosco.

c’è il rischio di parlare di don Bosco per sentito dire, senon si affronta la fatica di passare da una conoscenzasuperficiale a una conoscenza affettiva della sua vita e della sua spiritualità; una spiritualità che, giusta-mente, è stato sostenuto doversi meglio definire come“boschiana” più che “salesiana”, perché essa trae ori-gine non solo da S. Francesco di Sales, ma anche daaltre ispirazioni spirituali, di cui don Bosco ha fattouna straordinaria sintesi(**).Dopo 15 anni di appartenenza a una famiglia, un ri-torno alle fonti si impone.

Con l’affetto di sempre

25 marzo 1999:il TR entra

ufficialmentea far parte

della Famiglia Salesiana

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TESTIMONIARE SEMPRE EOVUNQUE:L’IMPEGNO DELBATTEZZATO

L e ultime parole del Vangelodi Matteo sono le più con-solanti di tutto l’annuncio

bello: «Ecco io sono con voi tutti igiorni sino alla fine del mondo».Il Risorto resta con noi, invisibilepresenza di amore, di forza, di co-raggio, di riconciliazione, di pace.E resta con il suo Santo Spirito inuna perenne pentecoste che siimmaglia nella trama del nostroquotidiano concreto. Ogni cre-dente può dire fondatamente a sestesso: non sono più solo a lotta-re, a crescere, a far crescere.Far crescere: ecco il punto. Non èun optional, è un impegno che,come battezzato, ciascuno si as-sume in quanto richiesto dal Ri-sorto.Egli lo ha esplicitamente dichia-rato, prima dell’Ascensione o in-visibilizzazione. Il Vangelo di Lucaregistra nelle sue ultime battute:«Di questo – della risurrezione daimorti – voi siete testimoni». E lostesso Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli: «Avrete forza dalloSpirito Santo che scenderà su divoi e mi sarete testimoni in Ge -rusalemme, in tutta la Giudea e laSamaria fino agli estremi confinidella Terra». Dunque ogni disce-

polo del Signore ha questo dono – consegna da Lui ricevuta, di te-stimoniare dovunque: fino agliestremi confini della Terra. Luca,alla fine del suo Vangelo, dice «fino alla fine del mondo». DagliAtti: «fino agli estremi confini del-la Terra». Così in ogni tempo e inogni luogo l’impegno di testimo-niare sussiste.Ma come si può testimoniare?Sempre viene sottolineato: «Rice-verete forza dallo Spirito Santo».Lui, forza d’amore, può dareener gia sovrabbondante per la te-stimonianza. Dunque non le de-boli forze nostre. Non il nostro sa-voir faire. Non la nostra scienza ocompetenza. È viceversa, la forzadivina dello Spirito che viene assi-curata dal Risorto come dono.Ma come ogni dono di Dio nonfunzione automaticamente, masinergicamente. Appello alla no-stra libertà responsabile di disce-poli. Testimoniare non è uno slo-gan. Ha spessore di concretezza.La testimonianza, lungi dall’esse-re una propaganda, è un’irradia-zione. La propaganda di un pro-dotto può essere fatta anche dachi non è convinto della sua vali-dità e agisce come mestierante.

Testimoniare, invece, è irradiareciò che c’è nel nostro cuore. Se viabita il Risorto riconosciuto, ado-rato, servito, obbedito nel coman-damento dell’amore anche quan-do costa, allora il credente può ir-radiare.È come un termosifone: non par-la ma emana calore attorno, se ècollegato con la centrale termica.Oggi specialmente, urge la testi-monianza. Viviamo un momen-to storico particolare, segnato dalmaterialismo, dall’edonismo, dal -l’indifferentismo. E gli anelli piùdeboli della catena ne pagano leconseguenze.«Oggi – soleva dire il neo-beatoPaolo VI – il mondo ha bisognopiù di testimoni che di maestri». E se accetta i maestri è soltantoperché sono testimoni.A chi testimoniare? A tutti, a co-minciare dalla propria famigliache, anche se fervente, cresce nel-la fedeltà quando l’uno testimo-nia all’altro. Tanto più se c’è in casa qualcuno che ha smarrito lastrada giusta e ha più bisogno diessere guidato. Non con le soleparole bensì con le opere, appun-to quelle della testimonianza.Lo stesso dicasi nel cenacolo dellafamiglia spirituale. Parimenti tragli amici, tra i colleghi di lavoro,nel mondo così refrattario dellapolitica e dell’economia. Certo

L’azione del Risorto nella testimonianza quotidiana4 Testimoni del RisortoTR 30o

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

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può darsi – e oggi ancor più, datoil clima generale – che qualcunoderida o lasci scivolare quanto glisi presenta in termini testimonia-li. Ma non possiamo meravigliar-ci. Lo hanno fatto a suo tempo gliavversari del Maestro divino. Che,in verità, ci ha preavvertiti che po-tranno trattare anche noi così.Non ci scoraggiamo mai. Faccia-mo la nostra parte davanti a Dio.Può darsi che quel seme costantematuri, con la grazia dello SpiritoSanto. Coi tempi lunghi. E che noinon ne vedremo i frutti. Come Mosè che condusse il po-polo dell’antica alleanza verso laTerra promessa ma non vi entrò.Del resto, cogliere i frutti di ciòche si è seminato è una soddisfa-zione. E il Signore vuole che noilavoriamo per la sua gloria e nonper i nostri autocompiacimenti.Il discepolo-testimone non puòprescindere da un’impostazionedi vita a servizio dei poveri, degliammalati, dei desolati, dei dispe-rati. Lo dichiara esplicitamentePapa Francesco nella sua esorta-zione apostolica Evangelii gau-dium in tema proprio di evange-lizzazione e testimonianza: «Dal-la nostra fede in Cristo fattosi po-vero e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccu-pazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società.Ogni cristiano e ogni comunitàsono chiamati a essere strumentidi Dio per la liberazione e la pro-mozione dei poveri, in modo cheessi possano integrarsi piena-mente nella società. Questo sup-pone che siamo docili e attenti adascoltare il grido del povero e soc-correrlo».Ricordiamo che noi non siamosolo credentima, proprio in forzadi questo, diventiamo credibili. Esia la fede che la credibilità passa-no attraverso l’attenzione, la de-dizione, il servizio ai poveri.È questo che don Bosco ha testi-moniato con la scelta dei giovanipoveri e abbandonati. E con il Ri-sorto ha moltiplicato le sue ener-

gie a servizio del Regno. Va ri -cordato sempre, soprattutto percommemorare coi fatti il bicente-nario della sua nascita che fare-mo fra poco. È molto importanteche la palestra di tutto questo no-stro testimoniare è il quotidianoconcreto. Non si può procedere acorrente alternata. Oggi ne ho voglia, domani non ne ho più. Lavoglia, che è sotto il segno del-l’umorale, è totalmente diversadalla volontà responsabile. Cheagisce quotidianamente. E rendepertanto il discepolo credibile.

scelto dal Signore essere profetascomodo e testimone coerente –obietta a Dio di non saper parlare,di non sentirsi all’altezza di assu-mere tale compito. E il Signore lorassicura: «Io sarò con te». Ecco ilpunto. È la certezza nella fede cheil Risorto è l’Emanuele del nostroquotidiano. È Lui che effondecontinuamente il suo Spirito perquesto compito.E infine non si può non sottoli-neare che la testimonianza ha an-che una valenza, per così dire,“politica”. La testimonianza deidiscepoli di oggi rende la societàpiù umana e perciò più disponi-bile all’aprire a quel divino, cheogni uomo avverte come anelitoinestirpabile nel suo profondo. Edi questo oggi il mondo ha estre-mo bisogno. È la risposta alle at-tese inespresse di tanti così dettilontani, ma che meglio si chiame-rebbero “allontanati” per la nontestimonianza, o peggio per lacontro testimonianza di discepoliincoerenti.Qui è il punto: se siamo autenticicredenti saremo veramente coe-renti. E così saremo convincenti.Coraggio, il Risorto è con noi an-che negli aridi deserti del nostrotempo.Il deserto può fiorire.Il Risorto è al nostro fianco.

L’azione del Risorto nella testimonianza quotidiana 5Testimoni del Risorto TR 30o

“Il dono – consegnadella testimonianzache il Risorto ci dà –è impegnativo ma ci riempie di gioia. Ci fa diventare – comePapa Francescoeffusamente dichiaranella sua esortazioneapostolica – Vangelodella gioia incarnato.O, per dirla con Mario Pomilio,“quinto evangelio””La testimonianza costante ci ren-de trasparenza dell’amore del Ri-sorto per ogni uomo.Il dono – consegna della testimo-nianza che il Risorto ci dà – è im-pegnativo ma ci riempie di gioia.Ci fa diventare – come Papa Fran-cesco effusamente dichiara nellasu citata esortazione apostolica –Vangelo della gioia incarnato. O, per dirla con Mario Pomilio,“quinto evangelio”. Oggi la gentetende, ahimè, a non leggere più iltesto del Vangelo. Vuol vederlo in-carnato in ogni discepolo.Ci si sente, in questo periodo sto-rico in particolare, impari a que-sto compito. Come Geremia che,

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Superare la paura di risorgere.Vivere con Cristo risorto qui e ora

Affidarsi al Cristo risorto

Il cristiano è chiamato, giorno do-po giorno, ad accogliere il misterocome fondamento della sua esi-stenza. Nella fede lui sceglie di af-fidarsi totalmente a Cristo, anchequando sente forte dentro il so-spetto che al posto delle bracciacalde del Padre possano essercisoltanto nude e fredde rocce.Riconosce nell’incontro persona-le con Gesù Cristo, vivo e risorto,vissuto nella comunità cristiana,la radice della sua fede. Certo, sa molto bene che si trattadi un incontro originale e specia-le, diverso da tutti gli altri incon-tro che segnano il fluire del ritmoquotidiano delle giornate dellasua esistenza.Veramente non si tratta di capirele cose per conoscere meglio gliingranaggi. Più che di un com-prendere razionale, si tratta di unvivere esistenziale. E vive così l’alternativa dramma-tica: consegnare al Dio di GesùCristo la ricerca della propria si-curezza o assumersi personal-mente il carico?

Chiaro, vivere di fede nel Cristo,vivo e risorto, è un rischio e unascommessa. Una lettura di fededella realtà rappresenta sempreper il credente il coraggio di ab-bandonare la propria presunzio-ne nell’abbraccio imprevedibiledi Dio Padre.Lo sa molto bene il cristiano, vi-vere nella fede nel Cristo risortonon è accettare qualcosa, ma ac-cettare Qualcuno che camminacon noi per le strade del mondo,polverose e sassose come quelle diEmmaus; rinunciare ad abitarenoi stessi in un geloso processo,quasi ci appartenesse in esclusi-va, per lasciarsi abitare da Dio.

Vivere ogni giorno nella luce del Risorto 1

L’essenza della nostra identitàcristiana si compie per noi solocon la risurrezione, che sarà «co-me un risveglio». Papa Francescoci invita a «stare con il Signore», acamminare sempre con lui ma a

farlo come discepoli, come quellidi Emmaus, in modo di fare inco-minciare la risurrezione già qui eora. Ma tutto questo dobbiamoportarlo avanti «senza paura del-la trasformazione che avrà il no-stro corpo alla fine del nostropercorso cristiano».La mattina del 19 settembre 2014,celebrando l’eucaristia nella cap-pella della Casa Santa Marta, pa-pa Francesco si è soffermato pro-prio sull’essenza della risurrezio-ne, prendendo spunto dal passodella prima Lettera di san Paoloai Corinzi (15, 12-20) propostadalla liturgia di quel giorno. Paolo si è trovato di fronte a dover«fare una correzione difficile, inquel tempo: quella della risur -rezione». Certamente «i cristianicredevano che sì, Cristo è risorto,se n’è andato, è finita la sua mis-sione, ci aiuta dal cielo, ci accom-pagna»; ma «non era tanto chia-ra» per loro «la collegata conse-guenza che anche noi risuscitere-mo». Difficile per loro quell’“an-che noi”.In realtà, ha affermato Francesco,«loro pensavano in un altro mo-do: sì, i morti sono giustificati,

L’azione del Risorto nella testimonianza quotidiana6 Testimoni del RisortoTR 30o

1 Riflessioni di Papa Francesco nella Messa aSanta Marta (19 settembre 2014). Le parole testuali del Papa vengono riportate tra vir -golette.

La risurrezione. Cappella della Nunziatura Apostolica, Parigi. (Ivan Marko Rupnik)

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

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non andranno all’inferno –moltobello! – ma andranno un po’ nelcosmo, nell’aria, lì, l’anima da-vanti a Dio: l’anima soltanto». Ma«non capivano, non entrava nellaloro mente la risurrezione»: cioèche «anche noi risusciteremo».«C’è una resistenza forte» nei cri-stiani, ha notato il Papa, e «que-sto dai primi giorni». E lo vedia-mo chiaro e manifesto nello stes-so apostolo «Pietro, che avevacontemplato Gesù nella sua glo-ria sul Tabor, quando la mattinadella risurrezione è andato di cor-sa al sepolcro» e in cuor suo pen-sava che avessero rubato il corpodel suo Signore. Il motivo? «non entrava nella loromente una risurrezione reale»: illoro pensiero la loro immagine erappresentazione «si fermava neltrionfo». E la prova evidente di tutto que-sto è che «il giorno dell’ascensio-ne diranno: Ma dimmi, Signore,adesso farai la liberazione, il re-gno d’Israele?».«Quel nostro passaggio dallamorte alla vita per la risurrezionenon lo capivano», continua a direPapa Francesco. «Neppure MariaMaddalena, che amava tanto ilSignore», era riuscita a capirlo.Per questo anche lei afferma:«Hanno rubato il corpo!».

Cristo è risorto... e noi con Lui

In sostanza i discepoli non com-prendevano «la risurrezione siadi Gesù sia dei cristiani». Sono ar-rivati ad accettare solo «quella diGesù, perché lo hanno visto; maquella dei cristiani non era capi-ta così». Loro erano convinti che«andremo in cielo, ma niente co-se strane» del tipo: «i morti sa -ranno risuscitati».Identica cosa accade «quandoPaolo va ad Atene e incomincia aparlare» della risurrezione (“aná-stasis”): «i greci saggi, filosofi, sispaventano». La questione che sipone è che se «la risurrezione di

Cristo è un prodigio, una cosache forse spaventa, la risurrezio-ne dei cristiani è uno scandalo:non possono capirlo!». E «perquesto Paolo fa questo ragiona-mento tanto chiaro: Se Cristo è ri-sorto, come possono dire alcunitra voi che non vi è risurrezionedai morti? Se Cristo è risorto, an-che i morti risusciteranno».«C’è la resistenza alla trasforma-zione, la resistenza a che l’operadello Spirito, che abbiamo rice-vuto nel Battesimo, ci trasformifino alla fine, alla risurrezione». E«nessuno di noi dice: io risuscite-rò come Cristo!». «Anche a noi èdifficile capire questo. E molto».È più facile immaginare una sortadi «panteismo cosmico» e poterpensare interiormente: «Ma, sa-remo nella contemplazione, lì,nel mondo, il mondo sarà cam-biato».C’è «la resistenza a essere trasfor-mati, che è la parola che usa Pao-lo: “Saremo trasformati. Il nostrocorpo sarà trasformato”». Una re-sistenza che è «umana» e che simostra chiara «quando un uo-mo, o una donna, deve subire unintervento chirurgico, ha moltapaura perché o gli toglierannoqualcosa o gli metteranno quel-l’altra cosa: sarà trasformato, percosì dire. Una piccola paura». Ma «con la risurrezione tutti noisaremo trasformati».

Un futuro da risorti

«Questo è il futuro che ci aspetta,e questo ci porta a fare tanta re -sistenza alla trasformazione delnostro corpo», ma «anche resi-stenza all’identità cristiana». Ab-biamo «paura della nostra risur-rezione: tutti noi saremo trasfor-mati». E «quella trasformazionesarà la fine del nostro percorsocristiano».«Questa tentazione di non cre -dere alla risurrezione dei morti ènata nella prima Chiesa, nei pri-mi giorni della Chiesa. Paolo,

L’azione del Risorto nella testimonianza quotidiana 7Testimoni del Risorto TR 30o

nell’anno 50 circa, deve chiarirelo stesso ai Tessalonicesi e parlar-ne una, due volte». E «alla fine,per consolarli, per incoraggiarli,dice una delle frasi più piene disperanza che ci sono nel Nuovotestamento: “Alla fine, saremocon lui”». Uno «stare con il Signo-re, così, con il nostro corpo e conla nostra anima». Questa è la no-stra «identità cristiana: stare conil Signore».«Noi risusciteremo per stare conil Signore e la risurrezione inco-mincia qui, come discepoli, senoi stiamo con il Signore, se noicamminiamo con il Signore. Questa è la strada verso la risur-rezione. E se noi siamo abituati astare con il Signore, questa pauradella trasformazione del nostrocorpo si allontana».Non bisogna «aver paura del-l’identità cristiana», che «non fi-nisce con un trionfo temporale,non finisce con una bella missio-ne». Perché «l’identità cristiana si compie con la risurrezione deinostri corpi, con la nostra risur-rezione: lì è la fine, per saziarcidell’immagine del Signore». Perciò, afferma il Papa, «l’identitàcristiana è una strada, è un cam-mino dove si sta con il Signore,come quei due discepoli che stet-tero con il Signore tutta quella serata».

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la fedeltà

Il matrimonioin un percorsodi essenzialità:

Si va diffondendo l’opinionedi chi lamenta l’ossessionedi pretendere che una rela-

zione sia senza fine, ritenendoche non ci sia niente di più dele-terio per l’amore che venire mi-surato sulla massima distanza; sidice che l’amore è fatto di mo-menti felici che non possonoaspirare all’eternità e che un’ana-lisi onesta dei motivi per cui si staancora insieme rivelerebbe chel’amore non è certo ai primi posti(Baccaro).Di contro, ponendoci sempre allaricerca di essenzialità nei valori aifini della loro più ampia condivi-sibilità possibile, cui tentare di in-dicare l’apporto di un valore ag-giunto derivante dalla nostra fe-de, proviamo a trarre alcune ri-flessioni sul matrimonio, anchetesorizzando varie altre letture“laiche” (tra cui Andreoli, Albero-ni, Dianin…).Tutti – credenti e non – dovrem-mo invece poterci ritrovare nellaconsiderazione che l’aspetto piùimportante nella vita è amare edessere amato (“L’amore è tutto: ètutto ciò che so dell’amore”, EmilyDickinson): se è vero che per noicristiani è più agevole acquisirequesto convincimento perché lenostre relazioni si pongono in un

orizzonte di fede e di rivelazionedi un Dio che è Padre, è pure veroche concepire e vivere un amoredebole, sganciato da ogni riferi-mento morale conduce obbietti-vamente ad affetti disordinati, adabbandoni e tradimenti, a rela-zioni superficiali e prive di un do-mani che sappia di progetto.Ancora, possiamo tutti ritrovarcinella considerazione che l’amorevero non può che proiettare versoil futuro in quanto la personaamata ci indica continuamente esimbolicamente il nostro futuropossibile, ci indica simbolica-mente come realizzare una partedella nostra personalità, i nostri

una intimità totale, pur semprenel confronto delle rispettive di-versità, che porta ciascuno a fa-re proprie le esigenze essenzialidell’altro, riconoscendole comediritti irrinunciabili di cui deveaversi reciprocamente cura. E sitratta di un affascinante percorsoin cui bisogna crescere insieme,superando man mano un tempoiniziale in cui non si sopportanole contraddizioni nella convinzio-ne “che nell’amore si debba anda-re sempre d’accordo e che la criticasia l’inizio della fine” (MichelaMarzano).In questo ambito va consideratain particolare la fedeltà, che, seper i cristiani corrisponde al so-gno del Signore di vedere nellacoppia il riflesso della fedeltà diDio (“Così dice il Signore: … Ti fa-rò mia sposa per sempre… ti faròmia sposa nella fedeltà…”; Osea 2, 21-22), dovrebbe comunquecostituire un valore di ampia con-divisione a prescindere da una visione cristiana.La fedeltà si pone infatti di per sécome atteggiamento attivo di cu-stodia dell’amore di coppia, lad-dove invece sono in molti a crede-re che tale sentimento apparten-ga al passato e che nel mondo at-tuale se ne possa fare a meno, dal

Attualità e formazione8 Testimoni del RisortoTR 30o

desideri profondi: ciascuno rac-conta all’altro la sua vita, il suomodo di vedere il mondo per ar-rivare ad una visione comune, adun comune progetto di vita, ad

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

la fedeltà

I coniugi sono custodi dell’amore di coppia

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«L’amore è tutto: è tutto ciò che so “dell’amore”»

Emily Dickinson

momento che derogarvi non im-plicherebbe in fin dei conti alcu-na alterazione nella relazione dicoppia: in realtà, questa convin-zione deriva in gran parte dalconsiderare la fedeltà solo un do-vere, una rinuncia, non avendoben presente − anche solo in unavisione laica − cosa voglia dire es-sere fedeli e come si possa prova-re piacere ad essere fedeli. Vi è in-fatti anche un tipo di fedeltà cheè scelta di intimità, di approfon-dimento, di dialogo, di intensità,di conoscenza profonda, altri-menti resi di fatto impossibili;mantenere un rapporto esclusivocon chi si ama consente di farconvergere su questi tutta la pro-pria energia e tutto il proprio in-teresse, scoprendo continuamen-te nuova, diversa e interessante lapersona destinataria.Un rapporto così impostato fa sìche con la fedeltà non solo non sirinunci a niente ma si riesca adevitare un altrimenti inevitabileimpoverimento: dalla nostra fedederiva altresì l’insegnamento chein realtà le cose veramente belle edi valore nascono dalla concen-trazione di tutte le nostre energiee volontà di adesione verso un fi-ne, dalla scelta di ciò che è essen-ziale e dalla rinuncia a ciò chenon lo è.Inoltre la fedeltà consente di di-fendere l’amore nelle pieghe dellaquotidianità − molto spesso fattaanche di sogni non realizzati, dispigolosità caratteriali, di conflit-tualità piccole e grandi – grazie alsuo aspetto di creatività e di spin-ta all’intraprendenza nel saperericonoscere i segni di difficoltà,nel ricercarne le cause, nel chie-dere aiuto, nell’inventare le stra-tegie per poterne uscire: in talsenso aiuta a farsi protagonistidella propria vita.L’intreccio e la corrispondenzapersonali che ne conseguono fan-no arrivare − magari incon -sciamente − ad avere l’impressio-ne di essere stati da sempre l’unoaccanto all’altro e rendono il rap-

porto duraturo nel tempo, perché− anche quando i giorni e gli annisi assommano e la monotonia sifa pesante e certamente non è fa-cile tenere viva la fiamma iniziale

prova il rapporto (penso che lastessa difficoltà sia stata vissutada Maria!), possono avvenire ca-dute e crisi e ciascuno può esse-re prima o poi una delusione perl’altro quando emergono e si irri-gidiscono i difetti, ma in cui nonbisogna dimenticare la benedi-zione del volersi bene, del vivereinsieme, facendo sempre perma-nere la volontà dell’unione rinno-vata, la tensione verso la fedeltàad ogni costo. Perciò è molto im-portante, tra le tante cose urgenti,tra le tante sollecitazioni che as-sediano, prendersi cura di questovolersi bene come marito e mo-glie, custodirlo, il che − secondopapa Francesco − vuol dire vigila-re sui nostri sentimenti.Ciò ci riporta ad altro aspetto es-senziale dell’unione coniugale,vale a dire alla fecondità che nonsi riduce alla sua espressionemassima costituita dalla procrea-zione, ma che è anzitutto il fruttodel dono reciproco tra marito emoglie e sta in quella capacità difare di ogni gesto d’amore un do-no di sé all’altro: la prima fecon-dità i coniugi sono chiamati a vi-verla nei confronti del loro stessoamore.

Attualità e formazione 9Testimoni del Risorto TR 30o

Serravalle. Una delle ultime foto insieme di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, i primi coniugi beatificati come coppia

e conservare intatta la fedeltà – ilvero amore non si ferma ai difettidell’amato, ma cerca di scusarlipensando comunque alle sue qua -lità, vedendo con umiltà nell’altrociò che ci manca e non ciò chemanca a lui, sentendo l’altro pre-zioso nella differenza: si rende co-sì più facile trovare il punto d’in-contro insperato che rinnova e arricchisce la relazione; perché in fondo nessuno riesce a pensarea se stesso senza l’altro, indotticome si è a pensarsi insieme pertutta la vita, oltre la vita.Anche nella visione cristiana larelazione nuziale va misurata suitempi lunghi di una storia d’amo-re, nella quale la fatica e i dubbi divedere crescere i figli mette alla

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Lodiamo il Signore e ringraziamolo per avercidato la vita e donato una Casa da abitare contutto ciò che è necessario per vivere.

Lodiamo il Dio Creatore come San Francesco, checon il “Cantico delle Creature” dà una profondità ebellezza irresistibile alla lode. Ci fa avvertire la pre-senza di Dio in tutto ciò che ci circonda, estenden-do al Creato il concetto di fratellanza.Sono passati otto secoli, ma quel cantico non è an-cora entrato nei nostri cuori. Ancor meno a partiredalla rivoluzione industriale, con lo sfruttamentodelle risorse esauribili, il consumo sfrenato, il de-grado dell’ambiente. Purtroppo, le cose stannoprecipitando negli ultimi anni!Ci stiamo comportando come se non fossimo fratellie come se la Natura fosse un insieme informe di “oggetti” da depredare. Che genitore priva un figliodel cibo e riduce in rovine la casa avuta in eredità edestinata ai discendenti? Noi lo stiamo facendo!Siamo talmente storditi dall’egoismo e dalle disu-mane dinamiche globali che non ci rendiamo con-to che stiamo negando il futuro ai nostri fratellinon ancora viventi, ma già esistenti nel ProgettoDi vino.Urge, al contrario, un “abbraccio” con tuttele Creature, per abbracciare Dio e per essere da Luiamorevolmente avvolti. Per tale obiettivo occorreun cambio di rotta, una “conversione ecologica”.Ma per ciò necessita una presa di coscienza.Per innalzare la soglia della sensibilità ecologista,alla luce della fede, la Chiesa Cattolica nel 2006 haistituito la Giornata per la Salvaguardia del Creato,diventata dallo scorso anno Giornata per la Custo-dia del Creato. La “Salvaguardia” può implicareconservazione, invece la “Custodia” dà una visionedinamica e divina all’intreccio Dio-Uomo-Am-biente. Infatti, un cristiano deve avvertire il sacrodovere dell’ecosostenibilità delle sue attività, peruna solidarietà spazio-temporale tra fratelli, inquanto figli di Dio, a tutte le latitudini e per sempre.Tale Giornata, preparata dalle Commissioni Epi-scopali “per i Problemi Sociali e il Lavoro, per laGiustizia e la Pace” e “per l’Ecumenismo e il Dialo-go”, oltre che risvegliare le coscienze assopite, vuo-

le essere un momento di preghiera comunitariaperché Dio custodisca il Suo Popolo e la Terra. Pre-ghiera in prospettiva ecumenica, da fare assieme ai fratelli di altre confessioni cristiane. Non a casoè stato scelto l’1 Settembre, Capodanno Ortodosso.In realtà, l’evento non è limitato a una giornata, madura l’intero mese. Un mese in cui alternare ini -ziative concrete a favore del Creato e momenti dipreghiera.Siamo oramai alla IX Giornata avente per tema“Educare alla custodia del creato, per la salute deinostri paesi e delle nostre città”. Siamo qui giuntiattraverso un percorso stupendo:

� 2006 “Dio pose l’uomo nel giardino di Eden, per-ché lo coltivasse e lo custodisse” (Gn 2,15).

� 2007 “Il Signore vostro Dio vi dà la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l’acqua” (Gn 2,23).

� 2008 “Una nuova sobrietà, per abitare la Terra”.� 2009 “Laudato si’, mi’ Signore… per frate Vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, perlo quale, a le Tue creature dài sustentamento”.

� 2010 “Custodire il creato, per coltivare la pace”.� 2011 “In una terra ospitale, educhiamo all’ac -

coglienza”.� 2012 “Educare alla custodia del creato per sa -

nare le ferite della terra”.� 2013 “La famiglia educa alla custodia del creato”.

Giornata per la custodia del creato10 Testimoni del RisortoTR 30o

(Segue a pag. 12)

Ruggiero QuartoCenacolo di Barletta

«Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature…»

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Praticare l’accoglienza reciproca e la riconciliazione

LE RADICI COMUNI:COMPASSIONE eMISERICORDIA

Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 alleTorri Gemelle a sud del World Trade Centerdi New York (3000 morti), fu stabilito dal

mondo cristiano e islamico di celebrare una gior-nata di dialogo interreligioso: quella del 27 ottobre2014 è stata la XIII Giornata.I promotori della Giornata Ecumenica del DialogoCristiano-Islamico sono convinti che ciò che uniscele due religioni è molto di più di ciò che divide e chei tratti fondamentali dell’unico Dio sono la miseri-cordia e la compassione: i musulmani quando pre-gano con il Corano trovano in apertura di ogni sural’invocazione ad Allah “il compassionevole, il mise-ricordioso”. E i cristiani incontrano misericordia ecompassione nelle Beatitudini (Mt 5,3-12): “Beatiquelli che sono nel pianto, perché saranno conso -lati” e “Beati i misericordiosi, perché troveranno mi-sericordia”.Nel testo dell’appello congiunto cristiani e musul-mani si dichiarano contrari a ogni forma di violen-za e di guerra nel nome di Dio e denunciano chi haincoraggiato, armato e organizzato, per calcolo oper interesse, gruppi oggi incontrollabili, mossi dalogiche e obbiettivi folli, fino a far paventare, comelo stesso papa Francesco ha recentemente sottoli-neato, una terza guerra mondiale. Cristiani e Mu-sulmani ribadiscono con forza che, in nome dellanostra amicizia, della nostra coscienza e delle ri-spettive dottrine di pace, alla XIII giornata del dia-logo cristiano-islamico deve seguire un impegnocoerente: la sopraffazione e la crudeltà per nessunaragione possono essere difesa o compensazione ditorti subiti.Il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione NostraAetate (28.10.1965) sollecita la cristianità a rifletteresui punti di contatto con i Musulmani e invita a unamutua comprensione (n. 3).Il dialogo interreligioso, tema centrale del pontifi-cato di Francesco, deve essere impegno fondamen-tale del mondo globalizzato. Le statistiche indicano2,2 miliardi di cristiani nel mondo con 1,6 miliardi

di musulmani: queste cifre sollecitano a una vitadialogante per la convivenza delle culture e dellereligioni (cfr. Dag e Alberto Tessore, Dialogo sul-l’Islam tra un padre e un figlio, ed. Fazi).Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium(24.11.2013) papa Francesco ha dedicato al dialogocon i musulmani i paragrafi 252 e 253, in cui si rial-laccia alla Lumen Gentium (n. 16): “Anche i non cri-stiani sono ordinati in vari modi al popolo di Dio”.Don Gino Battaglia, già Direttore CEI, afferma cheil dialogo tra le fedi è un incontro di testimonianze:la più bella icona del dialogo è dovuta a S. GiovanniPaolo II con la Convocazione delle religioni ad As-sisi (27.10.1986) per digiunare e pregare per la pace.Nel 2001 la Charta ecumenica europea, al n. 11,esortava a curare le relazioni con l’ISLAM e oggimolti uomini di cultura islamica “gridano” contro lefanatiche dottrine dell’odio e dell’intolleranza econtro la logica della guerra.Kamel Layachi, Imam (Guida Spirituale) nelle co-munità islamiche del Veneto, responsabile del di-partimento dialogo interreligioso e formazione delConsiglio delle relazioni islamiche italiane, lancia

Dialogo interreligioso 11Testimoni del Risorto TR 30o

Incontro Cristiano-Islamico (dalla Rivista “Confronti”, 2012)

Agostino AversaCenacolo Penisola Sorrentina

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un appello contro le persecuzioni dei cristiani nelnord dell’Iraq da parte dei miliziani dello Stato Isla-mico dell’Iraq e del Levante (ISIL)1: «Io da Imam eda Musulmano mi dissocio da quegli atti ed esprimola mia massima solidarietà e vicinanza alle Comu-nità Cristiane dell’Iraq. […]. L’Unione mondiale de-gli scolari e sapienti musulmani ha duramente con-dannato le decisioni e gli atti non islamici di questofantomatico stato chiamato ingiustamente islami-co. Chiedo alle Comunità islamiche d’Italia e d’Eu-ropa, agli Imam d’Italia e d’Europa, a chi ha un ruolo di responsabilità nelle Comunità musulmanedi denunciare queste pratiche. E di non rimanerepassive davanti a questa evidente ingiustizia» (dalsettimanale della Diocesi di Padova del 9.08.2014).Va menzionata, tra le altre voci, quella del socio -logo iracheno Abdel Jabbar, trentino d’adozione, convinto sostenitore della condivisione di valori eopinioni.La seconda Conferenza del Cairo (9-13.09.2014)delle Chiese Evangeliche del Medio Oriente, sul te-ma del futuro della presenza cristiana in quelle zo-ne (le chiese di Siria ed Iraq ne fanno parte), ha di-chiarato: “Vogliamo impegnarci per una convivenzapacifica con il prossimo e non farci guidare dallapaura bensì dalla fede. Questa terra appartiene siaai musulmani che ai cristiani”.È significativa la preghiera dall’Imam egiziano Kha-lid Nasr (n. 1971), recitata da tutti i presenti nell’ul-timo venerdì di Ramadan (28.10.2005) in un incon-tro organizzato dal gruppo “Camminare Insieme”,presso il Centro Parrocchiale di Fiorano. In tutte le invocazioni, ma specialmente nella con-clusiva, si coglie il valore ecumenico del dialogo interreligioso:

O Dio benedici i seguaci di Gesù e coloro che servono il Profeta Muhammad,benedici tutti gli uomini di buona volontà.O Dio di tutto l’universo portaci in Paradiso.

I vescovi ogni anno preparano un sussidio(www.chiesacattolica.it). Per la IX Giornata il sus-sidio è stato avvincente. Il prologo è tratto dallaBibbia: “Si spergiura, si dice il falso, si uccide, siruba, si commette adulterio, tutto questo dilagae si versa sangue su sangue. Per questo è in luttoil paese e chiunque vi abita langue, insieme congli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; per-sino i pesci del mare periscono” (Os 4, 2-3). Commentano i vescovi: « La fedeltà a Dio garanti-sce la reciproca fraternità e si fa ancora più dolce labellezza del creato, in luminosa armonia con tuttigli esseri viventi ».I Vescovi suggeriscono tre azioni: «un impegnoculturale, la denuncia davanti ai disastri e la retedi speranza nel futuro» e ribadiscono la necessi-tà di «concretizzare quella “conversione ecologi-ca” che ci porta a ritrovare il gusto per la bellezzadella terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie eil «bisogno di un’economia capace di generarelavoro senza violare la terra». Inoltre, ci invitanoa vivere la Giornata in dimensione ecumenicaper far rete, perché «tramite questa rete, potremoandare alle radici profonde dei disastri sociali edecologici, superando la superficiale emozione delmomento».L’epilogo del messaggio è: “E avverrà in quelgiorno – oracolo del Signore – io risponderò al cie-lo ed esso risponderà alla terra; la terra risponde-rà al grano, al vino nuovo e all’olio e questi ri-sponderanno a Dio” (Os 2, 23-24). StupendoOsea!Nelle Liturgie proposte dal sussidio si prega ilPerdono del Signore «per la terra avvelenata dairifiuti, … per l’aria inquinata delle nostre città, perle polveri che causano malattie e morte; per l’acquache manca e condanna popoli e nazioni alla sete,… per il fuoco del clima che cambia…».Forse il Signore dovrebbe perdonarci anche perché la Giornata per la Custodia del Creato, difatto, non viene celebrata. Non giunge nelle par-rocchie!Finora siamo stati abituati a una certa ritrosia deivertici della Chiesa a far proprie le istanze inno-vative della società. Forse è la prima volta nellastoria della Chiesa Cattolica che succede il con-trario!Non tocca a noi tierrini, forti del nostro trenten-nale impegno per la Risurrezione, diffondere ilpiacere della “conversione ecologica” e la Spe -ranza per un mondo fraterno?

Dialogo interreligioso12 Testimoni del RisortoTR 30o

L’imam Kamel Layachi e mons. Giuseppe Dal Ferro a Montorso (VI)“La solidarietà tra i credenti isolerà chi usa la violenza”

1 chiamato anche ISIS (Islamic State of Iraq and Syria).

(Segue da pag. 10) Laudato sie…, Ruggiero Quarto

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MISSIONECAMERUN 2014MISSIONE

CAMERUN 2014

Sono ormai quattordici anni che vengo in Came-run, una terra selvaggia, ancora incontaminata,bella e misteriosa, accogliente e ostile, ricca d’in-

credibili bellezze e di pericoli nascosti.Nei villaggi la vita scorre lenta come le acque del fiumeNyong, che esprime in modo calzante la vera natura diquesta terra: in superficie una calma apparente, ma nelfondale imperscrutabile si celano tanti misteri.La piroga scivola lenta sull’acqua e davanti a noi un sus-seguirsi di paesaggi incredibili. La caccia alla ninfea daicolori più belli è un gioco simile a quello della ricercadei bimbi dagli occhi più profondi. Sulla riva una fitta

vegetazione che potrebbe celare pericoli, come uncoccodrillo o un boa, che potrebbero sbucare all’im-provviso e scatenare l’inferno.È una terra ricca di fascino che ti prende e ti scuote, tiavvolge nella sua atmosfera incantata e non ti lasciapiù. È capace ogni volta di sorprendere, presenta voltisempre nuovi e ti spinge a scoprirne altri.È una magia che dà emozioni molto forti, che lascianoil segno, e ti accorgi che, dopo tanti anni, anche tu or-mai ne fai parte. Qui, sul fiume Nyong, inizia il nostroviaggio. Quest’anno l’ho compiuto con Maria Paciello,del Cenacolo di Roma.

Volontari per il mondo 13Volontariper il mondo TR 30o

Paolo Cicchitto, Presidente Associazione “Volontari per il mondo”

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Dopo una breve sosta a Yaoundé, la capitale, dove ab-biamo incontrato monsignor Jan Ozga, vescovo diDoumé Abong Mbang, per parlare dei nostri progetti,siamo partiti per Atok.È venuto a prenderci padre Francesco, un Padre Maria-no polacco, missionario ad Atok da 12 anni, che avevaorganizzato per noi un’esperienza esclusiva con la piro-ga sul fiume Nyong, sempre circondati da altre tre piro-ghe, pronte a intervenire a ogni possibile pericolo. Avervissuto alcuni giorni con Padre Francesco ci ha permes-so di conoscerlo meglio. È un sacerdote eccezionale, è un uomo di preghiera e di azione allo stesso tempo.Ha fondato qui la missione e il Santuario della DivinaProvvidenza, scegliendo soluzioni originali e moltointelligenti e ha creato un rapporto molto bello con lagente del posto.Con lui avevamo concordato la costruzione di quattor-dici cappelline con le stazioni della Via Lucis in un am-pio spazio attiguo al Santuario, dove già c’erano quelledella Via Crucis. Maria e io eravamo ansiosi di poter am-mirare le prime cappelline realizzate, ma all’arrivo ab-

biamo scoperto con gioia che il lavoro era stato portatoa termine e che era stata organizzata per noi il giornodopo, domenica, la prima celebrazione della Via Lucis.È stata un’esperienza bellissima, emozionante, sotto lapioggia, che dalla gente del posto è vista come un con-

Volontari per il mondo14 Volontariper il mondoTR 30o

Padre Francesco con i bimbi di Atok

Prima celebrazione della Via Lucis nel Santuario della Divina Misericordia ad Atok

Quarti di finale vinti dalla squadra parrocchiale di Atok

Maria Paciello e suor Nazariusha a Abong Mbang

Suor Gabriella a Djouth

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senso e una benedizione divina. Nel pomeriggio abbia-mo fatto il tifo per la squadra parrocchiale che ha supe-rato i quarti di finale di un torneo di calcio.Siamo stati tre giorni con padre Francesco, che ci hamostrato tutta la missione e ci ha svelato i suoi progetti

futuri. Abbiamo parlato della possibile collaborazioneper ampliare il Centro di Accoglienza e di formazioneper i giovani. Siamo andati poi ad Abong Mbang, doveabbiamo incontrato suor Nazariusha, per esaminarecon lei la possibilità di un progetto futuro nel camposanitario. Grazie al ricavato del 5xmille relativo agli anni2011 e 2012, qui sarà realizzato a breve il progetto dellascuola primaria “Saint-Pierre-et-Paul”.Con suor Nazariusha e con suor Gabriella siamo andatipoi a Djouth, per prendere gli ultimi accordi per la rea-lizzazione del progetto che prevede lo scavo di un poz-zo artesiano e l’installazione di un impianto fotovoltai-co che diano acqua ed energia elettrica alla missione eal villaggio, e la costruzione di una sala multifunzionaledove la sera la gente del villaggio potrà guardare la TVe ogni domenica sarà proiettato un film. Anche suor Gabriella ci ha riservato una sorpresa: abbiamo partecipato a una festa sotto le stelle organiz-zata dai pigmei, con danze intorno al fuoco, al ritmo dei tamburi. Solo la pioggia ci ha riportati alla realtà esiamo tornati alla missione.Siamo partiti, poi, per Bertoua, dove ho incontratomonsignor Joseph Atanga per discutere del progettodella Scuola Tecnica di Garoua Boulai. La domenicamattina abbiamo partecipato alla Celebrazione Eucari-stica nelle prigioni di Bertoua. È stata un’esperienza checome sempre ti scuote e mette tutto in discussione.Siamo andati poi a Ndoumbi, a pranzo da suor Fausta.Ho potuto, così, incontrare Marie, che da anni la nostraassociazione aiuta, perché divenuta cieca per la filaria.Ho potuto parlare con sua figlia Prisca, che lo scorso an-no era andata a vivere con un ragazzo, lasciando suamadre sola. Ora era tornata a casa, incinta e con la tri-stezza nel cuore. È stato un incontro toccante e ne sonouscito veramente contento, perché Prisca ha capito chela sua vita non era finita e che poteva riprendere gli studi e stare vicino alla madre.

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Djouth. Bimbi che prendono acqua alla sorgente

Festa organizzata da Suor Gabriella con un gruppo di Pigmei

Lo sguardo fiducioso dei bambini di Djouth Gli orfani di suor Immacolata: momento di gioia intorno alla foto del piccolo Lucio Carosella

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Suor Immacolata è venuta a prenderci a Bertoua perportarci a Nguelemendouka. La caratteristica princi -pale che distingue le suore della congregazione di San Michele Arcangelo è il rapporto sereno e allegroche le unisce.Con grande gioia ho potuto constatare che il Centro,realizzato in onore del piccolo Lucio Carosella, ogginon solo dà aiuto a 300 orfani, ma viene usato ancheper altre attività ed è il Centro di eccellenza del villag-gio. Alcuni orfani hanno organizzato uno spettacoloper noi e il momento successivo di giochi e di esultanzasul prato, intorno alla foto di Lucio, è stato davverocoinvolgente.Siamo andati poi a Doumentang. La strada in terra bat-tuta, molto irregolare, era resa ancora più impervia dal-le piogge abbondanti degli ultimi giorni. Padre Mirek,missionario polacco, ci ha riservato un’accoglienzamolto speciale. Vive in questo villaggio da dodici annie la sua parrocchia si estende in un vasto territorio che

comprende 25 villaggi che visita in modo sistematico.Ha creato un rapporto splendido con tutti, in partico -lare con i ragazzi che gli vogliono molto bene.Nella sua parrocchia installeremo un impianto fotovol-taico, una soluzione tecnologica molto valida in Came-run, per fornire energia elettrica, perché i gruppi elet-trogeni abitualmente usati hanno costi di gestionemolto elevati, si ha corrente solo per alcune ore la serae il gasolio bisogna portarlo dal distributore più vicinoche è sempre molto lontano.Nel pomeriggio, minacciati dalla pioggia, siamo partitiper l’ultima tappa: Doumé.Qui siamo stati ospitati dalle suore Pallottine, che cihanno dedicato un’attenzione di riguardo. Abbiamopotuto, così, continuare con suor Fabiana la discussio-ne iniziata a Yaoundé con monsignor Ozga. Suor Fabia-na è la sua segretaria ed è un punto di riferimento pertutti i religiosi della diocesi e oltre. È una persona moltospeciale: efficiente, dinamica, sempre presente a tuttele esigenze.Siamo alla fine del nostro viaggio. Il ritorno verso Ya-oundé è stato gioioso e mesto allo stesso tempo: il pia-cere di tornare a casa e la consapevolezza che giunge-va a termine un viaggio unico, ricco di esperienze indi-menticabili che, spero, porterà frutti abbondanti.Ovunque ci siamo sentiti sempre a casa e considero unprivilegio condividere la mia esperienza di volontariatocon persone tanto speciali. Dedicano tutta la loro vitaai poveri dell’Africa, vivendo con gioia condizioni digrande disagio e di pericolo. Sono i giganti del cristia-nesimo contemporaneo, giganti che ci permettono dipensare al futuro con fiducia.Sono persone tanto diverse e tanto simili. Ciò che le ac-comuna e le rende davvero speciali è il tempo che ognigiorno dedicano alla preghiera e all’adorazione eucari-stica, punto di forza di ogni cristiano. Sono testimonicredibili di Cristo Risorto.

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Volto della Madonna nella cappella di MonsignorJan Ozga, dove ogni mattina si celebra la messa conle suore e la sera si recitano i Vespri e l’adorazione

Padre Mirek a Doumentang con i suoi ragazzi

Maria e suor Fabiana davanti alla stupenda cattedrale di Doumé

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Inondatidi GioiaInondatidi Gioia

Da queste righe vogliamotrasmettere la nostra espe-rienza nella partecipazio-

ne agli Esercizi Spirituali del TR aBagni di Nocera Umbra, dal 23 al27 agosto 2014.Brevemente, possiamo riassume-re l’incontro come un fiume digioia pasquale, principalmenteper approfondire la spiritualitàdella risurrezione e per trovarepersone provenienti dai diversicenacoli che formano il TR.Questo approfondimento, graziealla saggezza di Don Sabino, ci hapermesso reinterpretare il signifi-cato della nostra strada nella vita.La riflessione e la preghiera sullastessa morte ci ha guidato versouna nuova comprensione del quo-tidiano in questo mondo e in quel-lo che verrà. Contemplando con lafede questi misteri fondamentalidella vita, abbiamo capito che larisurrezione di Cristo da un signi-ficato nuovo a ogni minuto dellanostra esistenza. Tutti sono doniche devono essere felicementeimpiegati nella costruzione delRegno. C’è stato molto impegnonell’incontro personale. L’acco-glienza cordiale e pronta ci ha per-messo già dall’inizio di sperimen-tare la fraternità nel movimento. Il TR è una famiglia di famiglienelle quali batte uno stesso cuo-re ed è molto gratificante vederecome bambini, giovani e adulti,famiglie o singoli condividono

insieme la loroesperienza. Inbreve, un grup-po eterogeneodi persone uni-te risponde allachiamata di Dio a servirlo nellapropria vita quotidiana di laici.Il nostro senso di gratitudine nonderiva soltanto dalla squisita ac-coglienza, ma anche dalla spintaa continuare nella crescita.È stato molto positivo poter dareun volto al movimento e alle suecaratteristiche più profonde. Nella lettura dei documenti e nel-la preghiera abbiamo cercato etrovato nel TR veri testimoni delRisorto.Attraverso la quiete, l’umiltà e laperseveranza abbiamo visto latrasformazione loro e di tuttol’ambiente che rendeva più vicinoil desiderio di L’esperienza di unachiamata a vivere il carisma delTR supera la difficoltà della varie-tà di circostanze personali, pro-fessionali e familiari.Ora siamo nel tempo adatto perlavorare e per approfondire, apartire dall’esperienza piacevoledi Nocera Umbra. Non può rima-nere nel vago di un ricordo estivo.Dobbiamo incoraggiare a testi-moniare il Cristo Risorto nei variambienti quotidiani.Questa esperienza ha contribuitomolto positivamente all’inizio delnostro cammino nel TR.

La strada prosegue e c’è molto dafare. Guardiamo l’orizzonte felicie consapevoli di farlo guidati dalCristo Risorto, insieme a tanti fra-telli e sorelle che percorrono lastessa strada.Infine, siamo convinti che la can-dela accesa dal cero pasquale nel-la Via Lucis degli Esercizi Spiritua-li già serve al suo scopo.Questa candela è stata il fulcrodella prima preghiera del nostroCenacolo nel presente corso. Cri-sto è veramente risorto!La luce della Pasqua ci chiama adiffondere questa gioia agli fratel-li. Così abbiamo fatto col resto delnostro Cenacolo, non presente aNocera Umbra.Siamo uniti nella preghiera perascoltare insieme la chiamata diDio a vivere nel nostro impegnodove e come Egli ci chieda.

Esercizi Spirituali 17Testimoni del Risorto TR 30o

Raúl del Barrio e Álvaro HerreroCenacolo di Burgos, Spagna

Uniti nella preghiera per ascoltare insieme la chiamata di Dio

Álvaro e Raúl a San Pietro

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Esercizi Spirituali18 Testimoni del RisortoTR 30o

Signore,donaci occhi per contemplare e riempircidella meravigliosa bellezza del creato.Donaci la fiducia e la pazienza di aspettareche le nostre mani e il nostro cuoredisegnino orizzonti di giustizia e di rispettoper ogni Tua creatura tradita, umiliata, defraudatamoralmente e materialmente.Aiutaci affinché il nostro impegno nel mondosia conforme al Progetto che Tu hai su ognuno di noi,a testimonianza continua del Tuo Amoreche ci ha creati “poco meno degli angeli”e ci ha coronato “di gloria e di onore”.Aiutaci a scorgere nelle valli scolpite dal sole e dalle ombre,nei mari di smeraldo e nella natura lussureggiante,così come nel degrado delle periferie metropolitane,nel grido spezzato delle Tue creature sofferentisui marciapiedi del mondo, il lampo azzurro dei tuoi occhi.

Avverto la tua presenza Signorein ogni momento della mia esistenza.Tu hai dato luce alla mia vita,forza e riparo al mio corpo,coraggio al mio cuore.Mi fai scoprire il bene e i tesori presenti nell’altro.Rendimi specchio del tuo Amore infinito.Senza di te non ho alcun bene e ti ringrazio perché,attraverso le prove della vita,sperimento la tua passione e intravedo la Salvezza.Tu mi prendi per mano, Signore, e mi conduci…Ma non sempre è facile riconoscere i “tuoi sentieri”.I dubbi mi assalgono… ma tu mi afferri ed essi si dissolvono.Grazie Padre per tutte le volte che mi hai sostenuto e guidato.Grazie Padre perché mi prometti il tuo abbraccio oltre la morte.

Signore,ti preghiamo affinché, anche nei momenti in cui ci sentiamo polvere,la nostra vita possa essere un canto di lode a Te.Ti preghiamo affinché, grazie al Tuo aiuto,il nostro lamento si trasformi in danza,così che possiamo testimoniare,ciascuno secondo il proprio carisma,la gioia che solo Tu sai donare.

Dialogo d’amore con Dio

Salmo 8“Cos’è l’uomo perché ti ricordi di lui e te ne prendi cura?”

Salmo 16“Sei Tu il mio Dio: fuori di Te non ho altro bene”

Salmo 30“Hai mutato il mio lamento in danza”

Anche negli Esercizi spirituali di quest’anno un momento centrale è stato il riunirsi dei partecipanti in gruppi, per fermarsi a pregare in comunità. La proposta è stata di pregare con l’aiuto dei Salmi, che rappresentano il dialogo d’amore con Dionella storia. Riascoltiamo insieme le preghiere conclusive dei gruppi, offerte al Signore in condivisione con l’assemblea. (ndr)

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Esercizi Spirituali 19Testimoni del Risorto TR 30o

Cercare il tuo volto, Signore,significa collegare ogni giorno la nostra vita al confronto vivo con teattraverso i volti dei fratelli e le occasioni d’amoreche ci poni lungo il cammino.Ti sentiamo come vera luceai nostri passi vacillanti verso la salvezza eterna,trovando riparo nel segreto del nostro cuoredove hai posto la tua tenda.

Guida il nostro cammino verso il tuo santo monte signore!rendici degni di abitare la tua tenda!Facci peccatori consapevoli, degni di essere da te amati,non per merito ma per amore!Insegnaci il senso della giustizia.Fa che dalla nostra bocca la calunnia e l’insulto siano banditi.Lungi da noi la malvagità.Nella nostra anima, pianta il seme della lealtà.Ne corruzione ne usura sporchino la nostra anima.Guida così il nostro cammino signore,e resteremo saldi per sempre! Amen

Nel silenzio che si riempie della tua Presenza,il tuo sguardo, Signore, si posa su di me.Guardami, sono nudo e mi lascio inondare da Te.Aiutami a sentire la tua tenerezzaperché io desidero sperare in Te.Quando tacciono le mie parole,entri in me a parlare la speranza.Riscopro la mia essenza di figlio e mi affido alla tua mano di Padre che mi conducee non ho più paura.Adesso so con certezza che qualunque cosa accadala tua mano mi stringerà più forte.

Rinfranca l’anima mia,mi guida per il giusto cammino.Anche se vado per una valle oscuranon temo alcun male, perché tu sei con me.Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla.Al mio nascere, a te fui consegnato;dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.Su pascoli erbosi mi fa riposare,ad acque tranquille mi conduce.Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne.

Salmo 27“Il Tuo volto, Signore, io cerco”

Salmo 15“Chi è degno, Signore, di stare nella Tua casa…?”

Salmo 37“Sta in silenzio davanti al Signore e spera in Lui”

Salmo 23“Il Signore è mio pastore e nulla mi manca”

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Quanto spazio lascerai al Signore nella giornata?

L’agguatodella

Provvidenza

È difficile ripercorrere le tappe di questopercorso, né per altro credo sarebbe inte-ressante per il lettore un diario giornaliero

dei miei Esercizi a Nocera. La vera storia da raccontare non è tanto quelladei giorni del ritiro, quanto quella dei giorni cheli precedono e di quelli che li seguono. Questi, in sostanza, si traducono i primi nellemotivazioni alla base della partecipazione, i se-condi nei frutti degli esercizi.Nel mio caso si può parlare di un “agguato dellaProvvidenza”. Soffro di una cronica incapacità difissare una data per un appuntamento a distan-za, contando sul fatto che la data in questione siasufficientemente lontana da permettermi di me-ditare bene la mia voglia di partecipazione. A questo possiamo aggiungere, non a mia discol-

pa ma per amore di verità, un’ulteriore difficoltàorganizzativa che viene dagli impegni lavorativi.Eppure l’agguato era ormai iniziato, e una seriedi coincidenze hanno allineato vita privata e la-voro, consentendomi così di accettare la propo-sta di vivere gli esercizi spirituali ad Agosto.Un misto di curiosità, quesiti aperti e convintavolontà di trovare risposte mi hanno dato la cari-ca giusta per iniziare la settimana, affidandomialla guida di don Sabino e don Luis.Credo non ci sia niente i più bello, nell’intimitàritrovata del rapporto con il Signore, che vivere efare esperienza tanto del dialogo quanto del si-lenzio di Dio nei riguardi delle nostre domande.Credo che l’augurio più grande che posso fare achi in futuro si affaccerà alle giornate di esercizisia proprio quello di vivere questa “esperienza

nell’esperienza”. Ma di certo non si tratta di una dimen -sione puramente spiritualistica o, peggioancora, emozionale. Come ci ha ricor-dato don Sabino, gli esercizi comincianoquando si torna a casa. È quasi “facile” vivere la cristianità quan-do si è calati in una realtà di comunità,con il pranzo servito, i ritmi della giornatascanditi e al momento giusto gli spazi peril silenzio interiore. Altra cosa è applicarealla vita quotidiana quanto meditato epregato, con la continua sfida della routi-ne alla nostra coerenza.

Giovani20 Testimoni del RisortoTR 30o

Paolo MagistriCoordinatore comunità giovani TR di Roma

Le immagini dell’articolo mostrano alcuni momenti delleattività dei Giovani durante gli Esercizi Spirituali a Nocera

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E qui si manifesta la seconda parte del-l’agguato! Perché se all’inizio hai l’illusio-ne di essere stato premiato con gli eserci-zi, di aver ricevuto in dono “solo una bellaesperienza” da goderti dopo un anno dilavoro, scopri presto che dietro si cela unadomanda chiave. Hai guardato dentro di te, hai trovato letue risposte, senti di conoscerti meglio edi aver ritrovato intimità con Dio: ma oraquanto del tuo tempo sei disposto a dedi-

care all’applicazione di tutto ciò nellaquotidianità, quanto spazio lascerai al Si-gnore nella giornata? Beh per la mia risposta è un po’ presto!Ma credo che vivere gli esercizi voglia direconcedersi il dubbio delle proprie azioni,riconoscendo e lasciando spazio all’azio-ne del Risorto, preparandosi all’inizio del-l’anno con le idee chiare. Girarsi per non guardare o cambiare rottasarà solo una nostra scelta.

Giovani 21Testimoni del Risorto TR 30o

Questo Don L’Arco-angelo, che ci ha fatto sorride-re più volte, è un preziosissimo regalo che, come ri corderete, ci ha fatto Paolo Del Vaglio, il famosovignettista. E di questo gli siamo stati molto grati.Purtroppo, all’inizio di settembre il padre del cele-bre angioletto “Pigy” ci ha lasciati e, come ha scrit-to il quotidiano «Avvenire», di cui Del Vaglio era damolti anni collaboratore, i suoi angioletti lo avran-no già accolto, festosi come sempre, in Cielo.A noi è rimasto il rimpianto per un amico che, die-tro il sorriso divertito che suscitavano le sue vignet-te, ci invitava a riflettere sul senso delle vicende della vita di ogni giorno. Diceva che le sue vignettenascono sempre da un’emozione, e si rivolgono inmodo particolare ai giovani i quali, diceva, sonopiù aperti all’umorismo degli adulti…Era, ed è ancora, un invito alla speranza e alla fi ducia, che continuerà ad accompagnarci nel suo ricordo.

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Don L’Arco… ci sorride dal cielo, trasformato in angelo

Siate egoisti,

fate del bene!

Un messaggio per tutti noida Paolo Del Vaglio

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Lei si chiama Rita. È un chi -mico, è un’insegnante: ma è,sopratutto, Maga Gascar.

A 16 anni ha sentito la testimo-nianza di alcuni giovani tornati daun’esperienza estiva nelle case sa-lesiane in Madagascar e ha pen -sato: “Quando sarò grande, farò lastessa cosa”.È partita 18 anni dopo.Dal 2006, in estate, si reca nellagrande isola rossa e con i missio-nari organizza spettacoli di giochidi prestigio per i ragazzi che fre-quentano le case salesiane e pergli abitanti che vivono nei villaggivicini.In Madagascar un proverbio dice:“Se vuoi aiutare un povero, nondargli denaro ma una penna e unquaderno perché possa studiare ein futuro trovare un lavoro”.Forte di questo insegnamentoMaga Gascar, nel suo giorno libe-ro, entra nelle scuole dell’infanziae nelle scuole primarie e, in cam-bio di 2 euro, l’equivalente di unapenna e di un quaderno, offre unospettacolo e una testimonianzadei propri viaggi.Quella che racconta è la storia incredibile di un paese incantato(Fantastruk) nel quale vivono i

personaggi più strani del mondo edove avvengono i prodigi più sor-prendenti e straordinari. Magìe, sparizioni e strane appari-zioni si avvicendano sul filo di unracconto fantastico che parla diun mondo immaginario eppurestranamente reale: è appunto ilMadagascar, una delle terre piùpovere del mondo, dove i bambi-ni non hanno niente, vivono conuna manciata di riso, fanno diecichilometri a piedi per andare ascuola, eppure sanno nutrire lapropria fantasia con la bellezza el’incanto delle cose offerte dallanatura.Maga Gascar, nei suoi spettacoli,porta all’attenzione dei bambiniquesto mondo irreale, eppure vi-vo e presente. E ci fa riflettere unpo’. E anche questo è magìa.Prima di congedarsi Rita accendeuna candela per ricordare i pro-blemi dell’infanzia e mostra alcu-ni oggetti malgasci molto rudi-mentali che la Comunità Malga-scia usa quotidianamente: vec-chie scarpe fatte con la gommadei copertoni, lampade costruitecon barattoli di latta, palloni rea-lizzati con le buste di plastica. E accompagna ogni spiegazionecon il sorriso perché, dice, la com-passione non aiuta i poveri a staremeglio. “I poveri non fanno rumo-

Testimonianza22 Testimoni del RisortoTR 30o

M.G. Salinas, giornalistaamico di Rita Sofia Utzeri, la Maga Gascar

re”, diceva Santa Teresa di Gesù.Ma hanno la capacità di meravi-gliarsi e la gioia di godere delle co-se semplici.Lei dice di non aver inventato nul-la. Ha semplicemnete copiatodon Bosco che, da giovane, usavala magia per intrattenere i suoiamici; e poi ha avuto l’esempio didon Silvio Mantelli (in arte MagoSales) salesiano per vocazione emago per passione.Ora ha un insegnante generoso,Alfredo Barrago, che nella suascuola le svela i trucchi dell’artemagica.Per il suo impegno ha scelto unaformula semplice: “il dono èma-gia”, per dire che, in fondo, la ma-gia vera non la fa il mago ma tutticoloro che donano il proprio tem-po, un sorriso, la professionalità.L’importante, dice, è mettersi a di-sposizione con semplicità, evitan-do ogni forma di pietismo.Per queste ragioni Rita condividein maniera convinta i progetti deimissionari, che amministrano leofferte ricevute con la saggezzadel buon padre di famiglia e siunisce ad essi nella preghiera a fa-vore dei tanti piccoli amici che intutti questi anni ha conosciutoperché, come dicono i malgasci,“Che tu ti ricordi di me, mi saziapiù del cibo”.

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TUTTA LA VITA CHE C’È

Il Risorto nel nostro quotidiano

Si parla spesso di malasanità, desidero invececondividere la mia esperienza di una sanitàche funziona... Non solo in termini di appro-

priatezza di cure, ma che funziona sopratutto per-ché capace di accompagnare le stesse con il pro-prio cuore.Tutta la vita che c’è è il titolo dell’incontro di infor-mazione tra medici e pazienti, sul tumore al senoavanzato, che si è tenuto a Bari il 19 settembrescorso. Il tema dell’incontro era: “SAPERE, ASCOL-TARE, CURARE”.Un’iniziativa voluta dal mio oncologo che portaavanti, con forza, la convinzione che le cure devo-no essere umanizzate.Tutti gli interventi, di medici e non, hanno avutoun taglio che dava rilievo all’ “essere” del malato,alla complessità del suo vissuto in termini psicolo-gici, affettivi, relazionali nonché di malattia.C’è stata anche la condivisione con noi donne. So-no stati letti infatti dei messaggi, da noi scritti, sulnostro “vissuto”.Nel mio intervento, che il dottore con estrema de-licatezza e con il pudore di chi sta entrando in unluogo sacro, mi aveva chiesto di scrivere, ho parlatodella mia ricerca giornaliera di “senso”, della mianecessità di scorgere l’infinito nelle cose e negli in-contri del mio quotidiano.Ho fatto mie le parole di Lao Tze: «È meglio accen-dere una lampada che maledire l’oscurità» e da quipoter ripartire... E con lo sguardo rivolto al Cielo,scoprire che ci sono innumerevoli Pasque e sta so-lo a noi “scorgere i fiori della primavera più che lefoglie morte” (Michel Quoist).E allora la mia decisione di vivere i miei giorni conil dono di me più che con lo stare in me.Un medico presente mi ha ringraziata dell’emozio-ne provata e che l’ha fatta crescere come donna emedico e... amica.Il mio intervento concludeva così: «... in questi an-ni di cure io ho avuto la fortuna di incontrare per-

sone che mi hanno “ascoltata”, ed ho potuto speri-mentare che non c’è cura senza il sapere, che il sa-pere acquista valore solo nella relazione e che que-sta non potrebbe esserci senza l’ascolto.Lungo la strada un po’ sconnessa che sto percor-rendo, ho incontrato quelli che ho chiamato i “mieiangeli”, tutti coloro cioè che, con il loro cuore, sonostati capaci di “ascoltare” anche le parole che nonsempre sono riuscita a pronunciare, ma che sonoscritte con lacrime silenziose nella mia anima».Tutti questi medici nei quali il Risorto lavora ren-dendoli capaci di “abbracciare” con il loro cuoreogni ammalato aiutandolo ad andare avanti e fa-cendogli sentire quanto la sua vita per lui è impor-tante; tutti questi medici che hanno l’umiltà di dirtiche si sforzano di entrare nel tuo cuore per aiutartima si sentono piccoli di fronte al coraggio e alla di-gnità di noi... “ammalati di vita”, diventano così deitestimoni credibili di quanto, nel quotidiano e sulposto di lavoro, si possa esprimere la vera carità.A tutti loro va il mio grazie e quello di tutti gli am-malati che combattono ogni giorno per “Vivere”perché, come scrive Benedetto XVI: «La vita umanaè bella e va vissuta in pienezza anche quando è de-bole e avvolta dal mistero della sofferenza».

Testimonianza 23Testimoni del Risorto TR 30o

Luciana CiannameaCenacolo di Bari

Testimonianza del “bene che non fa rumore”

TUTTA LA VITA CHE C’È

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Pregando,davvero il tempomaterialesi ferma

Dal 2008 ho nel cuore Gesù Misericordioso! Daquesto suo immenso amore è scaturita la miadevozione alla Divina Misericordia, che mi

aiuta a comprendere l’immensità dell’amore Miseri-cordioso che Dio prova per tutti noi! La continua ri-cerca spirituale affidata a nostro Signore, ha fatto sìche incontrassi anche gli amici tierrini del cenacolodi Santo Spirito, condividendo con loro lectio, pre-ghiere, riflessioni e la devozione alla Coroncina dellaDivina Misericordia. Pregarla è un importante stru-mento che Gesù ci ha dato, e a chi lo fa per salvarel’anima degli agonizzanti che in punto di morte nonpossono pregare per la propria salvezza, Gesù assi-cura che lui stesso verrà non come giudice, ma comegiusto Salvatore. Meditare e pregare la coroncina ac-corcia le distanze tra la terra e il Cielo.Ogni giorno riconosco sempre più i grandi doni spi-rituali che il Signore ci porge durante il nostro cam-mino di vita; basta riconoscerli, non abbandonarlied essere consapevoli del loro immenso valore! Tra itanti doni che ho personalmente ricevuto, ultiman-te, ho riconosciuto e ho accettato profondamentenel mio cuore l’aver compreso che ogni attimo dellamia giornata era vissuto freneticamente e con ango-scia, perché non riuscivo a completare i miei pro-grammi quotidiani. Ero continuamente in agitazio-ne. Quello che facevo lo percepivo come se fosse unpuzzle incompleto! Un giorno, meditando su cosapotesse essere quel tassello mancante, sono tornatoa rivivere le mie esperienze comunitarie e ho ripen-sato a quella vissuta ultimamente durante il rosariopregato proprio insieme nel cenacolo TR. Certo,ognuno di noi vive questi momenti in modo perso-nale e quindi desidero condividere con voi la mia diemozione. La preghiera è un’occasione unica in cuiil tempo si ferma e non si è mai soli. Con il rosario

sgranato tra le dita, ognuno di noi condivide con laNostra Madre celeste tutti i momenti della vita diMaria con il figlio Gesù, dalla nascita alla morte e ri-surrezione. Ecco trovato il tassello che serve al no-stro giorno lavorativo, per non essere incompleto!Un angolo della nostra giornata va dedicato allacontemplazione del rosario per vivere con Maria esuo figlio Gesù tutti i misteri della Chiesa.Un’emozione altrettanto forte e significativa l’hoprovata nella prima domenica dopo Pasqua, la do-menica in Albis, quando abbiamo pregato la Coron-cina della divina misericordia con il cenacolo di San-to Spirito e la comunità della parrocchia di san Giu-seppe a Giovinazzo (paese immediatamente vicinoa Santo Spirito). Tutti noi presenti, profondamentecoinvolti grazie anche alla spiritualità di don Raffae-le, adorando il Santissimo abbiamo pregato la co-roncina e concluso con la gioia della Via Lucis. Ladomenica in Albis è l’occasione spirituale che per-mette di chiedere la remissione totale dei peccati edelle pene temporali, e quest’anno è stata resa ancorpiù unica perché vissuta in concomitanza alla santi-ficazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Èstata una domenica davvero speciale. In quel mo-mento, ne sono certo, si è realizzato ciò che suorFaustina, a suo tempo, ci ha detto: «Ora vedo chel’opera della redenzione è collegata con l’opera dellaMisericordia richiesta dal Signore». In quest’occa-sione ho avuto la conferma che pregando, davvero iltempo materiale si ferma e dona, a ognuno di noi,l’occasione di ritrovare quel tassello mancante alproprio puzzle.Ringrazio il Signore e Maria di averci fatto conoscereil potere del rosario, che, pregato da soli o in comu-nità, apre tutti i canali attraverso i quali scorrono legrazie divine.

Testimonianza24 Testimoni del RisortoTR 30o

È l’amore che converte i cuori e dona la pace.Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia!

(Sono le ultime parole scritte dal Papa Giovanni Paolo II per l’Angelus che doveva pronunciare in occasione della Domenicain Albis, della Divina Misericordia, e che invece ha letto in piazza San Pietro il cardinal Sodano all’indomani della sua morte)

Antonello CampoCenacolo di Santo Spirito

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“…per cercare nel buiochi è solo e triste,chi è senza Dio…”

«De Maria nunquam satis», così recita da secoliuna pia antifona. Infatti quanto è stato scritto,

cantato, narrato sulla madre di Gesù! Eppure non ba-sta: nunquam satis. Così è, incontenibilmente, la Ma-donna dello Sterpeto per ciascun figlio di Barletta.La Madonna dello Sterpeto il 31 maggio 1732 fu pro-clamata Patrona e speciale Protettrice della città diBarletta. In cima alla pala di marmo dell’altare mag-giore fu scritto: “protegam civitatem istam et ero vo-bis in presidium” (proteggerò questa città e sarò vo-stra difesa). È la testimonianza di una protezionepromessa, mantenuta e sperimentata in tante circo-stanze. La sacra icona, comunemente ritenuta di ori-gine bizantina, nel mese di maggio di ogni anno vie-ne portata processionalmente dal Santuario in città,ospite di S. Maria Maggiore per l’intera durata delmese. Suggestiva la gran folla dei fedeli che per trechilometri, tra il Santuario e la città, cammina pre-gando. I canti e il suono delle campane a festa fannoda sottofondo.Non mancano, durante le ore della giornata, devotiche “fanno compagnia” alla Madre, recitando il rosa-rio o immergendosi in un lungo sguardo verso l’Ico-na, in autentica contemplazionedel volto bruno della Vergine, chenon si stancano di guardare e diguardare ancora: sono i momentiin cui il silenzio è più eloquentedelle parole. «L’indicibile – scrivedon Sabino – si narra solo con il silenzio. Non quello del vuoto, maquello della pienezza...».Il poeta francese Paul Claudel ini-zia liricamente una sua preghieraalla Vergine così:«…Vengo, o Madre, solo per guar-darti, per piangere di gioia, con -sapevole che io sono tuo figlio e tusei lì. Non dire niente, perché il tuo sguardo trova subito il cuore efa sgorgare le lacrime accumula-te…». È una devozione che fiori-sce in pura contemplazione.In questa cattedrale, negli anni2012 e 2013, ogni sabato del mese

di maggio il nostro cenacolo ha celebrato la Via Lucisdegli ammalati. Ed è stata ripetuta anche quest’anno.La chiesa era gremita di fedeli. Commovente l’atten-zione estasiata dei presenti tra cui un numero rile-vante di ammalati con patologie diverse, accompa-gnati dall’UNITALSI.Mentre scorrevano le stazioni con i canti pasquali ele letture, seguite dal commento/meditazione, ungiovane recava il cero pasquale acceso e ognuno dinoi teneva alta la propria candela “per cercare nelbuio chi è solo e triste, chi è senza Dio…”.La celebrazione della Via Lucis è vivere la comunionefraterna che ci conduce alla comunione con Dio e al-la comunione con i santi. Il cuore respira la speranzae si riaccende il sogno: un sogno grande come quellodi Gesù, bello come quello di Isaia, al centro della vi-ta come quello di Giovanni.È avvertire la forza d’amore dello Spirito che «trasfor-ma e infiamma. Brucia e riscalda… E, pur se schiac-ciati da peso immane, grazie a Lui, si riesce a prenderele ali e a dare senso alla sofferenza. Ad avere la certez-za che ogni stilla di dolore è una stella d’amore, cheogni sofferenza offerta è feconda, che la vita non è sen-

za sbocco: è una Pasqua senza fine»(don Sabino).Usciti dalla cattedrale, le campanesuonavano e il cuore cantava di riconoscenza e di incontenibilecommozione, sino alle lacrime.Questi sono i momenti della vita incui “qualunque posizione prenda ilcorpo, il cuore è genuflesso, sempre.Per adorare, per lodare, per ringra-ziare, per implorare”.Infatti – chi può negarlo? – ci sonomomenti nella nostra esistenza cheriempiono l’anima e la consolanodi tutto. Vi sono attimi che sprigio-nano luce e cantano e si fissanonella mente e nel cuore anche i mi-nuti, i secondi, i colori, gli odori. Eanche i colori possono avere unprofumo…Cristo è risorto! È veramente risorto!

Via Lucis 25Testimoni del Risorto TR 30o

La Via Lucis degli ammalati accompagnati dall’UNITALSI

Francesca Di Martino OlivetoCenacolo di Barletta

La Madonna dello Sterpeto

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A DELICETOLA VIA LUCISPER LA PACE

Papa Francesco ci esorta tutti i giorni a pregareper la pace. È stato per questo che il cenacolodi Santo Spirito ha pensato di dedicare alla

Pace la Via Lucis regionale, che ormai chiude ognianno spirituale dei cenacoli di Puglia e Basilicata.Abbiamo cercato un posto che interagisse con que-sta volontà e che potesse gioiosamente giungere al-la Vergine come preghiera d’intercessione. Abbiamodapprima cercato un luogo lungo la Via Francigenache trova, nella provincia di Foggia, la sua più altaspiritualità, e, nel cercare approfondimenti in me -rito, a Deliceto – in provincia di Foggia – tra le mon-tagne dell’Appennino Dauno, abbiamo incontratoun convento mariano dedicato allaMadonna dellaConsolazione.La struttura si erge isolata e imponente a ridosso diun bosco di querce ed è amorevolmente curata daconsacrati all’ordine della Comunità Mariana OasiDella Pace. Da subito ci è parso il luogo ideale. Cisiamo organizzati e la domenica del 22 giugno 2014,accarezzati da un sole piacevolissimo e mite, abbia-mo viaggiato attraversando i colli del granaio d’Ita-lia e siamo giunti a Deliceto, dove una guida turisti-ca ci ha accolto e accompagnati per la santa messapresso la chiesa Madre del Santissimo Salvatore, cheè stata eretta nel 1800 sui resti di un preesistente

edificio, risalente al VII-VIII secolo, al tempo del do-minio longobardo.Dopo abbiamo raggiunto il convento e l’accoglien-za di Fra Alessio (dal 26 luglio poi ordinato presbite-ro), ci ha fatto subito comprendere che eravamo nelposto giusto. Nella piccola e suggestiva cappella, FraAlessio ci ha spiegato che tra gli impegni primaridella loro comunità c’è l’invocazione alla pace, pre-gando affinché la nostra stessa vita, nella sua quoti-dianità, sia un luogo d’impetrazione, di riconcilia-zione e di gioiosa penitenza perché la pace è pienez-za e relazione adeguata con noi stessi e con quanto cicirconda. La pace è l’armonia necessaria per rag-giungere la vera riconciliazione con Dio e con Gesù,il Crocifisso-Risorto che è la nostra vera pace.Capite bene che è stato un incontro tra “risorti” e,dopo aver introdotto insieme la via Lucis, sotto losguardo vigile e premuroso della Madre della Conso-lazione, ci siamo avviati cantando e implorando lapace per costruirla e diffonderla.L’ispirazione della preghiera ha prodotto per i pelle-grini convenuti e per ogni cenacolo presente, unalettera di esortazione, come quella scritta al cenaco-lo di Santo Spirito: “fratelli, siate gioiosi, fatevi corag-gio a vicenda, condividete la pace e il Dio dell’amoresarà con voi. Tendete alla perfezione nell’amore vi-cendevole e il vostro cenacolo sarà esempio di con-cordia e amicizia fraterna. Pregate insieme quantopiù potete e allontanerete il seminatore di discordie.Pregate per il vostro nemico. Pregate per chi vi fa delmale, lo aiuterete a scoprire le vie del bene e nonaspettatevi nulla in cambio. Donate per amore e soloper amore e i vostri occhi brilleranno di gioia conse-gnando luce nelle vostre case, tra i vostri amici e co-noscenti e sarete testimoni vividi della gioia, dellapace e dell’armonia, frutti del Cristo! Salutatevi a vi-cenda con abbracci fraterni e il bacio Santo. Tutti iSanti vi salutano. La Grazia del Signore Gesù Cristo,l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santosiano con tutti voi.

Via Lucis26 Testimoni del RisortoTR 30o

Danilo FaviaCenacolo di Santo Spirito

Sotto lo sguardo vigile e premuroso della Madre della Consolazione

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Il terzo dei figli handicappati della nostra sorella Elena, del cenacolo TR di Na-poli e sua fondatrice, è stato chiamato dal Signore Risorto a raggiungere i suoidue fratelli nel cielo. Ha lottato fino alla fine; è il primo che al quinto anno di

vita comincia il suo calvario prima zoppicando, poi avviandosi lentamente versola paralisi progressiva di una patologia che non ha mai potuto avere una diagnosi.Ebbe un momento di gravità estrema per la sua vita, ma per tre giorni e tre nottivegliato dalla mamma e dal fratello maggiore lentamente si riprese. Tuttavia il ma-le inesorabilmente avanzava. Partecipava per vari anni agli Esercizi spirituali diAssisi dove ricevette con i fratelli il sacramento della Confermazione, poi non fu

più possibile la partecipazione a questi momenti intensi di spiritualità per l’aggravarsi del male.Fu preceduto dalla morte del fratello Elenio poi dell’altro, Fabio. Viveva il dramma della solitudine dei suoifratelli, colleghi di strazio. La mamma, tuttavia, era sempre lì a riempire questo suo dolore silenzioso. Ormainon poteva più parlare e da anni si nutriva non più per bocca ma con il sacco alimentare per endovena. Lo vi-sitavo di frequente. Gli parlavo del venerabile Giacomino Guaglione, inchiodato per 50 anni alla sedia di ferro,ma felice di offrire. E lui annuiva in silenzio e offriva per le varie intenzioni che gli proponevo.L’eroica Elena si alzava 4-5 volte la notte per cambiargli la posizione nel timore che rimanesse soffocato. Quan-do la mamma lo teneva allegro sorrideva pur tra le spine.Presentava da anni sulla coscia una piaga che gemeva sangue, non a causa del decubito ma per l’avanzare delmale. Al mattino del 19 giugno mentre la fisioterapista lo trattava e la mamma era accanto a lui, senza un sospiro è spirato. Il venerdì santo era terminato. La Pasqua cominciava. Alla fine ma senza più fine.

Nel giugno scorso è volato al cieloAlfonso, uno dei “crocifissini” figli diElena Gallo. In occasione del trige-simo, il 16 luglio, è stata celebratada don Sabino una messa in ricor-do, nella parrocchia di appartenen-za, cui hanno partecipato moltis -sime persone, tra cui molti del Ce-nacolo di Napoli, insieme anche aCesira e Agostino.In quell’occasione è stata letta lapreghiera che riportiamo, scritta daLello e Giuliana Mangogna: rileg-giamola insieme, e sarà come essereidealmente, tutti quanti, presentiancora una volta a questa testimo-nianza di dolorosa sofferenza, maanche di coraggiosa speranza e digrande amore.

16 luglio 2014, per AlfonsoSignore Gesù,

Tu che hai alimentato e reso possibile l’eroismo di Alfonso con il suo angelicosorriso nella sofferenza, ora lo hai chiamato al Cielo e lo hai riunito a Fabio

ed Elenio. Ora i tre fratellini sono insieme e con il loro papà contemplano il Tuo volto e sono colmi di felicità.

Noi, su questa terra, incerti e smarriti, ricerchiamo in cuor nostro il senso dellaloro vicenda e della straordinaria vita della loro grande mamma, di Elena.

Nel profondo del nostro cuore sentiamo che Tu hai voluto, nella tuamisericordia, indicare, attraverso di essi, il Tuo Regno e farci sentire il vento dello

Spirito Santo che tutto investe e trasforma, rendendo possibile l’impossibile.Segno di conversione per molti, Tu hai ispirato il sorgere del cenacolo del TR

a Napoli e la scuola per disabili, per i dimenticati che proclamano la loro dignità di figli di Dio.

Perciò noi tutti che abbiamo avuto il dono prezioso dell’amicizia e del calore di questa famiglia, mentre piangiamo l’assenza di Alfonso tra di noi,

ci inchiniamo alla Tua provvidenza e invochiamo per questi nostri piccoli amici,il Tuo caldo abbraccio e la visione beata della Tua infinita Bellezza.

Notizie di famiglia 27Testimoni del Risorto TR 30o

Hanno raggiunto la casa del PadreEmilia, animatrice del Cenacolo di Castellam-

mare 1, 20-7-2014papà di Daniela Amato (Caserta, referente

Ambito Famiglia), 11-8-14Ernestina Letizia, del Cenacolo Penisola Sor-

rentina, 8-9-2014Gennaro, papà di Pina, coordinatrice del Ce-

nacolo di Portici, 10-9-14Rosa Diana, mamma di Vito Carulli, coordina-

tore del Cenacolo di Bari, 8-10-14Salvatore, papà di Gianni Cento e suocero di

Filomena D’Agostino, coordinatrice Cena-colo di Santo Spirito, 2-11-2014

EMILIA GRECO, animatrice del cenacolo di Castellammare 1, di cui è stataper tanti anni anche coordinatrice, è tornata alla Casa del Padre per con -templarlo da vicino dopo averlo testimoniato e imitato su questa terra. Tra i primi animatori-fondatori del Movimento, Emilia ha saputo ritagliarsiuno spazio nel cuore di tutti noi che l’abbiamo conosciuta nella sua mi-tezza, nella sua generosità, nella sua fede essenziale ma profonda.Ancora poco tempo fa, si era prenotata per gli Esercizi Spirituali di NoceraUmbra, perché non voleva mancare all’appuntamento col Risorto nella preghiera e nella meditazione. Ma il peggioramento improvviso delle suecondizioni di salute hanno posto fine, improvvisamente, alla sua giornataterrena. Il Signore della vita ha riservato a lei un appuntamento ancora piùimportante, un incontro diretto e non fatto più di mediazioni. Come ci ricorda spesso don Sabino, è in questi momenti di dolore, in particolare, che il Signore Risorto ci vuole “fedeli”. (Lello Nicastro)

Sabino Palumbieri

In memoria di Alfonso

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TR 30 o